sabato, Ottobre 5, 2024

AH-1Z “Cobra Zulu” dal kit Kittyhawk in scala 1/48.

Nella contea di San Diego, lungo la costa meridionale della California, si trova la base di Camp Pendleton su cui ha sede il Marine Light Attack Helicopter Training Squadron 303, uno dei centri più importanti per l’addestramento dei piloti di elicotteri dei Marines.

Meglio conosciuto come “Atlas”, il reparto da più di vent’anni forma e addestra gli equipaggi di Huey e Cobra; oggi ha il compito di convertire il personale sui più moderni mezzi in servizio nei Marines, gli UH-1Y Venom e gli AH-1Z Viper che sono i loro derivati diretti.

Le origini dell’AH-1Z:

Durante la guerra nel Vietnam i soldati americani usarono gli UH-1 “Huey” come supporto e come trasporto rifornimenti/truppe tuttavia, nonostante la loro evidente mobilità sul teatro d’operazioni, essi non furono del tutto efficaci e non rappresentarono un netto ostacolo alle tattiche di guerriglia dei Vietcong. Seppur dotati di mitragliatrici da 7,62 e lanciarazzi da 70mm, le armi non garantivano una protezione efficace agli uomini a bordo che, oltretutto a causa della forma frontale estesa e delle ampie vetrature dell’elicottero, non erano sufficientemente riparati.

Serviva un mezzo nuovo per contrastare il nemico e nel marzo del 1965 fu sviluppato il prototipo del Cobra, il Bell UH-1, che volò per la prima volta già nel mese di settembre. L’U.S. Army accelerò i tempi ordinandone 112 esemplari da inviare quanto prima in Vietnam. Le consegne iniziarono a giugno del 1967 e nel 1972 i nuovi velivoli superarono già le 1000 unità.

Nel corso degli anni il Cobra ha subito sempre maggiori upgrade migliorando nell’armamento, nei motori e nell’avionica, fino ad arrivare ai giorni nostri dove vola nella sua variante più avanzata: l’AH-1Z Viper (anche chiamato dagli addetti ai lavori “Cobra-Zulu”).

Tale versione è caratterizzata da un nuovo rotore a quattro pale dal diametro di 14,06 metri che gli consente maggiore manovrabilità e un minor impatto acustico; è equipaggiato con due turbine General Electric T700 e può impiegare missili AIM-9L Sidewinder, oltre a razzi non guidati, agli AGM-114 Hellfire e al cannone fisso M197 da 20mm a tre canne rotanti installato sotto il muso.

Il nuovo “glass cockpit” è dotato di schermi multi funzione LCD da 8 X 6 pollici, un sistema GPS per la navigazione e caschi integrati che consentono la visualizzazione di tutti gli apparati del velivolo direttamente nella visiera e, in particolare, le immagini degli obbiettivi a terra e in volo.

Il modello:

Kittyhawk ha recentemente proposto il kit in scala 1/48 per questo elicottero che da sempre mi affascina… ovviamente ho deciso di acquistarlo!

Lo stampo presenta delle pannellature molto sottili e precise, ovviamente in negativo. Molti rivetti contribuiscono ad aumentare il livello di dettaglio della fusoliera e degli altri componenti della cellula. Il foglio istruzioni è molto chiaro e le decal, ben stampate e dai colori saturi, offrono la possibilità di riprodurre tre esemplari di cui uno commemorativo. Completa il tutto un piccolo foglio di fotoincisioni e una sfera di acciaio che dovrà essere usata per bilanciare il modello.

Ho subito iniziato il montaggio dal cockpit accorgendomi, però, che molti pezzi hanno vistosi segni degli estrattori in punti anche molto visibili. Benché non ci si aspetti tale inconveniente su di un kit di ultimissima generazione, ho risolto il problema riempiendoli con un po’ di stucco Green Putty Squadron e carta abrasiva fine porgendo sempre molta attenzione a non intaccare i dettagli circostanti che ho protetto con del nastro.

Come accennato sopra, l’abitacolo è caratterizzato da due grandi schermi e pochi pulsanti che di certo non aiutano a catturare l’occhio di chi osserva. Se poi ci si aggiunge il fatto che l’intera zona è completamente verniciata in nero per agevolare le operazioni notturne con visori NVG… il quadro è completo!

Come colore di base ho steso il NATO Black XF-69 Tamiya su cui, a seguire, ho steso un grigio medio (non troppo chiaro) molto diluito per mettere in evidenza gli spigoli e le forme della vasca. Per risaltare ulteriormente i volumi ho utilizzato la tecnica del dry brush con un grigio più chiaro; con questa operazione ho anche evidenziato i pulsanti e i dettagli sui cruscotti e sui seggiolini del pilota e navigatore/puntatore. A proposito di seggiolini, le cinture sono in verde scuro Vallejo Military Green mentre le fibbie e agganci sono in alluminio.  Per dare un po’ di colore ho anche aggiunto un paio di tasti in rosso sulle barre di comando.

Il kit prevede la possibilità di lasciare aperti i vani motore e i vani avionica su entrambi i lati della fusoliera ma, personalmente, ho deciso di lasciarne a vista solo uno dei due per non compromettere le linee di questo splendido elicottero. Il passo successivo, quindi, è stata la costruzione dell’alloggiamento del propulsore di sinistra. La base di per sé è molto buona e con un po’ di dettagli in più e una bella colorazione fa una bella figura.

Seguendo la documentazione e le numerose foto trovate in rete ho aggiunto qualche cavetto in rame sia sulla turbina sia all’interno del vano stesso.  Una volta eseguite le dovute prove a secco ho iniziato la colorazione della baia che è in Interior Green Gunze H-59 (alcuni esemplari hanno gli interni in metallo o Chromate Yellow, prestate bene attenzione all’esemplare che scegliete di riprodurre). Il colore è stato steso su una base scura per la tecnica del Black Basing con cui ho ottenuto una maggiore profondità dell’alloggiamento e creando dei chiari – scuri che appagano maggiormente l’occhio.

Il motore invece l’ho verniciato con i metallici della Alclad, sempre su base nera, passando sia il Dark Aluminium, sia lo Steel sulla parte centrale. Ho dipinto poi i cavetti in nero e in verde cercando di attenermi alle immagini dei Cobra Zulu reali; l’effetto finale l’ho ottenuto con il set D Weathering Master della Tamiya che è stato molto utile per ottenere un effetto “cottura” di tutte quelle zone sottoposte alle alte temperature.

Sul portellone ho ricostruito le cerniere di chiusura, aperte in questo caso, con del Plasticard sottile; Il loro scasso l’ho ricreato scavando la plastica creando una forma rettangolare. Ai lati delle cerniere ci sono i gli anelli di blocco (in rosso) che, nel mio caso, ho ottenuto sfruttando delle vecchie fotoincisioni provenienti dal sempre utile magazzino pezzi.

Il pannello inferiore ha una pedana rettangolare rialzata che ha la funzione di offrire un appoggio stabile agli specialisti, ed è assente sul pezzo del kit. L’ho auto costruita con del Plasticard usando la sagoma del pannello come riferimento per i fianchi, aggiungendo poi anche gli attacchi dei tiranti ai suoi lati.

Completato il motore sono passato al vano avionica per cui la Kittyhawk ha previsto delle “scatolette” rettangolari che hanno solo una vaga somiglianza con quelle reali…non mi hanno convinto molto tuttavia le ho usate come base di partenza modificandole un po’ e inserendo un bel numero di cavi per migliorarle. Nel lato destro in alto trova posto un estintore, non potevo non riprodurlo!

Partendo da un cilindro in plastica e alcuni pezzi sagomati a dovere dello stesso materiale per simulare l’impugnatura e l’erogatore, sono riuscito ad ottenere un risultato molto convincente. Una decal di recupero tagliata e adattata e, ovviamente, la verniciatura in rosso lucido hanno fatto il resto.

A questo punto ho iniziato ad assemblare gli insiemi che formano l’elicottero: i vani motore ai lati della fusoliera, le prese d’aria cui ho verniciato il fondo in nero per aumentarne la profondità, il cockpit e, finalmente, ho potuto chiudere la fusoliera.

Le carenature degli scarichi sono scomposte in due pezzi e si innestano da dietro nei vani motore. Il punto di congiunzione, purtroppo, non combacia granché bene facendo risultare le coperture più larghe di almeno due millimetri per parte.

Oltretutto, se decidete di lasciare a vista la turbina non c’è quasi possibilità di intervenire perché ogni modifica si vedrebbe a modello finito o, peggio, comprometterebbe tutto il lavoro di verniciatura e dettaglio del vano. Alla fine, dopo numerose prove a secco e vari tentativi, la soluzione migliore è quella di allargare la fusoliera in corrispondenza dei motori inserendo uno spessore di legno (un pezzo di molletta da bucato) al suo interno. Le fessure che inevitabilmente si formano le ho riempite con colla cianacrilica utilizzata come stucco.

Altro dettaglio completamente tralasciato dalla ditta cinese è il meccanismo di brandeggio del cannone. I servi e gli ingranaggi, sui AH-1Z reali, sono ben in vista e racchiusi all’interno di una gondola aperta inferiormente installata sotto la fusoliera. All’interno di tale carenatura, che la Kittyhawk ha rappresentato chiusa, il produttore indica di inserire il ballast per evitare che il modello si sieda sulla coda una volta terminato.

Dopo tutto il lavoro svolto nel motore e nell’avionica non potevo tralasciare questo particolare, quindi mi sono armato di cutter e ho aperto il vano. Usando come base di partenza un ammortizzatore di una moto in 1/24 ho creato la parte mobile dell’arma e la sua base aiutandomi con una fotoincisione di recupero, Plasticard, fili di rame sottili e tanta pazienza. Pensavo fosse più complicato invece nel giro di un paio d’ore ho completato l’intervento! Le canne in plastica ho preferito sostituirle con il bellissimo set della Master in ottone tornito (n° 48056) … costa pochissimo e vi assicuro che dà una marcia in più a tutto il modello, a fronte di un montaggio non proprio agevole!

Il contrappeso va comunque inserito e l’unico alloggiamento rimasto a disposizione è all’interno del sistema di puntamento sul muso, anch’esso sferico e composto di due parti trasparenti. Sembra fatto apposta! Senza bisogno di essere incollato ho chiuso il peso all’interno e ho continuato col montaggio che è filato tutto sommato liscio e senza intoppi di sorta. Data la presenza dei citati rivetti, ho protetto tutte le zone interessate da stuccature e carteggiature con del nastro adesivo onde evitare di perdere il bel dettaglio di superficie.

I pattini, incredibilmente, non hanno perni e riscontri e durante il loro incollaggio alla fusoliera occorre prestare molta attenzione alla posizione per non ritrovarli poi disallineati o disassati.

È ora la volta dei trasparenti che sono grandi e molto visibili; prima di procedere alla mascheratura li ho puliti e lucidati con attenzione e con i vari Compound della Tamiya. Ho verniciato i frame interni in grigio H-308, poi ho applicato nuovamente il nastro spruzzando del nero leggermente più largo in modo da riprodurre la guarnizione sigillante del vetro.

A questo punto la fase di verniciatura ha preso ufficialmente il via iniziando a stendere il pre-shading in grigio scuro su tutto il modello. A tale scopo ho usato il Gunze H-331 cercando di seguire con attenzione tutto l’andamento dei rivetti e delle pannellature, per poi schiarire al centro le più grandi con del bianco. Come avete constatato è necessario lavorare molto la base affinché i colori della mimetica non risultino piatti.  

A seguire ho applicato il grigio più chiaro della mimetica, il Gunze H-308, che ho spruzzato con velature leggere fino ad ottenere l’effetto desiderato e senza coprire troppo il pre-shading. Il grigio più scuro è il Gunze H-337 e per realizzare la linea di demarcazione tra un colore e l’altro ho usato il Patafix.

Una piccola osservazione: Kittyhawk nello schema di colorazione indica di colorare in nero le walkways sopra i travetti laterali e sopra i vani motore a lato del rotore ma su questo esemplare non sono presenti!

Gli unici punti in nero sono le bande anti sdrucciolo applicate sopra i pattini che si riproducono mascherando le zone con sottili fascette di nastro, alcune delle quali andranno forate per far passare i perni in rilievo. Una volta finito ho preparato il mio “Cobra Zulu” alla fase successiva lucidandolo con diverse mani di trasparente X-22 Tamiya.

Nel frattempo ho dipinto con il Gunze H-308 il rotore principale che presenta un andamento del bordo anti ghiaccio (in Gunze H-77) molto complesso e tedioso da riprodurre. Qualche sfumata in grigio medio per simulare un po’ di sporco e usura nel senso di rotazione hanno completato la colorazione. Il mozzo con l’albero l’ho verniciarti in Steel Alclad seguito da un dry-brush in grigio per evidenziare tutti i dettagli.

Ho applicato tutte le decal aiutandomi coi prodotti Micro Sol e Micro Set per farle aderire al meglio. Mediante la punta di uno spillo ho ripassato delicatamente tutti i rivetti per assicurarmi che non ci fosse nessun punto dove le insegne non avessero copiato perfettamente il dettaglio sottostante; in questo modo ho anche scongiurato il pericolo del silvering.

Un’ulteriore mano di lucido ha preparato il modello per i lavaggi e il weathering. Ho realizzato per primo il fumo degli scarichi sulla trave di coda, debordando anche sui piani orizzontali, con lo Smoke Tamiya.

Per il washing, come mia abitudine, ho preferito i colori a tempera preparando una miscela di nero, bianco e marrone fino ad ottenere un tono non troppo scuro.

A questo punto ho preparato i carichi esterni: l’esemplare da me scelto, come detto, fa parte di uno Squadron d’addestramento per cui ho scelto di non esagerare con l’armamento. Ho montato i rail per gli Hellfire (in nero) senza aggiungere i missili. I due lanciarazzi sono in varie tonalità di verde scuro: sono partito da un fondo in nero opaco su cui ho velato il Gunze H-330 molto diluito aumentando o diminuendo la qualità di colore per non coprire completamente il Black Basing ed ottenere varie tonalità dello stesso verde. Ho aggiunto anche un pod ACMI in rosso che ho costruito partendo da un AIM-9L Sidewinder.

Completato l’armamento ho opacizzo il piccolo “Cobra-Zulu” e per farlo ho utilizzato l’Alclad Flat Cote. Qualche velatura leggera e diventa perfetto! A seguire ho iniziato l’assemblaggio finale montando tutti i pannelli mancanti, il rotore di coda e quello principale ed eliminando le mascherature.

Ho completato le luci di posizione con il Clear Red e Clear Green Tamiya ed ho, infine, incollato i due trasparenti del canopy in posizione aperta. Ho anche ricostruito da zero i due pistoni che li tengono sollevati usando un tubicino in gomma nera nel quale ho inserito uno spillo per riprodurre lo stelo colorato in nero lucido.

Ho aggiunto poi i tiranti del portellone basso del vano motore riprodotti con un filo sottilissimo in rame colorato in alluminio, e l’asta di sostegno del pannello superiore con del Plastirod circolare in verniciato in giallo.

Conclusioni:

Un bel modello che mi ha davvero entusiasmato dall’inizio alla fine; dal montaggio facile con poche correzioni, necessita solo di qualche miglioria qualora si volessero riprodurre i vani aperti.

Kittyhawk ha fatto un ottimo lavoro riprendendo molto bene la linea aggressiva e muscolosa di questo splendido elicottero. Devo ammettere che in vetrina fa una splendida figura!

Buon modellismo a tutti!

Fabio “Jolly Blue” Barazza.

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2 Comments

  1. Complimenti per l’articolo e per il bellissimo modello che ho avuto il piacere di ammirare a Verona.

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