sabato, Agosto 23, 2025

Bandit Sundowner – F-5N Tiger II dal kit AFV Club in scala 1/48

Per me, appassionato di velivoli da combattimento e modellista fino al midollo, l’F-5 Tiger II è uno degli aerei più belli ed eleganti mai costruiti. Se a questo aggiungo che è una delle macchine più utilizzate dai reparti Aggressor della Navy (con schemi mimetici davvero accattivanti), esso diventa ancor di più un piacere per gli occhi e fonte d’ispirazione per il mio hobby.

Da tempo avevo intenzione di riprodurre in scala uno di questi esemplari ma, pur avendo già in casa il kit da cui partire, mancava all’appello un foglio decal.  Quando la Furball Aero Design ha messo in catalogo il prodotto n°48065 l’ho immediatamente acquistato. Al suo interno ci sono decalcomanie sufficienti per otto esemplari diversi, sette per la versione N e uno per il biposto (F-5F).

Il kit di partenza è della AFV Club, attualmente il migliore in scala 1/48; ho acquistato la scatola dedicata agli Aggressor (AR48S09) che è la più completa perché offre la possibilità di realizzare un modello sia con configurazione “early”, sia “late”, con tutte le modifiche e gli aggiornamenti eseguiti negli anni.

Osservando bene lo stampo, ho notato subito alcune lacune a livello di dettaglio come l’assenza totale dei condotti delle prese d’aria e degli scarichi, oltre alla mancanza della struttura interna del canopy e l’approssimazione del meccanismo di apertura (due particolari molto caratteristici e visibili del Tiger II).

Fortunatamente ci sono svariate ditte che offrono dei set di dettaglio per colmare le lacune, di seguito vi elenco ciò che ho aggiunto alla lista della spesa:

  • Reskit RSU48-257: prese d’aria “seamless” complete di condotti, stampati in 3D e di ottima fattura. Indispensabili.
  • Reskit RSU48-115: scarichi dei motori J85 che, a conti fatti, si sono rivelati inutilizzabili (spiegherò il motivo più avanti nell’articolo).
  • Reskit RS48-005: set di ruote in resina di buona fattura.
  • Master AM-48-150: pitot in ottone tornito, un must imprescindibile.
  • Kopecky Scale Models 48025: rail alle tip alari in resina. Quelli da scatola sono spogli e non proprio belli da vedere soprattutto se si lasciano vuoti. I corrispettivi in resina 3D, al contrario, offrono un dettaglio molto curato.
  • Kasl Hobby K48009: cockpit completo di struttura del tettuccio, davvero un bellissimo set da avere assolutamente.

Ho voluto iniziare il montaggio proprio dall’abitacolo, avendo cura di separare tutti i pezzi dalle materozze di stampa con attenzione. Ho dapprima steso uno strato di primer Mr. Surfacer Gray 1500 della Mr. Color, poi il grigio delle superfici interne (Gunze H-306). Consolle laterali e del cruscotto sono in Nato Black XF-69 Tamiya, altri particolari in grigio, rosso e giallo (come gli switch e le leve della strumentazione) hanno completato il tutto.  Il cuscino del sedile è in Olive Drab Vallejo.

Una mano di lucido X-22 Tamiya ha preparato la base per i lavaggi che ho eseguito con colori ad olio, in grigio medio e Bruno Van Dyck. Stesso procedimento per le pareti laterali, che sono già stampate all’interno della fusoliera. Per completarla ho aggiunto delle targhette in decal recuperate da un foglio della Anyz.

Con il trasparente opaco Alclad (ALC-314) ho sigillato tutto e conferito la finitura finale all’abitacolo del Tiger II. Per mettere in maggiore evidenza i dettagli e dare volume alle forme, ho ripreso tutti gli spigoli e i rilievi con le polveri dei Tamiya Weathering Set A ed E.

Il troncone anteriore del modello si compone di due valve e di un inserto che chiude inferiormente la carlinga. Quest’ultimo, dopo le prime prove a secco, si è rivelato un pezzo con un incastro poco preciso e con delle superfici di incollaggio ridotte. Per questo motivo, ho preferito chiudere prima le semi-fusoliere e inserire il cockpit da dietro onde evitare che qualche residuo di colla potesse rovinare tutto il lavoro fatto all’interno. Il troncone posteriore, invece, è composto da una grande sezione superiore che ingloba le prese d’aria, e da una inferiore con parte delle ali integrate. Per maggiore comodità e spazio di manovra, gli intake della Reskit è bene inserirli prima di incollare i due sottoinsiemi.

Come da istruzioni ho iniziato ad allargare la loro sede con un cutter, procedendo con cautela fino loro completo inserimento. Il processo va attuato con calma perché, eliminando troppo stirene si ottiene una fessura importante da stuccare e reincidere.

Ad ogni modo, prima di incollarle ho provveduto a verniciarne l’interno con il Gunze H- 310, un marrone leggermente più scuro della mimetica che ha aumentato l’effetto profondità dei condotti.  

Superato questo scoglio si può procedere col resto del montaggio: AFV indica di costruire completamente la fusoliera posteriore per poi congiungerla con quella anteriore, ma per mia esperienza questa non è la sequenza migliore perché si rischia che le giunzioni non siano perfette. Personalmente ho preferito completare il troncone anteriore e montare la fusoliera posteriore parzialmente, non incollando subito il pezzo che chiude le superfici inferiori. Così facendo ho mantenuto un certo gioco verticale che mi ha permesso di allineare con precisione la dorsal spine lungo la giunzione alle spalle dell’abitacolo; fatto ciò ho potuto finalmente aggiungere l’inserto della pancia e procedere con le (poche) stuccature del caso. Il dorso delle semiali si innesta senza fatica, come anche flap, slat e il LERX. Per queste superfici la AFV ha previsto differenti pezzi, tenete presente che gli N utilizzano quelle più grandi. I piani di coda sono stampati in un unico pezzo, ma ho preferito separarli ed inserire dei perni per aggiungerli solo a modello ultimato e facilitarne la colorazione. Ai lati della fusoliera, in prossimità degli ipersostentatori, ci sono delle prese d’aria ausiliarie composte da sei feritoie; con i motori spenti sono sempre chiuse.

Vengo ora agli scarichi Reskit. Mentre procedevo con le prove preventive per il loro adattamento ho scoperto che gli ugelli risultano sottodimensionati nel diametro e, paradossalmente, più lunghi del dovuto!

Essendo totalmente inutilizzabili mi sono dovuto rivolgere ad un altro aftermarket, scoprendo che quelli della Aires sono corretti, ben fatti, con una rivettatura piuttosto evidente ma che ben si integra con quella del kit. Tuttavia, i condotti interni dei Reskit sono stampati meglio quindi, in definitiva, ho deciso di mixare i due set constatando che con minimi accorgimenti possono convivere tra loro. Una volta montati, ho proceduto stendendo del Mr. Surfacer 1500 Black della Mr. Color e, sopra di esso, varie tonalità di metallizzati Alclad tra cui lo Steel di base rifinito con delle sfumature di Aluminium ALC-101. Per l’interno ho preferito lo Steel, lavorato ulteriormente con le polveri Tamiya Weathering set D.

Subito dietro al canopy posteriore, in prossimità dei due bocchettoni per il rifornimento carburante, trova posto l’antenna GPS. Nel kit non è presente poiché installata in epoca più recente e va ricostruita, ma solo dopo aver modificato le pannellature presenti in quella zona (come da foto sotto):

Il “dome” del sistema di navigazione è di facile costruzione: l’ho ottenuto tagliando un segmento di Plasticard da 1mm e sagomandolo seguendo le foto dei Tiger II reali; la sezione sferica sopra l’ho ricavata da un tondino Evergreen da 1mm.

Il radome è sorprendentemente preciso e, dopo averlo verificato a secco, l’ho completato con il pitot della Master e messo da parte. Vista la bontà degli incastri, infatti, ho deciso di verniciarlo separatamente (in nero lucido X-1 Tamiya) e incollarlo solo a modello finito. Nota modellistica a margine: i Tiger II in versione N sono tutti dotati del musetto denominato “duckbill nose”, più lungo e affusolato per alloggiare il radar aggiornato AN/APQ-159. Questo, assieme al radome per gli esemplari più vecchi della versione E (più corto e tondeggiane), sono entrambi inclusi nel kit. Attenzione a quale andrete a prelevare dalle stampate.

I portelli di chiusura dei vani carrelli sono in posizione chiusa quando l’aereo ha il circuito idraulico in pressione, e come tali li ho rappresentati. Il contro di questa scelta è che la gamba del carrello anteriore va finita e montata prima di fissare il pannello e verniciare, costringendo il modellista a maneggiare il modello con cura per evitare spiacevoli incidenti. Ad ogni modo le gambe di forza sono ben fatte e basta aggiungere le tubazioni idrauliche per completarle. Tutte e tre devono essere verniciate in alluminio, stesso colore utilizzato anche per i relativi vani. Dopo averle lucidate con il Tamiya X-22 ho proseguito con un lavaggio in Bruno Van Dick ad olio, risaltando forme e dettagli. Per finire, ho aggiunto le targhette di manutenzione in decal di provenienza Anyz e conferito la finitura semi lucida finale col Tamiya X-35. Le ruote Reskit sono molto belle e corrette, occorre solo un po’ di attenzione nel fissare le principali alle gambe del kit perché hanno il cerchione interno stampato solidale (va rimosso con attenzione). Le gomme le ho verniciate in Tyre Black H – 77 Gunze, ripreso con del grigio H-331 molto diluito sul battistrada.

Un ulteriore accessorio che ho aggiunto in corso d’opera è il serbatoio ventrale da 150 galloni della WandD Studio (codice R48012). Dalle foto in mio possesso ho notato che essi sono spesso sporchi e rovinati, quindi si può spingere di più con il weathering. Dopo aver dato il fondo con il Mr. Surfacer 1500 Gray ho eseguito un pre-shading in grigio scuro H-416 Gunze seguito poi dal colore finale H-306 steso in leggere velature fino alla copertura ottimale.

Una volta lucidato, ho eseguito un lavaggio ad olio con un grigio leggermente scuro applicato con un pennello piatto per riprodurre le macchie nelle superfici inferiori. Ho aggiunto delle scrostature in Interior Yellow XF-4 Tamiya e, dopo l’opaco, dei graffi con la matita grigio chiara della AK Interactive. Stessa procedura l’ho adottata anche per i rail della Kopecky Scale Model.

Con il montaggio concluso, e le altre parti già preparate, mi sono potuto finalmente dedicare alla verniciatura del Tiger II Aggressor.

Ho, quindi, mascherato tutte le parti finite da proteggere, quali abitacolo, vani carrello e aerofreni e ho iniziato attuando la tecnica del pre-shading in Brown XF-10 Tamiya. Sopra di esso, con velature leggere, ho steso il colore di base molto diluito – l’F.S. 30279.

Non è facile avere la giusta corrispondenza della tinta, foto in rete se ne trovano ma le tonalità cambiano molto in base all’anno in cui è stata scattata ed anche a come il fotografo lavora l’immagine. A mio avviso la corrispondenza più corretta si trova nell’Hataka C068 che se appena steso sembra più scuro, una volta opacizzato è perfetto!

Il colore successivo è stato il sabbia, in questo caso ho usato il Sandy Yellow H-79 Gunze ripreso poi in post-shading con il Light-Sand LP-30 Tamiya (leggermente più giallo). I disegni della sharkmouth sotto al muso e del “sundowner” sulla deriva sono presenti nelle decal della Furball che, nonostante forme e dimensioni giuste, non mi hanno convinto fin da subito per i colori. Per questo ho scannerizzato il foglio completo e ho usato l’artwork originale per tagliare delle mascherine ad hoc col mio plotter della Silhouette studio.

Applicate sul modello, ho potuto infine stendere l’ultimo tono della mimetica, il Pale Brown FS-30140 – Hataka C160, aiutandomi con il Patafix per ottenere delle linee ben sfumate e in scala.

Tolte le maschere il colpo d’occhio è notevole e convincente!

Le coperture metalliche dei motori sono in White Aluminium di fondo, sfumato lungo le rivettature con il Dark Aluminium. Successivamente ho aggiunto le antenne RWR (Radar Warning Receiver), preventivamente verniciate in nero lucido, avendo l’accortezza di rimuovere prima i rivetti in eccesso nella zona metallica sulla loro base d’appoggio. Fatto ciò, ho steso diverse mani leggere e ben diluite di lucido Tamiya X-22 per avere una superficie liscia su cui applicare le decalcomanie; queste, anche con l’aiuto degli appositi ammorbidenti Micro-Set e Micro-Sol hanno aderito perfettamente.

Ai lati della fusoliera, subito prima delle prese d’aria ausiliarie, ci sono gli indicatori del livello dell’olio del circuito idraulico.  Sono stati omessi sia da AFV, sia dalla Furball, per questo ho deciso di riprodurli. Sono di forma rotonda, base bianca e indicatore rosso, e per riprodurli sono partito da una decal della Airscale per gli strumenti degli abitacoli moderni (a pennello ho dovuto simulare la porzione rossa).  Ho protetto le (poche) insegne con un’ulteriore mano di lucido che è stata propedeutica per i lavaggi ad olio.

I colori della mimetica sono troppo diversi tra loro per utilizzare un solo tono, per cui ho preferito ricreare dei mix dedicati per ognuno di essi (sono partito dal Bruno Van Dyck che ho scurito in base alle esigenze con del nero). Selle superfici inferiori, in prossimità dei vani carrello e delle gondole motori, ho calcato un po’ la mano perché sono le zone più soggette a colature d’olio e grasso.

A questo punto ho opacizzato il modello con il Klear Kote Flat Alclad ALC-314, pigmento che amo per la sua finitura assolutamente opaca ma non gessosa. L’assemblaggio finale del mio Tiger II (carrelli e relativi portelloni, antenne, scarichi, radome) è filato via senza troppi intoppi; per ultimo, invece, ho lasciato il canopy che mi preoccupava per via della ridotta superficie utile alla colla per fare la giusta presa. Tuttavia, una volta trovata la posizione corretta, l’ho fissato con la ciano e aggiunto le ultime parti risultando, contrariamente a quanto pensavo, abbastanza solido.

In definitiva. L’F-5 N Tiger II è un aereo bellissimo dalle linee filanti ed eleganti, con una livrea accattivante che cattura l’attenzione di ogni appassionato. L’AFV ha fatto un ottimo lavoro producendo un kit che si monta bene, senza grosse difficoltà, e che con qualche aftermarket raggiunge un livello di dettaglio molto alto.

Buon modellismo a tutti!

Fabio “Jolly Blue” Barazza.

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