sabato, Luglio 27, 2024

The Franken-Viper: F-16C “Blue Splinter” dal kit Tamiya in Scala 1/48.

Creati per l’addestramento avanzato al combattimento aereo, i reparti denominati “Aggressor” sono tra i più accattivanti per noi modellisti grazie ai loro aerei con livree uniche e particolari, che si rifanno a quelle dei velivoli avversari (in particolare del blocco sovietico). Uno di questi è il 18th Aggressor Squadron del 354th Fighter Wing dell’USAF, basato ad Eielson in Alaska; esso opera con una flotta di F-16 “Viper”.

Tra quelli assegnati, l’esemplare con matricola 86-0335 mi ha colpito da subito per la sua mimetica in toni di grigio, azzurro e blu applicati con lo schema chiamato “splinter”. A questo aggiungete anche alcune parti “cannibalizzate” da altri F-16 C, come il flap sinistro in toni desertici e il timone di direzione in toni artici, che lo rendono davvero unico… come si fa a non innamorarsene?

Dalla realtà alla scala 1/48 il passo è, fortunatamente, molto breve perché la Tamiya nel suo catalogo propone una scatola dedicata proprio alla variante Aggressor dell’F-16C/N, e che contiene già tutti i pezzi necessari per il corretto Block costruttivo (oltre ai Pod ACMI e ALQ-188 che spesso vengono utilizzati per simulare minacce o generare disturbi elettronici).

La qualità del kit è ormai nota, ma si può sempre migliorare. Per questo mi sono dotato di alcuni aftermarket che lo hanno ulteriormente impreziosito:

  • Vano carrelli Aires n°4370.
  • Scarico Eduard Brassin n°648020 + Aires n° 4425 (più avanti nell’articolo spiegherò il perché gli exhaust sono due).
  • Aerofreni Eduard Brassin n°648039.
  • Seggiolino Eduard Brassin n°648008.
  • Tamiya detail up parts set n°12621.
  • Fotoincisioni Eduard n°49390 Undercarriage.
  • Ruote Eduard Brassin early n°648005.
  • Decals Bullseye Aggressor Vipers II n°48-013.

Ho deciso di iniziare la costruzione partendo dalla zona più complessa, i vani carrello. Quelli originali sono una buona base di partenza, ma il set in resina della Aires dà una marcia in più a tutto l’alloggiamento. Come spesso accade, però, il suo inserimento non è così semplice e richiede molta attenzione per lasciare il giusto spazio affinché il condotto della presa d’aria, che passa proprio sopra, si innesti correttamente.

Per prima cosa ho assemblato a secco le varie parti che compongono la sezione esterna dell’intake: il velivolo che ho deciso di rappresentare monta la versione maggiorata, denominata MCID (Modular Common Inlet Duct), che è quella necessaria per il motore GE F110-GE-129. A seguire ho liberato dalla materozza di stampa i pozzetti della ditta ceca.

Il pezzo più complesso da adattare è quello del carrello anteriore poiché deve entrare in uno spazio molto ridotto ed è a contatto diretto con il condotto. È necessario assottigliare fino alla trasparenza la base per recuperare decimi di millimetro preziosi e, a tale scopo, ho utilizzato una fresetta montata sul mio Dremel. Operazione simile va eseguita anche per ridurre lo spessore del “tubo” della presa d’aria, ma in questo caso ho preferito limare lo stirene a mano per evitare di scaldarlo e fonderlo. Dopo molte prove a secco ed aggiustamenti ho trovato la quadra e ho fissato gli elementi con la colla ciano-acrilica. È toccato poi al vano principale che, per fortuna, non necessita di particolari adattamenti; semplicemente si poggia sulla sezione di fusoliera ma non ha riscontri per capire se la posizione sia corretta. Ho proceduto incollando il blocco progressivamente e partendo dalla sezione anteriore; per avere un ulteriore riscontro, l’ho centrato ponendo il longherone posto sulla mezzeria in corrispondenza delle linee di pannellatura incise davanti e dietro. Questo passaggio è delicato e importantissimo, basta un minimo disallineamento per trovarsi col modello inclinato su di un fianco. La parte anteriore del vano in resina è leggermente più stretta rispetto alla sua sede, tuttavia con un minimo di pressione la fessura si chiude senza creare indesiderati svergolamenti nelle forme.

Una delle operazioni più tediose ha riguardato la stuccatura delle giunzioni all’interno della presa d’aria stessa. Dopo vari passaggi con carta abrasiva di diverse grane, ho spruzzato il Mr. Surfacer 1500 White Gunze che, oltre ad essere un primer, ha un’ottima copertura, può essere lisciato e, soprattutto, è già bianco come il colore definitivo.

La mascheratura e la verniciatura dell’interno del bordo d’attacco è un altro passaggio scomodo; ho iniziato con una strisciolina sottile di nastro Tamiya in modo da rendere più semplice l’applicazione nei punti curvi, per poi riprendere tutto con delle sezioni più larghe e chiudere il resto del condotto con della spugna. Dopo aver controllato con attenzione l’adesione del kabuki, ho spruzzato del trasparente lucido lungo il bordo per evitare che il colore finale della mimetica, l’MRP-238 F.S. 35109, potesse filtrare e sporcare il bianco. Ho ricostruito la lama antighiaccio con una sezione di fotoincisione, tagliata a misura usando quella del kit come dima, e brunita leggermente con la fiamma di un accendino. Scavando la plastica in corrispondenza del suo punto di innesto, l’ho infilata e fissata con una goccia di ciano-acrilica completando la sezione frontale della presa d’aria.

Il già citato Mr. Surfacer 1500 White l’ho utilizzato anche sui pozzetti carrello. Una volta asciutto ho colorato i dettagli, come i vari cavi e tubazioni in nero H-77 Gunze e alluminio AK Silver, seguendo le foto a mia disposizione. La batteria è in rosso Gunze H-3, la bombola dell’halon in alluminio ALC-101, le fascette ferma-cavi in giallo H-34 e i bulloni di innesto delle tubazioni in rosso Humbrol 51 e blu 14.

Dopo averlo lucidato con diverse passate leggere di Tamiya X-22, ho posizionato le decal dove necessario per poi evidenziare i dettagli con un lavaggio deciso col Tamiya Panel Line Accent black. La finitura finale opaca l’ho resa con l’Alclad Klear Kote Flat ALC-314.

Ultimata la parte inferiore del modello, mi sono dedicato all’abitacolo. Sulla parete laterale destra, dietro alla cloche, ci sono due poggioli che ho riprodotto con piccole sezioni di Plasticard sottile opportunamente tagliati e sagomati. Sopra la consolle ho aggiunto il tubo dell’ossigeno e il cavo del microfono, attorcigliando tre fili in rame molto serrati, e inserendo un tubicino di un millimetro alla sua estremità per riprodurle l’attacco.

Nella parete sinistra, invece, mancano i comandi di blocco e sblocco del tettuccio. Il primo è ben visibile davanti alla manetta, di colore giallo, dalle forme particolari, che ho ricostruito con sezioni di fotoincisioni tagliate e incollate fino ad ottenere una discreta riproduzione; un secondo, invece, si trova dietro, nel fianco, ed è una maniglia che forza lo sbloccaggio e l’apertura del canopy. Con una strisciolina di Plasticard ho riprodotto la leva e con una sezione di sprue stirata a caldo l’impugnatura tonda leggermente conica.

Sulla consolle sinistra mancano il tubo dell’aria per la tuta anti-G del pilota, ricostruito come quello dell’ossigeno, e la leva di emergenza che attiva le cariche esplosive e libera il canopy (quella gialla, più piccola, a forma di T – ricostruita con due fili in rame, e colorata in giallo H-4).

Con delle sezioni di Plasticard tondo lunghe circa un millimetro e diametro 0.5mm, ho aggiunto, sul bordo dove batte il trasparente, i chiavistelli dove si infilano i ganci di chiusura, quattro in tutto più due ai lati della palpebra. Nella zona alle spalle del seggiolino, in prossimità delle rotaie per l’eiezione, sono presenti dei cavi che ho rifatto con dei fili in rame e stagno. La scatola che vedete in foto è la centralina per le contromisure chaff/flare, anche questa ricostruita in Plasticard. Ho dipinto la vasca e le pareti laterali in grigio H-306 Gunze, usando come fondo una tonalità più scura (H-305) per creare delle ombre e dare maggiore profondità ai sottosquadri. Le consolle, il frame esterno dell’abitacolo e la parte posteriore sotto al cupolino fisso sono in Nato Black Tamiya, lumeggiato poi con H-77 e H-416 Gunze. I vari switch sono in grigio chiaro H-57 e, studiando la documentazione, alcuni li ho poi ripresi in giallo e rosso. Per concludere, ho lucidato col Tamiya X-22 al fine di applicare un lavaggio leggero in grigio medio ad olio ed enfatizzare ulteriormente i particolari. Per gli strumenti ho usato le decal della Airscale e, dopo aver opacizzato col solito Alclad, ho aggiunto qualche effetto di usura e sporco picchiettando a pennello asciutto del grigio Gunze H-331. L’applicazione di un po’ di polveri provenienti dal set Weathering Mater “E” della Tamiya ha completato le operazioni.

Il sedile ACES II è uno degli elementi più in vista e merita molte attenzioni; per questo ho scelto l’Eduard Brassin in resina, nella versione “late” con imbottitura in lana.

Il pezzo è molto bello e ricco di dettagli ma i pitot barometrici posti ai lati del poggiatesta risultano leggermente sovradimensionati. Personalmente ho preferito sostituirli con altri provenienti dal set Aires che avevo già a disposizione. Ho colorato il corpo del seggiolino in grigio H-306 Gunze, lo schienale e la seduta in grigio scuro H-416, le parti un tessuto nel poggiatesta dove si trova il paracadute in verde Oliva H-304 e XF-62 e la bombola dell’ossigeno in verde H-16.

Dopo aver applicato, ancora una volta, il fidato X-22 Tamiya, ho eseguito un lavaggio in grigio scuro sulla struttura e in nero sui cuscini, per poi applicare tutte le fotoincisioni pre-colorate, le targhette, le maniglie e le cinture. Alla fine, una buona mano di Flat Alclad e le solite polveri Tamiya hanno fatto il resto.

La chiusura delle due valve che compongono la fusoliera non crea grossi problemi, medesimo discorso applicabile anche alle ali. Nel pieno stile Tamiya, il kit si monta benissimo e richiede un uso minimo dello stucco.Documentazione foto dell’esemplare vero sotto mano, ho aggiunto vari elementi quali le antenne UHF poste sulla deriva e inferiormente accanto al gancio d’arresto, la volata del cannone (che ho dettagliato internamente con l’aggiunta della bocca dell’M61A1, riprodotta con pezzo analogo preso da un vecchio kit di recupero), l’antenna TACAN sul dorso, la bocchetta RAM accanto alla presa d’aria e i lanciatori delle contromisure.

All’interno della fusoliera è presente un perno di riscontro per il corretto allineamento dello scarico originale. Questo deve essere eliminato per far spazio al nuovo pezzo in resina della Brassin. Seguendo la fidata documentazione ho eliminato due pannellature circolari alla base della deriva, che servono per l’ispezione dei condotti del carburante e non sono presenti sui Block 30. Un’altra fa da cornice allo scarico ECS sul lato destro dell’abitacolo.

Tamiya non ha previsto il montaggio degli aerofreni in posizione aperta, quindi per riprodurli è necessario rivolgersi ad un accessorio e tagliare le plastiche del kit; quelli proposti della Eduard Brassin sono molto belli e rifiniti, li ho subito scelti. Come detto bisogna rimuovere la parte in plastica interessata per posizionare la nuova base con l’attuatore. I tagli li ho eseguiti con il seghetto Tamiya Craft Tools e i nuovi pezzi in resina si adattano molto bene (con una passata di carta abrasiva la giunzione scompare del tutto).

La ditta giapponese, come aftermarket per questo kit, offre un set di fotoincisioni, il Detail Up Parts set 12621, che comprende le piastre di rinforzo strutturali (altro elemento indispensabile), oltre che il pitot e i sensori AOA per il radome. I Block 30 hanno due piastre tra la base della deriva e il ricettacolo per il rifornimento in volo, due in prossimità dell’attacco alare e due sul muso, in materiale radar assorbente, sotto le antenne RHAW (Radar Homing and Warning) poste ai lati. Questi elementi sono tutti compresi nel set, tuttavia ne sono assenti altre sei e devono essere autocostruite

Le prime due assenti si trovano ai lati della presa d’aria, di piccole dimensioni, mentre altre quattro più grandi si trovano lungo i fianchi della fusoliera, tra i flap e gli stabilizzatori. Ho usato un foglio adesivo in alluminio per riprodurle, disegnandole prima sul nastro Tamiya direttamente sul modello per avere i giusti riferimenti di forme e dimensioni.

Mi sono, poi, dedicato al radome aggiungendo il pitot in metallo proveniente dal sopracitato aftermarket ed eliminando le pannellature romboidali attorno ai sensori AOA che sono erroneamente riportate sul (quella sagoma, in realtà, è lo sporco lasciato dalla copertura anti FOD). Per il colore del muso ho steso il grigio H-331 Gunze di base, sporcato con una punta di marrone H-310. Successivamente ho velato con un grigio più chiaro, l’H-305, fino ad ottenere il tono e i riflessi a mio avviso più corretti in accordo con le foto. Le zone intorno ai sensori dell’angolo d’attacco, invece, tendono a rimanere sempre più pulite grazie alle coperture che vengono montate a terra e, difatti, si notano delle sfumature più chiare che ho riprodotto col grigio H-306 Gunze.

Ho aggiunto a questo punto la palpebra con il pannello strumenti anteriore dell’abitacolo, stuccando la parte frontale col Milliput nero. Il cupolino fisso si innesta bene e non necessita di interventi. A seguire ho mascherato abitacolo, vani carrello, presa d’aria e radome, preparando il modello alla verniciatura.

Prima di iniziare, però, ho deciso di completare tutti gli elementi rimasti quali lo scarico, i carrelli con relativi portelloni e i carichi alari. Inizialmente avevo scelto il set Brassin per l’exhaust ma, già dalle prime prove a secco, mi sono accorto delle sue dimensioni ridotte rispetto alla sede in fusoliera. Approfondendo le mie ricerche ho scoperto che l’ugello reale del motore F110 ha un diametro di 118 cm, che riportato in scala 1/48 dà come risultato 2,45 cm. – il Brassin misura appena 2,3cm. In casa avevo già a disposizione la controparte prodotta dalla Aires che è correttamente dimensionata (il diametro del pezzo è di 4,5 mm circa). A conti fatti è ovvio che la resina della Eduard non è idonea e ne sconsiglio l’acquisto.

Avendo comunque entrambi i set disponibili ho verificato la compatibilità scegliendone le parti migliori: infine ho utilizzato i petali e il condotto interno della Aires, mentre l’ultimo stadio del compressore è della Brassin. La ventola è in resina completata da tre fotoincisioni sovrapposte, che consentono una colorazione in diversi livelli e con più dettagli; verniciata con diversi toni metallici Alclad, sfumati poi col Weathering Master set D Tamiya, fa la sua bella figura!

Per ciò che concerne il tubo di scarico, dopo aver steso una mano di Surfacer 1500 white al suo interno, ho aggiunto un velo di Off White H-21 per simulare il rivestimento ceramico; per completare il lavoro ho eseguito un lavaggio in Bruno Van Dyck ad olio. Una volta opacizzato, ho aggiunto i segni dei gas incombusti di colore nero con le polveri del Weathering Master Set B Tamiya.

Come base per la colorazione dei petali esterni ho usato il Primer Alclad ALC-305-60, proseguendo poi con il Dark Aluminium ALC-103 e il Metallo Scuro “Metalizer” della Model Master. Una volta unite le due parti che compongono lo scarico, ho steso del trasparente semilucido Tamiya X-35 al fine di proteggere le vernici metallizzate.

Il flap sinistro cannibalizzato ha i toni desertici: metà l’ho colorato in Light Sand LP-30 Tamiya, lumeggiato con del Radome Tan H-318 Gunze; l’altra metà in verde H-330, lumeggiato con il verde oliva XF-62 Tamiya. La linea di separazione tra i colori, questo caso, deve essere sfumata.

Le ruote in resina Eduard Brassin sono molto belle, basta dargli un effetto peso limando la zona di appoggio. I cerchioni, come del resto i vani carrello e le gambe di forza, sono in bianco opaco mentre gli pneumatici in Nato Black Gunze H-77 (col battistrada lumeggiato in Gunze H-305 molto diluito). Dopo aver lucidato con X-22 il tutto, ho messo in evidenza i dettagli con un lavaggio in nero e, a seguire, ho posizionato le decal. Una volta opacizzato, ho aggiunto qualche piccola sbavatura d’olio e di sporco con il Weathering Master Set D e i cavi dei freni lungo le gambe principali.

La configurazione dei carichi esterni che ho scelto prevede i soli tre POD che nel kit Tamiya sono già tutti compresi. Sotto alla fusoliera, al pilone centerline, c’è l’ALQ-188 con compiti di “jammer”; all’estremità alare destra un CATM-9 e un ACMI TACTS POD sul rail opposto. A questo ho ricostruito il sensore frontale, eliminando quello in plastica, e ricostruendolo con uno spillo inserito in un ago da siringa.

Ora è tutto pronto per la verniciatura del modello. Ho iniziato applicando il pre shading in H-305 e, subito dopo, l’Air Superiority Blue F.S. 35450 della Mr.Paint (MRP-450). Foto alla mano, ho mascherato col nastro Tamiya le zone interessate (ricordo che gli stacchi tra i colori sono netti) cercando di prendere i riferimenti seguendo le linee delle pannellature. Il secondo tono ad essere spruzzato è stato l’International Blue F.S. 35109 sempre della Mr.Paint (MRP-238). Per ultimo ho lasciato il grigio F.S. 36270 (H-306 Gunze) applicato, però, su un pre shading leggermente più scuro (fatto col Gunze H-331).

Una volta asciutto ho rimosso il nastro controllando eventuali imperfezioni o infiltrazioni indesiderate di vernici… per fortuna non ne ho trovate. Gli altri due elementi cannibalizzati da altri velivoli sono il timone di direzione e lo slat sinistro, entrambi in livrea “artic”. Ho iniziato dal bianco col Surfacer 1500 White Gunze, per poi passare al Nato Black Tamiya e al grigio H-306.Le linee di demarcazione, anche qui, sono morbide e sfumate e per realizzarle ho usato il metodo del Patafix. L’antenna TACAN e GPS sul dorso sono in Gunze H-331; il ricettacolo per il rifornimento in volo e il pannello dello scarico dell’APU sotto alla fusoliera, in Aluminium ALC-101 Alclad.

Ho sigillato tutto con diverse passate leggere di Tamiya X-22, diluito inizialmente all’80% con diluente nitro, per poi salire progressivamente fino al 90% per ottenere una superficie liscia, lucida e ottimale per le decal. A tal proposito, il foglio della Bullseye è davvero molto bello e consente di riprodurre fino a quindici esemplari appartenenti al 64th e al 18th Squadron, uno più bello dell’altro! La loro qualità non si discute, aderiscono bene e si conformano utilizzando i liquidi Micro SOL e SET. Il passaggio più delicato riguarda la composizione delle walkway che hanno colori a contrasto con i toni della mimetica che attraversano.  Fortunatamente sono presenti dei segmenti aggiuntivi nel foglio che aiutano a correggere eventuali imprecisioni.

Ricordate, inoltre, che la stella sopra l’ala sinistra è posta fuori dalla posizione standard ed è rovesciata…un’altra particolarità di questo Viper!

Con un’altra passata di lucido ho fissato ulteriormente le decalcomanie e preparato la superficie per i lavaggi, che ho eseguito partendo dall’olio 502 della Abteilung (schiarito o scurito alla bisogna. Sui toni azzurri ho usato il Paynes Grey ABT255 e il Midnight Blue ABT225. Per le leggere sporcature e trafilature oleose dagli organi in movimento ho usato il Bruno Van Dyck. Dopo un ulteriore controllo ho dato la finitura finale al modello con l’Alclad klear kote Flat.

Mi sono, infine, dedicato al canopy che Tamiya offre già in versione brunita; purtroppo il pezzo presenta un segno superficiale sul lato destro dovuto ad un problema dello stampo. Ne abbiamo parlato anche sul nostro forum.

Con mano delicatissima per non aggravare la situazione ho iniziato a levigare il trasparente con carta fine da 1000, fino a eliminare ogni segno di stampaggio, per poi continuare con grane maggiori fino a rifinire con un cotton fioc e Compound Fine Tamiya. Se volete potete seguire anche la nostra guida per la lucidatura dei trasparenti.

Una volta mascherato col nastro Tamiya, ho verniciato l’interno in Nato Black ed ho aggiunto alcuni elementi come le maniglie, costruite con filo di stagno, per poi passare ai ganci di chiusura ricavati sezionando parti di vecchie fotoincisioni avanzate, piegate e lavorate. Lungo tutta la struttura corrono dei rivetti ben evidenti, e quelli della Archer sono perfetti (ho usato quelli per la scala 1/72 (AR88146), ritenendoli più piccoli e idonei).

Eliminate le mascherature rimanenti ho montato tutti i pezzi, iniziando dal carrello con relativi portelli, flap, sensori AOA in metallo, POD, e scarico. Ho lasciato per ultimi i dispersori statici, per via della loro delicatezza: li ho realizzati con un filo sottile in rame, verniciati poi in nero a pennello, Silver AK e giallo H-34 Gunze.

Devo ammettere che, al termine di tutte le fatiche, il modello si fa apprezzare anche grazie alla colorazione appariscente resa ancor più accattivante dalle parti cannibalizzate prelevate da altri velivoli. È la caratteristica che rende questo esemplare davvero unico e che, nel mio piccolo, ho ribattezzato… il mio piccolo “FrankenViper”!

Buon modellismo a tutti e…buon Aggressor!!!

Fabio “Jolly Blue” Barazza.

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