mercoledì, Luglio 16, 2025
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N.A. P-51 D Mustang -Lt. Col. Glenn T. Eagleston- Dal kit Hasegawa in scala 1/48.

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Come primo lavoro qui su “Modeling Time” mi è stato proposto di parlare del mio P 51d Mustang costruito “come da scatola”, ma prima di tutto vorrei presentarmi. Sono Mauro, in arte “CoB” ho 27 anni e sono appassionato di modellismo aeronautico da una vita, ma solo da un paio d’anni costruisco modelli con un minimo di logica e di tecnica…ma basta così non vorrei annoiarvi oltremodo…

Del “mustang” sul web si sono scritti fiumi di parole e queste sono le sue caratteristiche principali tanto per rendergli un po’ di tutto l’onore che merita.Il North American P51  Mustang è stato prodotto a partire dal 1941 in varie versioni e quella che ho riprodotto io è la versione “d” facilmente riconoscibile dal tettuccio a goccia. E’ stato usato nella seconda guerra mondiale da varie aviazioni ma il suo ruolo principale è stato quello di caccia di scorta a lungo raggio dei bombardieri alleati e se l’è dovuta vedere spesso coi migliori caccia dell’asse (naturalmente ben figurando). E’ stato impiegato anche nella guerra di Corea e molte nazioni l’hanno utilizzato fino all’inizio degli anni 80. Incredibile ma vero. Caccia molto versatile e dalla linea elegante è sempre ben ricordato dai suoi piloti, assi e non che si sono battuti con coraggio ed ambizione. Combattere nei cieli contro il nemico voleva dire tenerlo lontano dalla propria casa e dai propri affetti sfidando in questi capolavori della meccanica degli anni 40 le forze della fisica, spingendo il proprio motore Packard 1650-7 da 1600 cavalli al massimo e sfrecciando a 700 km/h, ma sempre all’erta e con il dito sul grilletto pronto a far partire raffiche di fuoco dalle 6 mitragliatrici da 12,7 mm poste sulle ali.

Questo kit è stato realizzato a partire dal primo di gennaio del 2007 ed è stato ultimato nel giro di un paio di mesi. Le decal che riproducono la “skin” di Glenn T. Eagleston, l’asso della 354th FG, sono comprese nel kit Hasegawa in scala 1/48 e sono di qualità come del resto lo è il kit stesso. Eagleston si è distinto durante la seconda guerra mondiale per i suoi 18,5 abbattimenti tutti a bordo del P51. E’ stato anche pilota di Thunderbolt e gli ultimi 2 abbattimenti li ha fatti in Corea.

Il montaggio naturalmente, parte dall’abitacolo, semplice ma ben realizzato, senza pecche e proporzionato quasi alla perfezione. Il sedile e tutte le altre parti sono state dipinte a mano e sono state invecchiate con lavaggi di nero acrilico fortemente diluito ed asciugato di fretta col phon. Il montaggio del Mustang scorre via veloce e le uniche difficoltà sono far combaciare la parte superiore e quella inferiore delle ali. L’incastro ali fusoliera non è difficoltoso ma ricordo bene di aver dovuto lavorare di stucco e carta abrasiva sulle giunzioni e soprattutto sotto al cofano motore dove a forza di levigare ho cancellato qualche pannello che in seguito ho reinciso. La verniciatura è il pezzo forte. Ho dato come base a tutto l’aereo del grigio acrilico opaco 14 della molak che ho poi ricoperto con del nero opaco. La tinta che ho dato per dare il colore metallico naturale al modello è stato l’acciaio x 22 della tamiya, spruzzato con l’aerografo da abbastanza lontano e a sfumare. Ho fatto così  in modo da non coprire del tutto la base nera che c’era sotto, per dare l’effetto che i pannelli metallici di cui è ricoperto il mustang fossero ossidati e soggetti alle intemperie e all’utilizzo operativo. Nei vani ruote ho dipinto a mano ed invecchiato con lavaggi di nero acrilico diluito. Lo sporco sul batristrada delle gomme è niente meno che un po’ di grigio scuro acrilico applicato a pennello e sparso a dita. Le pannellature sono la croce e delizia dell’aereo. E’ una tecnica che riesco ad applicare solo con vernici color acciaio o alluminio perchè sono molto resistenti. Con un pennello sottilissimo ripasso tutti i pannelli dando un po’ di nero che deve essere diluito tanto da sembrare acqua, stando attenti a non fuoriuscire dalle linee. Le sbavature vanno tolte con prodotti tipo sgrassatore Chante Claire da cucina o prodotti simili. Il risultato è garantito solo che deve essere ripetuto molte volte e porta via tantissimo tempo. Una volta attaccate le decal il tutto è fissato con del trasparente opaco molto diluito e spruzzato da lontano.

Non ho fatto le fiammate sugli scarichi per non coprire la splendida aquila che rappresenta l’emblema di Eagleston. Le scrostature di vernice sono fatte con del molak strip applicato sulla base color acciaio e poi ricoperte con il verde antiriflesso. Lo stesso è stato fatto per le scrostature sulle pale dell’elica.

Beh che dire! Questo è stato il mio primo modello in scala 1/48 e sono abbastanza soddisfatto del mio piccolo P51. Sono molto contento di essere entrato a far parte di Modeling Time con un classico della storia dell’aviazione. Questo è un modello a cui sono particolarmente legato, spero che vi piaccia e se avete qualche critica fatela pure, sono le critiche costruttive che fanno migliorare il modellista!!! Ringrazio il mio amico Simone “Axis” per le foto che sono molto belle, a differenza delle mie!! A presto, Mauro!!!

Lo chiamavano il “Macchino” – MB.326 – Dal kit Supermodel in scala 1/72.

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Il Modello:

Purtroppo per gli irriducibili modellisti italianofili, di cui io sono un fiero esponente, la riproduzione in scala di velivoli che hanno militato tra le fila dell’A.M. non è un affare di poco conto. Spesso molti soggetti vengono completamenti ignorati dalle ditte modellistiche, altri sono stati appena presi in considerazione e gli unici kit reperibili in commercio risalgono a molti anni addietro. Tra questi anche il datato (1995) e oramai quasi introvabile kit Supermodel dedicato all’Aermacchi MB.326, soggetto dell’articolo che spero andrete a leggere qui di seguito. Erano anni che questa piccola scatola di montaggio giaceva abbandonata tra le tante altre, facendomi ogni tanto l’occhiolino per ricevere un po’ di attenzioni. Dopo immemore tempo, colto dalla voglia di realizzare un soggetto un po’ più impegnativo ho deciso di intraprendere la costruzione di questo piccolo addestratore, “culla” per tanti piloti che su di esso hanno appreso le tecniche del volo basico su aviogetto.

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Aprendo la confezione risulta subito evidente il dettaglio di superficie riprodotto completamente in positivo: bene, dopo questa visione molto del mio slancio iniziale si era già sopito mentre mi balenava subito in testa l’idea di richiudere tutto e dedicarmi ad un altro bel 104 Hasegawa! E invece no, ho stretto i denti e mi sono gettato a capofitto nella costruzione, che ha avuto appunto inizio con la totale reincisione del modello. Il mio precedente articolo (lo potete trovare cliccando qui) vi potrà fornire un valido supporto a questo scopo. Questa fase della lavorazione ha richiesto molte ore, spese soprattutto a consultare la documentazione e gli spaccati a mia disposizione per incidere i pannelli effettivamente presenti sul velivolo reale ed eliminare quelli frutto della fantasia dello stampista. Avendo i disegni sott’occhio ho approfittato per controllare se il dimensionamento del modello fosse esatto; sono rimasto piacevolmente sorpreso e l’unico intervento da compiere riguarderebbe l’allungamento della deriva di circa 1 mm., lavoro che comunque ho ritenuto superfluo affrontare.

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Superato il primo ostacolo mi sono dedicato alla realizzazione del cockpit, anche questo non esente da errori ed omissioni da parte della Supermodel: in mio aiuto è arrivato l’ottimo (e tra l’altro unico) set di dettaglio in fotoincisione edito dalla RCR di Milano, contraddistinto dal numero di catalogo 72S-10. Dopo le prime prove a secco mi sono subito reso conto che la vasca dell’abitacolo era più corta di circa 1mm. , quindi per ovviare al problema ho aggiunto due piccole striscioline di Plasticard (circa 0,5 mm. ciascuna) ai lati delle consolle per riempire il vuoto e comunque mantenere centrato il pezzo. La successiva operazione ha riguardato l’installazione dei cruscotti dell’allievo e dell’istruttore, incollati direttamente sui pannelli di plastica originali per avere una base più solida. Prima di unire i pezzi però, ho utilizzato le decalcomanie fornite dal kit per ricreare la strumentazione di bordo. Il cruscotto anteriore necessita di essere arretrato di qualche millimetro per non sparire sotto la lunga palpebra, mentre quello posteriore deve essere corretto a colpi di lima per entrare a dovere nella propria sede. Data lo scarso realismo della palpebra del cruscotto posteriore, e data l’impossibilità di utilizzare quella presente nel set RCR perché irrimediabilmente sotto dimensionata, ho sagomato una piccola striscia di laminato di rame larga 6mm. circa X 2mm. incollandola sopra il pannello strumenti secondario. Per ciò che concerne i seggiolini Martin Baker Mk.06A, scartati senza esitazione quelli forniti sono stati sostituiti dai ben più realistici Aeroclub in metallo bianco (codice EJ-010), ripuliti solamente di qualche sbavatura di stampo e completati con le leve di espulsione riprodotte con i profilati tondi da 0.20 mm. della Evergreen. L’intero abitacolo è stato verniciato in Gray F.S.36375 (Gunze H-308), subendo un leggero dry brushing in nero per metterne in risalto il dettaglio, mentre altri piccoli particolari in rosso e in giallo hanno impreziosito questa fondamentale zona. I seggiolini, invece, presentano la struttura, il cuscino inferiore ed il poggiatesta anch’èssi in Nero Opaco, l’imbottitura del pacco paracadute e le cinture superiori in Dark Tan F.S.30219, mentre il sistema d’imbracatura degli arti inferiori in French Blue (Testor 2175).

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Prima di unire le due semifusoliere ho appesantito il muso con i soliti piombi da pesca, e ho ricreato l’ultimo stadio del turbogetto mediante il recupero di un pod lanciarazzi presente nel provvidenziale magazzino spare parts. Quest’ultimo è stato assottigliato per adattarsi alla sua sede e in seguito completato con l’anello fornito in fotoincisione. Il montaggio della fusoliera è molto semplice e riduce al minimo l’uso dello stucco, cosa che certamente non si può affermare per l’assemblaggio delle due semi ali (in particolare quella destra) che hanno richiesto più di un filling con il mastice e striscioline di Plasticard per ottenere un buon raccordo. Dello stesso problema soffrono anche i due serbatoi ausiliari d’estremità, che risultano sotto dimensionati per lo spessore della corda alare e che quindi necessitano di una notevole quantità di stucco ed un attento lavoro di lisciatura. Ho ritenuto poi opportuno assottigliare notevolmente lo spessore del bordo d’uscita delle ali, poiché esso risulta veramente esagerato ed antiestetico soprattutto in questa scala. Sfogliando le pagine del volume numero 13 di Ali d’Italia (a pagina 50 in basso) ho trovato, con molta fortuna, un’immagine che inquadra proprio il soggetto che avevo intenzione di riprodurre: la foto è ripresa un po’ da lontano ma si vede chiaramente come il mio esemplare fosse dotato dell’appendice aerodinamica compensatrice posta sopra l’aletta del trim del timone. A questo punto è doveroso chiarire che gli MB.326 non erano dotati né di tale appendice né del trim, installati solamente a partire dalla versione E; ma spesso, conseguenza del lungo servizio, si notano modifiche apportate agli aerei quindi è molto probabile che il velivolo in questione avesse subito uno di questi retrofit nel corso della sua vita. Per ricreare la piccola superficie di compensazione ho ritagliato un rettangolino del solito Plasticard da 0,1 mm. di dimensioni 3 mm. X 1 mm. e l’ho incollato sul timone.

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A questo punto della lavorazione il modello è pronto per la verniciatura, non prima però di aver ripristinato le incisioni deteriorate dalle operazioni di carteggiatura, e di averlo lavato e pulito da eventuali residui con acqua e sapone per piatti. Dato che l’esemplare da me riprodotto presentava i bordi di attacco delle ali, della deriva, dei piani di coda e delle prese d’aria, il musetto e il terminale delle tip tank in grigio F.S.36375 (Gunze H-308), ho steso il colore su tutto il modello in modo da avere anche una prima mano di fondo utile per esaltare gli eventuali difetti di montaggio. Dopo aver mascherato le sopra citate zone, ho passato una mano di Bianco Opaco propedeutica per la successiva verniciatura con il caratteristico Arancione Lucido degli MB.326. Per quest’ultimo, codice F.S.12246, ho utilizzato il pigmento numero LC55 della Lifecolor, che devo dire riprende abbastanza fedelmente la tonalità originale: vi consiglio, però, di lasciare asciugare a lungo (magari di pitturare le superfici inferiori e girare l’aereo solo dopo un giorno o due), e di non appoggiare il modello su alcuna superficie poiché la vernice tende letteralmente ad incollarsi e a strapparsi quasi fosse una colla vinilica lasciando dei tremendi “buchi”. Vi dico tutto questo dopo aver sperimentato in prima persona il fastidioso inconveniente, con tutte le conseguenti imprecazioni verso la Lifecolor!

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In seguito ho dipinto i pannelli antiriflesso davanti al muso e nella parte interna dei serbatoi in Nero Opaco (Gunze H-12), i pozzetti dei carrelli ed il vano aerofreno con una miscela di 70% Zinc Chromate Green (Testor 1734), 20% di Nero e 10% di Bianco ed il terminale dello scarico in Acciaio (Testor 1780). I più pignoli potrebbero notare che non ho verniciato in nero anche l’interno delle due alette sui dorsi delle ali, ma per non scervellarmi con fastidiose mascherature e per evitare di rovinare il delicatissimo arancione ho preferito tralasciare… spero che i lettori non me ne vorranno. Una prima mano di trasparente lucido ha sigillato il tutto e preparato il fondo per l’invecchiamento del modello, eseguito con un lavaggio a olio con il Bruno Van Dyck senza calcare troppo la mano poiché i velivoli reali non presentavano un’usura molto accentuata. Veniamo ora alle decalcomanie: quelle da me utilizzate provengono dall’ottimo foglio della Small World Accessories contraddistinto dal numero di catalogo SWAD72001, e dedicato a tutti i velivoli che hanno prestato servizio nel 53° Stormo “G.Chiarini” di Novara-Cameri. In particolare il mio 326 è uno dei tre “Macchini” ricevuti dalla 653ª Squadriglia collegamenti, e rimasti in servizio dal maggio del 1982 al novembre del 1990 quando furono messi a terra per problemi strutturali. Le insegne fornite dalla Swad sono davvero buone, dall’alto potere adesivo e coprente, unico neo la loro eccessiva lucidità.

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Le ho applicate sul modello con l’ausilio degli immancabili liquidi Micro Sol e Micro Set della Superscale, per renderle più morbide e dar loro un effetto “painted on”, poi più per scrupolo che per effettiva esigenza, ho scontornato accuratamente i numeri di carrozzella “53-30” per ridurre al minimo il rischio dell’antipatico silvering, ed ho prestato attenzione nel collocare nella giusta direzione la punta della sciabola nello stemma del reparto. Gli stencil, infine, provengono dal foglio Tauromodel numero 72-512. Altra problematica che ho affrontato ha riguardato la finitura dei carrelli: la soluzione adottata dalla Supermodel di stampare le gambe di forza e gli pneumatici in un sol pezzo non agevola di sicuro la loro verniciatura (struttura in Alluminio e gomme in Nero Opaco), ed inoltre l’angolo che forma il cinematismo dell’ammortizzatore del carrello principale ha un’imprecisione tale da far risultare il modello troppo “seduto”… ma d’altro canto è questo quello che passa il convento. Altra operazione delicata è stata inserire il telaio fotoinciso nel tettuccio, preventivamente immerso assieme al parabrezza nella solita cera Future per esaltarne la limpidezza. Giunto finalmente alla fine, ho completato il lavoro stendendo un’ulteriore mano di trasparente lucido, dipingendo le luci di posizione, collocando i due specchietti retrovisori per l’allievo e l’istruttore, aggiungendo il piccolo faro d’atterraggio sul ruotino anteriore, lo sfiato rapido del carburante in rosso sotto il piano di coda destro e una piccola antenna a lama in Bianco Opaco sotto l’abitacolo davanti alla Strobe Light. Il portellone dell’aerofreno è stato raffigurato in posizione aperta, come spesso avveniva in conseguenza della caduta di pressione nel circuito idraulico del velivolo. Ricordatevi inoltre di incollare i due minuscoli Pitot davanti al cockpit. In conclusione posso dire di essermi divertito nella realizzazione di questo modello dalla livrea sgargiante, avendo inoltre la soddisfazione di aggiungere alla mia collezione un pezzo di storia importante della nostra Aeronautica Militare. Buon Modellismo. Starfighter 84.

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Bibliografia:

1.       www.seatejectcolor.com/seat/sedili/ditte/martin%20baker/mk6/mk-wo6.htm

2. www.ejectionsite.com/aso6aseat.htm

3.       Ali d’Italia Volume 13 – Editore “La Bancarella Aeronautica”.

4.       Aerei Modellismo N°9 settembre 1998.

5.       Aerei Modellismo N°6 giugno 2000.

6.       Ali In Miniatura N°8 maggio 2002.

7.       Monografie Aeronautiche Italiane Volume 12 – dicembre 1980.

8.       Scale Aircraft Modelling N°1 Gennaio 1996.

Le foto della fase di montaggio (clicca sull’anteprima per ingrandire):

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Close Up Pictures (clicca sull’anteprima per ingrandire):

Le foto si riferiscono all’esemplare conservato presso il Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle (RM).

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Figurino di un Licantropo con Milliput (terracotta)

Dopo aver creato le piccole miniature dei licantropi,  aver finito quasi tutta la materia verde, sono andato da alfamodel e ho deciso di sperimentare una nuova epoxy putty. La Milliput. Questa è che utilizzato qui è la versione Terracotta. Dall’esperimento l’ho apprezzata anche se per prenderci la mano si fatica un pò anche perchè ti resta davvero addosso!Incuriosito dai figurini veri e propri, quelli con più dettagli e più spazio per la pennellata, mi sono avventurato in questa creazione che è stata un passatempo davvero piacevole. Essendo il mio primo figurino di queste dimensioni, non sarà certo una meraviglia ma nel complesso mi piace.

Tanto per chiarire il concetto di Uomo Lupo (licantropo), wikipedia ci viene incontro.

Il licantropo (dal greco lykòs “lupo” e anthropos “uomo”) detto anche uomo-lupo o lupo mannaro è una delle creature mostruose della mitologia e del folklore poi divenute tipiche della letteratura dell’orrore e successivamente del cinema horror.

Secondo la leggenda, il licantropo è un uomo condannato da una maledizione che, ad ogni plenilunio, inizia a ricoprisi di peli e a munirsi di zanne, fino a diventare un vero e proprio lupo feroce, pericoloso e aggressivo. Nella narrativa, generalmente lo si può uccidere solo con un’arma d’argento, ma questo elemento spesso (seppure non sempre) manca nella tradizione popolare. Secondo alcune interpretazioni, il licantropo non sarebbe in grado di trasmettere la propria “malattia” ad un altro essere umano dopo averlo morso.

Come le altre epoxy putty, anche la Milliput (forse qualcuno la chiama al maschile…ma il Milliput mi suona male) ha bisongo di essere mescolata in uguali proporzioni per ottenere un impasto omogeneo e che ci darà il tempo ( circa un’ora e mezza due) di lavorare. La cosa che balza agli occhi….è l’appiccicosità (se mi permettete l’italiano) che è di gran lunga  superiore a quella della green stuff. Il trucco di inumidire lo strumento è come al solito utile, ma non bisogna esagerare perchè la Milliput ha un comportamento piuttosto argilloso e troppa acqua porta al suo eccessivo ammorbidimento. Una caratteristica molto importante che diversifica la Milliput dalla Green Stuff (materia verde o duro) è la sua durezza. Una volta seccata la Milliput (come dicono anche le spiegazioni) diventa roccia!!. Per eventuali altri lavori prenderò in considerazione , come fanno molti modellisti, di utilizzare la milliput per  il corpo e dare una certa stabilità e durezza, e la green stuff per i dettagli.

La basetta ha una storia tutta sua…vi basti sabere che una volta era una chitarra elettrica. Avrei potuto comprarne una , ma ho preferito vedere come veniva a farsela da soli. Sono soddisfatto.

La creazione del figurino si è divisa in queste fasi:

  • studio della posizione del figurino
  • realizzazione di un semplice scheletro in fil di ferro
  • prime aggiunte di milliput per formare un corpo di base
  • aggiunta delle braccia , della testa e delle zampe
  • unione e aggiunta di muscoli dettagli e pelliccia su tutto il corpo
  • colorazione
  • creazione della basetta e unione al figurino

Milliput Terracotta e strumenti per scolpire
Figurino Licantropo

Scheletro di fil di ferro
Figurino Licantropo

La coda
Figurino Licantropo

Le braccia
Figurino Licantropo

Modellazione del corpo
Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

La prima pelliccia

Figurino Licantropo

Purtroppo con le foto ho saltato qualche passaggio e quindi la prossima mostra già la testa la pelliccia e le zampe.. Però si capisce.
Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

Colorato:
Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

Figurino Licantropo

Sulla basetta
Figurino Licantropo

Spero di esservi stato utile!!!

al prossimo mostro!

Simmons

Pre-Shading e Weathering di un modello.

L’articolo che segue tratta della colorazione e dell’invecchiamento di un F-14B del VF-11 “Red Rippers”. L’aereo in questione è verniciato con il TPS a tre toni quindi FS35327 per la parte superiore della fusoliera, FS36320 per i lati intorno all’abitacolo e FS36375 per la parte inferiore. Ho utilizzato gli smalti Humbrol rispettivamente quindi: n.145, n.128 e n.127; li diluisco con petrolio bianco (10 parti di colore e 6 parti di diluente). Per prima cosa ho verniciato il tutto con il bianco n.130, non è necessario ottenere una colorazione perfetta ed uniforme, si tratta solo del fondo.Poi ho fatto il preshading con il nero opaco lungo le linee di pannello ma anche qua e là in base alle zone che nella realtà vengono maggiormente riverniciate a causa, soprattutto, della salsedine.

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A questo punto ho steso i colori di base (schiariti con il 10% di bianco) senza calcare troppo la mano: sia il nero del preshading che il bianco del fondo risultano abbastanza evidenti.

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Ultimata la stesura dei colori di base ho proceduto così: ho preso gli stessi colori di base (in questo caso ho addirittura fatto una miscela di 127 + 128 con un po’ di nero) e ne ho spruzzato una velatura su tutto il modello anche se non in modo uniforme, infatti nelle zone superiori ho spruzzato un po’ di più, in modo da scurire la pittura di base e smorzarne la tendenza all’azzurro e dare un senso generale di sporco, quasi di fuliggine; si tratta di una fase molto delicata perché una spruzzatta eccessiva può compromettere tutto ma è particolarmente importante. Volendo questa fase si può eseguire anche con il nero o con un grigio scurissimo, dipende dal risultato finale che si deve ottenere. Poi ho preso un grigio scurissimo e ho lavorato di fino su tutte quelle linee di pannello e quelle zone frequentemente soggette a riverniciatura, in particolale quelle ai lati intorno all’abitacolo, servendomi proprio delle foto della macchina che dovevo rappresentare oltre che di quelle tipiche di altri Tomcat relativa alle parti superiore e inferiore della fusoliera.
Su queste zone di grigio scurissimo ho poi spruzzato i relativi colori di base piuttosto schiariti con il bianco o un po’ scuriti con il nero secondo le necessità ma in modo tale da non coprire tutta la zona scura sottostante bensì lasciandone il bordo un po’ sfumato ed così ottenuto un notevole contrasto; con gli stessi
colori ho anche schiarito o scurito interi pannelli come ad esempio gli spoilers sulle ali. Poi ho preso l’Olive Drab n.155 e ne ho concentrato delle velature in alcune zone della fusoliera superiore e delle ali (nella parte inferiore nulla) per dare un senso di maggior sporco, ciò attenua leggermente il contrasto precedentemente ottenuto. Purtroppo non ho fatto le foto di ogni singola fase.

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A questo punto ho spruzzato a pressione molto bassa, adistanza di circa 5 minuti, due mani leggere dell’equivalente inglese della FUTURE per preparare la base per le decals. E’ mia opinione personale che non sia necessario ottenere un modello lucido come del caramello, primo perché con la FUTURE e simili si rischiano disastrose colature secondo perché si rischia di inondare e conseguentemente coprire le linee di pannello e poi perché un modello troppo lucido diventa molto liscio creando problemi nella fase di applicazione dei lavaggi ad olio che scivolano via e alterano troppo il colore di base. Se si va cauti con il lucido si ottiene la giusta base per evitare il silvering delle decals e si riesce a fare i lavaggi in modo ragionevole.

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A questo punto ho eseguito il lavaggio con colori ad olio diluiti con essenza di trementina (li fa asciugare abbastanza velocemente ma è nociva e ha una puzza tremenda: usate una mascherina e areate il locale). La giusta diluizione si trova con l’esperienza e le preferenze personali, personalmente evito una miscela troppo liquida perché nella fase di asportazione delle eccedenza diventa difficilmente controllabile. Per le parti inferiori ho usato un Lamp Black n.25 di Winsor&Newton, per le parti superiori e i lati un Burnt Sienna n.2 con una puntina di Yellow Ochre n.44 applicandoli lungo le linee di pannello e le viti con un pennellino 3/0 cercando di non sbordare.Nella zona motori ho usato in più fasi una miscela un po’ più grassa che ho asportato con un panno pulito nel senso di scorrimento dell’aria per simulare le fuoriuscite di olio tipiche di quella zona del Tomcat. Stessa procedura ma con miscela un po’ più liquida sulle parti superiori e laterali, in particolare sulle ali si nota l’effetto del Burnt Sienna.

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Con un pennellino a punta piatta ho eseguito altre sporcature con il pigmento Black Smoke della MIG procedendo nel senso di scorrimento dell’aria (si notano sulle ali). Nella fase finale ho spruzzato il semilucido a smalto della Xtracolor (XDSS) a cui ho aggiunto un 10% di lucido Humbrol n.35 perché ho ritenuto che in questo caso l’Xtracolor non fosse abbastanza lucido per la finitura che dovevo ottenere, il tutto diluito sempre con sei parti di petrolio bianco. Come ultimo appunto voglio far notare che è molto importante considerare che nelle varie fasi, dal primo fondo bianco alla finitura semilucida, il colore tende a scurirsi e i toni a smorzarsi (soprattutto durante il lavaggio ad olio) e ciò va ovviamente ad influire sul risultato finale, in particolare quandoi vuole simulare l’effetto biancastro dato dallo sbiadimento delle vernici (fading) tipico dei jet US NAVY.

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Basetta texturizzata per le vostre miniature

In questo articolo vi mostro come creare una basetta texturizzata per le vostre miniature. Per quelli che non lo sapessero, una basetta texturizzata è una basetta con dei mini elementi scenici che possono essere per esempio elementi del terreno, oggetti o nel nostro caso siccome progettata per un esercito di Conti Vampiro….teschi.

Ormai se ne vedono molte in giro , alcune davvero belle!

Questo è il mio primo esperimento e spero che possa essere d’aiuto  a qualcuno nella propria realizzazione.

Do per scontato che abbiate già creato il prototipo della vostra basetta (con il metodo , gli strumenti e i materiali che preferite).

Do anche per scontato che ormai conosciate a memoria la guida per riprodurre in resina un figurino (o in questo caso un elemento scenico).

Detto questo il procedimento è uguale a quello per la creazione e riproduzione di un figurino….solo che in questo caso è una basetta texturizzata.

Questa a destra è la basetta prototipo e quello a sinistra è lo stampo in gomma siliconica.
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Il procedimento di riproduzione con la resina è semplice e veloce.
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Ecco la basetta dopo 40 minuti:
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Ed ecco un possibile utilizzo!
Creazione basetta miniatures wargames

Basetta miniature warhammer

Alla prossima creazione!!!!
Simmons

 

Collina per warhammer e lotr

In questo semplice tutorial, vi mostro come creare dal nulla una collina per i wargames tipo warhammer o lord of the rings (lotr).

occorrente:

  • un pezzo di polistirolo precedentemente sagomato a piacere (in modo da sembrare una collinetta).
  • scottex o fazzoletti
  • vinavil
  • flock (ho usato la flock di sughero del precedente articolo)
  • colori acrilici tipo gw o vallejo
  • un rametto di albero che possa rappresentare un albero in miniatura (opzionale)

Come al solito non si butta via niente… e così ho fatto anche per quel bel pezzo di polistirolo che una volta avevo iniziato a sagomare.

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Una volta ottenuta la sagoma della vostra collina(o anche solo di una rupe), non dovremo fare altro che ricoprirla di carta scottex o tovaglioli di carta per celare l’effetto pixelloso del polistirolo espanso. Se avete utilizzato del polistirolo non espenso potreste anche saltare questa parte.

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Una volta conclusa la mummificazione che consiste semplicemente nel ricoprire di pezzi di scottex imbevuti nell’acqua e vinavil, lasciamo asciugare…

a questo punto ho voluto ricoprire la collinetta con il flock di sughero (ma va bene qualsiasi flock) come mostrato in figura, utilizzando il metodo tipico con colla vinilica.

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L’alberello è opzionale e potrete inserirlo nel polistirolo da subito o alla fine. Ho voluto inserire un albero spoglio per amalgamarlo meglio con il tipo di colorazione un po autunnale della collinetta.

Wargames hill

conclusa l’asciugatura del flock, ho ritoccato con del colore diluito per dare un’impressione di bassissima vegetazione.

Wargames hill

Successivamente ho colorato di marrone le zone dove il flock non si era attaccato , creando così delle zone rocciose che spuntano dal terreno.

questo è il risultato finale.

Wargames hill
Wargames hill

inutile dire che ognuno può dare il suo tocco personale, cambiando flock, colori, tipi di albero etc.. etc..

Alla prossima!

Simmons

Flock di sughero

Questo non è un vero e proprio articolo, è semplicemente un modo che ho sperimentato da poco per creare della flock davvero economica e facilmente realizzabile.
In questo articolo, abbiamo imparato a creare flock da una semplice spugna o con della segatura, in questo impareremo a utilizzare anche del sughero.

occorrente:

  1. tappo di sughero (o un qualsiasi pezzo di sughero)
  2. grattugia metallica

c’è poco da dire…. si prende il sughero e si grattugia!

ed ecco il vostro flock!

flock con il sughero

flock con il sughero

flock con il sughero

alla prossima!

Simmons

Creare una Miniatura con Green Stuff e Riprodurla con la Gomma e la Resina (seconda parte)

La seconda parte della guida è finalmente arrivata! (scusate è colpa mia sono passate più di 48 ore…) comunque meglio tardi che mai!

come al solito vi rimando alla prima guida che ho realizzato per capire meglio i passaggi di rimozione della miniatura, preparazione della resina e rimozione della nuova miniatura.

Eravamo rimasti con le nostre povere miniature sommerse nella gomma siliconica.

Dopo 48 ore la gomma si è indurita e ho iniziato a tirare fuori i figurini ma…..è successo qualcosa di totalmente imprevisto.

Andando a tirare fuori la prima miniatura mi sono accorto che si era girata di 180°!!!! (non mi spiegavo infatti il fatto di non vedere la basetta una volta tirata fuori la gomma dal bicchiere di carta). Le possibilità e spiegazioni sono varie: La miniatura non contenta di essere sommersa dalla gomma ha cercato di ribellarsi e si è ribaltata; Le bolle nel risalire hanno fatto si che si creasse una spinta verso l’alto che in qualche modo ha rigirato la miniatura; il peso specifico della basetta era inferiore a quello della miniatura e quindi è andato verso l’alto. Questo spiegherebbe il perchè la miniatura si è girata perfettamente di 180°!! difatto deve aver raggiunto il suo punto di equilibrio idrodinamico (o gommadinamico) spostando le parti più dense in basso.

Cosa è cambiato?…..bhè innanzitutto sicuro di andare a tagliare sopra la basetta…..in realtà ho tagliato un pezzo di gomma che non avrei dovuto tagliare e quindi il licantropo che ho poi creato si è ritrovato senza un orecchio!!…niente che non si possa rimediare con la green stuff!.

La seconda invece era totalmente fatta di Materia Verde e non si è rigirata. Misteri. Comunque da questo e da altri esperimenti che ho fatto , vi suggerisco di fissare le miniature o le parti da riprodurre in qualche modo affinchè non si spostino!.

A parte questa disavventura e i soliti problemi di bolle, la procedura è stata la stessa del precedente articolo.

  1. tirare fuori la miniatura originale
  2. controllare i canali di scolo di aria ed eventualmente aggiungerne altri incidendoli con il bisturi (o il taglierino)
  3. miscelare 1:1 la resina e catalizzatore
  4. versare nello stampo
  5. aspettare circa 40 minuti
  6. tirare fuori il tutto e condirlo come vi piace!

taglierino o bisturi
Miniature uomini lupo

la miniatura è al contrario!

Miniature uomini lupo

Miniatura tirata fuori

Miniature uomini lupo

Miniature uomini lupo

La resina versata negli stampi:

Miniature uomini lupo

La resina pronta per essere tirata fuori (dopo 40 minuti).

Miniature uomini lupo

I miei licantropi colorati e imbasettati!

Miniature uomini lupo

Miniature uomini lupo

Miniature uomini lupo

grazie per l’attenzione!!!
alla prossima!
Simmons

La reincisione delle pannellature.

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Quella che cercherò di descrivere nelle prossime righe, è senza dubbio una delle lavorazioni più stancanti e tediose con cui un modellista si deve confrontare: la re incisione delle pannellature. Fortunatamente la maggior parte delle moderne scatole di montaggio vantano un dettaglio di superficie inciso in un fine negativo, per cui l’operazione di re incisione di un modello spesso riguarda il recupero di vecchi kit. Gli strumenti fondamentali in questa fase sono i seguenti:

Scriber: lo scriber è l’incisore con cui è possibile tracciare le linee delle pannellature sulla plastica. Può essere acquistato ad hoc nei negozi specializzati, altrimenti può essere costituito dalla punta di un compasso ben affilata o da uno spillo da sarta opportunamente fissato sul supporto di un taglierino da modellista (del tipo X-Acto per capirci). Esistono in commercio anche degli scriber derivati dagli strumenti ad uso dentistico, tipici sono quelli prodotti dalla milanese Amati.

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Dime Verlinden: le dime prodotte dall’americana Verlinden sono disponibili sia per la scala 1/72 che 1/48, e sono utilizzate come “linee guida” adattabili alla superficie del modello. Questo specifico prodotto riporta le forme delle principali pannellature presenti sui velivoli dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.

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Righello e nastro Dymo: per tracciare solchi su superfici piane si potrà utilizzare un comune righello o una squadretta, mentre per le superfici curve ci si potrà avvalere dell’ausilio d’un pezzo di nastro Dymo (quello utilizzato dalle etichettatrici) che ha il doppio vantaggio di essere adesivo e di adattarsi bene alla curve di una fusoliera, ad esempio. In alternativa, dovendo re incidere una zona particolarmente tondeggiante, si potranno sagomare due o tre strati di scotch posti uno sopra all’altro e incollati sul modello (la foto vi può aiutare nella comprensione). Ovviamente in questa fase si dovrà porre una maggiore attenzione durante l’incisione.

 

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Detto questo, passo ora a descrivere le operazioni necessarie per ottenere una buona re incisione:

Per prima cosa ricordo che è sempre meglio operare su parti non assemblate, e che prima di iniziare è importante documentarsi con foto e disegni; Spesso, infatti, le case produttrici “dotano” il modello di panelli assolutamente inesistenti sul velivolo reale, mentre ne tralascia altri che risultano anche ben visibili. Di fondamentale importanza è la saldezza con cui tutte le dime, proprie od improprie, aderiscono alla superficie per questo è bene fissarle ogni volta con nastro adesivo e controllarne l’effettivo allineamento. Prima di procedere all’incisione si dovranno appianare le linee esistenti con della carta abrasiva e in seguito disegnare quelle definitive con una matita grassa. Con una leggera pressione sullo scriber si traccerà la pannellatura in negativo, magari tenendo a mente quante “passate” sono state ripetute per avere a fine lavorazione la stessa profondità dei solchi su tutto il modello. I residui di plastica che si formano all’esterno del solco possono essere eliminati con della carta vetrata fine grana 400 cui succederà una lucidata con pasta abrasiva per ridare lucentezza alla plastica e definire ulteriormente le incisioni. Per rimediare agli onnipresenti errori è possibile utilizzare il comune ciano acrilico (Attack) come riempitivo per le incisioni “impreviste”. Una volta essiccata la colla avrà la medesima consistenza della plastica, quindi dopo averla carteggiata non si noterà la differenza. Buon Modellismo a tutti! Starfighter84.

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Creare una Miniatura con Green Stuff e Riprodurla con la Gomma e la Resina (prima parte)

Eccoci tornati alla sperimentazione di tecniche di riproduzione!

Molti di voi , avranno avuto l’idea di creare le proprie miniature con la green stuff… e ci saranno riusciti più o meno bene… Io vi parlo da profano o comunque da amatore! non vi parlo certo dall’alto della mia esperienza..che è molto poca..però posso farvi vedere quello che ho sperimentato io.

Per la Creazione di una miniatura passo passo, vi rmando all’articolo.

Per la Creazione di uno stampo in gomma siliconica (passo passo) vi rimando a un’altro.

Visti questi due articoli, sarete in grado di capire e seguire le seguenti fotografie.

Prima di tutto, dovrete aver creato la vostra miniatura con la green stuff, più o meno dettagliata.

Idettagli si possono sempre aggiungere dopo. In questo articolo ho creato due miniature raffiguranti dei licantropi in posizioni più o meno simili, ma con due metodologie diverse. Per una ho utilizzato come base una vecchia miniatura rovinata e ricoprendola di green stuff, l’ho modificata e modellata. Per la seconda sono partito da zero e ho dovuto creare tutto. Inutile dire che partire con una base già dura è molto più semplice. Molti inseriscono dei pezzi di fil di ferro per fare lo scheletro della miniatura.

Che vi piacciano o meno queste sono le due miniature che andrò a riprodurre (con due stampi diversi).

Miniatures Mould Casting

Miniatures Mould Casting

Miniatures Mould Casting

Miniatures Mould Casting

Come al solito i bicchieri di carta sono utilissimi! In questa foto mostro come posizionare al centro del bicchiere la miniatura che sarà ricoperta dalla gomma una volta che l’avremo preparata.

Miniatures Mould Casting

Il solito occorrente: Gomma siliconica, Catalizzatore e una siringa per prenderne il quantitativo necessario (del catalizzatore). Vi ricondo che va mescolato al 5%.

Miniatures Mould Casting

Miniatures Mould Casting

Dopo aver mescolato, girato e lasciato per pochi secondi uscire le bolle….si versa il tutto sulla miniatura.

Miniatures Mould Casting

A sinistra potete vedere le vostre peggiori nemiche: le bolle! infatti una volta versata la gomma sulla miniatura, dovrete inventarvi un modo per eliminare le bolle il più velocemente possibile. Anche se da solo la maggior parte se ne vanno, è meglio dare una mano…e in questo caso delle schicchere..provate, funziona!

A destra c’è la seconda vittima che attende di essere gommificata!

Miniatures Mould Casting

Ecco le miniature sommerse!

Miniatures Mould Casting

L’ultima volta abbiamo aspettato un bel po, circa 48 ore…e ancora non si era solidificata del tutto… probabilmente dipendeva dal cattivo miscelamento del catalizzatore e forse da averne messo leggerment di meno del 5%. Qeusta volta ho fatto tutto da manuale quindi…

Ci vediamo fra 48 ore!