Il P-51 Mustang è uno degli aerei che hanno fatto la storia dell’aviazione, protagonista indiscusso della Seconda Guerra mondiale.
In scala è un soggetto più che riprodotto e il mercato era già saturo di kit a lui dedicati ma, nonostante tutto, la Eduard recentemente ha proposto un inedito kit di montaggio. Conoscendo la qualità della ditta ceca l’uscita del nuovo prodotto ha suscitato in me molto interesse…ed è scattata la scintilla! Ho deciso, quindi, che questo doveva essere il prossimo modello da mettere sul banco e ho acquistato l’articolo 11134 titolato “Chattanooga Choo Choo”.
La box art è molto accattivante e aprendo la scatola il contenuto non delude le aspettative: un foglio istruzioni a colori ben fatto, fotoincisioni, mascherine adesive e un ricco foglio decal fanno da cornice a stampate con molti pezzi, puliti e ben rifiniti, senza sbavature e con incisioni sottili e precise. Eduard per questo kit propone sei esemplari a scelta, tutti nella versione D-5, ma mixando i pezzi già presenti, ma contrassegnati come da non usare, si possono ottenere anche i block successivi (quindi con variazione di radio, collimatore e seggiolino). Presenti anche i tre principali tipi di canopy (Inglewood Type 2 “early”, Type 6 “late” e il Dallas) … un ottimo lavoro!
La possibilità di poter riprodurre una versione diversa da quella proposta mi ha spinto a non prendere in considerazione le pur belle decalcomanie incluse e di realizzare qualcosa di alternative, e per questo ho iniziato a documentarmi on line. Durante le mie ricerche ho trovato una foto storica ricolorata di un P-51D dei Blue Diamond di cui mi sono innamorato, nello specifico era un D-15NA pilotato dal Lt. James A. Hickey del 360FS/356FG, battezzato “Lullaby for a dream” per la sua Nose Art che ricopiava una figura femminile apparsa su una famosa rivista attorno al 1941. Costituito a Camp Kilmer nel New Jersey, il 356FG dall’ottobre 1943 a maggio 1945 fu dislocato sulla base RAF di Martlesham Heath e si scontrò nei cieli del teatro europeo anche con i Me-262 tedeschi.
Fonte littlefriends.co.uk
Approfondendo le ricerche su questo esemplare, anche se la documentazione non è granché estesa, ho comunque potuto constatare la presenza e la natura di alcuni dettagli quali il tettuccio da utilizzare (pezzo A-14, Type 6 che si riconosce dall’apice della bolla che è posta sopra la testa del pilota – per approfondire l’argomento cliccate QUI), il tipo di battistrada degli pneumatici (Diamonds Thread), l’assenza delle bande identificative di teatro europeo nere (ETO) sul dorso delle ali e dei piani di coda, e del supporto per l’antenna a filo sulla sommità della deriva.
Montaggio:
Prima di iniziare il montaggio mi sono assicurato di avere tutto l’occorrente per terminare il mio Mustang. Per questo ho cercato e reperito le decal dell’Aeromaster codice 48775, stampate dalla Cartograf. Sono molto belle, con colori saturi e ben definiti, anche se il film è un po’ spesso.
Mi sono fatto prendere la mano e ho sostituito le ruote e gli scarichi originali con quelli in resina della Eduard Brassin (codici 648494 e 648486).
Con tutto il “necessaire” a disposizione non ho potuto far altro che iniziare, come spesso accade, dall’abitacolo. Il seggiolino corretto è il Warren Mc Arthur (pezzi H31/35/47), ed è riprodotto molto bene in tutte le sue parti. Le pareti laterali si compongono di vari pezzi che devono essere verniciati prima dell’assemblaggio; essi si compongono della struttura della cellula sulla quale vengono montati i vari accessori come la manetta, rinvii per trim e scatole comandi radio. Quest’ultima è molto importante poiché cambia in base ai block costruttivi, e il 15NA montava la SCR-695A (pezzo H9).
Per ciò che riguarda la colorazione, il piano poggia piedi in legno del pilota l’ho verniciato in Wood Brown H-37 mentre su tutto le restanti parti ho steso il Nato Black Tamiya per eseguire la tecnica del black basing.
Ho poi passato il colore vero e proprio degli interni, l’Interior Green Gunze H-58, con velature molto leggere e molto diluite in modo da far intravedere il colore scuro di fondo e ricreare le ombre. Un leggero lavaggio a tempera color seppia naturale ha evidenziato il resto dei dettagli. I componenti in nero, invece, li ho lumeggiati tramite la tecnica del dry brush utilizzando un grigio medio.
Per la strumentazione ho deciso di utilizzare le fotoincisioni pre-colorate incluse nella confezione che, devo dire, sono ben fatte e precise nelle forme. Io mi sono limitato a sigillarle con un velo di trasparente opaco Alclad.
Sul seggiolino e su alcuni spigoli ho simulato le scrostature usando il Silver True Metal della AK steso con un pennellino molto sottile e mano leggera, prestando attenzione a non esagerare. La parte dietro al sedile non va sottoposta ad usura in quanto è una sezione di serbatoio ventrale rivestito in materiale gommoso. Il collimatore è il modello a riflessione Bell & Howell N-9, montato sui P-51D D-15 fino alla metà del 1944. Il pezzo da utilizzare è contrassegnato dal numero A4.
A questo punto ho montato le cinture sul sedile, anche queste in fotoincisione, e incollato l’abitacolo su una delle due semi-fusoliere. Nel complesso la resa del cockpit da scatola è stupefacente, qui la Eduard ha fatto un capolavoro senza dover ricorrere ad ulteriori aftermarket.
Il vano del ruotino di coda era verniciato con un protettivo anti corrosivo al cromato di zinco, per cui ho utilizzato il Chromate Yellow della Testor sempre su base nera (black basing).
Quello dei carrelli principali è composto da vari pezzi che, una volta uniti, formano una base già ricca di dettagli su cui basta aggiungere qualche cavo elettrico e qualche condotto idraulico per ottenere un ottimo risultato. La colorazione necessita di una piccola ma importante nota: nei primi lotti costruttivi del caccia della North American il pozzetto era lasciato in metallo naturale, ma durante la vita operativa delle cellule si riscontrarono problemi di corrosione (motivo per cui fu prevista l’adozione del cromato di zinco anche su questa zona). Sopra al protettivo si stendeva, poi, una mano di Interior Green (ho utilizzato il Gunze H-58 a tal proposito). Dopo la verniciatura di base ho eseguito dei lavaggi in color seppia per aumentare la profondità dei dettagli; poi ho steso un velo di trasparente opaco e messo in evidenza tutti gli spigoli con un pastello ocra.
L’unione delle due semi fusoliere non presenta problemi di sorta e i due elemento combaciano molto bene.
Il montaggio scorre via liscio e l’unica giunzione che necessita un minimo di stucco è quella di raccordo tra le ali e la fusoliera (su cui ho utilizzato il Green Putty della Squadron). In men che non si dica, comunque, ho aggiunto deriva, stabilizzatori e condotto del radiatore.
Uno dei pochi appunti che posso fare al kit, vista la presenza di un dettaglio di superficie eccelso, è la mancanza dei “fastner” sulla cofanatura motore superiore. In pratica erano delle viti che fissavano i pannelli e che si aprivano con facilità per la manutenzione del motore. Queste avevano un diametro maggiore rispetto ai rivetti “flushed” (a testa piatta) limitrofi.
Ovviamente non potevo tralasciarle quindi, per prima cosa, ho segnato i punti su cui andavano riprodotte con una matita. Poi, mediante un ago di siringa accorciato a circa un centimetro e col bordo rastremato per renderlo il più sottile possibile, ho applicato una minima pressione sulla plastica ottenendo delle incisioni realistiche, perfettamente circolari ed in scala.
Parlo, ora, delle pannellature alari… da sempre motivo di discussione nell’ambiente modellistico. L’argomento è più che trattato on line ma, a beneficio dei lettori, faccio un piccolo riassunto: a tutti i P-51 prodotti, di qualsiasi versione, sulle linee mi montaggio venivano stuccate e lisciate le pannellature del dorso e delle superfici inferiore dell’ala mediante un prodotto chiamato Red Vellutine Glazing Putty. I rivetti, invece, venivano ricoperti dal almeno sei strati di ACME Grey Surfacer dato a spruzzo (per ovvi motivi i portelli dei vani armi non erano interessati perché dovevano essere aperti per ricaricare i nastri). Tutti questi accorgimenti erano adottati in fabbrica allo scopo di aumentare il profilo laminare e le prestazioni della macchina che, indubbiamente, raggiungeva velocità ragguardevoli per l’epoca. Il resto delle superfici era ricoperto dal solito primer in cromato di zinco e, solo alla fine, verniciate con un alluminio lacquer (quindi NON erano in natural metal fatta eccezione per le superfici di governo e i sopracitati portelli delle gun bay).
La Eduard ha deciso comunque di rappresentare le pannellature e i rivetti sul suo kit, scelta che mi ha costretto ad eliminare il dettaglio usando del Mr. Surfacer 500 della MR Hobby, che è piuttosto denso e tende a ritirare molto asciugandosi (quindi saranno necessarie più mani per avere una copertura corretta). I residui li ho eliminati un cotton fioc inumidito di Lacquer Thinner Tamiya e, alla fine, ho uniformato gli interventi carteggiando le superfici con della carta grana 2000 bagnata. A montaggio ultimato ho passato una mano di Mr. Surfacer 1000 (diluito almeno al 70% con la nitro) per verificare la bontà del lavoro fin qui svolto e, soprattutto, per eliminare i piccoli graffi in vista dell’applicazione degli Alclad che esigono un fondo assolutamente impeccabile. A tale scopo ho anche utilizzato ulteriori carte abrasive bagnate (grana 3000, 5000 e 8000) per rendere il modello ancora più omogeneo e liscio.
Verniciatura:
Dopo aver mascherato accuratamente abitacolo e vani carrello ho applicato un’ulteriore mano di Surfacer Gunze, ma questa volta ho optato per il Mr. Finishing Surfacer 1500 Black (il colore nero regala maggiore profondità ai pigmenti Alclad). Diluito all’80% con la Nitro dona una finitura perfetta al modello, compatta e liscia, lasciando intravedere ulteriori imperfezioni da correggere nel caso ci fossero.
La fase di verniciatura vera e propria ha avuto inizio dalle ali con il Dull Aluminium che non ha una resa brillante e simula bene la finitura in Aluminium Lacquer dei velivoli reali. Attese le canoniche 24 ore per la completa asciugatura, ho protetto le zone che non dovevano essere coperte dal successivo tono metallico, il White Aluminium, che ho scelto per la fusoliera, i flap, gli alettoni e i portelli del carrello.
Studiando la documentazione in mio possesso ho individuato alcuni pannelli più scuri da riprodurre col Dark Aluminium che, a mio avviso, dà il giusto contrasto rispetto al White Alu. La piastra attorno agli scarichi è in Stainless Steel. Per sigillare tutte le vernici applicate ho utilizzato il trasparente X-22 Tamiya, ancora una volta allungato con la nitro.
Il mio esemplare sfoggiava delle zone verniciate in rosso quali ogiva, canopy, timone di profondità e cofano motore. Su quest’ultimo l’andamento del colore era molto particolare e, provvidenzialmente, l’Aeromaster nel suo foglio decal ha inserito dei disegni in scala da cui ricavare delle sagome da applicare sul modello. Le ho copiate su un foglio di nastro kabuki e tagliate utilizzando un bisturi affilato controllando che la separazione fosse netta e lineare.
Il rosso che ho scelto è il Tamiya LP-50, molto vivo come colore e già lucido…una volta finito e opacizzato assumerà la tonalità ideale. L’elica Hamilton è in nero opaco, con le tip in giallo H-4 Gunze.
È ora la volta delle gambe di forza dei carrelli che si compongono di pochi pezzi quali compasso anti-torsione e gli attacchi per i portelloni, anche questi precisi e ben realizzati. Li ho verniciati in Aluminium ALC-101, sempre Alclad, per differenziarli un minimo dal resto della cellula. Lo stelo dell’ammortizzatore è Silver AK.
Come detto qualche riga sopra, alle ruote del kit ho preferito quelle in resina della Eduard Brassin che hanno un disegno dei battistrada meglio realizzato ed il cerchione (separato per verniciarlo senza ricorrere alle maschere – completato anch’esso in ALC-101) stampato egregiamente. Inoltre gli pneumatici hanno già l’effetto peso e la marca del produttore in rilievo… una piccola chicca!
Per la gomma ho scelto il Tire Black H-77 Gunze, riprendendolo poi con polvere marrone nel bordo interno verso il cerchione, e con polvere grigia sul piano di rotolamento. Il logo Goodyear l’ho evidenziato con una matita acquerellabile grigia AK.
Mancano all’appello gli scarichi del motore Merlin V-1650-7, che sono quelli comprensivi di carenatura. I pezzi del kit non sono male ma nel mio caso avevano dei difetti di stampo che mi hanno portato a scartarli e a sostituirli, ancora una volta, con l’aftermarket della Brassin. Tra l’altro, dopo aver eliminato la materozza col mio fidato Dremel, si inseriscono perfettamente in sede e richiedono solo una buona colorazione (Gunmetal Testor Metalizer, che trovo insuperabile come resa perché si può anche lucidare con una pezzuola morbida).
All’interno di ogni tubo ho aggiunto una goccia di Panel Liner Black Tamiya per dare maggiore senso di profondità, mentre all’esterno ho messo in evidenza i bordi con i Tamiya Weathering Set D.
Decalcomanie:
Avevo già accennato al fatto che per le decalcomanie mi sono avvalso del foglio Aero Master 48775. Purtroppo nell’accessorio non sono stati inclusi gli stencil che, giocoforza, devono essere ricavati dalle decal originali Eduard (a dirla tutta sono belle, nitide e reagiscono bene ai liquidi ammorbidenti della Microscale). Anche lo spessore del film trasparente non è propriamente il massimo, per cui alla fine ho dovuto impiegare qualche mano in più di lucido per livellare le insegne e nascondere lo scalino.
Senza dubbio la fase più complessa è quella che riguarda l’applicazione dei fregi sulla cofanatura (blue diamonds) che devono aderire su superfici curve. Temendo un non corretto allineamento ho deciso di scontornare e separare ogni rombo per applicarlo singolarmente; un lavoro lungo e tedioso ma che alla fine ha ripagato le mie fatiche.
Al termine delle operazioni ho steso una nuova mano di trasparente lucido X-22 Tamiya, insistendo un po’ di più lungo i bordi delle decal Aero Master.
A seguire ho riprodotto i fumi di scarico spruzzando dello Smoke X-19 Tamiya, senza esagerare per non andare a oscurare la nose art che caratterizzava il velivolo.
Stesso trattamento sulle ali per simulare le scie di cordite delle mitragliatrici Browning M2 che, foto alla mano, sporcavano poco la superficie superiore ma molto quella inferiore (soprattutto in corrispondenza dei fori di espulsione dei bossoli).
Per evidenziare le pannellature, come mia abitudine, ho optato per i colori a tempera della Gouache, scegliendo, dopo alcune prove, un seppia naturale per le parti verniciate in rosso e le gambe carrello, e un grigio medio scuro per la parte in metallo.
Ai lati dell’abitacolo ho riprodotto lo sporco del calpestio di pilota e specialisti, marcando di più il lato sinistro che era quello di salita. A tale scopo, con un pezzo di spugnetta di quelle che si trovano nei set in resina, ho picchiettato un po’ nero di seppia a tempera molto diluito.
Con lo stesso colore ho aggiunto la scia di olio motore dallo sfiato posto sotto lo scarico destro, e sotto quello dei carrelli che sporcavano la grande piastra blindata e il condotto del radiatore. In questo caso ho usato del colore più denso tirato con un pennellino piatto inumidito.
La finitura finale ho preferito utilizzare il Flat Clear Tamiya XF-86 diluito col Lacquer Thinner Tamiya tappo giallo al 90%. Dalle foto in mio possesso, infatti, ho notato che le superfici metalliche dell’esemplare scelto non erano così riflettenti complice l’ambiente operativo e l’ossidazione del metallo. Sulle parti verniciate, quali ali, muso e timone, ho scelto il Flat Alclad.
A completamente del lungo lavoro di costruzione ho incollato i carrelli e relativi portelloni, flap e stabilizzatori, elica e tettuccio, ricordando che quest’ultimo scorrendo andava quasi a toccare il dorso della fusoliera (purtroppo molto spesso, on line, si vedono modelli con canopy che assumono una posizione incorretta).
Concludo con una lode alla Eduard che ha tirato fuori un kit eccezionale…se vi piacciono gli aerei storici e i P-51, non posso che raccomandarvi questa scatola. I dettagli sono molti e il montaggio facile e veloce nonostante i numerosi pezzi; con qualche piccola aggiunta si ottiene la riproduzione fedele di un mito dell’aviazione. Ringrazio come sempre i membri di Modeling Time e del suo FORUM per i suggerimenti e le indicazioni che ho ricevuto durante il work in progress…una grande famiglia di appassionati dove ci si aiuta e si cresce insieme, rendendo ancor più bello il nostro hobby!
Buon modellismo a tutti!
Fabio “Jolly Blue” Barazza