Qualche tempo fa, durante una delle tante mie ricerche on line (e non solo) per l’inizio di un nuovo modello, mi capitò di trovare una serie di bellissime foto di F-84F Thunderstreak italiani; alcune di queste raffiguravano i velivoli in fase di manutenzione sul piazzale antistante l’hangar. Mi sono trovato ad osservare le immagini che documentavano uno di questi con troncone di coda separato e gli specialisti impegnati ad ispezionare il motore con tutte le attrezzature necessarie alle operazioni; non nascondo un certo stupore perché ero abbastanza convinto che certe manutenzioni “pesanti” fossero effettuate solamente all’interno dell’officina… e invece le mie certezze sono state smentite. E da qui è nata l’idea di realizzare il diorama che vi illustrerò in questo articolo. Un lavoro lungo ed impegnativo dove, per mia fortuna, sono stato supportato da mio figlio Jacopo. Di fatto, quello che andrete a scoprire nelle prossime righe è un lavoro eseguito a quattro mani!

Il progetto:
Gli elementi che compongono la scena sono stati quasi tutti realizzati completamente in auto costruzione, mentre altri ci hanno costretti ad eseguire estese modifiche per rappresentarli corretti sia a livello tecnico, sia storico. Gli interventi principali hanno riguardato:
- Motore J-65 e relativo trolley di sostegno che poteva essere movimentato con il trattorino.
- Tubo di scarico e suo supporto che doveva essere poi agganciato al terminale del motore. A questo sono stati aggiunti alcuni accessori presenti in linea di volo come l’estintore carrellato.
- Troncone di coda con relativo supporto regolabile in altezza anch’esso movimentato con trattorino, oppure manualmente dagli specialisti per inserimento o smontaggio.
- L’Apecar Piaggio che aiutava gli armieri e non solo, per il trasporto di componenti pesanti o ingombranti come gli Jato, per i contenitori proiettili e per le tante attrezzature necessarie.
- Il velivolo a terra sul carrello triciclo completo di taniche e portelli aperti per l’alloggiamento dei componenti e abitacolo aperto per collaudi dei tecnici a manutenzione ultimata.
Il modello:
Il kit di partenza è il Kinetic (reboxato da Italeri) con cockpit set della AIRES, presa d’aria corretta della Quickboost (quella da scatola ha una forma completamente errata), set di fotoincisioni della A.M.U.R. Reaver, decalcomanie della Icarus Decals (stencil) mascherine per i trasparenti e altre fotoincisioni Eduard.
Il velivolo che abbiamo scelto di rappresentare è un F-84F-66-J assegnato al 6° Stormo, 154° Gruppo, con numero di carrozzella 6-12 e matricola 36831. La storia è stata raccontata nel WORK IN PROGRESS che trovate nel nostro forum.
Il primo elemento su cui siamo intervenuti è stato l’abitacolo. Quello originale è stato sostituito dal set in resina della Aires che ha la vasca e il seggiolino perfetti per le versioni utilizzata dall’AM. Il cruscotto, al contrario, rappresenta un Block costruttivo diverso per è stato smembrato e ne abbiamo utilizzato solo la parte centrale; i due pannelli laterali più piccoli, invece, provengono dal set fotoinciso codice FE1198 della Eduard. Tutti gli elementi sono stati, poi, riassemblati utilizzando come supporto il cruscotto del kit (opportunamente lisciato dei dettagli e adattato ai pezzi aftermarket).








Oltre a questo, si è reso necessario lavorare allo spessore della plastica delle semi-fusoliere per poter adattare il cockpit al meglio e per costruire i dettagli che componevano le due camere di canalizzazione aria al motore e tutta la centinatura relativa.


Prima di procedere con le altre modifiche abbiamo verniciato l’abitacolo con il grigio Gunze H-317 (leggermente schiarito con del bianco nella proporzione di 10 a 2).





Anche il seggiolino è dello stesso colore, con il poggiatesta in rosso ottenuto mixando il Khorne Red e il Mephiston Red della Citadel e le cinture in Olive Drab della Vallejo.

A seguire sono state costruite le due griglie anti FOD e definito il vano inserimento e alloggiamento motore. Non meno importante e delicato l’intervento di separazione, con un piccolo seghetto a mano, delle due semi fusoliere lungo la centina appositamente segnata che poi è stata ricostruita e dettagliata.



Abbiamo dettagliato anche il vano armi con la strumentazione a corredo e, ovviamente, anche la cofanatura che rimane molto in vista a modello ultimato.

Sempre con il contributo fotografico reperito on line, e non, sono stati portati a compimento tutti i lavori di dettaglio del vano interno fusoliera cercando di dare le giuste proporzioni a tutti i sistemi e componenti che erano parte del funzionamento del velivolo. Plasticard e fili di rame opportunamente piegato e di vario diametro hanno simulato i cablaggi e tutta la parte di aggancio del motore al profilato di scorrimento.



Come detto in precedenza, uno dei difetti più noti del Thunderstreak Kinetic riguarda la presa d’aria. Per correggerla abbiamo utilizzato il set di correzione della Quickboost che ne sistema le forme e le dimensioni.

Per simulare lo spessore del blindovetro sono stati applicati due fogli di carbonato leggermente fumé (incollato usando della colla vinilica con molta attenzione e parsimonia); particolare attenzione è stata posta per evitare aloni e deformazioni difficili o impossibili da eliminare in una fase successiva. Sono ed è stato aggiunto il tubo del sistema de-misting (anti appannamento).



Altro problema che ha abbiamo dovuto affrontare è quello relativo alle decal. Il Diavolo Rosso proviene dal kit ed è sostanzialmente corretto. Chevron sulla deriva e il tridente sulla fusoliera sono stati ridisegnati basandoci sulle foto dei velivoli reali e, successivamente, utilizzati per tagliare delle mascherine al plotter. In particolare, Il tridente anteriore è stato corretto nel rebbio centrale mantenuto a spessore costante fino alla punta terminale, così come ben raffigurato sulla monografia di “Italian Aviation Services, F-84F”. A conti fatti, purtroppo, non esistono set aftermarket disponibili sul mercato che rispettino forme e dimensioni dell’araldica originale prevista per i velivoli operativi. Il rosso utilizzato per i fregi, e per le tip alari, è il Gunze H-8 leggermente scurito. Stesso discorso per numeri di carrozzella e Serial Number, anche questi progettati e tagliati al plotter grazie all’aiuto dell’amico Fabio Canova che ringraziamo. Il processo si è reso necessario perché sia quelli del kit, sia quelli della Tauromodel, risultano troppo grandi.Per la matricola di coda è stato relativamente facile avere info sul font utilizzato, consultando la ” General Specification for lettering and numerals used in marking for aircraft (MIL-M-18012B del 20 July 1964)” e il “Aircraft registration Marking” dello stesso periodo. Naturalmente il Serial 36831 ha i numeri “spezzati” tipici di esecuzione con lastre prestampate. Per il numero 6-12 si è lavorato sulla foggia e sulla spaziatura dei numeri anche per allineare gli stessi alle coccarde laterali.
Il troncone di coda:
Sezionato e separato il troncone di coda dal resto del kit del velivolo tramite una lama a seghetto finissima, sono stati avviati i lavori di autocostruzione della centinatura interna della fusoliera. Tutto Plasticard da 1,2 mm, sagomato ed adattato. Per questo motivo sono risultati indispensabili alla consultazione la sezione cutaway, alcune foto reperite in rete in cui venivano mostrate parti della struttura interna, degli aerofreni e la zona paracadute. Il troncone, una volta terminato, è stato posizionato sul carrello di trasporto, lasciando gli aerofreni esposti, gli stabilizzatori orizzontali con trim fortemente a cabrare (posizione che troviamo solo se il troncone viene separato, normalmente è sempre in posizione neutra), pacco paracadute e tubo di scarico lasciato sul suo supporto a lato della fusoliera stessa.

Gli interventi sullo spessore della plastica sono stati importanti specialmente nella zona paracadute e aerofreni e questo per fare spazio ai dettagli e dare continuità delle centine con la sagoma esterna. Alla fine del “dimagrimento”, dallo spessore base di 1.3 mm abbiamo raggiunto gli 0,8 mm, livello “diafano” ma ancora resistente. Per permettere ai piani di coda di assumere la corretta geometria abbiamo lavorato l’impennaggio di coda per creare un vano in cui alloggiare un disco di Plasticard libero di ruotare, in modo da mantenere l’asse in posizione corretta, ma inclinato rispetto a quella neutra del kit.

Le fotografie acquisite, inoltre, mostrano una sostanziale incongruenza dei dettagli stampati nella parte inferiore della fusoliera del kit, rispetto al velivolo reale. È stata, quindi, corretta come riportato sul disegno con l’inserimento dello scarico pressione e gas, della lampada ausiliaria, degli spacchi corretti per il fissaggio dei razzi JATO e delle due spie di presa e verifica delle lampade a goccia.

Sono state, poi, separate le due conchiglie del vano paracadute con inserimento dei relativi pistoni di apertura e il meccanismo di presa ed estrazione della calotta. La sacca è stata riprodotta parzialmente chiusa, in modo da risultare visibile il pilotino di estrazione, e appoggiata sul tavolo ripiegatura antistatico (di cui parlerò più avanti).


Tutto l’interno è stato verniciato con l’Interior Green (Gunze H-58, boccetta più vecchia. La tinta aggiornata per questo codice è troppo gialla e completamente errata) con l’unica differenza della zona aerofreni che si presenta in alluminata. A proposito degli airbrake, questi sono della ditta sovietica A.M.U.R. Reaver, di ottima costruzione e non sono stati coperti da vernice in quanto ricavati da una lastra di alpacca che ha già la corretta tonalità e spessore 0,15 mm. Ci siamo limitati a stendere un trasparente satinato all’interno e a lucidare le superfici esterne, come richiesto dal codice AM anche per i Thunderstreak reali.
Fuselage Transporting Truck:
Il carrello di trasporto della sezione di coda è un complesso di tubi a traliccio che funziona in modo da poter alzare ed abbassare il troncone mantenendolo allineato al punto di estrazione. Esigenza, questa, indispensabile per un corretto inserimento e fissaggio manuale della fusoliera.

Per realizzare il “dolly” che, nel linguaggio tecnico era chiamato “Aircraft Universal Truck-AFT Fuselage Transporting” avevamo a disposizione solo poche fotografie trovate sul web e di una pagina di un manuale in cui veniva riportata la sua altezza rispetto alla linea orizzontale di simmetria del velivolo. Con il solito lavoro di autocostruzione, individuata la proporzione e la scala del componente, con tondini di diametro 1,2 mm e di 1.6 mm, è stato realizzato il traliccio e la struttura basculante sul proprio asse longitudinale. I supporti e sostegni sono stati incollati utilizzando la stessa fusoliera del kit per evitare posizioni non corrispondenti al vero. Le ruote sono di recupero mentre alcuni dettagli, come le molle di reazione, sono ricavati da filo di rame. Alla fine del lavoro, abbiamo verniciato il tutto con l’XF-4 della Tamiya.
Il motore J-65 con il carrello di trasporto:
Con il manuale di uso e manutenzione trovato a fatica, siamo riusciti ad ottenere tre importanti informazioni:
- La dimensione massima tra supporto e punto di fissaggio laterale del motore (da cui ho ricavato il diametro max del J-65).
- La distanza del perno di scorrimento alla fine del motore, parte posteriore.
- La lunghezza massima del motore.
Con queste misure certe ho elaborato, per proporzione, le altre dimensioni necessarie.
Per quanto concerne il propulsore, la parte anteriore e la turbina del primo stadio è stata ricavata da un J-79 di recupero e modificato nella sua profondità che risulta, sui 4 bracci di sostegno e di ripartizione flusso, di 2,5 mm (reali 120 mm circa). È stato aggiunto, sul perno centrale, il gruppo di auto correzione e misura eccentricità albero con il cavo multipolare elettrico/segnale al cockpit del pilota. Il tutto era accessibile tramite un portello inferiore per verifica e controllo in manutenzione ordinaria.

Il corpo motore, come il cilindro centrale, il serbatoio laterale dell’olio, tubi e cavi elettrici e cavi di iniezione sono stati realizzati con Plasticard e rame piegato. La parte terminale, invece, è stata ridotta ed adattata da sacrificando il cono della turbina di un F-86. Le alette e le quattro termocoppie sono in Plasticard e lamina di rame. I percorsi dei cavi e dei tubi sono stati desunti al manuale manutenzione citato in precedenza, e da alcune foto. I 48+16 cavi degli iniettori (ci sono tutti) sono rame (da 0,1 mm) e zinco (0,3 mm). La colorazione è quella ricavata dalle fotografie a cui sono stati aggiunti e colorati i raccordi degli iniettori anodizzati blu / azzurro.

Per quanto riguarda il carrello, quello rappresentato è una prima serie con le ruote gemellate ai quattro lati che permetteva sia il trasporto (come ovvio), sia la rotazione sull’asse, rendendo il motore accessibile ai tecnici da qualsiasi lato per controlli e manutenzione.
L’Apecar Piaggio:
La mitica Ape della Piaggio è stata immortalata in alcune foto scattate all’epoca in linea volo o in piazzola, ad ausilio degli specialisti per il facile trasporto di apparecchiature elettroniche, fotografiche o caricatori armi. Di conseguenza, è di diritto entrata nell’elenco dei componenti da inserire nel diorama e auto costruire completamente perché kit in scala 1/48 non ne esistono. Trovata la necessaria documentazione con disegni, catalogo nomenclatore e fotografie di restauri, è iniziata la realizzazione della dima per l’abitacolo realizzata in legno. Su di essa abbiamo scaldato e conformato, con la tecnica del vacuform, un foglio di stirene da 1,2 mm. Sono occorse molte prove per trovare un compromesso ottimale tra spessore e grado di morbidezza della plastica, ma il risultato alla fine è stato soddisfacente.



Manubrio, leve, sedile, coperture ruote, marmitta e accessori vari sono poi stati ricavati da listelli di stirene pazientemente sagomati e lisciati a carta abrasiva. Completano il tutto alcune PE di recupero utilizzate per il tappo benzina, il tachimetro, la protezione del clacson. Anche se le foto reperite evidenziavano l’assenza delle porte laterali, sono comunque state ricostruite ed assemblate per completezza.



Dalle palette colore della Piaggio siamo riusciti a risalire al colore del corpo principale (in grigio) che è un H-316 Gunze schiarito e con una nota di marrone (codice originale Max Meyer 15243), mentre per il cassone posteriore abbiamo scelto il Gunze H-388 (codice originale Max Meyer 1.206.8707). Per il parabrezza è stato utilizzato acetato sagomato e deformato per aderire al profilo a cui doveva necessariamente adattarsi. Lo sprue nero stirato, completa l’insieme simulando la guarnizione del vetro. Aggiunte la targa e i contenitori munizioni nel cassone e l’Apecar è pronta.




Clark TUG Tractor:
Avevamo a disposizione un TUG Clark -6 MILL-44 Heavy Aircraft Tug prelevato da una vecchia scatola dell’F-86D Monogram. Un modello della WW2, primo tipo con una unica ruota motrice posteriore ed i fanali dritti sul cofano e poco altro. Le foto che coinvolgevano il nostro F84F davano una versione diversa del trattorino sempre Clarktor – 6 ma con ruote posteriori gemellate, fanali ai lati del cofano, una protezione posteriore e il cofano chiuso.
Quindi ecco le modifiche apportate con pochi altri dettagli che si evincevano dalle foto in rete.


Altri elementi del diorama:
Il tubo di scarico: veniva fissato al terminale del motore J65 a mezzo di un innesto rapido a pinza con fascia di chiusura rapida, presenta una inclinazione di 4° dovuta al riallineamento del tubo rispetto alla posizione del motore all’interno della fusoliera. Dal catalogo nomenclatore risulta che il tubo avesse quattro sonde di temperatura poste sul terminale e collegate ai sistemi di bordo.

Estintore carrellato: auto costruito, partendo da una foto di F-84F Thunderstreak in linea volo, con le vecchie ruote alte e predisposto per essere trasportabile anche dal trattorino “TUG”. Come da manuale di riferimento, le bombole sono rosse con ogiva bianca mentre il resto della struttura è in bianco. Completa il tutto anche il tubo ed il diffusore. A questo è stata aggiunta la cassetta porta copertura superiore dell’F-84 o di altri accessori da non lasciare sulla piazzola. È stata ricavata da una griglia in fotoincisione della Eduard con nervature ricavate dalla stessa lastra.

Tow-Bar: la barra di traino rappresentata è del primo tipo ed è bastata sul manuale “GROUND HANDLING AND FAMILIARIZATION F-84F”, edito dalla stessa Republic Aviation Corporation, ad uso degli specialisti e manutentori. Un lavoro paziente di composizione dei diciotto piccoli pezzi che la compongono, metallici e plastici che, una volta terminato e colorati in natural metal, sono stati alloggiati sul TUG di servizio.

La scaletta di salita:

Strumento ausiliario per estrazione motore: veniva utilizzato sempre dagli specialisti. Fondamentali anche in questo caso, le fotografie del componente montato ed in utilizzo. In pratica il motore, sganciato dai supporti sul velivolo, veniva fatto scivolare lungo i due binari a “C” con l’ausilio della leva superiore, fino al fermo posteriore. A quel punto veniva agganciato da una gru e spostato dal velivolo al carrello motore.


Conclusioni:
È stato un lavoro complesso che ci ha tenuti impegnati per svariati mesi, soprattutto per la mole di autocostruzioni che esso ha richiesto.




Ci piace, però, pensare di aver riprodotto in scala uno dei tanti momenti che hanno scandito la vita degli specialisti dell’AM (montatori, motoristi, avionici, ecc.) durante uno dei periodi più floridi per la nostra Aeronautica, quello del dopoguerra.
Buon modellismo a tutti.
Stefano e Jacopo Ferrari.









