Il North American P-82 Twin Mustang, meglio noto come F-82, fu la versione a doppia fusoliera del famigerato P-51 Mustang (diretto derivato della versione H). Fu l’ultimo velivolo americano a pistoni ad entrare in servizio con l’USAF e venne originariamente progettato come caccia di scorta a lungo raggio per affiancare i B-29 Superfortress nelle ultime fasi della Seconda Guerra Mondiale, anche se non poté mai ricoprire questo ruolo per la fine delle ostilità.
Nell’immediato dopoguerra, e precisamente nel novembre del 1945, una specifica dell’Air Force richiedeva una valutazione del P-82 come possibile sostituto del Northrop P-61 Black Widow nel ruolo di caccia notturno, pertanto la North American propose due prototipi basati sulle cellule del decimo e undicesimo dei venti esemplari costruiti (precisamente il P-82C matricola 44-65169 e il P-82D matricola 44-65170). I due velivoli furono dotati di una grossa gondola ventrale che ospitava, rispettivamente, due tipi di radar: il model C con un derivato dell’SCR-720 impiegato sui Black Widow, mentre il model D l’AN/APS-4. Nell’abitacolo del secondo pilota fu installata la postazione per l’operatore radar con la relativa strumentazione, eliminando i controlli delle superfici di governo. Vennero prodotti 100 esemplari del model D, poi denominati F-82F, e a seguire altri 45 esemplari del model C successivamente designati F-82G.
Allo scoppio della Guerra di Corea, nel 1950, gli F-82G furono i primi aerei a supportare le operazioni di evacuazione dei civili americani dal porto di Inchon, e dagli aeroporti di Kimpo e Suwon, a seguito dell’avanzata delle truppe nord coreane. A differenza dei velivoli a reazione del tempo, l’F-82G era l’unico intercettore capace di volare per più di 300 miglia dalla base di Itazuke, in Giappone, fino all’area di Seoul e del fiume Han, ed avere ancora sufficiente autonomia per il ritorno.
Piccola curiosità: la prima vittoria aerea ai danni dei rivali nordcoreani fu ottenuta proprio da un F-82G ai danni di uno Yak-11, nei pressi del campo di Gimpo.
Nonostante l’impiego nel conflitto, il Twin Mustang ebbe una carriera operativa relativamente breve segnata anche dall’avvento sempre più importante degli aerei con propulsione a getto. Questo ha sicuramente contribuito a renderlo un soggetto anonimo e poco appetibile anche per le ditte modellistiche che, negli anni, gli hanno dedicato un solo kit (la Modelcraft, nel lontano 1997) e neanche troppo fedele nelle forme e dimensioni. Si è dovuto attendere fino al 2021 per avere uno stampo new-tool al passo con i tempi, grazie alla ucraina Modelsvit. Ed è proprio tale prodotto ad essere finito sul mio banco non appena le prime scatole sono finalmente giunte sugli scaffali dei negozi specializzati. In questo articolo ve ne presenterò pregi e, soprattutto, difetti.
Cockpit:
Il montaggio inizia con la pulizia dei pezzi che compongono i due cockpit che si differenziano per diversi elementi:
- Quadri strumenti diversi dedicati al pilota (fusoliera di sinistra) e operatore radar (fusoliera di destra).
- La presenza di una sola cloche a differenza dei doppi comandi presenti nelle prime serie ideate per le missioni di scorta a lunghissimo raggio.
- Pedaliera per i timoni nel cockpit del pilota e pedane di appoggio nell’altro.
- Presenza del blocco della radiobussola AS313/ARN6 visibile dietro alla testa del pilota.
La definizione dei dettagli è sufficiente; molti indicatori sono davvero sottili e devono essere sapientemente messi in risalto con la tecnica del dry brush. Sono stampati anche dei cablaggi di base che danno il giusto aspetto agli abitacoli. Alla fine mi sono limitato a completarli da scatola, senza alcuna aggiunta, reputando buona la quantità di particolari
La sequenza di verniciatura dei cockpit è stata la seguente:
- Base su vasche e i seggiolini in Alclad ALC106 – White Aluminium
- Applicazione dell’AK Heavy Chipping Fluid subito sopra il colore metallico
- La vernice originale degli interni è tutt’oggi un argomento dibattuto e controverso. Alcuni indicano l’Interior Green, altri (con più probabilità) il nero opaco. Ho scelto quest’ultimo optando per il Gunze H-77 Tyre Black perché già desaturato e più in scala
Una volta asciutto il Tyre Black, ho bagnato le superfici con un pennello inumidito di acqua tiepida e con uno stuzzicadenti ho scrostato le zone più soggette a usura (come la seduta del seggiolino e le zone di calpestio).
Il quadro strumenti del pilota è un mix di fotoincisioni e decal per le veglie e per il pannello con gli interruttori. Tutti gli altri particolari sono stati completati a pennello.
Ho deciso di non effettuare lavaggi in un cockpit totalmente scuro, bensì ho sfruttato il fondo per applicare la tecnica del pennello asciutto con l’Abteilung 502 Light Gray ad olio. Con l’Aluminium della Vallejo Air, invece, ho aggiunto altri graffi e scrostature più selettive.
Come tocco finale ho integrato alcune delle “placard” mancanti utilizzando quelle prodotte dalla Archer in 1/35; sono dei “wet transfer” da trasferire su un piccolo film trasparente per poi utilizzale come decalcomanie tradizionali, bagnandole e applicandole sulla superficie – il risultato finale è molto bello.
I seggiolini sono da scatola, comprese le cinture in fotoincisione che ho dipinto a mano con colori vinilici Vallejo. Una caratteristica del cuscino (in giallo XF-3 Tamiya) è costituita da due tappi neri posizionati all’altezza delle scapole, tipici dei P-51 H. Sono molto visibili e li ho messi in risalto.
Ali e fusoliere:
Prima di chiudere le due fusoliere ho completato i vani carrelli posteriori aprendo i fori di alleggerimento e verniciando le superfici con l’Interior Green MRP-131. I portelloni, al contrario, sono in alluminio secondo quanto si riesce a capire dalla documentazione fotografica dell’epoca.
I radiatori del liquido refrigerante e relativi condotti sono in Alclad ALC-106 White Aluminium; le griglie hanno ricevuto un lavaggio ad olio in marrone scuro per metterne in risalto la trama.
Le valve si accoppiano senza particolari problemi necessitando solo di poco stucco. I punti critici su cui porre maggiore attenzione sono quelli in corrispondenza delle palpebre dei cruscotti, che hanno uno spessore troppo pronunciato all’interno e devono essere svuotate della plastica in eccesso. Fate in modo che i due lembi combacino al meglio altrimenti i due parabrezza potrebbero inserirsi a fatica nei rispettivi alloggiamenti.
La scomposizione dei condotti esterni delle prese d’aria è abbastanza cervellotica e costringe il modellista a stuccare e carteggiare in punti molto scomodi. Personalmente ho deciso di chiudere tutto con dei tappi anti FOD autocostruiti in Plasticard.
Un’altra zona delicata è quella della dorsal fin dove passa la giunzione della fusoliera. L’unione non è pulita e devono essere ripristinate molte pannellature.
Il longherone centrale, che collega le due fusoliere, ospita il vano del carrello principale e quello delle armi. Per aumentare il livello di dettaglio e “spezzare” la monotonia della mimetica, ho deciso di autocostruirlo completamente. Ho iniziato ad eliminare la plastica forando il perimetro del portellone con una punta elicoidale in carburo:
A seguire ho creato il vano interno con un foglio di Plasticard da 0.3, le centine e ho riprodotte con dei profilati Evergreen a sezione rettangolare (misura 0,75 x 1 mm – codice 132). L’operazione più delicata è stata aprire i fori in cui passano le canne delle mitragliatrici a causa della loro particolare forma a goccia. Armato di trapanino elettrico, lime e mano ferma sono riuscito ad ottenere un profilo accettabile.
Per le armi ho deciso di utilizzare il set della Eduard Brassin numero 648517 destinato al kit Eduard. Il prodotto è ben fatto e mi ha fatto risparmiare un bel po’ di tempo.
Sono intervenuto anche sui fari di atterraggio a causa di una certa confusione creata dalla Modelsvit:
Osservando la foto sopra si nota chiaramente il bulbo che fuoriesce dall’ala sinistra; sul kit è stampata la sola pannellatura ma il bulbo non è presente all’interno degli sprue. A partire dai prototipi e sulle prime serie dell’F-82, il faro si trovava sulla gamba destra del carrello d’atterraggio; sulle serie F/G (mi riferisco alle due che ho verificato) essi furono raddoppiati e collocati nelle semiali a scomparsa. A terra erano spesso aperti ed è un particolare che non può essere tralasciato. Ho iniziato con l’aprire i vani e creare un fondo in Plasticard per dare la giusta profondità:
Nella seconda foto potete vedere un foro circolare accanto ed è l’alloggiamento per un ulteriore faro che era fisso. Le istruzioni del kit segnalano la possibilità di realizzarlo estratto ma non ci sono riscontri fotografici a tal proposito, né a terra né tantomeno in volo (ad ulteriore riprova dell’errata ricerca storica eseguita dalla ditta ucraina).
Ad ogni modo, dopo aver incollato il trasparente ho verniciato il retro con del cromo liquido della Molotov. Poi, con una punta elicoidale, ho realizzato un foro dal retro a simulare la lampadina.
Terminate le correzioni sulle ali, le ho assemblate alle due fusoliere. In questa fase ho volutamente tralasciato il montaggio del pod radar perché molto ingombrante e di impaccio per il resto della costruzione.
Ho deciso di modificare anche l’equilibratore in coda e separarne il trim come si vede in alcune foto:
Ho preferito sostituire anche i collimatori da scatola acquistando i K14 del set 648570 della Brassin.
Il pezzo in resina calza alla perfezione ed è ben fatto. Alla sua destra ho costruito la Radar Warning Light (tralasciata dalla Modelsvit). Inoltre, lungo tutto il perimetro della palpebra ho realizzato l’imbottitura in pelle (simulata con del Tamiya Epoxy Putty).
Le luci di posizione del kit non sono all’altezza, per cui ho preferito realizzarle ex novo partendo da un pezzo di sprue trasparente.
Il bulbo della lampadina è stato realizzato con lo stesso procedimento del faro alare (punta elicoidale) ma, questa volta, all’interno del foro ho colato una microgoccia di Clear Red e Clear Green Tamiya. La parte che è andata a contatto con l’ala l’ho spennellata con una mano di Silver della Vallejo Air.
Successivamente ho protetto il corpo principale della luce con la maschera in vinile fornita dal kit, e con una composta da varie sezioni di nastro Tamiya. Tale accorgimento mi ha permesso di spruzzare varie mani leggere e sovrapposte di Mr. Surfacer per ottenere una piccola cornice intorno al trasparente (questa tecnica la potete vedere applicata anche QUI).
Per concludere gli interventi sulle ali, ho stuccato le pannellature principali e lasciato aperte quelle delle tipo e quelle a copertura degli attuatori e cerniere degli alettoni. È importante ricordare che anche i Twin Mustang, come i P-51 da cui derivavano, sfruttavano il flusso laminare; di conseguenza, anche l’ala degli F-82 era stuccata e raccordata con uno stucco all’alluminio. Allo scopo ho utilizzato il Mr. Surfacer 1200 della Gunze applicato con uno stuzzicadenti lungo le pannellature e ho rimosso l’eccesso strofinando con dei cotton fioc imbevuti di acetone per unghie.
Come previsto anche sul velivolo reale, ho lasciato al loro posto i piccoli portelli d’ispezione e i tappi dei serbatoi.
Verniciatura:
Ho deciso di usare direttamente un nero lucido per evitare troppi strati tra primer, vernici e trasparenti vari al fine di salvaguardare i tanti piccolissimi rivetti stampati sulle superfici di questo Twin Mustang. Prima del colore principale ho spruzzato del White Aluminium Alclad ALC-106 lungo i raccordi karman e in prossimità del longherone centrale col vano armi, poi ho dato una mano di AK Heavy Chipping e, a seguire, ho verniciato queste zone in nero lucido Tamiya X-1. Tale scelta è dovuta al fatto che il colore acrilico è più morbido e facile da rimuovere, quindi l’effetto delle scrostature risulta più controllabile.
Per la verniciatura di base ho utilizzato principalmente il Mr. Color C2 Gloss Black che asciuga rapidamente e resiste bene alle mascherature. Lo considero un validissimo alleato ma deve essere comunque spruzzato molto diluito (al 70/80 %) con l’ausilio del Leveling Thinner.
Dopo aver steso il colore ho eliminato tutte le impurità ed eventuali peluzzi passando della carta abrasiva grana 2000, rigorosamente bagnata. Per completare l’opera, poi, ho impiegato le paste abrasive Tamiya nella gradazione Coarse, Fine e Finish.
Il vano armi è stato verniciato in due fasi: prima ho steso una base di Mr. Base White 1000 come fondo, a seguire ho utilizzato il Mr. Paint MRP-129 Zinc Chromate Primer WWII USA che ha una finitura semilucida e agevola l’applicazione del lavaggio.
Il vano carrello è stato un vero e proprio vaso di Pandora: la documentazione fotografica a colori, e in bianco e nero, non aiuta affatto a capire quale sia il colore effettivamente utilizzato nei caccia notturni del tempo (a causa della posizione in perenne ombra delle baie). Un riscontro, purtroppo, non può venire neanche dagli esemplari conservati nei musei, o dall’unico volante, perché tutti presentano gli interni e relativi portelloni Yellow Zinc Chromate per cui non vi è alcun riscontro certo. Grazie alla collaborazione di un caro amico (il nostro Fulvio aka Spillone) ho reperito delle interessanti diapositive tratte dalla sua biblioteca personale; queste mi sono state utilissime per confermare che i portelli fossero, in realtà, in metallo naturale o comunque color alluminio. Riguardo alle baie è rimasto il dubbio e, alla fine, ho ipotizzato che potessero essere in Interior green (usato anche sugli Skyknight rischierati in Korea).
Ho optato per il verde Gunze H-303 (F.S. 34102) che è una via di mezzo tra un Interior Green e un Bronze Green. I portelli, invece, sono in Alclad ALC-106 White Aluminium e hanno ricevuto un lavaggio in grigio medio ad olio. Il vano è sostanzialmente da scatola, ho solo verniciato qualche elemento per spezzare la monotonia della base completando il lavoro con il washing in grigio scuro e un po’ di dry brush in verde chiaro.
Ho deciso di verniciare le bande color ciano in fusoliera, operazione non semplice dato il fondo scuro e lucido. Per ottenere la tinta corretta ho mixato 10 gocce di Tamiya X-14 Sky Blue e 1 goccia di Tamiya XF-8 Blue. Allo scopo di favorire la copertura, la miscela è stata applicata su un fondo bianco (Mr. Surfacer White della Gunze) e con una diluizione bassa, intorno al 50%. Lo spessore delle bande è di 2,5 mm.
Decalcomanie:
Le decal da scatola sono ottime come spessore; trattandole con il Microsol e il Microset aderiscono perfettamente alle pannellature e rivettature.
Ho commesso, però, l’errore di non scontornare le lettere che compongono le scritte “USAF” sulle ali e ho danneggiato il film in eccesso nel tentativo di eliminare delle grinze durante l’applicazione. Anche in questo caso è venuto in mio soccorso l’amico Fulvio che ha gentilmente realizzato delle maschere tagliate al plotter. Per il rosso ho scelto il Mr. Color C-79 Shine Red, sempre su base bianca.
Invecchiamento:
Ho deciso di non esagerare con il weathering, tenendo anche conto che il “Midnight Sinner” è sopravvissuto alla Guerra di Korea e ha terminato il suo servizio in Alaska. Sono partito, quindi, da una verniciatura senza effetti per poi andare a sporcare e graffiare le principali aree soggette a manutenzione, calpestio, e rifornimento. I punti interessati sono stati:
- Cofanature motori
- Longherone centrale e vano armi
- Raccordi Karman
- Vani per apparecchiature radio e radar
- Superficie alare limitrofa ai serbatoi
Ho iniziato opacizzando e schiarendo leggermente queste zone con il Gunze H-77 Tyre black che non contrasta eccessivamente ma stacca rispetto al nero lucido della livrea.
Nella foto che segue potete osservare l’effetto sulle cofanature, il nero perde lucentezza e l’aspetto appare “cotto” dal sole o dal calore:
Dopo la prima mano ho deciso di realizzare scrostature e graffi sulle zone più usurate dell’aereo, anche guardando le foto in volo e dell’epoca.
Per quanto concerne i raccordi Karman, ho agito prevalentemente inumidendo la superficie con acqua tiepida (precedentemente trattata con l’AK Heavy Chipping) e portando via la vernice con uno stuzzicadenti; nei punti più resistenti ho utilizzato anche con della carta abrasiva (per ottenere il risultato migliore è opportuno eseguire la tecnica subito dopo la verniciatura di base, questo perché più la vernice asciuga e meno è efficace il prodotto specifico della AK). A seguire ho incrementato l’invecchiamento con queste due tecniche:
1) realizzando dei graffi a pennello con un Silver della Vallejo Air. Le setole devono essere molto scariche per evitare tratti troppo grossolani.
2) applicando ancora una volta il Silver Vallejo, ma questa volta con una spugnetta sui bordi d’attacco delle ali.
Una curiosità: Nel libro di Alan C. Carey dedicato al Twin Mustang ho trovato una sola foto in cui si intravede il cockpit dall’alto, e ho notato che i frame laterali erano verniciati in rosso. Personalmente li ho riprodotti con delle strisce di decal tagliate a misura, un dettaglio tralasciato da altri modellisti che si sono cimentati con questo soggetto.
Per aumentare la sensazione di “cottura” della vernice nera ho ripassato le zone già trattate fusoliera con il classico XF-1 Tamiya, molto efficace e facile da diluire:
Dopo il nero opaco XF-1 ho deciso di applicare un ulteriore giro di opacizzazione direttamente con il Clear Flat Gunze H-20 steso con uno stencil per aerografia.
Al fine di dare maggiore tridimensionalità al mio Twin Mustang, sulle ali ho utilizzato la tecnica del post-it per profilare un minimo le pannellature (poche). Allo scopo ho usato nuovamente l’H-77. Praticamente ho appoggiato il foglio accanto alle linee che volevo enfatizzare, spruzzando a bassa pressione la vernice molto diluita.
Per evidenziare i fastener sulle cofanature motore ho utilizzato un lavaggio a secco con il Silver della Vallejo Air, applicato direttamente sul fondo lucido e lasciato asciugare:
A completa essicazione ho rimosso l’eccesso semplicemente con un cotton fioc umido di acqua.
Ulteriori graffi li ho aggiunti con due tonalità di grigio delle matite acquerellabili. L’unica accortezza è quella di usarle su fondo opaco, altrimenti il loro pigmento non riesce ad aggrapparsi.
Per i fumi gli scarichi sono partito da un fondo marrone utilizzando ilTamiya XF-52 Flat Earth.
A seguire ho scelto il Gunze H-21 Off white, un bianco non troppo acceso che mi ha permesso di dosare l’effetto a mio piacimento. Devo dire che realizzare i fumi interno delle fusoliere è stato un vero incubo a causa dello scarso spazio di manovra per l’aerografo.
Ultimi dettagli e carichi alari:
La gondola del radar (se pulita e provata più volte a secco) è comoda da montare a fine modello, senza necessità di stucco, ed è verniciata in nero lucido Mr. Color C2. Il vano di accesso all’avionica ha ricevuto lo stesso invecchiamento di quello delle armi eseguito con vari tipi di nero opaco sovrapposti, graffi con il Silver Vallejo Air e matite acquerellabili grigie. La copertura frontale dell’antenna era in vetroresina (simulata con il Radome Tan Gunze), poteva sverniciarsi totalmente a causa dei detriti e della polvere proiettata dal movimento delle eliche.
Non era raro vedere degli F-82 equipaggiati con serbatoi in metallo naturale, pertanto ho deciso di riprodurre questa particolarità anche per il “Midnight Sinner”. Quello metallico è verniciato in Alclad White Aluminium ALC-106. Sull’altro, in nero lucido, ho riprodotto le scrostature circolari che si a formavano al contatto con il bocchettone di rifornimento (con una matita acquerellabile color argento).
Un’altra aggiunta è costituita dai braccetti anti-oscillamento, realizzati in sprue filato perché assenti nel kit:
Le eliche ruotavano in senso contrapposto, tenetelo a mente quando le monterete sul vostro modello. Le pale sono verniciate in Gunze H-77 Tyre Black e invecchiate con colori ad olio a secco e spugnetta sporca di Alluminio Vallejo Air. Anche le ogive hanno ricevuto il medesimo trattamento.
Il gruppo ruote-carrelli è una delle note dolenti del prodotto Modelsvit: sono fragili e le strutture che sostengono i due ruotini di coda fanno sudare le proverbiali sette camicie per l’assemblaggio. Inserirle a modello finito complica ulteriormente le operazioni ma, d’altro canto, incollarle prima è assolutamente sconsigliato… si spezzerebbero nel giro di poco.
Sulle gambe di forza del carrello principale ho aggiunto dei dettagli mancanti; ho anche approfittato per inserire dei perni di acciaio (presi in prestito dalla solita graffetta da cartoleria) per rinforzare l’accoppiamento con gli pneumatici. Quest’ultimi hanno un dettaglio di base molto bello, l’unica nota dolente è la trama scanalata dei battistrada che è molto leggera e dovrebbe essere più fitta.
Gli scarichi parafiamma sono in ottone e già inclusi nella lastrina PE (photoetched) del kit; il metallo è veramente duro da piegare con l’ausilio di una pinzetta a becco quadrato e si rischia di non allineare correttamente tutte le lamelle, a tal proposito consiglio l’utilizzo di una piega fotoincisioni.
Li ho dipinti con una base di Gunze H-77 Tyre black (amo questo “nero”) e ho realizzato un chipping disomogeneo in marroncino ruggine utilizzando il Vallejo Air “Rust e in bianco per simulare i residui incombusti.
Altri elementi molto visibile, ma omesso dalla Modelsvit, sono le antenne montate all’interno di entrambi i canopy: una molto grande sopra la testa del pilota e una più piccola sopra a quella dell’operatore radar.
Ho tentato di capire attraverso i libri e i manuali di volo di che cosa si potesse trattare e mi viene in mente che fossero collegate al radiobussola ANR-6 che si trova alle spalle del pilota stesso riconoscibile per il bulbo trasparente.
Le ho ricostruite usando del fil di ferro rigido che mantiene bene la forma durante la lavorazione. Col Plasticard, invece, ho ottenuto il grosso supporto trasversale. I cablaggi li ho realizzati con del filo di stagno della Plusmodel da 0.2 mm, ed anche il bulbo della radiobussola ANR-6 è stato dettagliato verniciando i colori all’interno (bianco, giallo, marrone) e termoformando la copertura per dargli un effetto di profondità e trasparenza.
Le antenne così ottenute le ho fissate all’interno dei tettucci con delle piccole gocce di Future, unico materiale che poteva garantire la trasparenza e un buon livello di adesività (i pezzi rimarranno lì dentro, protetti e al riparo da urti).
Ho voluto aggiungere anche l’antenna AS-62/APS-13 che si nota in diverse foto e svariati esemplari de Twin Mustang, e che compare già negli ultimi block di produzione dei P-51D e nei P-51H (montata specularmente su entrambi i lati delle derive). Non sono sicuro che la mia cellula fosse dotata di questo tipo d’apparecchiatura, ma è molto plausibile.
Armamenti:
Il vano armi del Twin Mustang, come detto all’inizio dell’articolo, è stato completato utilizzando il set Eduard Brassin 648517. Al suo interno ho trovato tutto il necessario per mitragliatrici e nastri delle munizioni: il set ne fornisce quattro in resina, ma io li ho divisi in segmenti più corti e ne ho ricavati sei per la parte superiore dei miei caricatori. Ho sfruttato anche i due portelli rettangolari in resina mentre il portello centrale è realizzato in Plasticard con maniglie foto incise.
Le armi sono verniciate in Gunze H-77 Tyre Black e poi “spolverate” generosamente con polvere di grafite ottenuta raschiando la punta di una matita HB.
Il Twin Mustang poteva portare un massimo di dieci razzi HVAR divisi in due razziere, nel caso di serie precedenti (ad esempio la B) esse salivano a tre con la terza posizionata sotto il longherone centrale. Sul mercato esistono molteplici set dedicati agli HVAR ma ho trovato ottimi come qualità/prezzo quelli prodotti dalla Eduard Brassin in resina (codice EDB648061) che fornisce otto pezzi (quindi ne sono necessarie due confezioni).
Conoscendo i problemi di errato dimensionamento di alcuni aftermarket della ditta ceca, ho preferito controllare l’esatta proporzione e lunghezza dei pezzi confrontando le parti in resina con quelle in plastica del kit. Un razzo HVAR di tipo aeronautico è lungo 173 cm che in scala corrispondono a 3,6041cm. Di seguito il raffronto tra il Modelsvit (prima foto) e il Brassin (seconda foto):
Il Brassin risulta essere più lungo di circa 1mm abbondante, un errore che si potrebbe risolvere tagliando una sezione del corpo principale riportandolo alla lunghezza corretta. Di contro la qualità del dettaglio pende inevitabilmente a favore della Eduard. A voi la scelta, personalmente ho optato per le parti in resina accettandone una minore fedeltà.
I razzi sono verniciati con Mr. Surfacer 1200 per il grigio, Olive Drab Gunze H78 e Alclad ALC-106 White Aluminium per la spoletta.
È anche per questo modello è tutto, arrivederci sul forum di Modeling Time! Buona lettura e buona visione!
Mattia “Pankit” Pancotti