martedì, Ottobre 8, 2024

Group Build Modeling Time.com – “The Vlaggie Cheetah” – Atlas Cheetah “C” dal kit High Planes in scala 1/72.

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Il Group Build di fine anno di Modelingtime.com riguardava tutti i prodotti della casa francese Dassault Aviation. Questo comprendeva tutti gli aerei prodotti dalla casa in tutte le loro versioni. Io ho voluto rappresentare una variante del celeberrimo Mirage III.; Il Cheetah “C” letteralmente “Ghepardo”

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Fonte http://wildaviation.com/cms/ – Autore e titolare dei diritti D.Wingrin

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Fonte http://wildaviation.com/cms/ – Autore e titolare dei diritti D.Wingrin

Un po di storia:

Durante gli anni ’80 l’aeronautica sudafricana per contrastare i MiG-23 forniti dai sovietici all’Angola scelse il Mirage III come caccia di superiorità aerea, e lo adattarono alle loro esigenze operative. A causa dell’embargo imposto al Sudafrica non gli era consentito acquistare aerei nuovi e la ATLAS, ditta sudafricana, acquisì le licenze per modificare in patria i Mirage; il governo diede mandato di effettuare alcune modifiche sostanziali alla macchina per renderla ancora più moderna e più efficace. Le modifiche implementarono il sistema Radar ed avionica all’avanguardia simile a quella del Kfir israeliano, con computer e sistemi d’arma e difesa di ultima generazione come ECM, HUD e chaff e flares dispensers. Anche il motore SNECMA subì delle migliorie e fu migliorato per dare al Cheetah il 15% in più di potenza un consistente aumento di angolo di attacco a basse velocità supportato anche dall’installazione di grandi canard sulle prese d’aria.

Nel 1986 l’aeronautica sudafricana mise in servizio i primi Cheetah C, che erano delle cellule di Mirage IIIC francesi riportati a “zero ore” e aggiornati allo standar Cheetah sopra elencato, seguiti poi dai B biposto. Fino alla completa entrata in servizio della flotta alcune cellule di mirage IIIE prese a leasing vennero aggiornate al quasi-standard Cheetah per sopperire alla mancanza di macchine, ma questi ebbero breve vita, furono ritirati nel 1992.

Il Cheetah finisce la sua vita operativa nell’aeronautica sudafricana nel 2008 quando venne sostituito dal più moderno ed efficiente Saab Gripen.

Il Modello:

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La particolarità del soggetto è tale che il mondo modellistico non ha mai preso in considerazione l’opzione di riprodurre questo interessantissimo velivolo in scala.

Un giorno navigando in Internet ho trovato sul sito della casa produttrice, la High Planes in Australia, il Cheetah! Con una spesa di 23€ mi hanno mandato il kit e un bellissimo CD a corredo con un centinaio di foto di walkaround e qualche profilo.

Documentazione molto utile vista la scarsità di informazioni sul soggetto.

Il kit a prima vista è uno scempio completo, plastica azzurrina durissima, tante sbavature e scomposizione cervellotica, ma poi ad un attento esame si notano delle finissime pennellature ottimamente incise, dettagli che in 1/72 non ti immagini e cockpit, sedile, vani carrelli e scarico di resina molto ben fatti e molto fedeli all’originale.

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La costruzione ovviamente parte sempre dal cockpit. Il tutto in FS35273 (gunze H306) con consolle laterali  e pannello stumenti in nero opaco.  Anche il sedile è del medesimo colore con i cuscini verde oliva. La mia predilezione per gli aerei in volo mi ha fatto inserire anche il pilotino (preso dall’apposito kit hasegawa) che è stato modificato all’occorrenza, con casco di fabbricazione francese e maschera con tubo laterale.

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Fatto il cockpit, imbragato il pilota, sistemati gli ultimi dettagli si chiude la fusoliera.

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Per semplicità, dato che il tettuccio va chiuso ed è un foglio vacuformato, lo ho ritagliato con precisione e stuccato in posizione subito dopo aver allineato e incollato le fusoliere.

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La pulizia dei pezzi è stata drammatica, troppa plastica in surplus e soprattutto durissima e molto spessa. Dopo  averla incollata, è stata la volta di stuccare la fusoliera. Senza particolari problemi il tutto è stato allineato il più possibile per evitare scalini difficili da sanare.

Il vero bandolo della matassa sono state le ali, ragazzi che faticaccia! sono state assottigliate di circa 3 millimetri per farle combaciare e (per fortuna che ho chiuso il carrello) ho quasi completamente asportato i vani del carrello principale perché altrimenti proprio non si chiudeva.

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Unite le ali alla fusoliera ho impiegato una quantità enorme di stucco verde Squadron e Milliput per raccordare il tutto , senza contare che ancora c’era parecchio da fare per le prese d’aria. Nel mirage come nel Cheetah, gli intake hanno la caratteristica di raccordarsi alla radice alare e alla parte inferiore della fusoliera e riprodurre questa zona su un kit del genere non vi dico che è stato eroico ma quasi. La sinistra in particolar modo è stata un dramma, disallineamento totale e un insano buco da colmare.

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Con tanta pazienza, plasticard e il mio fidato set di stucchi alla fine l’ho messo insieme. Il risultato finale è stato sicuramente molto soddisfacente anche perché sono riuscito a non eliminare quasi per niente le incisioni sulle prese d’aria nonostante tanta carta abrasiva e stucco.

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Le prese d’aria:

Sistemata la zona delle ali, montare le prese d’aria è stata una passeggiata visto che non ha praticamente richiesto l’uso dello stucco, o almeno non in quantità sovrumane.

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Una mano di primer grigio chiaro e il cheetah era pronto per ricevere la sua colorazione.

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L’esemplare da me scelto è il numero 370 usato dal 2002 al 2006 per i vari Air Show e colorato in maniera abbastanza vistosa come la bandiera sudafricana. Questo esemplare era chiamato “The vlaggie cheetah” se vogliamo cercare una traduzione per “vlaggie”, questa è una storpiatura di flaggy ovvero bandierato.

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Fonte http://wildaviation.com/cms/ – Autore e titolare dei diritti D.Wingrin

Non solo il montaggio è stato complesso e lungo, ma anche la colorazione per la sua caratteristiche linee curve  è stata un’impresa.

Per prima cosa ho verniciato le bande bianche in modo molto approssimato con l’X-2 Tamiya. Così facendo ho creato anche un fondo più idoneo per il successivo colore, il giallo (X-3 Tamiya). Le zone gialle sono state mascherate molto minuziosamente con striscioline di nastro Tamiya sagomato appositamente.

Con lo stesso procedimento ho poi verniciato il verde (X-5 Tamiya) sulla coda e sulla fusoliera, il rosso (X-7 Tamiya) e il blu (X-4 Tamiya) sulle ali. Infine il nero su tutto il muso e il grigio H308 sul radome.

Quando ho tolto le mascherature sembravo un chirurgo che asporta le bende ad un paziente al quale ha appena fatto la plastica e spera nel risultato positivo….! Incredibilmente solo un paio di sbavature sul giallo e un paio sul verde. Per il resto perfetto al primo colpo! Com si dice a Roma… sò soddisfazioni!

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Pronte le righe bianche.

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Metà strada.

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Qui la verniciatura ultimata.

Un ultimo giro di dettagli e correzioni minime sulle curve e il modello è pronto per le pochissime decal che gli spettano, nome del pilota, le sue 2 vittorie contro MiG ugandesi, il numero seriale e lo stemma della SAAF sulla coda. Alcune sono state autoprodotte artigianalmente con una stampante ALPS (numeri e nome pilota) poichè non presenti nel foglio decalcomanie fornito nella scatola.

Messe le antenne, pitot e sonda di rifornimento ho dato l’ultima mano di satinato e il Cheetah era pronto per la vetrina!

Basetta:

L’inbasettamento del modello in volo non è semplice e richiede un po di inventiva e manualità per lavorare il plexiglass. Ho voluto mettere l’aereo in posizione cabrata in onore al suo ritiro dal servizio. Per intonare la colorazione con quella del modello ho disegnato una stella e l’ho verniciata anche questa con i colori sudafricani. Per dare un po di movimento alla scena e non avere tutto esattamente riportato sulla base ho invertito la posizione del rosso e del blu, altimenti il modello si sarebbe “mimetizzato” con la base sottostante

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Effettivamente sono stato l’ultimo a completare il modello del Group Build, ma il tempo è stato  limitato a causa del lavoro e di altri impegni.

La soddisfazione di essere riuscito a finire un modello così complicato è stata tanta e anche se il risultato finale non è sicuramente all’altezza per competere in concorsi o manifestazioni. Nella mia vetrina sta comunque alla grande e ogni volta che ci passo davanti me lo guardo con aria compiaciuta!

Adesso avanti col prossimo modello, ci sentiamo presto su queste pagine.

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Luca “Icari Progene” Marin.

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