L’Eagle è il caccia da superiorità aerea per eccellenza, dalle prestazioni uniche e dalle forme eleganti. Dal primo volo, risalente a luglio 1972, ha collezionato diversi primati divenendo uno dei velivoli più letali di tutti i tempi con l’invidiabile “kill ratio” di centoquattro abbattimenti a zero. Nell’aprile 1977 atterrò sulla base di Bitburg, in Germania, il primo Eagle basato in Europa. Ben 45 anni dopo, da Lakenheath in Inghilterra, il 27 aprile 2022 decollarono gli ultimi quattro F-15 C rimasti per il rientro negli Stati Uniti, sostituiti dagli F-35.
In 50 anni di vita operativa, festeggiati proprio a luglio di quest’anno, il purosangue della McDonnell Douglas si è rivelato una piattaforma fondamentale per l’USAF partecipando a tutti i maggiori conflitti dalla Seconda guerra mondiale. Attualmente è impegnato a difendere i confini della Polonia, date le tensioni scatenate dall’aggressione russa all’Ucraina ancora in corso.
L’anniversario e l’addio agli ultimi Eagle in Europa mi hanno spinto a volerne il modello in vetrina, e per riprodurre un così grande, ammirevole, aereo ho voluto solo il meglio che il mercato possa oggi offrire. Il kit che ho scelto è della Great Wall Hobby (art.L4817), nella scala 1/48: al primo esame il prodotto della ditta cinese lascia a bocca aperta grazie ai molti dettagli del cockpit, vani avionica e radar (che si possono riprodurre a vista), oltre alle pannellature precise e sottilissime. La dotazione di armi è invidiabile con i missili AIM-9 e AIM-120 stampati in un solo pezzo. Fantastico!
Osservando le parti con occhio più critico ho notato diversi segni di estrattori in punti piuttosto scomodi su cui intervenire (come all’interno dei pannelli dei vani avionica del muso, o nella struttura del canopy), un po’ di approssimazione nei piloni esterni con i rail dalla forma non proprio corretta, il seggiolino assolutamente non all’altezza e l’assenza totale di dettaglio nel vano carrello principale. Anche le decal non sono eccelse, quindi ho iniziato a cercare in rete degli aftermarket che mi aiutassero a colmare lacune e difetti iniziando, in primis, dalle insegne per realizzare un F-15C di Lakenheath.
La Furball ha recentemente messo nel mercato un foglio dedicato agli Eagle dell’USAFE ed è perfetto (art.48072), permette di scegliere tra ben quindici esemplari, quattro dei quali assegnati ai Grim Reapers. Gli scarichi in resina Aires (art.AI4710) sono molto belli e non ho voluto rinunciarci, mentre dalla Eduard ho acquistato il Big Set (art.BIG49216) dedicato all’F-15C MSPI II, che è la versione oggetto di questo articolo; esso comprende fotoincisioni per interni (art.49949), esterni (art.48832), cinture e maniglie del seggiolino (art.FE950), più le comode maschere per i trasparenti (EX635). Ho sostituito anche il sedile con quello in resina della Quickboost (art.QB48003) (al quale ho rimosso le cinte già stampate preferendo utilizzare quelle in PE), mentre le ruote sono Res-Kit (art.RS48-0022).
I piloni sono della KopeckyScaleModels (48007), giovane ditta Ceca che lavora davvero molto bene. I rail hanno un dettaglio e una pulizia incredibile, tanto che è un peccato nasconderlo sotto ai missili. Proprio per questo motivo ho deciso di adottare una configurazione molto scarica per il mio Eagle, optando per i soli serbatoi esterni. Della stessa marca ho preso anche le antenne poste sopra le derive (48003), più dettagliate e solide rispetto a quelle del kit. Fondamentale per la buona riuscita di questo progetto è stata la monografia della Reid Air Publications – The modern Eagle guide exposed.
Cockpit e vano carrello anteriore:
Il dettaglio delle consolle e del pannello strumenti è molto bello e basta poco per valorizzarlo al meglio. Per iniziare ho posizionato le fotoincisioni Eduard che forniscono anche la staffa di sostegno del dispositivo di rilascio del tettuccio in caso di eiezione, posto nella parete dietro al sedile. La vasca dell’avionica è stata dettagliata con l’aggiunta di vari cavi di connessione agli apparati elettrici.
Nel lato destro trovano posto molti componenti elettrici, interruttori e relè, e sotto ad esse passano fili e tubi che servono a portare l’aria per il loro raffreddamento. Nel lato sinistro, invece, trovano posto tutti gli elementi ICMS ai quali ho ricostruito le maniglie con del filo in rame sagomato usando quelli del kit come dima.
Nella parete posteriore si trova l’attuatore del tettuccio, mentre subito sopra ad esso c’è un foro ovale, ripreso anche nella struttura del canopy, tramite il quale viene regolata pressione e temperatura all’interno della cabina.
Nell’abitacolo ho aggiunto le pedaliere in fotoincisione, mentre nella consolle destra ho aggiunto il tubo dell’ossigeno sagomando una corda di chitarra; su quella sinistra, usando lo stesso materiale, ho ricreato il connettore della tuta anti-G.
Il pannello strumenti frontale è abbastanza completo, fatta eccezione per un solo dettaglio piuttosto importante (tralasciato anche dalla Eduard, a dire la verità). Si tratta dell’aletta parasole che protegge lo schermo del radar VSD. Per riprodurla ho usato delle piccole sezioni di fotoincisione tagliate e sagomate ad hoc.
Per dare un tocco di realismo in più ho voluto aggiungere ulteriori interruttori nei punti più spogli delle consolle laterali e, a tale scopo, ho utilizzato i toggle switches della Anyz (AN035). Sono elementi sottilissimi, basta praticare dei fori sulla plastica con una punta da 0.2 e infilarli…e il gioco è fatto. Tuttavia, una volta posizionati ci si rende conto di quanto le loro dimensioni siano più adatte alla scala 1/32…quindi li ho tagliati molto delicatamente per portarli in scala e rendere tutto più piacevole alla vista. Con una mano di White Surfacer 1500 Gunze ha preparato il fondo per il colore di base, dando anche la tinta definitiva per il vano avionica. La cabina di pilotaggio è in grigio H-306 Gunze mentre quadranti, consolle e il bordo di battuta del canopy in Nato Black Tamiya. Seguendo le foto in mio possesso ho colorato i vari interruttori e scatole cercando di rimanere il più fedele possibile. Una mano di lucido Tamiya X-22 ha preparato i pezzi per ricevere decal e lavaggi. Gli strumenti li ho riprodotti usando le decalcomanie della Airscale, molto belle e precise; una volta asciutte ho applicato dei lavaggi mirati con colori ad olio in nero e grigio. A seguire ho spruzzato l’opaco Alclad, ho aggiunto qualche sfumatura e lumeggiatura con le polveri del Weathering Master Set E Tamiya, e lo schermo del display (MPCD) incollando una sezione di negativo fotografico.
Il seggiolino ACES II del kit è, come accennato, piuttosto scarno ed ho preferito sostituirlo con quello in resina della Quickboost. Ho comunque deciso di migliorarlo ulteriormente sfruttando il Big set Eduard che comprende anche le targhette, le cinture e diversi altri particolari. Altro dettaglio ben visibile e importante è la struttura che comprende i due rostri, e che “incornicia” il poggiatesta, finemente riprodotta in fotoincisione.
Per la sua colorazione ho iniziato con una mano di primer Surfacer 1500 Black Gunze stendendo, poi, il colore di base (H-77 Gunze). Lo schienale è in nero H-12, la bombola dell’ossigeno in verde H-16 con ritocchi in verde H-59 per riprodurre dei segni di usura; il contenitore del paracadute in verde H-330. Dopo il clear X-22 ho potuto applicare le decal ed eseguire un lavaggio in grigio medio per far risaltare tutti i dettagli. Sigillato tutto ancora una volta con l’opaco Alclad, ho eseguito la tecnica del dry brush, sempre in grigio, su tutti i rilievi.
La struttura interna del canopy integra un pannello che, a tettuccio abbassato, chiude il vano avionico alle spalle del cockpit. La superficie superiore del pezzo del kit riprende tutti i rivetti con un buon dettaglio, mentre la parte inferiore è piuttosto basica e con evidenti segni degli estrattori da eliminare.
Altre aggiunte e auto-costruzioni hanno riguardato il cavo del sensore JHMCS sul lato sinistro (inerenti al sistema di puntamento integrato nel casco), il meccanismo di blocco e di espulsione del canopy, e l’apertura della bocchetta d’aerazione nella porzione posteriore.
Il trasparente è di notevoli dimensioni e presenta la classica linea di stampo su tutta la sua lunghezza; questa è stata prontamente eliminata col metodo esposto in questo VIDEO TUTORIAL.
Tutta la struttura interna è in Nato Black, l’esterno è in Dark Grey F.S. 36176 della Hataka A158.
Stesso iter per il vano carrello anteriore, che una volta finito lascia poco alla vista avendo il portello principale sempre chiuso a terra. L’ho voluto comunque dettagliare con le fotoincisioni Eduard, sperando che a modello finito qualcosa tra la gamba di forza si potesse intravedere.
Infatti, è proprio tra la gamba del carrello e il suo braccetto che traspare un elemento importante ma trascurato dalla GWH, la scatola dell’ASP. È un sistema che monitora tutti gli apparati avionici dell’aereo, posto nella parete sinistra, riportando eventuali anomalie leggibili subito dagli specialisti durante il controllo a terra.
Montaggio, vani carrello principale e scarichi:
Ora si può procedere alla costruzione della parte anteriore del modello che, onestamente, mi aspettavo sarebbe filata liscia vista la qualità degli incastri fin qui sperimentata. Così non è stato.
Le due valve della fusoliera anteriore si chiudono abbastanza bene richiedendo pochi aggiustamenti nei punti di giunzione, ma i portelli del vano avionica del radar combaciano male risultando non perfettamente in squadro. Ho dovuto eseguire molte prove a secco per trovare un allineamento decente, ma si è reso necessario stuccare il bordo inferiore a causa di una vistosa fessura. Anche il radome non va in battuta perché leggermente più stretto ai lati (anche se è bastato carteggiarne il bordo per sistemare il problema). Prima di incollarlo ho inserito dei piombini da pesca per evitare che il modello, alla fine, si poggiasse sulla coda (le istruzioni non lo indicano, n.d.r.).
Con la sezione anteriore completa ho potuto dedicarmi a quella posteriore, che si compone di diverse parti. Nella superficie superiore sono presenti diverse prese d’aria o sfiati, alcuni dei quali li ho sostituiti con quelli provenienti dalle fotoincisioni Eduard.
Le prime si trovano sopra agli intake principali, di forma quadrata; altre due poco più indietro, a ridosso delle bocchette mobili che servono a regolare il flusso d’aria in aspirazione, mentre la più grande è quella sopra la sede del cannone M61A1 che serve a farne uscire calore e gas durante il funzionamento. Ho provveduto, quindi, a liberare le sedi per le griglie foto incise prima di posizionarle, assottigliando anche la plastica internamente in modo da avere un migliore effetto profondità.
Tra le derive, a metà tra le gondole dei motori, c’è un piccolo foro ovale che rappresenta lo sfiato superiore del JFS (jet fuel starter). Ho preferito liberarlo dallo stirene per inserirci, internamente, una retina sottile dando una resa più soddisfacente. Nella vasca inferiore c’è un altro sfiato per lo scambiatore di calore posto in prossimità delle prese d’aria, anche questo sostituito con una fotoincisione. Lo scarico APU posto inferiormente appare appena accennato con un “cerchio” inciso, ed è assolutamente improponibile per un kit di questo livello!
Ho aperto la sua sede e vi ho inserito una sezione di sprue dallo spessore adeguato, sagomandolo e forandolo fino ad ottenere un tubicino con la giusta angolazione e dal profilo sottile. L’ho fissato internamente con l’aiuto del Milliput, dal momento che non ci sono punti di ancoraggio, creando un “anello” di supporto solido e sicuro.
Le prese d’aria dei motori sono incernierate nella parte inferiore, in questo modo possono regolare il flusso d’aria in ingresso durante i vari inviluppi, muovendosi verso il basso. Al loro interno è presente una rampa, anche questa mobile, che ho sostituito con quella finemente riprodotta dalla Eduard. Nota importante: a motori spenti le prese d’aria sono sempre in posizione completamente aperta, ossia alzate, per abbassarsi solo nel momento della messa in moto muovendosi indipendentemente l’una dall’altra. I condotti d’aspirazione sono composti da due parti l’uno, combaciano bene ma la plastica è piuttosto sottile e morbida; ho, quindi, optato per l’incollaggio con la cianoacrilica per rinforzare la struttura, stuccando già così la linea di giunzione ed eliminando, sempre con lo stesso collante, i vistosi segni degli estrattori.
Stendere la vernice in un condotto così lungo e stretto non è facile e ho dovuto riprenderla diverse volte. Ho utilizzato il Surface Primer 1500 White della Gunze che è già del colore corretto e, stendendolo per velature, mi ha permesso anche di sistemare piccoli difetti di montaggio. Il tutto è stato, poi, carteggiato e lisciato con della carta abrasiva finissima attaccata ad uno stecchino con cui ho raggiunto il “tubo” da un estremo all’altro.
Altra lavorazione complessa è la verniciatura della porzione anteriore col grigio delle superfici esterne, non è stato affatto semplice mascherare correttamente avendo poco margine di manovra per gli spazi molto esigui. Successivamente, con calma e attenzione, ho spruzzato il grigio chiaro della mimetica nel condotto, l’FS-36251 Mr. Paint (MRP-094). Ho completato l’intake col primo stadio del compressore, molto ben realizzato già da scatola, scomposto in due parti che ho verniciato in Dark e White Aluminium Alclad.
Prima di incollare i condotti alla valva inferiore, ho provveduto ad eseguire una prova a secco di tutta la fusoliera includendo anche la sezione inferiore delle ali e le stesse prese d’aria. Tutte le grandi aspettative che avevo sul kit sono scemate costatando che… non combacia quasi nulla. Con calma ho esaminato bene la situazione cercando di applicare degli aggiustamenti mirati al fine di non ricorrere a stuccature e carteggiature pesanti, salvaguardando le tante pannellature. Trovata la quadra ho proceduto in questo modo:
I primi elementi da inserire sono i condotti che, per allinearsi correttamente col labbro anteriore (necessitano comunque di un filo di stucco – personalmente ho usato il Mr. Surfacer 1000 per raccordare) in prossimità delle cerniere delle prese d’aria, devono essere tenuti circa due millimetri più alti dietro. Hanno due punti di appoggio già previsti dalla GWH che è bastato spessorare con dei listelli di Plasticard.
La conformazione caratteristica del cassone inferiore della fusoliera fa si che i fianchi tendano a “chiudersi” troppo verso l’interno collimando male col dorso. L’ho dovuto allargare inserendo degli spessori in legno tra i condotti e l’anello che funge da invito per il troncone anteriore che comprende cockpit e muso. Ho anche verniciato in nero opaco le aree sottostanti le griglie in modo che non si intraveda il colore della plastica del fondo a modello finito.
Con queste accortezze il tutto va insieme al meglio e la sezione anteriore calza bene in quella posteriore, ma anche qui è bene effettuare le canoniche prove a secco per verificare che l’accoppiamento si allinei soprattutto dove si trovano le cerniere per il tettuccio e l’aerofreno. Su questo pezzo si trova anche lo scambiatore di calore secondario, dal quale entra l’aria per raffreddare abitacolo ed avionica, e l’antenna TACAN rimossa a favore di quella in fotoincisione. Fissando tutto a regola d’arte anche l’aerofreno si incastra alla perfezione, avendo deciso di posizionarlo chiuso per non compromettere le linee filanti dell’aereo.
Ho proseguito col montaggio dei flap, non prima di averli ripresi tutti e riprofilati a causa dello spessore imbarazzante dei bordi d’uscita (altra pecca dell’Eagle GWH).
Le derive combaciano bene e mi sono limitato a dettagliarle con le antenne della KopeckyScaleModels, finemente riprodotte, con le piastre di rinforzo in fotoincisione della Eduard e con i rivetti in positivo della Archer (AR88146) posizionati dove tralasciati dalla ditta cinese.
Approfondendo lo studio del velivolo ho appreso che spesso vengono installate delle placche di rinforzo per contrastare la fatica strutturale delle cellule. Queste sono concentrate soprattutto nella zona centrale, in prossimità delle prese d’aria. Tali accorgimenti non sono standardizzati e differiscono da velivolo a velivolo; ho dovuto esaminare accuratamente tutte le foto del mio esemplare (in particolare quelle in controluce dove si notano meglio) per studiarne forme e posizioni. Fortunatamente nel mio caso non sono poi numerose e alcune sono già presenti nel set fotoincisioni Eduard, così ho iniziato a incollarle sulle superfici sagomandole, dove occorreva, con delle lime per portarle al profilo corretto. Quelle non disponibili le ho riprodotte con del nastro di alluminio adesivo.
I piloni della Kopecky, come anticipato, sono davvero molto belli e dal dettaglio precisi; stesso discorso per i rail LAU-128. Una volta rimossi dalla materozza li ho assemblati e vi ho steso una mano di Surfacer 1000 Gray della Gunze che ha messo ancora più in evidenza i tanti particolari.
I vani carrello principali del kit hanno un dettaglio basico ma, fortunatamente, i portelli anteriori a terra sono sempre chiusi e l’attuatore della gamba di forza è di notevoli dimensioni e va a coprire quasi del tutto il fondo dell’alloggiamento…peccato, però, che di questo elemento non ci sia neanche l’ombra nel kit! L’ho ricostruito posizionando a secco il carrello stesso (per capire il giusto ingombro) e tagliando delle sezioni di tubicini Evergreen di diverso diametro in modo da ottenere la giusta lunghezza. I braccetti di controventatura e i compassi anti-torsione sono stati rimpiazzati in fotoincisione, ben più sottili e in scala; ai portelli sono stati eliminati i ganci di chiusura già stampati per far posto a quelli in PE.
La gamba del carrello anteriore ha il braccetto liscio e pieno, mentre in realtà la metà che rimane a vista ha un profilo ad H con dei fori di alleggerimento. Ho tagliato la parte interessata per modificarla, prestando attenzione a non comprometterne la solidità. Dalla mia banca dei pezzi ho trovato una sezione del profilo corretto e, una volta tagliata e forata con una punta da 0.2mm, l’ho inserita nella sede originale migliorando notevolmente la resa del pezzo. A completamento ho aggiunto i fari d’atterraggio con i relativi cavi elettrici. Il portello del vano anteriore, come quelli posteriori, ha visto la sostituzione dei perni di rotazione con quelli foto incisi. La Eduard, oltretutto, nel proprio Big set fornisce le facce interne dei portelli su cui sono ben riprodotte tutte le file di rivetti. Non ho potuto far altro che mettere mano anche alle baie, ricostruendo la struttura interna con dei sottoli listelli di Plasticard, dei cavi con filo in alluminio e dei regolatori del flusso di carburante posti nel lato interno (ben visibili e di colore rosso). Le ruote in resina Reskit appaiono davvero ben fatte. Sono scomposte con i cerchioni separati dagli pneumatici per facilitarne la verniciatura. Le gomme sono in nero Gunze H-77, mentre il battistrada l’ho ripreso in grigio H-306 molto diluito, spruzzato per velature fino a quando il grado di lumeggiatura mi soddisfaceva. La gamba del carrello anteriore va fissata prima di proseguire con l’assemblaggio finale poiché il portellone anteriore è sempre chiuso, a terra, e risulta impossibile montarla in fase finale. Tale scelta della GWH mi ha costretto a prestare ancor più attenzione mentre maneggiavo il modello durante la verniciatura.
Gli scarichi Aires sono finemente riprodotti e resi ancor più dettagliati dalla mancanza dei petali esterni che ne coprono i meccanismi di apertura e chiusura. Il lavoro più delicato sta nel fissare tutti i braccetti degli attuatori foto incisi della Eduard, che ho preferito a quelli in resina perché molto più sottili. Un velo di Surfacer 1500 White ha preparato gli scarichi per la colorazione, iniziata dall’interno in Off White H-21 Gunze. L’ultimo stadio della turbina è in Dark Aluminum Alclad mentre la struttura in fotoincisione davanti ad essa in Interior Green Gunze H-59.
Una volta lucidati con l’X-22 Tamiya, ho ripreso tutti i dettagli con un lavaggio in Bruno Van Dick ad olio aggiungendo tutte le tracce scure di gas incombusti con le polveri del Weathering Master Set Tamiya B (applicate, però, sull’opaco altrimenti non riescono ad aggrapparsi correttamente). L’esterno invece è in Metallo Scuro Testor, della linea Metalizer, che una volta lucidato dà un effetto molto realistico. Gli anelli, invece, li ho ripresi con delle velature leggere in Dark Aluminium Alclad. Piccole sfumature con le polveri del Weathering Master Set D hanno completato gli exhaust, ulteriormente definiti con un dry brush leggero in grigio medio ad olio per enfatizzare tutti i dettagli dei meccanismi (bisogna rimanere leggeri con gli effetti per non far virare troppo i colori metallici di base).
Ho terminato tutti gli altri componenti, come i serbatoi che ho voluto realizzare prima di verniciare il resto del modello per testare le tinte scelte, il weathering e i lavaggi. Ammetto che su questi ho voluto forzare un po’ la mano scolorendoli e sporcandoli più del previsto per dare un po’ di movimento alla mimetica!
Verniciatura e decal:
Ho iniziato dal radome, in F.S. 36118 Gunze H-305, dato su una base nera (black basing) per “giocare” con sfumature e contrasti. Dopo averlo mascherato, ho steso sul mio Eagle una base leggera e molto diluita in grigio H-306 Gunze: questa ha funzionato anche da primer per controllare, un’ultima volta, le linee di giunzione e le pannellature. Ho proseguito con un leggero pre shading in H-331 Gunze su cui ho steso il grigio più chiaro della mimetica, il F.S. 36251 della Mr. Paint (MRP-094).
Il grigio più scuro (Dark Grey F.S. 36176), invece, sul velivolo reale si differenzia in base a dove viene ritoccato. Studiando le foto ho potuto constatare che la sporcizia e i fluidi idraulici tendono a scurirlo nel tempo. Nel mio caso, ad esempio, le derive presentano un tono più chiaro rispetto al resto dell’aereo segno che sono state riverniciate di fresco in occasione del cambio di insegne. Per tale motivo ho dovuto differenziare i toni facendo delle prove colore e, alla fine, ho optato per l’AK Real Color RC248 per gli impennaggi verticali e per l’Hataka A158 sul resto del modello. Le linee di demarcazione tra le vernici le ho riprodotte con il Patafix rifacendomi alle tante foto reperibili anche on line per riportarle fedelmente in scala. Una volta terminata la verniciatura della mimetica, ho rimosso le mascherature e aggiunto delle lumeggiature con del grigio di base schiarito e spruzzato a bassa pressione.
Sul fianco sinistro, tra la presa d’aria e l’abitacolo, c’è un pannello cannibalizzato da un altro velivolo. Lo si nota per le tonalità leggermente diverse e il differente andamento dei grigi del camouflage. Ovviamente, non ho perso l’occasione per riprodurre anche questo particolare. Sul muso, nella zona anteriore in prossimità del radome, ci sono le antenne EWWS (Electronic Warning War fare System) che ho verniciato in grigio H-331 e H-305.
A questo punto mi sono dedicato alle aree in metallo naturale delle gondole motori. Dopo aver isolato con attenzione il resto del modello per evitare fastidiose infiltrazioni (i colori metallici tendono ad infilarsi ovunque), ho dato una base in White Aluminium AK 478. A seguire ho mascherato tutte le linee dei rivetti con del nastro Tamiya da 1mm e ho aggiunto vari riflessi con le lacche della Alclad, quali il Pale Burnt Metal e Dark Aluminium, fino ad ottenere l’effetto desiderato.
In prossimità del JFS ho realizzato i fumi di scarico, con lo Smoke Tamiya X-19, e le sfumature della cottura del metallo in Clear Blue X23 e Clear Orange X-26. Ho ultimato la lavorazione aggiungendo ulteriori piccole sfumature in prossimità degli scarichi con le polveri del Weathering Master Set D della Tamiya. Le walkway sulle prese d’aria e gli stabilizzatori, pur avendole in decalcomania, ho preferito aerografarle col nero H-77 Gunze.
A seguire ho verniciato le luci di navigazione in verde e rosso, e steso diverse mani di lucido Tamiya X-22 fino ad ottenere una superficie liscia ed omogenea utile alla posa delle decal. Come anticipato, queste sono della Furball e hanno una buona qualità. Reagiscono bene ai prodotti ammorbidenti della Microscale e si applicano senza problemi ricalcando bene le forme e le pannellature del modello. Ho protetto tutto con un’altra velatura di lucido in previsione, poi, della fase dei lavaggi.
Gli F-15 sono tenuti sempre in ottime condizioni dagli specialisti ed è raro vederli sporchi. Quindi, non mi sono discostato dalla realtà optando per un weathering bilanciato e non esagerato. Ho iniziato dal grigio più chiaro della mimetica usando il Bruno Van Dick mixato con un po’ di nero. Sul grigio più scuro il mix l’ho scurito ulteriormente per raggiungere il giusto contrasto. Le pannellature GWH sono molto sottili e in alcuni punti la presa del colore risulta un po’ ostica, richiedendo di ripetere più volte i passaggi. La resa finale è comunque molto gradevole.
Nelle zone metalliche ho usato il Bruno Van Dick puro, creando anche qualche leggera striatura oleosa subito dietro i vani carrello principali.
La finitura definitiva l’ho ottenuta mediante l’Alclad Klear Kote Flat ALC-314 che ha un poter opacizzante davvero molto buono. Una volta asciutto (impiega pochi minuti) ho aggiunto dello sporco di calpestio degli specialisti in prossimità del cockpit, dell’aerofreno (non sulla superficie mobile che è una zona “no step”), sulle ali e dentro le walkway degli stabilizzatori, picchiettando della polvere nera dei Weathering set Tamiya con dei micro-brush di diverso spessore. Ho ripreso le luci col trasparente lucido, aggiunto i pitot ai lati del muso, i ganci dei missili in fusoliera inserendoli in maniera casuale in quanto non sono fissi, il gancio d’arresto e gli scarichi, per poi finire con, serbatoi, tettuccio, e carrelli.
A proposito di quest’ultimi, sono in bianco (XF-2 Tamiya) e per mettere bene in evidenza i tanti dettagli stampati su di essi, o aggiunti come descritto sopra, ho usato il Panel line black della Tamiya. Lo preferisco agli oli perché con un pennellino inumidito di acquaragia riesco a eliminare subito ogni residuo, lasciando una linea sottilissima ma ben visibile sul fondo bianco.
Le gambe del carrello sono sempre tenute pulite allo scopo di controllare tempestivamente eventuali perdite d’olio; quindi, non ho insistito con sporcature o trafilamenti. Anche su questi pezzi ho utilizzato l’opaco Alclad completando, poi, gli ultimi dettagli dipingendo a pennello gli steli delle sospensioni in Silver AK True Metal e aggiungendo le fascette Remove Before Flight della Eduard (49103) che hanno dato un ulteriore tocco di colore.
Il modello è così finito e si possono tirare le conclusioni. L’F-15C della Great Wall Hobby è un buon kit nonostante richieda un po’ di manualità ed esperienza per un montaggio ottimale. Nonostante il costo, lo stampo necessita di qualche aftermarket per colmare i piccoli difetti e mancanze che ho evidenziato nel corso di questo articolo. In ogni caso, giunto alla fine, ne risulta un bel modello dalle forme corrette e ben rifinito in ogni suo particolare.
Ho realizzato il mio Eagle esattamente come me lo aspettavo, dando un degno tributo ad un aereo che ha solcato i cieli europei per 45 anni. Ora, ogni volta che lo guarderò in vetrina ricorderò quei momenti in cui passava sopra la mia testa in avvicinamento alla base di Aviano, potendo ancora sentire nella mia testa il sibilo dei suoi motori in arrivo e il loro fragore in accelerazione…un vero Grim Reapers!
Buon modellismo a tutti.
Fabio “Jolly Blue” Barazza