Vi è mai capitato di trovare, per caso, un negozio di modellismo, vagare tra gli scaffali senza un’idea ben definita e aspettare che un determinato soggetto faccia “scattare la scintilla”? Beh, i modelli da “colpo di fulmine” spesso si rivelano i più belli e divertenti. Forse proprio perché inattesi? Fatto è che il soggetto che vi sto per presentare mi ha fatto divertire da matti, nonostante fosse un soggetto insolito in una scala ancor più insolita.
Note storiche:
Ora più che mai è il caso di spendere qualche parolina su questo mezzo, vero pezzo di storia italiana.
L’S.L.C., acronimo che sta per “Siluro a Lenta Corsa”, fu ideato nel 1935 da Teseo Tesei – Maggiore del Genio navale e operatore della Xª flottiglia MAS. Egli stesso, pur di portare a termine una missione, si fece esplodere sotto l’obiettivo impostando la spoletta dell’ordigno su zero secondi a causa di un problema tecnico che avrebbe compromesso la riuscita dell’operazione.
L’idea del “Maiale” (com’era comunemente chiamato) deriva da un altro tipo di “siluro umano” utilizzato già nella prima guerra mondiale: la “mignatta”. Più tardi, l’introduzione di nuovi respiratori a ciclo chiuso permise di rendere sia il mezzo, sia gli operatori “sommergibili”. Il siluro fu quindi dotato di comandi, accumulatori, casse stabilizzatrici e strumenti basilari.
Gli attacchi erano portati a termine trasportando gli S.L.C. dentro appositi contenitori stagni fissati sulla coperta di un sommergibile (S.L.C. e contenitori sono esposti in ottimo stato al museo navale di Venezia). Arrivati in prossimità dell’obiettivo, gli operatori estraevano i Maiali per avvicinarsi fin sotto lo scafo del naviglio nemico a una velocità massima di tre nodi. Una volta in posizione, la testata (o, in rari casi, le testate) veniva sganciata dal Maiale e fissata sotto la chiglia, assicurandola tramite un cavo alle alette stabilizzatrici presenti sotto le navi. Fatto ciò, gli incursori avevano la possibilità di allontanarsi tornado al sommergibile impostando la spoletta, solitamente, con un ritardo di due ore. Le vittime più “famose” di questo congegno furono le navi da battaglia britanniche HMS Valiant e HMS Queen Elizabeth: immaginate l’enorme vantaggio strategico di affondare giganti del mare con solo un ordigno grande poco più di una botte e due o quattro incursori!
Il kit:
Il kit è l’ottimo Italeri in 1/35 e, devo dire, non mi aspettavo davvero un tale livello di precisione e accuratezza. I pezzi principali del corpo del siluro sono ottimamente scomposti per nascondere il 70% della linea di giunzione superiore. In pratica tutti i particolari sono stati riprodotti senza alcuna omissione (a parte qualcosina che poi vi mostrerò). Inoltre nella scatola è compreso un set di fotoincisioni (un po’ spesse ma domabili) e un piccolo foglio di plastica trasparente per realizzare il vetro del panello strumenti e della finestrella dello scudo. Il modello è uno dei tre principali mezzi della Xª flottiglia proposti dalla casa Modenese nella stessa scala.
Penso di poter affermare che, se il M.A.S. e il M.T.M. “Barchino” sono della stessa fattura del Maiale, potrete riempire un intero scaffale con pezzi di ottima qualità! È bene ricordare anche che la confezione contiene anche l’utilissimo ”PRM”, il Photographic Reference Manual, ossia un libricino con note storiche, foto d’epoca e walk around.
Montaggio:
Partiamo dal quadro strumenti. Esso è scomposto così: cassa in plastica, decals rappresentanti gli strumenti, vetrino da tagliare su misura e la cornice in fotoincisione.
Per dare più di spessore agli strumenti ho sagomato dei tondini di Plasticard molto sottili e del diametro giusto. Una volta fissati in posizione, ho steso prima una base di colore in grigio scuro, poi il trasparente lucido. Asciugato il tutto, ho applicato le decalcomanie sopra i suddetti tondini. Infine ho montato il vetrino e la cornice. Attenti a non incollare il vetrino con l’Attack! I fumi rilasciati durante l’asciugatura potrebbero opacizzarne la parte interna!
Nel complesso il quadro è davvero molto realistico. Il tocco in più è dato dalla lastrina trasparente che simula perfettamente l’effetto vetro… brava Italeri!
Il montaggio procede molto spedito con l’intero corpo siluro. Arrivati alle testate belliche, l’Italeri propone sia quella singola, sia la più rara doppia. Come potete vedere, io ho scelto la seconda opzione. Il momento più complesso del montaggio è senza dubbio il posizionamento della gabbia attorno all’elica, pezzo proposto in fotoincisione. L’Italeri ci viene incontro fornendo un “master” in plastica per dargli la giusta forma ma, vista l’elevata resistenza alle deformazioni, è meglio scaldare la fotoincisione con una fiamma e poi raffreddarla subito con acqua. Tale procedimento renderà il tutto più malleabile. Magari rimandiamo le spiegazioni del fenomeno fisico a un altro articolo…!
Con un po’ di pazienza, la struttura va al suo posto. Unica accortezza: fate in modo che la linea di giunzione delle due estremità della fotoincisione si trovi in un punto nascosto, come ad esempio in corrispondenza della pinna verticale inferiore.
Vista l’ottima fattura del kit, gli interventi di scratch-building si sono limitati a:
- Aggiungerei un piccolo gancio nella zona caudale.
- Auto costruire dei cavi di comando dei timoni, realizzati intrecciando tra loro due fili elettrici delle lucine di natale.
Per il resto il modello si monta velocemente e senza particolari problemi da segnalare. Se volete rilassarvi, è proprio quello che fa per voi!
Colorazione:
Arriva il momento di prendere in mano l’aerografo!
Per prima cosa sono partito con un grigio chiaro, steso come primer per coprire, soprattutto, le fotoincisioni.
Segue la stesura del colore base: mix di Gunze H-64 (5 gocce) e Nero Opaco (2 gocce). Già questo potrebbe bastare per prendere il nostro modello e metterlo in vetrina, ma… vogliamo deliberatamente dimenticare che il nostro mezzo era un “mezzo” brutto sporco e cattivo in continuo contatto con salsedine, condizioni avverse e operatori un po’ distratti?? Certo che no!
Ho, quindi, deciso di “massacrare” questo tubo da stufa esplosivo a dovere schiarendo il colore base con qualche goccia di Bianco Opaco. I colori dovranno essere diluiti molto (non abbiate paura di esagerare, va bene anche l’80% di diluente!) e stesi con rapide passate molto veloci dall’alto verso il basso (o viceversa) lungo il corpo del siluro. Considerando la grande percentuale di diluente nella miscela, i risultati non saranno subito evidenti… quindi, andateci piano!
Quando la verniciatura sarà un già più “movimentata”, svuotate la coppetta dell’aerografo, riprendete il colore base e questa volta aggiungete qualche goccia di nero. Seguite, poi, lo stesso procedimento di prima. In questa fase non preoccupatevi troppo delle distanze tra le linee; l’importante è che siano tutte perpendicolari al suolo.
Le tinte che otterrete in questi passaggi potranno essere usate anche per un classico Post-Shading sulle aree più ampie e regolari, come il cassone dietro l’operatore a poppa.
Lo scopo di questi effetti d’invecchiamento è spezzare la monotonia del colore piatto e scuro dell’S.L.C per ricreare la sensazione di usura tipica di un mezzo navale. A questo, poi, si possono aggiungere diversi tipi di “illuminazione”… mi spiego meglio: guardando un qualunque oggetto monocolore difficilmente lo vedrete effettivamente…monocolore! Luci e ombre faranno percepire all’occhio diverse sfumature di una stessa tonalità. Proprio per questo, se lasciassimo il modello con il colore base ci sembrerebbe piatto e “giocattoloso”: luci e ombre non sarebbero “in scala” rispetto la realtà!
Una volta raggiunto un risultato soddisfacente con gli acrilici, ho lasciato riposare l’aerografo per prendere i più classici colori a olio! La stessa operazione fatta con l’aerografo l’ho ripetuta con la tecnica del Dry-Brush, usando però i suddetti pigmenti da artista a olio. Per i principianti, con “Dry-Brush” s’intende una tecnica dove si “strofina” il pennello appena sporco di vernice contro i dettagli, gli spigoli e le rientranze da mettere in risalto. Come dosare bene il colore? Semplice! Basta sporcare il pennello e poi pulirlo quasi completamente su un panno di stoffa o un pezzo di carta assorbente. Quelle poche particelle di colore rimaste basteranno allo scopo.
Usando, quindi, il Bianco d’Avorio, ho creato tante striature nel senso dell’altezza sul corpo principale del siluro cercando di simulare le tracce che l’acqua salata lascia con il tempo defluendo da una superficie. Proprio per questo mi sono concentrato in zone dove il liquido tende ad accumularsi e scorrere di più, come in corrispondenza dei ganci o delle spolette.
Ho usato la stessa tecnica per mettere in risalto particolari in rilievo o spigoli (come detto prima). Il colore a olio è molto più facile da applicare rispetto agli acrilici, consiglio vivamente di provarlo.
Utilizzando un Terra di Siena Bruciata ho ricreato qualche colatura marroncina dovuta alla ruggine o, comunque, sporco in generale!
Prima di fare questo, però, consiglio di passare una mano di lucido e applicare le poche decals in modo da invecchiare anche quelle di pari passo con la vernice.
Avevo tralasciato una caratteristica di questo kit: tra le stampate troverete anche due figurini!
Vista la mia scarsa conoscenza di questa branca modellistica, tralascerò commenti e descrizioni. Se avessi avuto più tempo, mi sarebbe piaciuto studiare le tecniche per rendere al meglio l’incarnato e le pieghe dei tessuti. Alla fine, però, un po’ per pigrizia, un po’ per paura, mi sono limitato a pitturare il figurino con la maschera in modo da limitare i danni! Per la tecnica pittorica, alla fine non ho fatto altro che applicare le medesime tecniche con i colori a olio utilizzate sul modello: Dry-Brush sui particolari in rilievo e sulle zone più colpite dalla luce.
Fatto tutto questo, non rimane che sigillare siluro e figurini con una mano di trasparente opaco Gunze, metterlo al sicuro in vetrina e contemplarlo. Il percorso naturale di ogni modello, no??
Come al solito è d’obbligo un ringraziamento alla community del forum di MT, sempre di grande aiuto e pronta a consigliare al meglio!
Saluti e… buon modellismo!
Leonardo “thunderjet” F.
Ciao Leo,
bello questo maialozzo!
grazie Paolo !:D
spettacolo!
[…] il “Maiale“, eccomi ancora una volta a parlarvi di un mezzo impiegato in azioni di guerra tra le più […]