martedì, Ottobre 8, 2024

Tools Review: Gaahleri Airbrush Mobius 0.3 & GHAC-98D Ace.


Da inizio metà 2023 hanno iniziato a spopolare in rete e sui vari canali social di
modellismo, le aeropenne Gaahleri, nuovo brand che si è affacciato da poco in questo settore.
In realtà, leggendo dal loro sito, questo marchio esiste dal 2013 ma, sarò onesto, prima
d’ora non l’avevo mai sentito e non saprei se il loro core business sia sempre stato la
produzione di aerografi.


Da come ho letto, la progettazione delle aeropenne è made in U.S.A. mentre la
produzione è interamente made in China.


Il loro catalogo, ad oggi, si compone di una offerta di 7 tipologie di aerografi che coprono il
range delle misure che partono da ugelli 0,2 mm fino allo 0,7 mm, alcuni delle quali
progettati con trigger in stile spraygun, un pò come la serie GSI PS-290 e Iwata TR come
questa qui sotto.

In questa recensione abbiamo messo sotto torchio il GHPM-Mobius della serie Premium
nella misura da 0,3mm e il GHAC-98D della serie Ace. Quest’ultimo è un modello “dual
combo” e viene fornito con un set di astine + puntale nelle misure 0,38mm e 0,5mm.
Se volete saperne di più, mettetevi comodi e prendetevi un pò di tempo per leggere tutta la
recensione dal momento che non sarà una fast review…


First Look:
Le aeropenne arrivano confezionate all’interno di un contenitore di cartoncino rigido, come
per gli airbrush Iwata, protette in un apposito pad antiurto sagomato dove dentro sono
presenti anche le altre componenti.

Accompagna il corredo la stampa di un sample test di spruzzo ed un esaustivo foglietto di
istruzioni.

Sono presenti anche un set di guarnizioni di ricambio, cosa molto utile e gradita che non
sempre viene proposta da altri brand.

A differenza di altre marche, le componenti di ricambio negli esplosi delle aeropenne
(illustrate nella parte sottostante il coperchio della scatola) non sono codificate
numericamente ma identificate tramite il nome del modello a cui sono destinate.


Questo sicuramente semplifica molto la scelta delle parti durante l’acquisto dei ricambi.
Per entrambe le aeropenne troviamo una finitura esterna cromata, ben realizzata e con
alcune componenti in gold per la serie Mobius.


Il nome del brand e del modello sono riportati sul lato sinistro del corpo aerografo, tramite
laser sulla cromatura.

Esternamente le serie Ace, Advanced e Swallowtile ricorda tantissimo i modelli Iwata,
mentre se diamo un’occhiata al loro interno troviamo una architettura differente, molto più
simile ai modelli H&S e per alcuni versi anche ai modelli Badger.

La serie Mobius, invece, si discosta leggermente a livello estetico dagli altri Gaahleri,
assumendo un aspetto molto vicino all’Eclipse HP-CS ma più muscoloso per via anche del
look del manico che presenta alleggerimenti proposti con un taglio a spirale, l’apertura
lateralmente al corpo che lascia intavedere la vite porta guarnizione interna e la rientranza
ad isola che permette una impugnatura più salda.

Il modello Mobius viene fornito anche con valvola MAC, unico a catalogo con questo add-on, ma unicamente sul modello con duse da 0,2.
Tutte le aeropenne Gaahleri sono accomunate da caratteristiche simili tra loro tra cui ugelli
colore con l’innovativo sistema di scanalature esterne per il passaggio dell’aria, corpo
duse autocentrante e mai avvitato, manici alleggeriti con aperture laterali sul grano blocca-
ago, vite regolatrice del fondo corsa dell’ago e guarnizioni interne in PTFE.

Le coppette sono tutte separabili dal corpo; vantaggio o svantaggio? Di questo ne
parleremo in seguito; sappiate che queste si installano sull’aerografo con accoppiamento a
vite (maschio lato coppetta) e si può aerografare anche senza installarle.


La presenza di una sottile guarnizione in PTFE alla base della filettatura sul corpo
aeropenna assicura la tenuta all’infiltrazione dei liquidi tra i filetti. Il sistema ricorda in tutto
e per tutto quello adottato da H&S sui modelli Infinity.

L’interno della coppetta presenta una finitura cromata per agevolare la pulizia, ma bisogna
comunque prestare attenzione a come viene gestita la pulizia con i diluenti e pulitori
aggressivi, evitando assolutamente quelli a base di ammoniaca.


Segmento di mercato occupato:
Volendo semplificare il ventaglio dell’offerta dei loro prodotti attraverso un raggruppamento
delle misure degli ugelli della duse, possiamo riassumere i loro prodotti sotto questo
specchietto:

  • 0,2mm –> GHPM – Mobius
  • 0,28mm –> GHAC Swallowtail
  • 0,3mm –> GHPM – Mobius
  • 0,35mm –> GHAD 39
  • 0,38mm –> GHAC – 98D / CS36 / GHAD – 68
  • 0,5mm –> GHAC Swallowtail/ GHAD 39/ GHAC – 98D
  • 0,7mm –> GHAC Swallowtail

Si intuisce come i loro prodotti vadano a far concorrenza, anche con il prezzo, a fette di
mercato già molto sature e affollate da costruttori ben affermati come Iwata, H&S e
Badger, cercando di ritagliarsi spazi in “campi” poco battuti con le misure 0,28 o 0,38. La
scelta di queste ultime due immagino sia per avere una sorta di misura “ponte” con le altre.
E’ pur vero che in fin dei conti, sul pratico, non c’è molta differenza tra le misure 0,28 e 0,3
o tra la 0,35 e 0,38 se non per il look dei corpi aeropenna quindi, a mio avviso, avrei fatto a meno proprio della 0,28 e una tra le misure 0,38 o 0,35. D’altro canto il prezzo di lancio è veramente concorrenziale, se paragonato ai modelli più blasonati di aeropenne di fascia media ed entry level. La linea GHPM Mobius parte dai 65$ contro gli 80$ dell’Ace GHAC-98D.


Architettura dei componenti:
Miscelazione interna e doppia azione indipendente alimentazione a gravità. Questa la
logica di funzionamento di queste due aeropenne.

Passiamo ora alla parte core, il puntale e le sue componenti.


Entrambe le aeropenne presentano una duse in lega di rame con innesto autocentrante
sul corpo aeropenna senza far uso di filettature; alla base di questa è presente sempre
una guarnizione in PTFE.

Proprio a questa guarnizione è relegato il duplice e cruciale compito di creare la tenuta dell’aria ma anche isolare il condotto colore per evitare perdite/infiltrazioni nell’incastro corpo-duse.

Nota: Le perfette condizioni della guarnizione in PTFE alla base della duse, giocano un ruolo chiave. Eventuali cause di gorgoglii di aria nella coppetta colore o perdite alla base della duse, sono da ricercare unicamente in questa zona.

Nei due modelli, così come per tutta la linea delle aeropenne Gaahleri Studio, la duse si inserisce internamente al corpo aeropenna raccordandosi al condotto colore.

L’air cap, che completa il gruppo puntale (spray nozzle), si avvita sul corpo e calza come
un guanto sulla duse, ingaggiandola e forzandola verso la base del condotto colore.

Il serraggio a vite dell’air cap assicura il giusto accoppiamento duse-corpo aeropenna
creando quella tensione tra queste due parti che porta, grazie alla guarnizione in PTFE,
alla chiusura stagna dei due condotti, creando un “unicum”.

Vi faccio notare come il sistema di accoppiamento duse-corpo aerografo sorpa descritto
per i Gaahleri è uguale a quello utilizzato dalla H&S (spare parts 123822/123832).

Fonte: spraygunner.com

Anche la forma della duse è identica tranne che per gli otto micro air channels, canali dove
scorre l’aria esternamente la duse.

E proprio il sistema di passaggio dell’aria nel’aircap tramite i micro air channels è la novità
che introducono queste aeropenne e che, secondo quanto scrive il costruttore, dovrebbero
assicurare un flusso meno turbolento in uscita, costante e uniforme migliorando le
prestazioni dell’atomizzazione.

Fonte gaahleri.com


Ma sarà veramente così? Questo lo scopriremo più avanti!


Sicuramente senza la presenza di questi air channel non sarebbe possibile il passaggio
d’aria verso l’air cap, viste le dimensioni esterne del corpo duse e del sistema di lock
scelto alla Gaahleri per l’accoppiamento con il puntale aria, utile a tenere la duse ben
salda al corpo aerografo.

Di fatti e come già detto precedentemente, quest’ultimo avvolge la duse e la spinge sul
condotto colore interno.
I due modelli presentano la corona proteggi ago di forme differenti e tra loro comunque
interscambiabili.

Conico divergente per il Mobius e cilindrico sul 98 Double.

Per entrambe le aeropenne esiste la possibilità di aerografare senza l’air cap installato.

Una guarnizione interna in PTFE, posta tra coppetta e trigger, assicura il corretto
scorrimento dell’ago che la attraversa ma soprattutto evita che qualunque liquido inserito
dentro il serbatoio finisca nella parte posteriore, raggiungendo la sede della valvola aria. L’architettura è standard.

Il preset di regolazione del fine corsa dell’ago arricchisce il manico delle due aeropenne;
come già scritto nelle righe sopra, questo sistema è presente su tutte le aeropenne
Gaahleri.

Completa il core l’ago in acciaio.

Quest’ultimo con una finitura quasi lucida per il 98 Dual e satinata per il Mobius.
La conicità è regolare fino in punta tra le due astine e non presenta la variazione di angolo
come negli aghi Iwata o Badger.

I due modelli montano astine di diametri differenti e non interscambiabili; di conseguenza
la conicità è differente.


Tested on workbench:
Partiamo dalle sensazioni che si hanno tenendoli in mano.
Ben bilanciati e con leveraggi abbastanza corretti, il Mobius si presenta con un peso di
119gr. includendo serbatoio e coperchio; 98gr senza queste parti. Per il GHAC-98 Dual ho
rilevato 120gr. con serbatoio + coperchio installati contro i 96gr. senza.
Valori allineati con quelli di altre aeropenne.


Ad 1 bar il flusso d’aria registrato è pari a 11 L/min per entrambe le aeropenne con una
velocità dell’aria in uscita pari a circa 6,54 m/s per il Mobius e 6,66 m/s per il 98 Dual con
duse da 0,38.

Valori nella norma, a mio avviso, se paragonati con quelli di altre aeropenne. Sinonimo
che gli air channels non strozzano nè tantomeno accelerano il flusso d’aria.
Il trigger del Mobius, con la sua forma squadrata e scanalature parallele tra loro, svetta dal
corpo aeropenna di 9 mm rispetto a quello tondo del 98 Dual con i suoi 9,6 mm di altezza.

Sicuramente tra i due la posizione più vantaggiosa, per chi ha dita affusolate come le mie,
è quella del 98 Dual mentre la forma del trigger del Mobius regala un feeling migliore al
grip essendo anche leggermente più corto.

L’escursione verso il basso per aprire completamente la valvola aria del Mobius è di 1,3
mm contro i 2,1 mm per il 98 Dual.


Aspetto spesso trascurato e di cui poco se ne parla nelle varie review, ma che per me ha
una certa rilevanza nel delineare le caratteristiche di una aeropenna e il suo feeling, è la
tensione della molla dell’aria posta sotto il trigger.

Fonte: https://www.hoslotcarz.com/


E’ qui che si concentra la maggior parte dello sforzo che il dito indice dovrà sostenere
Per farvi un’idea, nei grafici qui sotto potete trovare una comparazione empirica
ma che ben rispecchia la realtà, delle costanti elastiche possedute delle molle che
comandano l’apertura della valvola aria nei vari modelli di aeropenna più popolari,
considerando anche lo sforzo per tenerla aperta.
Tali valori di forza restano confinati in un range che va da 1,3N a circa 3N.
Queste misurazioni sono state eseguite con la valvola aria scarica (P = 0bar).

Dal confronto si vede come la costante elastica della molla posseduta dalla valvola aria
del modello GHAC-98D sia la più bassa tra tutte; restituisce un valore leggeremente più
alto di forza da applicare rispetto al Mobius per via della maggiore escursione verticale del
suo trigger (2,1 mm).
La tensione risulta così molto vicino a quella di Iwata Eclipse HP-CS.
Chi fa peggio, in questo contesto, è il modello HP-B+ che raggiungi valori 2 volte superiori
agli altri aerografi qui considerati.
Il Mobius invece, a conti fatti, ci regala uno sforzo minore nel mantenere l’aria aperta
anche se ho constatato una risposta leggermente a scatto sull’apertura della valvola aria
(premendo verso il basso il pulsante) anche a 0 bar. Questo però non pregiudica affatto il
corretto funzionamento.
Sull’altro modello, il 98 Dual, l’escursione è più fluida senza alcuna resistenza iniziale.
E legata a questa c’è la triangolazione assunta dell’impugnatura dell’aeropenna che non
deve differire molto dalla naturale posizione assunta dalla mano quanto è a riposo.

Una posizione di contatto con il trigger non troppo avanzata permette indubbiamente un
controllo migliore del suo movimento, infatti il dito indice assume una piegatura più naturale per azionare il pulsante; questo aumenta sia il feeling che l’ergonomia dell’impugnatura.

In questo il Mobius 0,3 e 98 Dual non si discostano molto dalla strada intrapresa da Iwata
e Badger anche se trovo che una maggiore angolazione del trigger verso la coppetta
avrebbe giovato molto di più. Infatti nel Mobius il pulsante è quasi in asse con il corpo della
valvola aria.

Il feeling iniziale restituito da queste due aeropenne Gaahleri è ottimale.
La resistenza del trigger all’arretramento, invece, è regolabile agendo sull’avvitatura del
bilanciare, come accade anche per le aeropenne di altre marche.


Vediamo anche alcune metriche strettamente legate all’ago

Ora è venuto il momento di dare fuoco alle polveri!

Caricata la coppetta di colore e settata la pressione a meno di un bar è iniziato il test vero
e proprio.

Sin da subito la risposta all’arretramento del trigger è apparsa molto reattiva per entrambi
gli aerografi, anzi, estremamente reattiva quasi da lasciarmi spiazzato sulle prime, con
delle belle “tele di ragno” impresse sul supporto bianco utilizzato per il test.
Lo spessore di linea di 1 mm è stato raggiunto con minimi movimenti del trigger.

Dopo svariati minuti di verifiche alle due aeropenne, volte a capire se c’era qualcosa di
assemblato male nel puntale ed eseguendo per scrupolo una pulizia totale di quest’ultimo,
ho caricato nuovamente le aeropenne di colore e son ripartito con il test.
Ebbene, dopo alcune ore di utilizzo accumulate, vi anticipo che questa estrema reattività è
proprio una caratteristica di queste aeropenne.

Ma questa cosa comporta?
Il ventaglio di modularità del tratto al di sotto del millimetro e mezzo è concentrato in
movimenti di pochissimi decimi di millimetri di arretramento dell’ago e, di conseguenza,
nelle più piccole frazioni angolari di movimento del trigger.

Perdere la costanza dello spessore durante il movimento dell’aeropenna è veramente
molto facile dal momento che, anche la più piccolissima variazione di tensione sull’indice,
viene subito percepita dallo strumento.

Bisogna veramente avere estrema sensibilità nell’uso del dito indice per poter controllare il
tratto fine di questa aeropenna, calibrando ogni movimento dell’indice sul trigger in
maniera mirata per avere il controllo completo sul ventaglio di spruzzo del tratto al di sotto
del millimetro.


La regolazione del fine corsa dell’ago, che funziona molto bene, purtroppo aiuta ben poco
a compensare questa reattività perché basterà liberare il movimento dell’ago di appena
1/4 di giro, per trovarsi a spruzzare una linea spessa già 1 mm. Questo per farvi capire di
quali ordini di grandezza parliamo.

Tale caratteristica sicuramente non sarà accolta con piacere da chi vorrà sfruttare questi
aerografi in compiti di fino. Tanta potenzialità ma con così poco controllo. Attenzione però, non li sto paragonando a dei “cavalli pazzi”. Non vi speventate! Con la giusta pratica, già dopo almeno un’oretta di training fatta con i prodotti adeguati (inizialmente non utilizzate quelli da modellismo) si riesce ad instaurare un buon feeling e controllo, entrando nella logica di funzionamento di questi Gaahleri con tutto il divertimento che gli strumenti di aerografia riescono a regalarci. A me alla fine hanno fatto divertire.
Questo però è un dato soggettivo perché per quanto training farete, la reattività resta e
basterà poco per “uscire dai ranghi”. Un conto sono le prove libere e un’altra cosa è lavorare sul modello per realizzare post shaading, mottles e amebe con i prodotti da modellismo, nelle varie scale di nostro interesse e con colori da modellismo.

Sicuramente c’è da fare un bel lavoro mentale e pratico per adattarsi alla risposta di questi
aerografi Gaahleri che hanno una reattività, soprattuto nei tratti al di sotto del millimetro e
mezzo, molto “smart&ready”; ben differente da chi è cresciuto con aeropenne come Iwata
o Badger.


In questo iniziano le differenze tra aeropenne di fascia medio alta come Iwata, Badger e gli
aerografi Gaahleri Studio. A questo punto, vista anche la mia estrema curiosità tecnica, ho voluto capire la genesi di questo fenomeno analizzando e paragonando le componenti dei puntali Mobius e 98 Dual con quelli di Iwata per forma, dimensione e posizione.

Guardando sotto la lente di ingrandimento queste componenti si notano delle differenze
sia nella duse che nell’ago. Nei Gaahleri l’ugello è conico, con le sezioni delle pareti che scendono dritte verso il labbro della duse per poi creare un piccolo gradino sull’ago; in Iwata, l’ugello è altrettanto conico ma si raccorda, in uscita, molto meglio alla forma dell’ago con un gradino quasi impercettibile.

Il bordo del labbro della duse Gaahleri è più spesso, per via dell’ugello realizzato in lega di
rame, rispetto a quello in acciaio di Iwata che risulta più sottile (l’acciaio ha un modulo di
young nettamente maggiore). Se aguzzate meglio la vista, troverete poi che l’ago Iwata presenta un ulteriore angolo che chiude la punta, mentre in quello del Mobius e 98 Dual si ha conicità unica.

Queste differenze tra le forme e materiali non vanno valutate singolarmente ma in come
lavorano nell’accoppiata ago+duse.
Infatti, per Iwata le sezioni di ago e duse quando accoppiate hanno angoli abbastanza
differenti tra loro, con un passaggio quasi privo di salti grazie all’estrema sottigliezza del
labbro dell’ugello in acciaio. La doppia conicità dell’ago Iwata permette di avere un primo
tratto con un angolo meno acuto rispetto la parete della duse.

Dall’altra parte, invece, sui Gaahleri la continuità di sezione ago-duse è meno variabile
come angoli creati tra loro ma con un gradino più accentuato per via dello spessore del
labbro dell’ugello del Mobius e del 98 Dual.

E qui sta, a parer mio, la grande differenza nella risposta al movimento del trigger di cui vi
parlavo sopra. Questi accorgimenti, che possono sembrare minimi, in realtà sono quelli che generano differenti risposte dell’aerografo; non è solo una questione di design.
Ora, fate ben attenzione. Provo a spiegare quel che accade. Durante l’arretramento dell’ago, in Iwata, la variazione della sezione di area nell’ugello colore (lì dove passa il colore in pratica) è molto più graduale rispetto al movimento del trigger. Sui Gaahleri, invece, a parità di arretramento ago la sezione di luce che si crea per il passaggio del colore è leggermente maggiore. Viceversa, la medesima portata di fluido (e spessore di linea al di sotto di 1 mm) l’Iwata la raggiunge con un movimento maggiore di arretramento ago rispetto ai Gaahleri. Quindi il ventaglio dei tratti fini è spalmato su movimenti del trigger più ampi sull’Iwata rendendo il controllo del ventaglio di spruzzo molto migliore.
Attenzione però, non sto parlando di qualità dell’atomizzazione.
Queste differenze con Iwata non vanno considerate come un difetto di costruzione ma, a
mio avviso, un aspetto sottovalutato da Gaahleri in fase di progettazione. Inoltre, l’utilizzo di metalli differenti nella realizzazione dell’ugello colore rispetto ad Iwata, costringe saggiamente Gaahleri a mantenere spessori sul labbro della duse leggermente maggiori al fine di garantire resistenza e longevità a questa parte, sotto le tensioni generate dall’ago quando va a battuta.


In questo, aeropenne di fascia medio/alta come Iwata e Badger fanno scuola e sanno
tracciare ancora una netta e marcata linea di confine con tutto il resto degli aerografi. Ebbene, la reattività di cui vi parlavo sopra si ripercuote non solo in fase di apertura del
colore ma anche in quella di chiusura. Infatti, quando dal trigger si chiude completamente il colore, lasciando ancora l’aria aperta, molto spesso la campitura o il tratto appena tracciato termina con delle disomogeneità.

Questo è dovuto all’estrema recettività dell’ugello colore che risente dei più piccoli micromovimenti dell’ago, quando questo va a battuta sulla duse. Non vi spaventate,
l’aerografo non ha nessuna parte rotta o difettosa.
Sicuramente, come vi avevo già anticipato, queste aeropenne richiedono l’investimento di
qualche ore di training per gestire nel migliore dei modi tutta questa “esuberanza” e
allenare l’indice a movimenti piccoli, lenti e fluidi per maturare un certo controllo.
Tenetene conto quando penserete all’acquisto di una Gaahleri perché questo aspetto non
può essere regolato ma solo gestito con tanta pratica, anche lavorando ad ago scoperto.
This is the sad truth!
Passando invece ai tratti più consistenti fino ad arrivare alle campiture utili a dare fondi
omogenei, le due aeropenne cambiano volto, diventando molto più gestibili e rilassanti
regalandoci il tipico piacere dell’aerografia. L’atomizzazione l’ho trovata ottima a tutte le aperture con una definizione e concentrazione del tratto veramente perfetta e simmetrica nell’interezza del suo cono di spruzzo.

Una peculiarità che ho apprezzato di queste aeropenne è quello di ottenere un tratto
sottile ben saturo e pieno, poco sfumato ai bordi derivante sicuramente dal loro innovativo
sistema di air channels.

Sinonimo, questo, che lo studio fluidodinamico applicato per realizzare gli air channel fa
veramente quel che raccontano le loro brochure. Questo accorgimento non è solo una trovata stilistica con poca sostanza, come spesso si vede in certe aeropenne di altri brand, ma ha effettivamente un riscontro positivo nell’atomizzazione.
Incanalare il flusso d’aria negli air channel sopra la duse crea, effettivamente, una corrente
d’aria con maggiore energia, coerenza direzionale e minore turbolenza in uscita che
permette di ottenere tratti leggermente meno sfumati ai bordi e più saturi al centro rispetto
ai loro competitors.

Caratteristica, questa, ancora più marcata lavorando ad ago scoperto. Per entrambi i modelli le prestazioni sono veramente simili, con l’ovvia differenza da considerare dovuta dalla duse 0,38 del 98 Dual che con l’air cap regala tratti più ampi rispetto al Mobius 0,3.
Questa misura permette comunque di ottenere ottimi risultati non molto distanti dalla 0,3,
specialmente se si lavora ad ago scoperto. Sinceramente ho preferito il 98 Dual come feeling rispetto il Mobius perchè leggerissimissimamente meno reattivo dello 0.3, oltre ad avere il trigger in posizione più avanzata.
Sulla taglia 0,5 installabile sul 98 Dual, c’è poco da dire che possa discostarsi da quanto
sopra descritto se non che è una 0,5. Ho trovato, inoltre, molto comoda la soluzione dei serbatoi rimovibili, soprattutto quando devono essere spruzzate piccole quantità di colore. Questo permette di non avere ostacoli visivi quando si lavora di fino, dove tendenzialmente non si ha necessità di caricare l’aerografo di grandi quantità.
Si conclude così la prima batteria di test Il prossimo step sarà virare verso i prodotti da modellismo per capire come si comporteranno le aeropenne Gaahleri in questo nuovo scenario.


Pronti a seguirmi anche nella seconda parte di questo test dopo una bella pausa caffè?
Ovviamente la risposta fluida data dai prodotti utilizzati in precedenza non sarà la stessa
utilizzando colori da modellismo che posseggono una chimica differente.
Ben conscio del comportamento intrinseco dei due strumenti, ora è possibile introdurre
quelle variabili di cui vi parlavo inizialmente, proprie della chimica adottata dai prodotti da
modellismo e che vanno in tutt’altra direzione rispetto a quelli utilizzati nella prima parte.
Se i primi test mi mi hanno permesso di costruire quel feeling indispensabile a conoscere
meglio le potenzialità, i limiti e le peculiarità di questi due modelli di aeropenna, ora tocca
rimescolare tutto con le nuove variabili “modellistiche”.
Ho utilizzato sia prodotti lacquer based che acrilici a base alcolica per finire, poi, con i
vinilici e svariati metallizzati.
Ovviamente, come molti sapranno, i colori da modellismo e, più in generale, quelli con
chimiche simili ai prodotti ora utilizzati, quando aerografati, tendono a seccarsi sulla punta
dell’ago molto più velocemente di altri, facendo variare la risposta dello strumento e
costringendoci ad aprire sempre più il flusso di colore per compensare l’aumento di
spessore dell’ago. Inspessimento che fa da ostacolo allo scorrere della vernice.
Con le due aeropenne Gaahleri non ho notato differenze evidenti su questo aspetto
rispetto ad altri modelli di aeropenne. Il fenomeno prima descritto avviene alla stessa
maniera di quando si utilizza un airbrush Iwata o Badger.
L’atomizzazione è piacevole ed è continuata a risultare ottima e bella fluida, senza alcun
problema nello spruzzare finiture metallizzate con le misure degli ugelli forniti (0,3, 0,38,
0,5).


Ci si può spruzzare veramente di tutto, con le opportune diluizioni.

Anche in questo caso, nessun comportamento anomalo rilevato né per la Mobius 0,3
tantomeno per la 98 Dual che non si discostano dal trend che si avrebbe con altre
aeropenne di marche più popolari quando impiegate a spruzzare prodotti modellistici.
Come già visto nella prima parte di test, il comportamento reattivo di questi due aerografi
Gaahleri Studio resta il medesimo. Ovviamente, i prodotti da modellismo non faciliteranno i
possessori delle aeropenne Gaahleri nella già delicata fase di gestione e controllo del
ventaglio di spruzzo al di sotto del millimetro. Sicuramente l’attenzione risulterà essere maggiore quando si avrà la necessità di lavorare di fino sul modello con prodotti da modellismo.
Ma non vi spavente; una volta che avrete preso confidenza con l’aerografo e maturato il
giusto feeling, tutto poi assumerà la giusta dimensione.
Da qui in poi le differenze di prestazioni rispetto a quanto descritto dipenderanno
unicamente da voi, dal pigmento e dal tipo di chimica utilizzata, oltre che dal rapporto
diluizione/pressione con il quale si alimenterà l’aerografo.
La pulizia avviene come qualunque altro aerografo a miscelazione interna e duse ad
interferenza. Tutte le parti in cui il colore entra a contatto posseggono un buon trattamento
superficiale tale da agevolare la fase di pulizia a fine sessione di aerografia.


In questo sono molto simili ai modelli Iwata Eclipse, Badger Renegate e H&S.
La cromatura interna della coppetta aiuta moltissimo a rimuovere il colore; bisognerà
capire la longevità nel tempo di questo trattamento anche in base ai prodotti utilizzati.


Conclusioni:
Dopo un bel monte ore di utilizzo accumulato sia sul modello Mobius 0,3 che sul 98 Dual,
siamo arrivati in dirittura d’arrivo per tirare le somme, quanto più oggettive possibili, su
queste due aeropenne.


PRO:
Ho trovato un bel bilanciamento di entrambi gli strumenti, con una triangolazione buona
nell’impugnatura che alla lunga non stanca più di una Iwata o Badger di pari architettura.
Migliore, per me, la posizione del trigger della 98 Dual ma ho preferito di più il grip regalato
dalla forma del
pulsante sul modello Mobius anche se questo avrebbe guadagnato qualcosa in più ad
avere una leggera inclinazione del trigger verso il serbatoio.
Perfetta, a parer mio, la tensione della molla aria che aiuta a non affaticare il dito indice
negli usi prolungati e soprattutto quando si lavora di piccoli movimenti.
Ottima l’atomizzazione e con essa le varie componenti in gioco che contribuiscono a
realizzarla.
Molto piacevole l’erogazione del colore nella quasi totalità del ventaglio di spruzzo,
realizzando tratti sottili e netti con ridotta sfumatura ai bordi, grazie al sistema degli air
channel.

Le componenti di entrambe le aeropenne si sono rivelate precise e di ottima fattura con
soluzioni da un lato innovative (vedi i micro air channels) e dall’altro prese in “prestito” da
Iwata, Badger e H&S le quali hanno dato già prova di essere le migliori di sempre: duse
monopezzo con innesto ad interferenza, guarnizioni in teflon, preset regolazione fine corsa
sul manico, angolo coppetta-corpo aeropenna compreso tra 30° e 45°, serbatoio rimovibile
con coperchio e cromatura interna, attacco aria da 1/8, possibilità di lavorare senza copri
ago, no parti in plastiche, set guarnizioni di ricambio incluse e regolazione tensione
scorrimento orizzontale trigger.
Tra le frecce al suo arco, Gaahleri ha sicuramente il costo contenuto dei loro prodotti e dei
medesimi ricambi, con un rapporto qualità-prezzo molto più appetibile e accessibile
rispetto ad Iwata.
Sotto certi versi le prestazioni, la qualità delle componenti, il feeling e l’ergonomia di
queste due Gaahleri sono molto vicine e sovrapponibili a modelli di fascia media prodotti
da altri brand. La soluzione degli air channels ha la sua ragion d’essere e i benefici sono
chiari ed evidenti nelle spruzzate dei tratti che si realizzano; questo però senza alterare
significativamente i valori di velocità dell’aria in uscita dal puntale o incidere negativamente
sull’atomizzazione.


CONTRO:
Come avrete intuito nella sezione precedente, il controllo e la gestione del tratto fine sono
sicuramente gli aspetti negativi più rilevanti che mi sento di sottolineare per questi
aerografi e sui quali possiamo farci ben poco, se non acquisire pratica investendo del
tempo per imparare a gestire questa caratteristica posseduta dalle Gaahleri.
Manca, purtroppo, quella flessibilità del ventaglio dei tratti al di sotto del millimetro che
avrebbe permesso a questi aerografi di ridurre di molto l’attuale gap con Iwata o Badger.
Questo ventaglio è concentrato in un movimento di pochissimi decimi di millimetri di
arretramento dell’ago e, di conseguenza, nelle più piccole frazioni angolari di movimento
del trigger. Perdere la costanza dello spessore durante il movimento dell’aeropenna è
veramente molto facile dal momento che, anche la più piccolissima variazione di tensione
sull’indice, viene subito percepita dallo strumento.
Questa reattività si ripercuote anche quando si chiude completamente l’erogazione del
colore, lasciando ancora aperta l’aria; molto spesso la campitura o il tratto appena
tracciato terminano con delle disomogeneità dovute all’estrema recettività dell’accoppiata
ago-ugello colore, che risente delle più piccole incertezze trasmesse al trigger dal nostro
dito indice.
La regolazione del fine corsa dell’ago, che funziona bene, purtroppo aiuta ben poco a
compensare questa reattività.
La duse, realizzata in lega di rame, ha un labbro leggermente più spesso per dar maggiore
resistenza alle tensioni create dall’ago, evitando lacerazioni premature. Questo materiale
permette comunque di avere costi di produzione bassi unita ad un’ottima precisione di
realizzazione. Purtroppo però determinate caratteristiche possedute dagli ugelli in acciaio
made in Iwata difficilmente si possono ottenere con materiali che hanno un modulo di
Young così basso.
Sono convinto che una accurata riprogettazione del cono dell’ago potrebbe smorzare la
reattività sulle basse aperture dell’ugello colore.
Tanta potenzialità ma senza il giusto controllo e purtroppo ho il sospetto che questa
caratteristica accomuni tutti gli aerografi Gaahleri.

Per questa ragione, nella mia personale classifica, queste due Gaahleri si collocano su un
livello inferiore rispetto ad aerografi come Iwata Eclipse HP-CS, HP-CP e Badger
Renegate Krome, ma di sicuro ben al di sopra di Fengda e similari.
Del resto l’atomizzazione è ottima ed è un piacere lavorare sulle medie campiture con
quasi tutti i colori da modellismo.
Insomma, devo dire che alla fine della fiera alla Gaahleri hanno fatto, dopo tutto, un bel
lavoro su questi due prodotti che non possono essere considerati alla stregua dei tanti
“fermacarte” cinesi che spopolano a destra e a manca.
Chiudo la recensione lasciandovi un tricks che magari potrebbe controbilanciare il
comportamento reattivo delle Gaahleri. Cambiando leggermente la posizione di contatto
dell’indice sull’aeropenna e portandolo dalla punta verso il centro della falange distale
dell’indice, si riduce la leva e di conseguenza i movimenti trasmessi al trigger.
In pratica, da così:

A così:

Certo non risolve ma è un espediente nato dall’esperienza quando si ha bisogno di avere
un miglior controllo dello spruzzo. Con me il più delle volte funziona.
Non sarà per molti una condizione d’uso familiare nell’uso delle proprie aeropenne ma,
con il giusto allenamento, dà i suoi risultati.
Termina qui questa lunghissima review, lasciando a voi le vostre personali conclusioni;

Buon modellismo a tutti!

Aurelio “freestyle” Laudiero

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