L’A-7E Corsair II era un aereo da attacco al suolo molto potente e di concezione moderna all’epoca in cui fu progettato e costruito dal consorzio Ling-Temco Vought. La Vought la conosciamo benissimo per averci regalato il primo indimenticabile Corsair che con il suo potente motore Twin Wasp e la sua caratteristica ala fa sognare noi modellisti appassionati di aerei imbarcati, ma soprattutto ha dato una grossa mano agli stati uniti durante la seconda guerra mondiale… La Ling-Temco era all’epoca un industria all’avanguardia per tecnologia elettronica applicata. L’A-7 Corsair II venne creato per sostituire dalla metà degli anni 60 il maneggevole e duttile A-4 Skyhawk. Il velivolo prestò servizio per la marina ed in seguito per l’aeronautica fino all’inizio degli anni 90. Nella sua proficua carriera non ebbe evoluzioni sostanziali ma continui aggiornamenti. Venne acquistato anche da Grecia e Portogallo, la Tailandia nel ’95 acquistò 18 A-7E ex U.S. Navy
Stavolta mi soffermo un po’ di più a parlare della storia del velivolo cui ho reso omaggio, dato che non è il solito F.18 o il solito Mustang…che conosciamo come le nostre tasche…
Alla fine degli anni ’50 U.S. Navy ed Usaf chiesero come requisiti del sostituto dello Skyraider e dello Skyhawk un aereo che avesse un raggio d’azione di 1100 km e capacità di carico di 6800 kg, imposero inoltre il motore Pratt & Whitney TF 30 e che il progetto derivasse da un aereo già in servizio. La LTV surclassò la concorrenza proponendo l’YA-7A derivato dall F-8 Crusader mettendo così in ombra i derivati dallo Skyhawk per la Douglas, il derivato dell’Intruder per la Grumman ed il derivato dell’ F-J Fury per la North American. Nel 1964 ebbe così il primo volo il prototipo del Corsair II che nel 1965 entrò in servizio insieme ad altri 35 esemplari più altri 2 prototipi. Iniziò così la storia dei 1569 A-7 prodotti. Nel 1985 venne richiesto un aereo per affiancare l’F16 nelle missioni di attacco e si pensò ad un A-7 supersonico, purtroppo i prototipi non divennero aerei “di serie” perchè gli F.16 vennero affiancati da…. … altri F.16…
A prima vista il Corsair II poteva sembrare un Crusader dalle linee meno spioventi e dalla fusoliera accorciata ma era un progetto solo di derivazione F-8, come prima cosa questo monoposto non aveva l’ala alta ad incidenza variabile come il suo “fratellone” ma fissa a freccia di 35 gradi con le estremità pieghevoli per ridurre l’ingombro nelle portaerei. Non necessitava dell’ala tipo Crusader viste velocità e dimensioni che ne permettevano agevolmente l’utilizzo anche sulle vecchie portaerei classe Essex.
In comune con l’aereo da cui derivava aveva la presa d’aria sotto al radome che faceva respirare il Pratt & Whitney TF 30 P6 da 5150 kg di spinta, lo stesso del nuovo (per l’epoca) bombaridere F111 Aardvark ma senza postbruciatore, dato che essere supersonici non era una caratteristica richiesta dal nostro A-7. Caratteristica di questo motore era quella di essere un Turboventola e non un Turboreattore, che aveva il vantaggio a parità di potenza di limitare drasticamente i consumi di carburante, che unito alla grande capacità di imbarcare “benzina” del Corsair II (5.655 litri nei serbatoi interni più la possibilità di agganciare sotto ai piloni serbatoi da 1134 litri l’uno) si traduceva in ben 3700 km di autonomia operativa. Si poteva poi rifornire in volo (scusate se è poco). Aveva anche il pregio di avere poca manutenzione, solo 11,5 ore di lavoro per ogni uomo, per ogni ora volata. Per l’epoca erano un gran cosa!
La nostra versione, ossia quella che vi mostro nell’articolo è la “E” e si differenzia dalle altre, prima di tutto per essere l’ultima ad essere prodotta per l’U.S. Navy poi per i motori TF 41 da 6810 kg di spinta. Poteva poi impiegare i missili antinave AGM 84A Harpoon e gli AGM 88 Harm. Nel 1977 tutti gli A-7E prodotti (e superstiti) vennero modificati per poter alloggiare il pod FLIR AN/AAR-4S al pilone alare interno destro mentre nel 1986, 231 di essi vennero modificati per alloggiare il pod elettro-ottico Low Attitude Night Attack (LANA), per permettere il volo notturno a bassa quota (60m. alla velocità di 740 km/h). Ne vennero prodotti in totale 529. Pur essendo più leggero rispetto alla versione A-7D per l’Usaf il suo armamento di base rimaneva invariato e cioè aveva due cannoni Colt Mk 12 da 20mm con 250 colpi l’uno posti ai lati della fusoliera, due lanciatori a rotaia a metà della fusoliera per i missili AIM-9 sidewinder e come alternativa ad essi, due razzi non guidati Zuni. Sotto ai piloni alari bisogerebbe consultare un enciclopedia (mi sto destreggiando con la carta stampata proprio ora) per le varie tipologie e quantità di armamenti, tra cui razzi non guidati, bombe a grappolo MK 20 rockeye e CBU 30, bombe al napalm BLU-27 da 377 kg, bombe non guidate M 117 ed Mk 82, Snakeye, Mk 83, Mk 84, bombe guidate GBU 10, GBU 15 e AGM 62 Walleye, missili antiradar AGM-45 Shrike ed AGM 78 Standard, missili aria terra AGM 65 Maverick, bombe nucleari B28 e B 43, bombe di profondità nucleari B57 e termonucleari B61. Ora ho veramente il fiatone!! Riprendiamo il respiro con una foto!
Nel 1988 tutti i Corsair II negli stati uniti erano già in esposizione statica o in attesa di demolizione, che avvenne nel 1998. Qui da noi in Italia ne abbiamo uno in livrea “low visibility” tutto grigio al museo dell’aviazione di Rimini, purtroppo si trova all’aperto e la sua vernice si sta deteriorando ma è l’unica possibilità di vederne uno (grazie museo dell’aviazione!!!)… Una nota curiosa sull’impiego dell’A-7 viene dall’Usaf che creò il 4450th Tactical Group con questi velivoli come programma di copertura per l’F 117 con dei Corsair II verniciati in tonalità dark per distrarre chi da terra vedeva un aereo Sthealth e per addestrare i piloti al Nighthawk. Quando gli stati uniti ammisero l’esistenza dell’ F117 il 4450Th venne sciolto e gli A-7 demoliti. L’unico paese al mondo ad utilizzarli è solo la Grecia, che ultimamente ci ha proposto una livrea “Tiger” veramente emozionante!!
Ora vi annoio o vi delizio, sta a voi dirlo con il montaggio e la verniciatura, se dite che vi annoio è peggio per voi!!
Scherzi a parte…aprendo la scatola Italeri (ex Esci), si nota la pulizia delle linee e la quasi assenza di bave di stampaggio. Si inizia dallo scarno abitacolo(come da tradizione dei kit economici e di vecchia fattura), formato da una piccola vasca, la cloche un cruscottino e le varie decal. Ho costruito il tutto da scatola aggiungendo solo pezzetti di plastica per rifinire il seggiolino e l’aggiunta delle cinture che ho realizzato con del nastro isolante tagliato sottile a striscioline. Le due parti della fusoliera combaciano in modo approssimativo nella zona della pancia e c’è bisogno di stucco, carta abrasiva e tanto olio di gomito per ripulire il tutto. Le ali si montano bene e la stuccatura l’ho messa lì con un po di colla vinilica tanto era sottile la fessura con la fusoliera. I carrelli sono semplici ma carini ma quello che mi ha sorpeso sono i piloni subalari, veramente belli e con le pannellature profondamente incise che aiutano molto nella fase di weathering e washing. Una piccola nota negativa è che non sono sufficienti armi e piloni per comporre le varietà di armamento che la scatola stessa propone dovendo così scendere a compromessi con la propria voglia di rendere combattivo il modello. Il plexiglas combacia perfettamente con le plastiche ed è di semplice mascheratura.
La verniciatura è stata la croce e delizia come ormai d’abitudine per me… naturalmente ho dato il molak grigio M14 come base per far aggrappare le vernici…su di essa ho fatto un bel pre-shading in nero lucido. Per la parte inferiore ho usato il bianco opaco Gunze, allungato con il suo diluente specifico. Il Light Gull Grey l’ho fatto io con il Grigio M14 ed il bianco opaco Molak. Dopo di questo ho passato il trasparente semi lucido, ho fatto il lavaggio ad olio con tinta Bruno Van Dyck diluito in acqua ragia ed asportato i residui con straccio di cotone e cotton fioc. ho applicato le decal e poi via di nuovo col trasparente semi lucido che ho porvveduto a mitigare con nuovi lavaggi ad olio per differenziare le varie zone di lucidità, non credo infatti che gli aerei imbarcati al rientro dalle loro missioni erano così puliti…però lo so che ho calcato un po’ la mano, lo so lo so, ma io gli aerei li amo sporchi!!!
Ora il mio Corsair affianca il Phantom e l’Hornet, quando tornerò dalle ferie inizierò un nuovo work in progress, naturalmente vestirà un due toni bianco-grigio ma sarà un progettino ambizioso niente male!!! A presto ragazzi e non dimenticate di guardare le foto che ho messo qui sotto!!! Buone Ferie!!!!
…CoB