martedì, Maggio 21, 2024

Kit Review: Eduard Spitfire Mk.IXc Late Version in scala 1/72.

72nd Scale Revolution!
Nonostante il modellismo sia nato e si sia diffuso con la scala 1/72, è più di qualche anno che le ditte ed i modellisti aeronautici si indirizzano principalmente verso la scala 1/48. Non voglio tessere le lodi o sviscerare i difetti nè dell’una nè dell’altra scala, ho sottolineato questa tendenza per evidenziare il fatto che la produzione 1/72, con qualche rara eccezione, ha perso un po’ l’attenzione delle ditte più blasonate. Ed è qui che entra in gioco Eduard con al sua “72nd Scale Revolution!”.
In contro tendenza Eduard ci delizia con ottimi stampi anche nella gentleman’s scale (La-7, Bf110, Hellcat e i più recenti Mig-15, B.534, Fw-190), in linea con l’alta qualità della sua ultima produzione. Dopo aver tirato fuori lo Spitfire IX definitivo in 1/48, rilancia la sfida anche nella “settantadue”. Finalmente aggiungerei! Nonostante la grande fama di cui questo aereo gode, sul mercato troviamo soltanto short run, stampi datati o costosi kit in resina.

Spitfire Mk.IXc, la variante più variata!
Questa versione è nata come ponte tra la Mk.V e la MK.VII/MK.VIII. Questi ultimi infatti presentavano importanti modifiche progettuali e non erano ancora pronti per entrare in produzione. Si decise quindi di modificare ed adattare gli Spitfire Mk.V ai nuovi motori Merlin 61 permettendo così un immediato arrivo dei mezzi ai reparti, per poter contrastare la momentanea superiorità dei Focke-wulf. A discapito dell’iniziale natura transitoria del progetto, questa versione risulterà molto riuscita, ospiterà diversi tipi di motori e sarà protagonista della seconda parte della guerra. Inoltre, nel dopoguerra, verrà utilizzata da numerosi paesi oltre al Regno Unito, rendendola sicuramente appetibilissima per noi modellisti. Il continuo sviluppo e miglioramento del progetto, si traduce però in svariate modifiche e differenze tra diversi periodi di produzione. Croce e delizia del modellista più esperto, l’individuazione della corretta configurazione non corrisponde sempre alla ricerca svolta da chi produce il modello. Spesso nelle scatole acquistate non sono disponibili tutti i pezzi necessari a ricostruire il puzzle in tutte le sue variabili, costringendoci a mettere mano a cutter e plasticard. Sotto questo punto di vista il lavoro svolto da Eduard è notevole ed il contenuto della scatola ci preannuncia fin da subito le prossime digressioni sul tema.

Dentro la scatola:
Inizia la magia del modellismo, si apre la scatola! Come prima uscita ci viene proposta la versione “late” in scatola Profipack. All’interno 5 sprues in grigio neutro e uno trasparente per circa 200 pezzi in totale. Forniti anche il classico foglietto di fotoincisioni colorate, le mascherine per il canopy e decal per ben sei profili. Esaminiamo adesso nello specifico il contenuto della scatola.

Sprue A:
Su questo primo telaio troviamo le parti laterali del cockpit separate, soluzione che strizza l’occhio al cockpit in resina che la Eduard ha già messo in catalogo, permettendo, si spera, una sostituzione dello stesso facile ed indolore. Oltre ad i numerosi “pezzettini” che completeranno il cockpit troviamo i travetti e le bombe, l’elica e la drop tank stile Hurricane. Interessante notare le tre diverse versioni dei cannoncini e dei cerchioni delle ruote anteriori. Assieme al ruotino di coda fisso, troviamo anche quello nella versione retrattile, utilizzato negli Mk. VII ed Mk.VIII.

Interessante il pezzo n.22, una piccola bugna che verrà situata nella parte anteriore destra della cappottatura motore centrale, vicino l’elica. Questa non verrà utilizzata per i nostri Spitfire “late” proposti da scatola, ma è necessaria per un esemplare early. La bugna infatti, da non confondere con quella nella stessa posizione utilizzata per l’avviamento a cartuccia Coffman negli Mk.II, copre una parte del sistema di areazione della cabina, utilizzato nel Mk.VII presurizzato e nei Mk.IX con motori Merlin 61, 64 e 63A. I motori Merlin 66, 266 e 70 non ospitavano questo sistema. Nella confusione creata dalla natura transitoria del progetto, non è poi così difficile trovarci davanti esemplari “late” che abbiano mantenuto, anche se inutilmente, le cappottature con la bugna. Davanti all’evidenza fotografica avremo quindi la possibilità di ovviare alla mancanza direttamente con quello che ci fornisce la scatola.

Fonte: wikimedia.org
Un’immagine vale più di mille parole. Notiamo in primo piano la bugna situata sulla cappottatura laterale vicino l’elica. Fonte wikipedia.org

Infine due tipi di pneumatici diversi, per ospitare sia i cerchioni da 4 o 5 razze che quelli da tre, che avevano un diametro maggiore. Da una prima analisi anche l’elica risulta di pregevole fattura, fornita in unico pezzo con le giunzioni degli sprue posizionate in posizione abbastanza nascosta. Nessun problema di allineamento delle pale o di dover riportare in sagoma il profilo con carteggiature.

Sprue B:
In questo sprue sono presenti alcune parti dell’abitacolo come il cruscotto, il sedile e alcune parti strutturali. Anche qui l’attenzione della Eduard si dimostra molto alta. Il cruscotto è presente in due versioni: con strumenti in rilievo o piatto, pronto ad ospitare la fotoincisione o la decal. Anche la struttura del poggiatesta è presente in due varianti, con o senza la piastra per la protezione della testa del pilota stampata in plastica. Anche in questo caso per favorire l’utilizzo della fotoincisione, fornita in questa scatola, molto più in scala. Utilizzando la fotoincisione non dovremo praticare l’apertura della fessura che permette il passaggio delle cinture, operazione necessaria sul pezzo stampato in plastica Nello sprue troviamo anche un’ulteriore coppia (con lo stesso principio, con e senza piastra) di forma leggermente diversa e priva dell’alloggiamento per il regolatore di voltaggio situato posteriormente.

Questi pezzi sono necessari per la versione Mk.XVI con tettuccio bubbletop. Queste accortezze, che possono forse sembrare eccessive, risultano invece fondamentali acquistando ad esempio gli “overtrees” o le future “weekend edition”. In questo modo il modello è completamente realizzabile anche se non sono presenti le fotoincisioni. Continuando ad esaminare la stampata troviamo due slipper tank da 30 e 90 galloni, scarichi a coda di pesce e rotondi e tre portelli di accesso. Questi ultimi sono forniti in tre versioni per diverse esigenze di montaggio: portello aperto, portello chiuso con canopy aperto e portello chiuso con canopy chiuso.

Si possono notare anche tre coppie di gambe dei carrelli anteriori e due coppie dei portelli ad essi connessi. Pur avendoli misurati ed esaminati con attenzione, sembrano perfettamente identici tra loro. Sicuramente si nasconde una motivazione dietro questa scelta ma sinceramente adesso mi sfugge, forse con le prossime scatole capiremo la differenza. Per stare tranquilli basterà utilizzare il pezzo indicato nelle istruzioni. Segnaliamo, inoltre, la presenza della presa d’aria del carburatore, posta sotto il cofano motore, in versione “corta” tipica dei primi lotti di produzione.

Sprue C:

Classica configurazione circolare dello sprue trasparente, caratteristica che peculiare degli stampi Eduard. Ottima la trasparenza e la qualità dello stampaggio, gli spessori sono adeguati e le parti che andranno verniciate finemente rivettate. Presenti il parabrezza, la cappottina aperta e chiusa, terminali alari “clipped” per poter realizzare le luci all’estremità dell’ala. Molto bello il dettaglio della rientranza nella cappottina nella parte posteriore, che serve a non creare interferenza col must dell’antenna quando la cappottina è completamente arretrata in posizione aperta. Un particolare spesso non rappresentato anche in scale maggiori. In trasparente fornito anche il collimatore nella versione Mk.II, la luce di posizione inferiore e lo specchietto posto sopra il parabrezza. Numerosi i pezzi opzionali per la versione Mk.XVI come il canopy bubbletop e il collimatore Gyro.

Sprue D:
In questa stampata presenti i piani di coda “early” (primi da destra) e “late” (primi da sinistra). Due terminali alari, il classico e la versione estesa utilizzata negli Mk.VII HF. Si comincia ad intravedere lo splendido dettaglio superficiale e la rivettatura finissima.

Sprue E:
Nello sprue E sono presenti gli alettoni, forniti separati e riposizionabili. Bellissimo il dettaglio, oserei dire mai visto in questa scala. Nella stampata a farci compagnia gli onnipresenti pezzi opzionali, questa volta troviamo i piani di coda della versione Mk.XVI con stabilizzatori in metallo, utilizzati in particolare negli ultimi lotti di produzione. Presenti anche gli alettoni in versione corta per Mk.VII/VIII.

Sprue H:
La stampata H è quella che mi ha lasciato definitivamente a bocca aperta. La qualità e la finezza del dettaglio credo, in base alla mia esperienza, che raramente abbiano toccato punte così alte in un modello 1/72. Ali e fusoliera sono perfettamente incise e completamente rivettate, Eduard questa volta ha fatto le cose in grande. Presenti nello sprue due timoni, normale e maggiorato, terminali clipped, questa volta in versione non trasparente. Troviamo la presa d’aria del carburatore allungata che utilizzava il filtro Vokes Avro-vee compatto, che rendeva inutile la versione più ingombrante utilizzata sui Mk.V. Questa soluzione divenne standard negli esemplari “late” e spesso retrofittata sui primi lotti. Presente anche la cappottatura inferiore liscia da utilizzare con la presa d’aria corta che abbiamo già incontrato nello sprue A.

Tre versioni della cofanatura motore superiore, divisa in due semivalve. Con una coppia possiamo realizzare un esemplare “early” che manteneva sostanzialmente il profilo dei Mk.V, con un allungamento per ospitare i nuovi motori. Con la seconda coppia possiamo realizzare il profilo maggiorato degli esemplari late. Sostituendo in quest’ultima una semivalva realizziamo la cappottatura per un Mk.XVI, che presenta un portello leggermente arretrato.
Volendo essere puntigliosi l’unico difetto riscontrato è l’assenza della bugna a goccia situata in corrispondenza del vano carrello sulla parte superiore dell’ala. Questa modifica veniva apportata agli aerei con più di 100 ore di volo operanti su superfici dure e si riscontra sopratutto negli esemplari del dopoguerra, tranne qualche rara eccezione. L’angolo di apertura delle gamba del carrello veniva ampliato e questo rendeva, in posizione chiusa, la gamba non più orizzontale ma leggermente sporgente, richiedendo così la realizzazione della bugna. Non possiamo però fare un torto ad Eduard, che comunque ha proposto esemplari tutti operativi nel 1944 e quindi coerenti con l’ala nella scatola, ma segnaliamo comunque questa piccola mancanza per chi volesse realizzare uno Spitfire del dopoguerra.

Profipack add-on:
Come di consueto per le versioni “profipack” troviamo piccoli ma utilissimi aftermarket. Mascherine per il canopy che, sopratutto in questa scala, aiutano tantissimo in un passaggio delicato come la colorazione dei trasparenti. Realizzate nello stile eduard in nastro kabuki di ottima qualità. Il foglietto di fotoincisioni è basico (ma ne potrete comprare a tonnellate a parte) e contiene il cruscotto precolorato, che a mio modesto parere fa una figura più che dignitosa in questa scala e le cinture di sicurezza anch’esse precolorate. Inoltre è presente una serie di particolari che risulterebbero troppo fuoriscala in plastica come piastre di riforzo, griglie dei radiatori ecc. ecc. Una vera chicca il sistema di bloccaggio e apertura del tettuccio, anche se piegarlo e incollarlo non sarà certo facilissimo. Segnaliamo in fine la copertura liscia per i cerchioni, che completa l’intera gamma di opzioni disponibili.

Foglio istruzioni:

Anche qui Eduard non si risparmia e ci regala un bel libretto istruzioni a colori di 20 pagine, in formato A5 (15*21cm). Riconoscibile fin da subito il layout Eduard è ben fatto e molto razionale. In prima pagina una breve descrizione storica e tecnica del soggetto, seguita poi dalle istruzioni di montaggio.

Nelle ultime pagine i sei profili proposti, con le quattro viste e le indicazioni per colorazione e decals. In ultima pagina un profilo monocolore in grigio chiaro per gli stencil, che ne facilità l’individuazione. I profili mantengono uno stile semplice, con poche ombre e luci per dare un minimo di tridimensionalità. Una scelta a mio parere azzeccata che favorisce la leggibilità. Consigliati i colori Gunze, con codici sia Mr.Color sia Aqueous.

Foglio Decals ed esemplari proposti:
Il primo foglio decal, contenente le insegne, è ben realizzato e perfettamente in registro. Le decal sono sottili ed il film è minimo. Il foglio è di produzione Eduard e non dovrebbe riservare spiacevoli sorprese. Presente anche la decal del pannello strumenti, sinceramente non se ne sentiva la necessità ma non fa certo male a nessuno.

Dotazione di stencil completa nel secondo foglietto. Anche qui la qualità sembra molto buona con ottima definizione. Presenti anche le coperture rosse delle mitragliatrici in posizione esterna.

Di seguito i 6 profili proposti, identici a quelli usciti nella scatola “late” 1/48. Interessante il primo profilo di Closterman, che presenta un’inusuale verniciatura delle stripes ventrali, che nelle foto risultano molto approssimative. Una bella sfida modellistica. Molto particolare l’esemplare in metallo naturale con la cappottatura motore e serbatoio mimetico. I restanti esemplari presentano fregi di piloti Cechi, Polacchi e anche una Pin-up. C’è davvero l’imbarazzo della scelta.

A confronto:
I modelli disponibili per realizzare un Mk.IX risultano datati (Hasegawa, Italeri), bellissimi e corretti ma costosi (CMR Resin) o con un dettaglio non all’altezza (Airfix). L’unico modello che rappresentava un giusto compromesso tra correttezza e costo è l’AZ model che ho usato appunto come metro di paragone. Questo kit presenta un bel dettaglio superficiale e sicuramente una composizione meno complessa rispetto all’Eduard. Rimane comunque uno short run con parecchi limiti: ali clipped in pezzo unico da tagliare per altre varianti, tettuccio solo chiuso, assenza di riscontri.

Dalla foto emerge subito la maggiore finezza dei dettaglio del kit Eduard e il discorso è estendibile a tutti i pezzi del kit. Nonostante tutto l’AZ si difende bene e secondo me rimane ancora un’ottima scelta.
Non mi definisco un “contarivetti” e raramente intervengo per risolvere problemi dimensionali che non risultino troppo evidenti nei miei modelli. Se il problema è troppo evidente di solito passo ad altro (lo so sono un pigrone). Diciamo che la mia filosofia modellistica è basata più sul colpo d’occhio, se il modello si lascia guardare senza attirare l’attenzione su qualcosa di strano allora ha superato il mio personale controllo qualità. Per correttezza però ho voluto confrontare i disegni in scala con le fusoliere dei due kit. I disegni usati sono presi dal Volume 23 Modeller Data Files della Sam Publications, scalati in 1/72.

 

Entrambe i kit non risultano completamente in sagoma. L’AZ rispetta perfettamente la lunghezza ma risulta magro in coda. L’Eduard è meglio proporzionato ma eccede in lunghezza di due millimetri abbondanti. Non voglio spendere troppe parole su questo risultato, lascio a voi trarre le dovute conclusioni. Non ho l’autorevolezza per valutare se la correttezza sia nel disegno o nel kit. A voler essere fiscali nessuno dei due è completamente corretto. Io li monterò entrambi senza troppo preoccuparmi, hanno superato tutti e due il mio personale controllo qualità.

In questi giorni è apparso su youtube un video (in lingua ceca ma sottotitolato) in cui un signore, di bell’aspetto e dai modi educatissimi, fa letteralmente bollire in acqua calda uno Spit Eduard. Dopo qualche minuto di cottura lo tira fuori. Il kit si è accartocciato su se stesso, il simpatico signore adesso è soddisfatto delle dimensioni (lo misura). Una “velatissima” ironia sul fatto che il kit sia leggermente oversize, su un fitting difficile e su una eccessiva ingegnerizzazione dello stampo.
Sulla pagina della Eduard si spiega che il sito su è stata pubblicata la prima recensione di questo modello, su cui si fanno notare appunto i difetti riportati nel video ironico, è dello stesso proprietario della AZ model. Il video è stata la risposta di Eduard a dei commenti forse un po’ troppo di parte (anche se ad onor del vero non del tutto fasulli). Un po’ di spietata concorrenza vecchia scuola insomma.
Trovate qui tutti i dettagli e il video.

Conclusioni:

Avrete certamente capito che questo kit a me piace e anche tanto. Mi piace perchè è ben fatto, completo ed ha tutto ciò che serve anche per realizzare altre versioni (ci si può tirare fuori un esemplare “early”, un “late” e volendo un Mk.XVIc delle prime serie senza canopy bubbletop). Mi piace perchè anche se è un aereo di 12-13cm una volta finito, l’attenzione prestata è molto alta.
Bisogna però anche essere realisti. Il modello è un’esatta riproduzione del fratello maggiore in 1/48 in tutte le sue parti, compresa scatola e foglio decal. Mantiene quindi un’elevata scomposizione, che sembra non creare troppi problemi di montaggio in quello in 1/48, ma che potrà forse crearli in questa versione più piccola. Gli spazi e gli incastri sono ridotti, un errore di montaggio o di tolleranze potrebbe voler dire rovinare il bellissimo dettaglio superficiale che sarà duro da ripristinare. Forse sarebbe stato meglio, in alcuni casi, modificare l’ingegnerizzazione e favorire un montaggio più agevole. Trovo inoltre le gambe del carrello, le ruote, gli scarichi e i cannoncini leggermente al di sotto come qualità di stampaggio rispetto a fusoliera, ali e piani di coda. Qui forse il limite dimensionale dello stampaggio si fa sentire oppure, a voler essere maligni, è un buon motivo per invogliare a comprare ruote e scarichi in resina, guarda caso by Eduard, per sostituire quelli da scatola. Rimangono aperti i dubbi sul riscontro dimensionale, ma sapete già come la penso.
Il verdetto finale? Se amate come me questo aereo, questo kit non può mancare nella vostra collezione. Speriamo che adesso Eduard continui declinando le altre versioni e ci delizi ancora con qualche altro modello di questa 72nd Scale Revolution, magari un bel Mig 21….

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