martedì, Maggio 21, 2024

Aftermarket Review – T/RT-33 Conversion & Upgrade Set in scala 1/48.

A distanza di pochi mesi dalla prima recensione sui set di conversione e dettaglio della Mister Kit (click QUI per leggerla), sono di nuovo qui a parlarvi degli ultimi prodotti messi in commercio dalla ditta milanese, ugualmente realizzati in collaborazione con Andrea Paternieri. Questa volta il soggetto scelto è uno dei velivoli che hanno composto la spina dorsale della nostra Aeronautica Militare negli anni ’70: il Lockheed RT-33. Gli articoli che presenterò in questa review sono ideati su base del kit Great Wall Hobby dedicato al T-33 nella scala del quarto di pollice, e sono composti da un mix di parti stampate in resina 3D e altre realizzate in resina poliuretanica con metodo classico (stampo in gomma siliconica).

MK-4806 – RT-33A Conversion Set:

Il primo aftermarket sotto la lente d’ingrandimento è il più corposo e, soprattutto, il più importante poiché permette di trasformare la versione da addestramento in quella fotografica.

Cockpit: la vasca è realizzata completamente in 3D, così come le scatole avioniche sistemate nell’alloggiamento alle spalle del pilota. Quest’ultime rappresentano la configurazione più tarda e sono corrette per gli esemplari proposti dal set, ad eccezione del CT-31 di cui parlerò nel capitolo decalcomanie. I particolari sono ben riprodotti e nitidi, con i layer di fusione appena percettibili e, comunque, facilmente eliminabili con una mano di Mr. Surfacer della Gunze.

Con lo stesso metodo sono ricavati anche i seggiolini di cui vengono fornite due copie (benché ne occorra solamente uno, quello rimanente potrà tornare utile per futuri progetti).

Inoltre, nella confezione è inclusa anche una lastrina di fotoincisioni pre-colorate, prodotta dalla Eduard, con una dotazione completa di cinture di sicurezza e altri particolari. Da segnalare che i braccioli dei sedili sono posti troppo in avanti e che, su quello di destra, l’imbottitura non è correttamente realizzata poiché realmente c’è solo un “pad” più piccolo (come si può vedere dalla foto).


Oltre a questo ci sono anche delle piccole paratie laterali, normalmente non presenti sui sedili utilizzati dai nostri velivoli (come osservabile in foto e documentazione) , e che vanno rimosse. A conti fatti, è più conveniente separare direttamente i braccioli, apportare le necessarie modifiche per fargli assumere un aspetto più realistico e, infine, incollarli nuovamente nella posizione corretta.  


I cruscotti forniti sono due: il primo corrisponde alla versione classica di fabbrica, come quella riportata su manuale di volo, con la “scatola” per la gestione degli apparati fotografici fissata al centro, sulla parte superiore. È importante tenere presente che gli RT-33 italiani non sono mai stati utilizzati nel ruolo di ricognitori e, di conseguenza, le fotocamere non furono mai utilizzate.


Il secondo tipo è la versione “late” aggiornata con il pannello di controllo e gestione del DELMAR Towed Target System, che era removibile e poteva essere montato anche senza che tutto il sistema di traino bersaglio fosse montato (come si può notare da alcune foto). Anche qui, però, è da tenere conto che tale compito era affidato solo alla 636ª Squadriglia del 36° Stormo, alla 651ª Squadriglia del 51° Stormo e al CAT di Decimomannu, perciò tale pannello non poteva sicuramente essere presente sui velivoli di altre squadriglie come, ad esempio, la 609ª cui era assegnato il 9-35 proposto nelle decal (volendo realizzare tale esemplare il pannello del DELMAR va eliminato).


Interessante la scelta di stamparli con resina trasparente e di fornire la strumentazione in decal da applicare sul retro; un buon metodo per dare la giusta profondità agli strumenti e dare un tocco di realismo maggiore.

L’RT-33 manteneva la stessa struttura dell’abitacolo di un normale T-33 ma in quello posteriore montava un serbatoio ausiliario di carburante su cui era fissato il rack dell’avionica. La parte finale del pezzo in resina presenta alcune imprecisioni, come si può vedere dalle foto, che non correggono gli errori già presenti sul kit della GWH. La zona sarà comunque poco visibile una volta incollato il tettuccio.


Muso: la zona più interessata alle modifiche è, appunto, quella del muso che cambiava molto rispetto all’addestratore. Tutta la parte anteriore è un blocco unico di resina trasparente, ben colata e priva di bolle, che sostituisce in toto lo stirene del kit e necessita di un certo adattamento per essere installata. Ovviamente, sia per la difficoltà della lavorazione, sia per i tagli da realizzare in punti particolarmente delicati, le operazioni richiedono una certa manualità ed è sconsigliata ai modellisti meno esperti. Il pezzo è stato realizzato a mano partendo da quello originale in plastica e, osservandolo da vicino, purtroppo presenta più di qualche errore. Anche in questo caso, un confronto fotografico è il miglior modo di capire le differenze.

Foto 1: le forme e dimensioni delle finestrature inferiori lasciano delle perplessità, soprattutto per ciò che concerne la numero uno e la due. Appaiono, inoltre, molto strette in larghezza ma questo dipende dall’ampiezza ridotta della parte inferiore del pezzo. Le frecce in rosso mettono in risalto un andamento abbastanza incerto dello spigolo, difetto identificato su entrambi i lati.


Foto 2: guardando il muso da davanti, esso appare molto raccordato nei punti evidenziati in rosso. Questo, conseguentemente, fa assumere anche al dielettrico un aspetto molto “magro”. La finestra circolare per la fotocamera frontale è spostata in basso ed è troppo piccola come diametro. Comunque, in generale, non sembra esserci la dovuta simmetria tra lato destro e sinistro.


Foto 3: le frecce in bianco evidenziano delle difformità nel profilo inferiore (dove la linea che parte dal vano carrello anteriore dovrebbe essere molto più piatta, per poi cambiare inclinazione in corrispondenza della finestra frontale con più evidenza rispetto al pezzo in resina) e nella parte bassa del muso, dove si crea una curva troppo dolce. La freccia in rosso, invece, indica una difformità nell’altezza della finestra per la fotocamera laterale che sul set ha misure ridotte rispetto a quella reale.


Foto 4: Il profilo superiore si raccorda al dielettrico (che conteneva l’antenna ADF AN/ARN-6) con una curva poco pronunciata quando, nella realtà, questa scende più ripida nel punto indicato in giallo.


Foto 5: nel punto indicato le forme dovrebbero essere più squadrate e con gli spigoli più evidenti.


Foto 6: da questa immagine è possibile osservare il particolare andamento della linea di pannellatura in corrispondenza dell’alloggiamento per la fotocamera laterale, che sul set è rappresentata dritta.



In linea di massima, anche le incisioni andrebbero riprese e corrette perché alcune hanno un tratto non proprio pulito e con profondità diverse. Da segnalare la fornitura di un foglietto in vinile con delle utili mascherine pre-tagliate per i vetri degli alloggiamenti fotocamere.

Ruotino e altri particolari: nella confezione sono incluse anche delle griglie di sfiato da applicare inferiormente e che sostituiscono quelle stampate sul kit, dando maggiore profondità.

C’è anche il ruotino anteriore, anch’esso in 3D (ricordo, per completezza, che gli RT-33 dell’A.M. hanno utilizzato diversi tipi di cerchioni durante la loro vita operativa, questo proposto è identico a quello che poteva essere montato anche sugli F-86K). Ad un’analisi più approfondita si può notare che i fori di alleggerimento non hanno il giusto profilo e sono più piccoli del dovuto. Da aggiungere, con autocostruzione, la staffa di sicurezza del tappo a copertura del mozzo.


Decalcomanie: sono realizzate su supporto unico dalla Fides Grafica di Verona, per cui sarà necessario scontornarle con accuratezza al fine di eliminare il film in eccesso. Il loro spessore non è trascurabile ed è caldamente consigliato l’impiego di vari strati di trasparente per livellarle a dovere. In compenso, i colori sono saturi e con la retinatura invisibile ad occhio nudo. Buoni anche gli stencil, con i testi ben leggibili, pur se alcuni di questi risultano un po’ fuori scala. Anche in questo caso ho proceduto con un confronto fotografico:

CT-31 (53-5631): era un ex esemplare turco assegnato al Centro Addestramento al Tiro (CAT) di Decimomannu. Come accennato all’inizio di questa recensione, le poche foto del velivolo reperibili, soprattutto su pubblicazioni cartacee (Nicola Malizia – Lockheed T/RT-33 “Storia di un addestratore”, pag. 44 e pag. 88), mostrano come l’avionica era del tipo “early” e differente da quella proposta dal set. Dalla documentazione, inoltre, è possibile capire che le decal presentano varie difformità nella foggia dei numeri di carrozzella ma, in particolare, nell’aspetto dello stemma applicato sulla deriva. Quello raffigurato era tipico dei T-33 dove mancava la fascia bianca sopra allo scudetto nero, e questa andrà aggiunta tramite verniciatura o decalcomania di recupero. Tra gli stencil sono assenti i simboli del pacco batterie, del generatore elettrico e del punto di sollevamento, tutti concentrati sulla parte sinistra del muso tra i numeri di carrozzella (i simboli sono ben visibili a pagina 88 del già citato volume di Malizia).


  • 36-39 (53-5396): esemplare assegnato alla 636ª Squadriglia del 36° Stormo. Anche in questo caso, purtroppo, è da segnalare una diversa forma dei numeri nei punti indicati in foto. Sul foglio istruzioni è riportato il 1983 come anno di utilizzo di questo velivolo quando, in realtà, i T-33/RT-33 italiani furono radiati nel 1982.

  • 9-35 (53-5594): esemplare assegnato alla 609ª Squadriglia del 9° Stormo, attualmente preservato al museo dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle. Le cifre appaiono troppo basse (oppure troppo larghe) con conseguente “schiacciamento” delle forme interne messe in evidenza dalle frecce. Come nei casi precedenti, vi è un’imprecisione nella data sulle istruzioni (1983); le referenze fotografiche lo mostrano operativo fino al 1981.

  • 51-83 (53-5668) esemplare assegnato alla 651ª Squadriglia del 51° Stormo. Il velivolo di Istrana è, invece, sostanzialmente corretto.

Il prezzo al pubblico è fissato a 40€.

MK-4809 – RT-33A Delmar Tow Target System:

Come accennato qualche riga sopra, in seno all’A.M. gli RT-33 furono largamente utilizzati come velivoli per traino bersagli. Questi potevano essere la classica manica in rete tessuta per l’addestramento al tiro Aria/Aria, oppure il sistema Delmar previsto per l’allenamento al tiro delle unità navali e terrestri. Il complesso era costituito da un pod denominato AERO-43 che conteneva un rocchetto di cavo d’acciaio lungo circa 5000 metri, e un target AERO-36A (in Italia comunemente chiamato “bombetta”) costruito in materiale leggero di fibre pressate al cui interno erano alloggiati degli elementi radar riflettenti che permettevano ai sistemi di puntamento di agganciare e seguire il bersaglio. Per dovere di cronaca, i nostri RT-33 usarono anche l’AERO-42 (non previsto in questo accessorio) su cui venivano montati degli artifici pirotecnici (tipo flare) ed era deputato all’addestramento per i missili a guida IR.


Il set è composto da quattro pezzi in resina 3D comprendenti la bombetta e il cestello su cui si alloggiava, il pod e l’elica della turbina a vento (in base al calettamento delle palette il filo veniva svolto o ritirato).

L’unica parte in resina poliuretanica è il pilone che veniva agganciato sotto l’ala e a cui era saldata un’asta che teneva in posizione il target; osservandola si ha l’impressione che sia piccola come circonferenza e non perfettamente dritta (a causa della lunghezza del pezzo, la resina tende a curvarsi), per questo sarebbe meglio ricostruirla con un tondino di ottone opportunamente lavorato.


La bombetta ha la corretta dimensione in lunghezza (98 pollici/248 centimetri nella realtà, 5,18 cm in scala) ma appare un po’ magra nel diametro del corpo. Da sagomare meglio, invece, le alette che presentavano degli angoli stondati anche sui bordi d’uscita.


Il pod è quello che, purtroppo, ha maggiori difetti: il corpo è troppo affusolato ma l’imperfezione è comunque poco visibile, soprattutto montando il pezzo sotto al modello. La pecca che appare, invece, più evidente riguarda la forma e dimensione della bugna laterale da cui fuoriusciva il cavo: questa è eccessivamente corta, poco sporgente e falsa di molto le fattezze dell’intero pezzo perché l’errore si ripercuote anche sulle pannellature che corrono in quel punto (e sulle decal che sono abbastanza sovradimensionate).



L’accessorio potrebbe essere sfruttato anche per altri tipi di velivoli come, ad esempio, i G.91 R tedeschi o gli F-8 Crusader della U.S. Navy, ma il pilone incluso nella scatola è peculiare per i soli T o RT-33 (quindi deve essere ricostruito da zero in base al tipo specifico di aeromobile). Da specificare che questa tipologia di Delmar, invece, non è compatibile con i sistemi impiegati dalla Royal Canadian Air Force che impiegava una versione specifica.


Il prezzo al pubblico è fissato a 12€.

MK-4807 – (R)T-33 Main Landing Gear Bays:

Il pozzetto carrello include anche i vani aerofreni, e sostituisce integralmente il pezzo originale del kit Great Wall Hobby. Stampato anch’esso in 3D, ha buoni dettagli e, nel complesso, è davvero ben fatto. Può essere applicato anche ai classici addestratori e la sua installazione è abbastanza semplice. Assente l’alloggiamento per il carrello anteriore per cui sarà necessario sfruttare le parti da scatola.

Il prezzo al pubblico è fissato a 12€.

Conclusioni:

Se appena uscì il prodotto della GWH il modellista italianofilo poteva sperare in una versione mainstream dell’RT-33, col passare degli anni l’aspettativa è scemata progressivamente fino a sparire. I prodotti presentati in questa recensione, quindi, rappresentavano un’opportunità praticamente irripetibile per poter aggiungere alla nostra collezione uno dei velivoli iconici della nostra Aeronautica Militare.

In definitiva i set della Mister Kit hanno il retrogusto amaro di un’occasione mancata: si nota una certa differenza, in termini di qualità, tra i pezzi ottenuti col metodo 3D (più belli e maggiormente accurati) rispetto a quelli lavorati a mano che, come detto, mostrano varie imprecisioni (non facilmente risolvibili). Tutto ciò, unito ad un prezzo abbastanza elevato (seppur i set forniscono molto materiale), forse fa pendere la bilancia su un giudizio non del tutto positivo. Un peccato.

Un ringraziamento particolare va ad Andrea Pinto che si è occupato della ricerca storica e tecnica per realizzare i confronti fotografici. Senza il suo aiuto questa recensione non sarebbe stata completa.

Buon modellismo a tutti, Valerio Starfighter84 D’Amadio.

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