martedì, Ottobre 8, 2024

Gundam Barbatos dal kit Bandai in scala 1/144.

Eccoci nuovamente con un progetto che riguarda il mondo Gundam, questa volta il soggetto è il Frame Barbatos dalla serie Iron Blloded Orphan.L’anime è recente, prodotta dalla Sunrise nel 2015, ha argomenti e contenuti moderni inadatti a mio avviso ad un pubblico molto giovane.

La serie è ambientata trecento anni dopo un antico conflitto noto come “Calamity War” che vede scontrarsi le forze della Terra e di Marte. Il pianeta rosso è stato “terraformato” e colonizzato all’uomo, ma i marziani vogliono la libertà dal governo terrestre. Il protagonista è un orfano, che nella serie vengono definiti ratti spaziali e rifiuti umani, a voler sottolineare lo scarso valore attribuito alla vita di questi orfani/soldato. Mikazuki Augus fa parte di un gruppo di ragazzi che come lui lavorano per la compagnia di sicurezza privata CGS (Chryse Guard Security) nella città marziana di Chryse. Ai membri della CGS viene dato il compito di proteggere Kudelia Aina Bernstein, figlia del Primo Ministro di Chryse, intenzionata a viaggiare verso la Terra per chiedere ai governi di rendere la sua nazione indipendente.

Ma la scorta in partenza viene attaccata dal gruppo Gjallarhorn, organizzazione militare sotto il controllo del governo terrestre, per fermare il movimento indipendente. Per permettere la loro fuga durante l’attacco, gli adulti della CGS sfruttano i ragazzi come esche: il capo dei giovani decide di cogliere questa opportunità al volo e organizza una rivolta, lanciando un colpo di stato contro gli adulti rei di averli oppressi. Per difendersi dal nuovo conflitto, Mikazuki guida un vecchio Mobile Suit reduce della Calamity War, il Gundam Barbatos. La scena rappresenta proprio una delle battaglie che esso affronta nel viaggio verso la terra.

Il Kit:

Il Work in Progress completo lo trovate QUI!

La Bandai, come sempre, lavora egregiamente su tutti i suoi Gundam: incastri perfetti e interventi di adattamento praticamente nulli. Si parte, al solito, da un minimo di progettazione dei danni da battaglia che andrò a ricreare sull’anime, e per l’aggiunta dei led per l’illuminazione di alcune parti (cui parlerò più avanti):

 Per i fori di proiettile ho bucato la plastica con un trapanino a mano, mentre con una fresa ho assottigliato la plastica (allo scopo di rendere gli spessori più in scala) per poi rifinirla con un cutter ben affilato.

Con la stessa fresa ho creato lo scasso per l’alloggiamento dei led, fino a raggiungere la parete dove si trovano gli occhi.

Ora si passa allo studio per poter inserire i cavi dell’alimentazione e visto che un piede sarà posizionato su una base, userò lo stesso come partenza fino a tutti i punti dove è necessaria l’alimentazione elettrica.

Prima di chiudere la testa è necessario intervenire sugli occhi con del colore. Per donargli brillantezza ho passato delle velature leggerissime e diluite di White Alluminium Alclad. Successivamente ho aggiunto del Clear Green Tamiya diluito con nitro per dargli il colore finale.

Al fine di evitare che la luce filtri attraverso la plastica diffondendosi dove non deve, è importante stendere uno strato corposo di nero all’interno dei pezzi!

Ora è il momento di verniciare il capo partendo da una base di Sky Gray Tamiya su cui ho applicato delle mani leggere di bianco opaco facendo trasparire un po’ del colore di fondo. Con un grigio molto scuro Vallejo, e un pennellino tondo “0” dalla ottima punta, ho ricreato dei sottilissimi graffi. Il chipping, invece, è stato eseguito con una spugnetta, quella che protegge i set in resina per intenderci, leggermente inumidita di colore e scaricata su un pezzetto di Scottex.
In ultimo un lavaggio ad olio con nero, molto mirato sulle pannellature, senza base lucida, per ottenere un minimo di effetto filtro.

Il backpack ha bisogno di attenzioni: il fondo del condotto l’ho colorato con il Chrome Alclad che necessita obbligatoriamente di un primer nero lucido per aggrappare. Il tono cromato agevolerà la diffusione della luce che è garantita da quattro led blu.

Il vano dove è alloggiato il sistema di sospensione del cannone è particolarmente spoglio; dopo sverlo svuotato completamente da tutti gli incastri ho dato libero sfogo alla fantasia con una auto-costruzione fatta di cavi, rod e pezzi di plastica vari.

La verniciatura del backpack e degli altri pezzi segue lo stesso schema della testa, base grigia e velature con il bianco. Le parti metalliche sono in Alclad.

Giunti a questo punto, è il momento di assemblare i vari pezzi!

Allo scopo di applicare correttamente le decal ho steso su tutto il mio Barbatos una buona dose di trasparente lucido Tamiya X-22. Alla fine del procedimento ho opacizzato nuovamente le superfici con il Gunze H-20.

 

Anche il corpo del Gundam ha subito lo stesso invecchiamento già illustrato per la testa: chipping con spugnetta e graffi con pennello.

Sulle gambe ho passatolo Sky Gray Tamiya molto diluito per simulate l’effetto polvere. Dopo un’altra mano di opaco ho eseguito alcune colature di liquidi idraulici sotto le braccia e sulle giunzioni delle articolazioni. La tecnica è semplice: con il colore ad olio puro si fanno dei puntini dove parte la colatura, poi con un pennello piatto leggermente diluito o un cotton fioc, si tira il colore nella direzione voluta. Lo “streaking” (così viene chiamato in gergo) va poi protetto con uno strato di clear flat per proteggerlo dalle successive manipolazioni.

Le ultime scrostature in argento sui danni e una passata molto diluita di Nato Black Tamiya sugli stessi, chiudono il lavoro sul Barbatos che è pronto per prendere posizione.

L’asteroide:

Con il Vinavil ho unito diversi strati di polistirolo estruso fino a formare un cubetto su cui, poi, ho versato un po’ di diluente nitro per sciogliere le superfici in maniera irregolare. Il thinner non intacca, invece, la colla che dovrà essere rifinita con un taglierino affilato.

Per rendere ancora più discontinue le superfici, ho aggiunto della scagliola poco diluita mischiata a sabbia e sassolini: questo composto ha creato una texture molto interessante.

All’interno dell’asteroide ho ricavato l’alloggiamento per le batterie. Il blocco è stato colorato con acrilici della Maimeri, partendo da un grigio scuro, e via via schiarendo fino al bianco puro con diversi passaggi di dry-brush.

Un quadrato ricavato da un vecchio top di cucina ha funzionato da base. Il cotone è ottimo per ricreare la nuvola di polvere sollevata dal Barbatos. L’ho fissata alla base con il primer Tamiya grigio.

 

Manuale del piccolo elettricista:

I led che ho usato sul Gundam sono da 3 Volt e non necessitano di resistenze dato che con due stilo da 1,5V si ottiene una tensione sufficiente. Trovato il passaggio per i cavi li ho riuniti e fatti filare all’interno di un tondino di ottone, che oltre a fornire un robusto ancoraggio sul piede del Gundam, porta la corrente al vano batterie.

 

Un led prelevato da un vecchio mouse e una cannuccia di plastica simulano un bel effetto sparo dal cannone.

Ovviamente non poteva mancare un’esplosione! La già collaudata ovatta, e un pannellino led che si usa per le luci di cortesia delle auto, sono ottimi per lo scopo.

Per simulare il calore generato ho scelto delle carte trasparenti colorate poste all’interno; all’esterno ho spruzzato del giallo, dell’arancione e del nero acrilici ad aerografo.

Ora è giunto il momento di collegare le “utenze elettriche” ai pacchi batterie, uno da 3 volt per il Gundam, l’altro da 12v (otto batterie da 1,5) per l’esplosione simulata; nel mezzo del cavo positivo un fantastico interruttore per accendere a piacimento i led.

Buon modellismo a tutti! Denis Campanalunga.

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