venerdì, Luglio 18, 2025
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MODELS 2009 – Mostra Concorso Nazionale di Modellismo Statico.

Modeling Time è lieta di segnalarvi la XII edizione della Mostra Concorso Nazionale di Modellismo Statico “Models 2009” che si terrà a Faenza 4-5 Aprile 2009.
In allegato  volantino, regolamento e scheda di iscrizione.

Volantino Models 2009 III

Regolamento

Scheda d’iscrizione

Lotrmaster is Back! Legolas Video Tutorial.

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Dopo mesi di attesa, il nostro amico olandese Lotrmaster è tornato alla grande!

In questo video possiamo imparare passo passo come dipingere la miniatura di Legolas.

Kit Review – Eduard Mirage 2000 D/N in scala 1/48 e cockpit set Renaissance Model.

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Kit Eduard:

Non ho avuto mai una particolare simpatia per i velivoli dell’Aeronautica Francese, ma non potevo perdermi una delle diverse scatole edite dall’Eduard dedicate ad alcune versioni del Mirage.  La mia attenzione è caduta su la versione biposto del Mirage 2000, per la precisione il D/N corrispondente al numero di catalogo 1123.  A prima vista si ha subito l’impressione che lo stampo sia il vecchio Heller inscatolato Eduard, dubbio immediatamente confermato dopo una breve ricerca in Internet. Il kit si compone da tre stampate di plastica grigia e una per le parti trasparenti: la plastica sembra buona, forse un po’ vetrosa, e le pannellature in un discreto negativo decisamente povero di rivetti.  Da alcune prove a secco eseguite sugli elementi principali ho notato che gli incastri non sono molto precisi e lasciano facilmente delle profonde fessure – ci sarà da lavorare non poco con stucco e carta abrasiva, per far combaciare al meglio le due semi fusoliere e la grande ala a delta del caccia Dassault.

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Purtroppo il cockpit è davvero povero di dettagli, ed è composto dalla vasca, i due cruscotti frontali e due seggiolini discreti… tutto da buttare via senza indugi se si vuole ottenere un buon modello. Per cercare di ovviare a questa lacuna, la Eduard (come consuetudine per i suoi ultimi kit) fornisce anche una lastrina di fotoincisioni pre colorate (non sono un amante di questo tipo di accessori), con cui realizzare le consolle laterali, i pannelli strumenti, e alcuni particolari dell’abitacolo.

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Molto buoni al contrario le validissime alternative in resina ai due Martin Baker Mk.10 originali in plastica: questi sono perfettamente stampati e ricchi di dettagli, basterà aggiungere le cinture di sicurezza per completarli ottimamente. Apprezzabile la scelta della ditta ceca, di dotare la scatola di mascherine adesive “Xpress Mask” per i carrelli e tutte le parti trasparenti.

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A corredo del kit c’è anche un ricco foglio decal che propone ben quattro esemplari: tre nella consueta mimetica grigio/verde (tra cui anche una con un’aggressiva bocca di squalo sul muso), mentre la quarta possibilità riguarda un velivolo in livrea desertica – tutti con le coccarde francesi.

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I fogli d’istruzione (due, uno per il montaggio e l’altro per riprodurre le mimetiche stampato a colori) sono molto chiari e con riferimenti dei colori anche per i comuni Gunze. In conclusione, credo che sia un modello onesto, senza troppe pretese, una buona base di partenza per i cultori del super dettaglio, ma anche per una semplice riproduzione da scatola. In entrambi i casi, credo che con un po’ d’impegno si possa ricavarne un ottimo modello. Purtroppo però, il suo reperimento sta diventando sempre più difficile a causa della cessata produzione della Eduard.

Per chi fosse interessato, io sono riuscito ad acquistarlo su internet all’indirizzo  www.kits-discount.com; Spero che ne abbiano ancora una discreta scorta!

Cockpit Renaissance Model:

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Per ovviare alle disastrose mancanze del kit nell’abitacolo, ho trovato per caso in Internet questa ditta francese a me sconosciuta: la Renaissance Model. Nel suo catalogo ci sono svariati set molto interessanti, tra cui alcuni dedicati proprio al Mirage 2000. Il set del cockpit (numero 48036) comprende: la vasca, due seggiolini e una stampata con la cloche, maniglie di espulsione e alcuni leveraggi. La qualità dello stampo è buona, pulito e, a prima vista, anche facile da inserire all’interno della sua sede. Le consolle laterali e i cruscotti sono completamente “lisci”, ed andranno particolareggiati con la strumentazione riprodotta in fotoincisione (scelta, un po’ fuori dal comune,  che sottolinea il carattere estremamente artigianale di quest’ update set).

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Nella lastrina d’ottone troviamo anche una serie di ganci, gancetti e specchietti che saranno utili per dettagliare i due tettucci. Le istruzioni sono la nota dolente del prodotto Renaissance, esse sono stampate a colori su due fogli formato A4 che non è il massimo della chiarezza; Per non fare errori sarà indispensabile munirsi di una ricca documentazione.

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In conclusione posso dire che il set è l’unica valida scelta all’inesistente abitacolo del kit, ma lo scotto da pagare è un sicuro montaggio complesso e non proprio facile da gestire. Ci sono molte parti piccole da impiegare ed una scomposizione dei pezzi foto incisi non molto pratica. Il mio consiglio e di fare un giusto mix con le fotoincisioni del set e quelle offerte dall’Eduard scatola di montaggio del nostro Mirage per ottenere un giusto compromesso. Per chi fosse interessato può visitare direttamente  il sito della ditta francese www.renaissance-models.com.

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Un saluto a tutti gli amici modellisti e non mi rimane che augurarvi buon lavoro ed un felice anno nuovo.

Fabrizio Bernarducci.

F16-A Plus “Fighting Falcon” – dal kit Hasegawa in scala 1/72.

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Ritorno a scrivere dopo un paio di mesi dal mio ultimo articolo e stavolta vorrei presentare la mia ultima creazione… L’F16-A Plus Fighting Falcon o come i piloti lo chiamano, il “Viper”. Questa piccola vipera sarà  il mio ultimo modello in 1/72, almeno per il momento in quanto sto già lavorando sul mio primo jet in 1/48 e già mi sono affezionato a questa scala. Credo che ormai tutti voi appassionati conoscete bene la storia e le mansioni di questo aereo che ormai è diventato un classico del modellismo…e quindi parto direttamente con le cronache della costruzione che è il motivo per cui state leggendo…

Questo modello l’ho realizzato completamente da scatola ad eccezione del sedile eiettabile che nel vero Viper è un Aces II e che qui viene rappresentato da un bel Pavla in resina. E’ il primo pezzo in resina che monto su un mio kit dato che sono un amante delle migliorie fatte in scratch ma stavolta ho iniziato a convertirmi…

Come al solito si inizia dall’abitacolo che da tradizione Hasegawa è scarno e i pannelli degli strumenti sono rappresentari da decal, quindi con pochi minuti si monta, non è affatto un granchè ma se si vuole realizzare un modello da scatola ci si deve accontentare e così ho fatto. Ho vivacizzato quello che potevo con un bel lavaggio ad olio in grigio payne misto a nero al 50% mentre la tinta di base è il grigio Molak 14. (FS 36270)…

Il montaggio procede in un soffio, fusoliera ed ali vengono insieme come mai mi sarei aspettato,  l’unico problema è la presa d’aria ventrale che non avendo punti di riscontro fa penare un bel po’. Necessita infatti di una sana (mica tanto) stuccatura con conseguente carteggiatura e reincisione delle pannellature.

Essendo una scatola datata 1992, non c’è da aspettarsi la perfezione e se volete un consiglio provate a montare il cono di scarico con un po’ di colla vinilica, carteggiate gli scalini tra la fusoliera e il suddetto cono. Poi smontatelo e verniciatelo a parte. Dato che ci siete fate anche un bel dry brush ai petali. Io l’ho fatto con dell’acrilico X11 Tamiya, non vi troverete così a farlo con l’aereo verniciato e nella fase più delicata di tutto il montaggio…come purtroppo ho dovuto fare io. Un altro pezzo dell’aereo che non mi è piaciuto è la piccola porzione di plexiglas che si unisce con il grosso parabrezza, è molto più larga della base su cui andrà a poggiare ma una volta messo il tettuccio sarà una cosa che non noterà nessuno…tra qualche tempo me ne dimenticherò anch’io!

Sebbene sia ben proporzionato e dall’aspetto snello e realistico come non succede spesso in scala 1/72, una volta finito ed appoggiato sulle sue gambe vi accorgerete che siede un po troppo in stile F-8 Crusader, quindi vi consiglio anche di limare un po’ il carrello anteriore e anche di togliere dal suo portello i punti di riscontro o meglio gli attacchi che lo uniranno al pozzetto perchè non combaciano bene lasciandolo un po’ storto…almeno di questo me ne sono accorto prima!!!

Passando alla verniciatura che come ripeto in ogni articolo è la parte che mi diverte di più, c’è da stare attenti a come si maschera il confine tra la zona in grigio e quella in grigio scuro. La prima versione, come ad esempio il mio F16-A, che operava nell’83 ad Hahn in Germania dell’ovest si differenzia dagli “esemplari di vipera” più moderni che cambiano di tonalità ai tre quarti del tettuccio. Il grigio negli “A” diventa più scuro alle spalle dell’abitacolo ed  in rete potete anche trovare degli esemplari danesi di F16-A nuovi di zecca e scintillanti con le walkways belle limpide con questa colorazione piuttosto vintage…

Per iniziare la colorazione ho steso il mio primer di fiducia il Grigio Molak M14 (fs 36270) sopra il quale ho spruzzato un consistente pre-shading in nero lucido. Avendo deciso di realizzare il modello molto consumato non ho usato due differenti tonalità per il muso e per il ventre dell’aereo che era previsto in Light Grey. Ho così uniformato il tutto ancora con la tinta grigia Molak M14, che andrà a tingere appunto il muso, la parte inferiore del Falcon ed anche la sua profilata deriva. Il cono del radar andrà dipinto in quello che io ho interpretato come dark sea grey, in questo caso un molak, mentre la tinta scura sul dorso dell’aereo è il Tamiya dark grey fs 36173.

Per quello che concerne l’invecchiamento o meglio la totale distruzione della vernice del mio F16 ho effettuato un lavaggio ad olio in bruno van dyck misto a nero al 50%, diluito in acqua ragia che ho tirato via lasciando un bell’alone. Ho stemperato il velo di zozzeria con un bel post shading con i colori di base desaturati… non è stata un operazione semplice e ho dovuto fare numerosi tentativi essendo per me una novità. Le linee dei pannelli sono state fatte con lo stesso mix di tempere ad olio diluite nell’immancabile acqua ragia ma con un lavaggio più preciso nelle linee. In seguito ho lucidato con trasparente acrilico Gunze allungato con il suo diluente specifico sul quale sono state appoggiate le decal Hasegawa che oltre a determinare un silvering consistente sono spesse e fanno un discreto scalino. Sopra alle decal e a tutto il modello ho passato un’altra mano di lucido che ho poi spento con il trasparente opaco Gunze diluito nel suo specifico ed ottimo diluente. I trasparenti Gunze li consiglio vivamente rendono una finitura da favola al vostro modello. No ragazzi, la Gunze non mi sponsorizza è pubblicità gratuita eheheh….

Per la prima volta ho usato per rifinire i plexiglas la miracolosa cera Future, che veramente ha proprietà magiche nel togliere rigature, ditate ed imperfezioni dai trasparenti…come mi è stato insegnato dal buon Valerio (Starfighter84). Basta immergere il tettuccio nella cera e poggiarlo su uno scottex per farlo scolare. Dopo un quarto d’ora avrete il canopy dei vostri sogni. Lucido, perfettamente trasparente, con dei riflessi da rimanere a bocca aperta e….dall’ottimo profumo di pesca! Non si finisce mai di imparare nel mondo del modellismo!!!

Per quello che riguarda i carichi subalari ho deciso di montare solo i 2 serbatoi ausiliari lasciando nello shelter il serbatoio ventrale, le cluster bombs e i 4 missili sidewinder Aim-9l e Aim-9j, nonostante avessi lavorato tutte le parti. Non ho voluto riempire il modello di armi per non appesantirne la linea molto piacevole che la General Dynamics ci regalò tanti anni fa!

Il montaggio delle gambe di forza dei carrelli procede abbastanza speditamente anche se non è poi così facile, qui ho avuto un piccolo inconveniente in quanto il tubetto di colla mi è scivolato di mano staccando uno dei due serbatoi ausiliari. Le ruote vanno colorate naturalmente in nero sfumando come meglio si crede ed a piacimento facendo solo attenzione a verniciare in nero i cerchioni delle ruote posteriori, in alcune serie del Fighting Falcon sono state fatte così! Comunque non è un problema perchè anche nelle istruzioni viene specificato di farli neri. Il dettaglio dei vani carrelli è buono, nei limiti della scala, ed il tutto va dipinto in bianco opaco come la parte interna dei portelli. Ho reso vivo e tridimensionale  il tutto con una passata di olio diluito in acqua ragia. In questo caso color Bruno Van Dyck….

Beh ecco tutto, se volete divertirvi a fare un classico dell’aviazione moderna l’F16 è quello che fa per voi, qui sotto includo alcune foto delle fasi del montaggio, spero che il modello vi piaccia e come al solito se avete qualche appunto fatelo pure. Le critiche costruttive sono un bagaglio non indifferente per un modellista che vuole migliorare la sua tecnica!!!

Prima fase: il montaggio, da notare la perfezione degli incastri e la poca luce che c’è tra ali e fusoliera…

Secondo passo…la verniciatura che lascia trasparire il pre shading….

La parte inferiore dell’aereo verniciata…

Modello “post shadizzato”, lavato con gli oli e decal posizionate. In attesa di ricevere gli ultimi due strati di trasparente, uno lucido ed uno opaco per la rifinitura…

L’aereo terminato, in questa foto si può apprezzare i miracoli fatti dalla cera future sul canopy!!

Ecco qui, nonostante sia un velivolo che non amo molto l’F16, in quanto per me è troppo moderno…l’ho portato al termine.  Quasi un paio di mesi di lavoro ed ora il Viper, come adoro chiamarlo fa bella mostra di se al fianco degli altri miei caccia!

A presto, Mauro “CoB” Balboni…..

Scuola guida per Spilloni – TF-104 G dal kit Hasegawa in scala 1/48.

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Introduzione:

La versione da addestramento del nostro compianto F-104 è stata da sempre trascurata. Fino a pochi anni addietro, l’unica possibilità di realizzare questa versione era delegata all’utilizzo di conversioni in resina non alla portata di tutti. Si dovevano affrontare molte operazioni di ”taglio e cucito” non sempre facili da realizzare, e dal risultato estetico non sempre accettabile. L’uscita del kit Hasegawa atteso da molto tempo, ha colmato questa mancanza, ma soprattutto è stata accolta con grande piacere dai tanti modellisti “italianofili”. Potevo farmi sfuggire l’occasione di aggiungerlo in vetrina?

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Il Modello:

Aprendo la scatola potreste essere colti da un’improvvisa ed irrefrenabile voglia di montarlo subito. La qualità dello stampo non delude le aspettative, le pannellature sono in fine negativo, ed il dettaglio è ben curato sia all’esterno, sia all’interno. A farci tornare con i piedi per terra ci pensano, però, quella moltitudine esagerata di rivetti che i tecnici giapponesi hanno posizionato anche in zone dove questi ultimi non sono mai esistiti! Esistono svariate leggende metropolitane che raccontano di modellisti impazziti sorpresi a contare ognuno di essi… o anche di appassionati che, armati di pennellino ed una betoniera di stucco, li hanno carteggiati ed eliminati. Premettendo che io non rientro in nessuna delle citate categorie (ci tengo al mio sistema nervoso!), ho deciso di lasciare le rivettature al loro posto e godermi senza tanti problemi il montaggio. Spero che nessuno me ne voglia per la mia decisione.

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La costruzione:

Ho già sottolineato come la ditta Jap (stranamente) abbia riposto particolari attenzioni nella creazione del cockpit, per cui potrebbe andar bene anche così come ce lo propongono. Nel mio caso, come al solito, sono stato colto dalla solita crisi da shopping modellistico, mi sono aggiudicato il bellissimo set dell’Aires (numero 4325) per il cockpit… però non dite niente a mia moglie altrimenti mi caccia di casa! Gli stampi Aires sono così ben dettagliati e curati che basterà una buona colorazione ed invecchiamento mirato per riuscire a realizzare un’ottima cabina di pilotaggio. La nota dolente arriva quando bisognerà inserire l’intero abitacolo all’interno della fusoliera, perché sarà necessario un lungo e attento lavoro di lisciatura ed adattamento dei vari pezzi. Così, armato di una fresina e carta abrasiva, ho iniziato ad assottigliare le pareti interne delle due semi fusoliere, facendo attenzione però a non “sfondare” creando dei buchi davvero difficili da recuperare. Il consiglio che vi do per evitare problemi, è di controllare ogni tanto il pezzo in controluce per rendersi conto quanto materiale è ancora asportabile. Una volta preparata la sede ho inserito inserire il cockpit eseguendo molte prove a per controllare l’esatto allineamento.

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Detto questo, ho verniciato tutto il “pilot’s office” in Grey FS 36375, ad eccezione delle consolle laterali e dei quadranti degli strumenti in nero opaco. Tutti i particolati sono stati evidenziati con un dry brush in grigio più scuro che mi ha permesso di far “emergere”  i vari bottoncini e pulsantiere che fanno del set Aires una vera chicca. I seggiolini, completati preventivamente con le cinture di sicurezza fornite in fotoincisione, hanno la struttura ed il poggiatesta in nero opaco, il cuscino in Olive Drab FS 34087 ed il porta paracadute (che poi è anche il pezzo dietro alle spalle del pilota) in Dark Green Gunze H-64.

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A questo punto ho potuto chiudere le due semi fusoliere cercando di essere il più preciso possibile per facilitare la fase di stuccatura della linea di giunzione longitudinale. Il cono del radome è diviso in due parti (chissà perché poi?), ma si adatta abbastanza bene al muso e non richiede particolari interventi; stesso discorso vale per le semi ali (e anche qui centinaia di rivetti che non c’entrano nulla!!). I serbatoi supplementari rispecchiano in pieno la filosofia di scomposizione degli stampi che l’Hasegawa ha sempre seguito: sono divisa in ben 4 parti, con il corpo centrale separato dal terminale delle alette stabilizzatrici. E’ stata una bella faticaccia cercare di allineare correttamente i componenti e nello stesso tempo limitare l’uso dello stucco per non rovinare le bellissime pannellature. Se avete a casa un vecchio kit della Century Series della Monogram, date retta a me… cannibalizzate i serbatoi e risparmiatevi una marea di imprecazioni.

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I piani di coda ho preferito non inserirli, ed incollarli a verniciatura ultimata per lavorare con più tranquillità. Prima di procedere con il resto del montaggio, ho immediatamente posto gli aerofreni in posizione rigorosamente chiusa (non esistono fotografie di F-104 con deflettori aperti a terra, tranne in caso di manutenzione). Prima di mettere mano all’aerografo ho l’abitudine di pulire bene il modello con dell’alcol etilico, quello rosa per intenderci. Finalmente sono passato alla verniciatura, e la prima operazione è stata spruzzare una mano di fondo che avrà la funzione di agire come aggrappante per la successiva colorazione ed evidenziere eventuali errori o stuccature non proprio perfette. Come primer di solito utilizzo dei comunissimi colori acrilici Tamiya che a mio a viso sono ottimi e molto coprenti (per l’occasione ho utilizzato un Bianco Opaco).

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A questo punto il Cacciatore di Stelle è pronto per ricevere la sua livrea.

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Le verniciatura:

Questa fase è sicuramente la più divertente ma anche la più difficile. Bisognerà fare molta attenzione altrimenti si rischia di vanificare tutti i nostri sforzi fatti fino ad ora. L’esemplare che ho scelto di realizzare è il 4-39 (Matricola Militare 54257) del 4° Stormo – 20° Gruppo di base a Grossetto con la vecchia colorazione a due toni grigio e verde denominata Standard NATO. Ho iniziato con la zona inferiore in Alluminio che ho riprodotto utilizzando  il Tamiya  H 8: una volta asciutto (essendo un colore acrilico impiega davvero pochi minuti) , ho praticato un primo lavaggio ad olio abbastanza pesante con il Terra di Cassel che ho portato via utilizzando un panno in microfibra. L’operazione successiva sarà quella di ripassare tutta la zona inferiore appena “ripassata” ad olio con lo stesso H-8, ma schiarito con del grigio chiaro e spruzzato a partire dal centro dei pannelli per poi arrivare verso l’esterno in modo da creare un’ombra lungo la linea di pannellatura, e da dare un senso di tridimensionalità alla superficie.

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Passo seguente è stato eseguire un nuovo lavaggio ad olio ma questa volta più selettivo che interesserà soltanto la linea dell’incisione: vedrete che l’ombra si accentuerà e proprio lì i interverrà per attenuare il contrasto con lo stesso colore precedentemente utilizzato, ma ancora più  schiarito e ulteriormente diluito. A questo punto, dopo aver accuratamente mascherato le superfici inferiori, ho iniziato a “trattare” la parte superiore. Per quest’ultima ho utilizzato il  Grigio H-69 Gunze (FS esatto 36132)  ed il Verde H–309 Gunze (FS esatto 34086). Il procedimento di weathering è il medesimo usato per l’Alluminio, ma sono partito desaturando prima il grigio (nel quale ho aggiunto varie gocce di bianco) per poi passare al  verde (allungato invece con del grigio chiaro). Prima di iniziare a posizionare le decal ho lasciato riposare e asciugare perfettamente i colori per almeno ventiquattro ore…. Meglio non rischiare con il modello giunto a questa avanzata fase di lavorazione!

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Il posizionamento delle decal:

Ho preparato la superficie per il posizionamento delle decal con alcune passate leggere della famosa cera Future. In proposito vorrei dare alcune dritte onde evitare la spiacevole sorpresa che mi è accaduta su un precedente modello: questa cera per quanto miracolosa è altrettanto perfida se non la si utilizza con attenzione. Bisogna effettuare più di una mano leggera ma fate attenzione a non esagerare! La Future ha il pregio ed il difetto di essere autolivellante perciò se si stendono parecchie mani successive,  il rischio di “chiudere” tutte le pannellature e non dargli più quel senso di profondità è sempre in agguato. Quindi mi raccomando: più passate ma estremamente leggere. Dopo aver atteso la completa asciugatura del lucido, è iniziato il posizionamento delle insegne: per quest’ultime mi sono servito di  un mix di fogli della Tauromodel (per le coccarde n°48506 ed i numeri di carrozzella n°48505),  il foglio del kit (per lo stemma in coda), ed alcune scritte di servizio provenienti dal foglio Sky Model n°48031 interamente dedicato ai ‘104 Italiani.

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Per quanto concerne lo stemma di reparto è risaputo che le decalcomanie prodotte dall’Hasegawa sono molto spesse e poco adattabili alle superfici del modello. Ma per ovviare ai soliti problemi di silvering vorrei citare alcune mie accortezze:  passo con molta leggerezza, un po’ di carta abrasiva finissima (più è sottile e meglio è) direttamente sulla decal ancora posizionata sul suo supporto cercando di assottigliare i bordi del film…. non calcate troppo la mano altrimenti potreste cancellare tutto. Per imprimergli un effetto “pianted on” utilizzo il liquido Mr. Mark Softer della Gunze che, essendo più aggressivo rispetto ai liquidi Microscale, garantisce un risultato ottimale.

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Conclusione:

Posso dire onestamente che montare questo modello non è stato particolarmente difficoltoso, e l’unica fatica da affrontare è quella di adattare il cockpit dell’Aires all’interno dello stampo. Inoltre, fate sempre attenzione al montaggio di tutte le varie parti esterne, visto la caratteristica scomposizione come al solito un po’ troppo macchinosa. In ogni caso ne è valsa la pena: il ‘104 è stato, e sarà per sempre un mito che occuperà un posto speciale nel cuore di tutti noi appassionati. Buon modellismo a tutti! Fabrizio Bernarducci.

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Guerrieri Scheletri dei Conti Vampiro:costruzione, pittura e diorama.

Scheletri conti Vampiro Warhammer

Quella che sto per presentarvi, è una delle scatole di miniature più belle che abbia mai affrontato, forse la più bella. La possibilità di personalizzare e scegliere ogni singolo pezzo per quanto riguarda scelta del pezzo tra le disponibili, angolazione possibile, e possibili modifiche, rendono questa scatola unica. E’ talmente personalizzabile che se ne potrebbero comprare a decine e verrebbero tutte diverse.

La qualità degli stampi è altissima. Decine di volte superiore agli stampi del Signore degli Anelli sempre della GamesWorkshop. I particolari anche più minuziosi sono esaltati e perfettamente formati. Un accanito pittore potrebbe tirare fuori dei veri capolavori da queste miniature!! Io nel mio piccolo sono pienamente soddisfatto e penso di aver fatto un buon lavoro.

Costruzione:

La scatola da la possibilità di creare 10 miniature (e mai come in questa scatola parola potrebbe essere più adeguata!!), ma come detto prima prendendo più scatole uguali, si potrebbero creare decine di varianti con tutti i pezzi che avanzano.

La costruzione come dicevo prima è la parte divertente e che da la maggiore possibilità di personalizzazione. Avrete la possibilità di scegliere tra tantissime teste diverse, braccia con spade, lance e scudi di diverso tipo, sia per il braccio destro che per il sinistro. Nella scatola è compreso uno stendardo che volendo potrete dipingere con un vostro logo….io per ora ho deciso di colorarlo e basta…

cominciamo…

si inizia per renderci conto di come iniziare, con staccare tutti i pezzi….pulirli e iniziare a decidere come fare le 10 miniature. Io ho optato per i pezzi più scenici…ma volendo avrei potuto fare miniature molto più semplici.

Ogni miniatura (scheletro) è divisa in 5 pezzi: gambe(pezzo unico), busto, braccia(separate) e testa. Altra cosa da notare è la possibilità di aggiungere o no diversi tipi di scudo,il che, volendo aggiungerlo a tutte, rende le miniature di 6 pezzi l’una.

Mentre per altre miniature ho optato per l’unione dei pezzi con la green stuff, qui per forza di cose, ho dovuto comprare una colla per plastica da modellismo (per la cronaca Tamiya CEMENT for plastic modeling. Ottima!). Tutti i pezzi sono incollati tra loro attraverso superfici davvero piccole e quindi la perfetta adesione tra le parti è davvero importante. Non ho avuto particolari difficoltà per costruirli perchè i pezzi già di per se sono ottimamente rifiniti e non ho scartavetrato e tagliuzzato molto.

La stessa basetta non ha fori ne altro, quindi dovrete incollare i piedi direttamente sulla plastica nera.

Un errore che ho commesso da bravo principiante, è stato costruirli totalmente subito. Durante la pittura ho faticato molto per cercare di dipingere certe parti dietro lo scudo!!

Lasciati asciugare per un giorno si può passare alla fase successiva.

Pittura:

Come al solito una bella base di nero (o chaos black per i più appassionati) è d’obbligo, anche se ho letto che alcuni iniziano direttamente con il marrone.

Anche se degli scheletri generalmente sono “bianchi”, per quanto riguarda  la pittura, ho notato che può essere affrontata diversamente da pittore a pittore a secconda dei propri gusti e seppur le miniature sono degne di tale nome, hanno superfici abbastanza larghe da poter sbizzarrirsi con blending, sfumature e lumeggiature.

Per le ossa ho cominciato dal nero per schiarire sempre di più.

Nero->Marrone scuro->marrone chiaro->Bleached Bones-> skull white.

a ogni passaggio ho dimuito l’area coperta per lasciare nei solchi e nelle fessure i colori precedenti.

Volendo si può anche al passaggio tra bleached bones e skull white fare una lavatura con un inchiostro marrone. Insomma più sporcate meglio è!!

Scheletri conti Vampiro WarhammerScheletri conti Vampiro Warhammer
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Scheletri conti Vampiro Warhammer

Per le vesti ho optato per una sfumatura dal viola al rosso(vallejo blue violet 70811, vallejo scar red 72012). Per farla ho iniziato con un colore, mischiato in parti uguali con un altro  e finito con l’ultimo. Cioè: prima ho messo il rosso, poi dall’altra parte ho messo il viola….poi al centro ho messo il colore mischiato…. e diluendolo molto ho fatto in modo che il passaggio tra un colore e l’altro risultasse sfumato.

Scheletri conti Vampiro Warhammer
Scheletri conti Vampiro Warhammer
Scheletri conti Vampiro Warhammer

Per enfatizzare di più la sfumatura ho ritoccato con il vallejo violet 70960 le parti più scure (sopra le parti blue violet). Avrei potuto anche illuminare di più le parti finali più esposte con il rosso…ma ho preferito lasciare così.

Scheletri conti Vampiro Warhammer

Per le armature e i metalli ho utilizzato due colori principali: il vallejo gunmetal metal 72054, e il games workshop mithril silver 61-50. Certe armature le ho trattate anche con vallejo bright bronze 72057 e certi particolari con vallejo polished gold 72055.
Il Musico non morto (la miniatura più difficile da dipingere del set…se come me si costruisce tutto all’inizio, ha ricevuto parecchi ritocchi per invecchiare il metallo dello strumento. Molto utile è stata la tecnica del Dry Brush e l’uso di inchiostri.

Scheletri conti Vampiro Warhammer

Le aste, il cuoio  e le parti in legno le ho dipinte con vallejo german cam.black brown 70822(un marrone molto scuro e davvero bello), e lumeggiate con vallejo beasty brown 72043.

Scheletri conti Vampiro Warhammer

I tocchi finali sono sempre quelli che danno vita alla miniatura….anche se in questo caso la frase non risulta molto adatta!!! L’inchiostro nero passato sullo scheletro mette in evidenza tutte le ombre e sottolineando la sua tridimensionalità, altri inchiostri possono essere utilizzati per sporcare o evidenziare altri particolari. Sul WHITE DWARF dedicato ai Conti Vampiro numero: 109 marzo 2008 a pagina 33 suggeriscono di utilizzare un inchiostro verde per fare l’effetto verde rame. Ho provato ma il risultato non si nota molto.

Galleria dei non morti:

Non morti conti vampiro
Non morti conti vampiro
Non morti conti vampiro
Non morti conti vampiro

Diorama:

Per dare giusto rilievo a questi non morti ho creato un piccolo diorama che potrebbe rappresentare l’uscita di un cimitero…o chessò…l’uscita da un cortile.. comunque.

occorrente:

  1. Pezzo li legno per la base
  2. sabbia
  3. flock
  4. balsa
  5. colori
  6. vinavil

Lo steccato è fatto di balsa tagliata per formare delle piccole assi. Il tutto è colorato con un marrone scuro e lumeggiato con un grigio.
Ho creato anche della flock verde(per chi non sapesse come fare ecco l’articolo)….per aggiungere un po di “vita” alla scena…anche se ho creato un colore con più blu per dare un’atmosfera più fredda..quasi fossero muschi…
è inutile che vi spieghi come ho fatto, si capisce dalle seguenti foto (c’è anche la procedura per creare nuova flock):

Scheletri conti Vampiro WarhammerScheletri conti Vampiro WarhammerScheletri conti Vampiro WarhammerScheletri conti Vampiro WarhammerScheletri conti Vampiro Warhammer
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Costruzione Diorama:

Scheletri conti Vampiro Warhammer
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Foto Finali:
Scheletri conti Vampiro Warhammer
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Conclusione:

Non è stato proprio un lavoretto veloce….ma vi assicuro che prendendolo con la dovuta lentezza, si è dimostrato uno dei più belli (secondo me) che abbia mai fatto. Spero solo di trovare un modo per costruirci intorno una teca…ma questa…è un’altra storia..
Alla prossima!

Simmons

P.S. per altre foto visitate la galleria su flickr

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vi saluto!

Simmons

Group Build Modeling Time.com: Panavia Tornado IDS – Dal kit Revell in scala 1/72.

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Qualche tempo fa, un mio carissimo amico si presentò a casa con un’inedita scatola di montaggio della Revell dedicata al Tornado. Non nascondo che notando la marca storsi un pochino il naso, ricordando forse gli stampi mediocri che la ditta tedesca commercializzava fino a qualche anno fa. Spinto comunque dalla curiosità, aprii l’involucro di cartone, rimanendo piacevolmente stupito! Mi trovavo davanti agli occhi un kit con un livello di dettaglio quasi mai visto per la piccola scala dell’1/72, con rivettature presenti su tutto il modello, pannellature perfettamente incise e una cura quasi maniacale per la fedeltà delle forme. L’unica nota negativa risiedeva nella scomposizione un po’ cervellotica delle parti (molto simile al gemello Hasegawa), ma d’altro canto data la conformazione molto particolare del Tornado, i tecnici teutonici non potevano di certo far meglio. Dallo studio preliminare all’inizio vero e proprio dei lavori è passato davvero poco tempo, invogliato anche dalla splendida iniziativa intrapresa da gran parte dei nostri utenti, di dedicare a questo bellissimo caccia – bombardiere anche un Group Build. Prima di mettere mano alle plastiche, mi sono documentato ulteriormente sulla presenza di aftermarket scoprendo che l’Aires aveva da poco immesso sul mercato due set in resina rispettivamente per l’abitacolo (numero 7059) ed i vani carrello (numero 7082). Se per la prima zona il dettaglio è buono (si potranno al massimo sostituire i due seggiolini con delle copie più presentabili), al contrario per quest’ultima il complesso è del tutto inaccettabile. Giocoforza mi sono trovato ad acquistare il sopracitato set…. Anzi, già che c’ero li ho presi entrambi! A questo punto è d’obbligo una piccola premessa: in realtà tutti i pezzi contenuti nel kit riguardano la versione inglese Gr.1, ma volendo (come sempre) riprodurre un esemplare dell’Aeronautica Militare Italiana ho dovuto intraprendere qualche piccola e semplicissima modifica di cui parlerò più avanti.

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Come mia consuetudine, le operazioni hanno avuto inizio dal cockpit con le solite prove a secco per costatare l’effettivo inserimento dei pezzi in resina nei propri alloggiamenti. Anche qui non sono mancate le sorprese notando che la vasca entrava con estrema facilità senza dover intervenire con assottigliamenti o asportazioni della plastica; Consiglio in ogni caso di smussare leggermente gli angoli alla base per evitare che il pezzo spinga eccessivamente sulle pareti della fusoliera.  Magari vi starete già sentendo al settimo cielo per aver evitato enormi pene e conseguente ingestione di tonnellate di polvere di resina, ma a riportarvi con i piedi per terra ci pensa il pozzetto carrello anteriore. Questo, infatti, è sovra dimensionato rispetto allo spazio a lui dedicato, per questo dovrà essere accorciato di almeno un paio di millimetri dal lato “aperto”. Faccio questa precisazione perché non sarà possibile asportare materiale dal lato “chiuso” senza rischiare di sfondare il pavimento del vano… insomma, armatevi di santa pazienza ed eseguite svariate calibrazioni prima di incollare il pezzo al suo posto.

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Il cockpit è stato verniciato interamente in Grey FS 36320, colore che ho reputato essere quello più esatto dopo aver consultato varie documentazioni tra cui il fondamentale Lock-On della Verlinden e l’ottimo Top Shots della polacca Kagero. Il grigio è stato dapprima protetto con una mano di trasparente lucido Future, e poi sottoposto a un intenso lavaggio con colore a olio Bruno Van Dyck e dry-brush in grigio chiaro che mi ha permesso di mettere in risalto anche le varie pulsantiere e leve già stampate sulle consolle laterali. Qualche bottoncino in rosso e in giallo messo in punti strategici, ha dato quel tocco di colore in più al tutto. Passando ai cruscotti del pilota e del WSO, questi sono fusi direttamente con le relative palpebre, e per la strumentazione l’Aires fornisce una piccola lastra fotoincisa completa dei due cruscotti più un foglietto trasparente con i quadranti stampati da incollare nel classico sandwich. Devo dire che con questo materiale non mi sono mai trovato a mio agio, per questo ho preferito riprodurre tutta la strumentazione con l’ausilio di una fustellatrice modellistica e del plasticard bianco molto sottile. Una volta incollati i tondini che simulano i quadranti, li ho dipinti in nero opaco e incisi con la punta fine di uno scriber per dare l’idea delle varie lancette. Ovviamente la lavorazione non sarà mai precisa, ma una volta terminata renderà molto l’idea regalando un bell’effetto a tutto il cruscotto. I seggiolini Martin Baker Mk.10 sono stati verniciati anch’essi col 36320, tranne il poggiatesta in Tyre Black H-77 (meglio evitare il nero puro per rispettare l’effetto scala) e i cuscini dipinti in Dark Green Gunze H-64 spennellati abbondantemente con un pennello asciutto in grigio chiaro per far emergere le pieghe del tessuto splendidamente riprodotte dall’Aires. Le cinture di sicurezza sono state prelevate dal suddetto foglio foto inciso, e dipinte in Nocciola Gunze H-310.

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L’unione tra le due semifusoliere non presenta problemi di sorta, unica accortezza sarà di abbondare con il ciano acrilico poiché con il posizionamento dei vari set all’interno, il complesso sarà parecchio “sotto pressione”. Non eccellente la precisione d’incastro del cono radar, (riempito con dei piombini da pesca per evitare che il modello ultimato si sieda sulla coda) che mi ha costretto a intervenire con varie stuccature successive per raccordarlo bene. Prima di procedere con il resto dell’assemblaggio, ho collocato anche i restanti pozzetti del carrello principale senza incontrare difficoltà alcuna, e senza dover ricorrere a stuccature o riempimenti eccessivi. Come di consueto per i kit di aerei con ali a geometria variabile, anche la Revell offre la possibilità di far funzionare il sistema di retrazione. In effetti, il congegno è anche ben studiato perché, oltre alle semi ali, possono ruotare nella posizione voluta anche i piloni mediante vari perni di plastica. In ogni caso, per mio modo di vedere, un modello non è per nulla un giocattolo… per cui ho deciso di bloccare le ali nella posizione di freccia minima, quella che normalmente assumono quando il velivolo è a terra. L’inconveniente sorge quando si vanno a montare i pezzi numero 37 e 38, che rappresentano la guaina di gomma che protegge tutti i vari meccanismi posti all’interno della carlinga, e che lasciano delle tremende e antiestetiche fessure. Allo scopo, le ho riempite con del Milliput grana fine ed incise con la lama di un taglierino per ricrearne il caratteristico disegno (qui l’uso della documentazione sarà fondamentale).

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Le prese d’aria sono i componenti che mi hanno creato qualche fastidio più serio: difatti, hanno grosse difficoltà a incastrarsi nei loro scassi e richiedono qualche colpo di lima ben assestato per ridurne le dimensioni e permetterne il corretto inserimento. Purtroppo la conseguenza sarà un uso un po’ più massiccio di stucco da utilizzare sulle generose fessure presenti, e una paziente incisione del dettaglio di superficie che andrà inesorabilmente perso. La deriva non è stata interessata da particolari interventi, e anche se si adatta molto bene al suo alloggiamento, bisognerà in ogni caso stuccarne la base. A questo proposito ho agito come segue: per non rovinare le bellissime pannellature che sul dorso sono presenti in grande quantità, ho deciso di utilizzare nuovamente il Milliput. Ho quindi mescolato in parti uguali i due stick e modellato un salsicciotto che ho fatto aderire alla plastica e spinto ben bene negli interstizi. Fatto ciò, con una spugnetta leggermente bagnata, ho portato via il materiale in eccesso e lisciato con cura quello che era filtrato nel gap. Tra l’applicazione e la completa asciugatura sono intercorse circa sei ore, al termine delle quali il Milliput non ha ne ritirato ne diminuito il suo volume rimanendo perfettamente al suo posto.

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Spulciando il Lock On – Verlinden mi sono accorto che gli esemplari italiani differiscono da tutti gli altri per un piccolo quanto appariscente particolare, un sensore RWR (Radar Warning) posto immediatamente sotto l’antenna ECM sul bordo di uscita dell’impennaggio verticale. Come già detto qualche riga più sopra, il modello è fondamentalmente un Gr.1 inglese, quindi la luce in questione non è riportata. Dopo un primo momento d’incertezza, ho deciso di procedere alla totale autocostruzione del pezzo utilizzando due segmenti di Rod Evergreen sezione semi-circolare da un 1 millimetro; foto alla mano, ho assottigliato la parte terminale della stessa, sagomato il resto con delle passate leggere di carta abrasiva e incollato il tutto con una goccia di ciano (che ci risparmierà anche l’ennesima stuccatura). Di certo non sarà un passaggio piacevole, ma con un po’ di pazienza e qualche aggiustamento si riuscirà a superare anche questo scoglio. Bellissimo il terminale di coda con gli scarichi, sembra quasi tratto da un set aftermarket! Anche lui soffre però di qualche problema di allineamento che dovrà essere sanato col solito ricorso al mastice, stando però sempre attenti a non rovinare le onnipresenti pannellature.

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Apprezzabile la soluzione scelta dalla Revell per le luci di posizione installate nelle ali, che sono formate da due pezzi trasparenti. Prima di incollarli però, ho dipinto il fondo rispettivamente con del rosso per l’ala sinistra e del blu per quella destra. Questi sono poi stati raccordati con dell’Attack (che rimane comunque trasparente), lisciati e dopo lucidati con varie passate di pasta abrasiva fine della Tamiya. Prima di procedere oltre ho reputato necessario compiere qualche prova a secco per il corretto allineamento dei carrelli (consapevole che queste zone sono state soggette a varie modifiche), costatando infatti che la gamba dell’anteriore era più alta rispetto a quelle posteriori. Nulla di grave, una limata veloce ha riportato tutto allo stesso livello. Il parabrezza è stato montato in seguito alla fuel scope, ma in realtà questa scelta non si è rivelata opportuna creando qualche difficoltà per la stuccatura, data la distanza molto ravvicinata del windshield dalla sonda (montata in posizione chiusa, ma il kit offre la possibilità di mostrarla anche estratta). L’altro trasparente, il tettuccio, è stato migliorato con l’ausilio di plastirod tondo da 0,7 e 1 millimetro e un po’ di filo di rame molto sottile, per ricreare il complesso sistema di cavi e tubazioni poste al suo interno; Entrambe i vetrini sono stati immersi nella cera Future per esaltarne la trasparenza, e mascherati con il provvidenziale nastro Tamiya.

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A questo punto mi sono dedicato un po’ alla scelta del tipo di armamento: sempre osservando la documentazione, si nota come i nostri Tornado montino solitamente una combinazione di due serbatoi ausiliari da 1500 litri, due pod distributori d’inganni passivi Philips BOZ 102, e due AIM-9L da autodifesa. Fino alla Guerra del Golfo del 1991, i nostri velivoli non avevano capacità di utilizzo delle Smart Bombs, e proprio durante il conflitto lo Stato Maggiore si rese conto della necessità di aggiornare lo standard operativo delle nostre macchine. Con gli ultimi MLU (Mid Life Update), oramai tutti gli esemplari in servizio possono impiegare bombe a guida laser, ed infatti sfogliando la monografia “Tornado” della Delta Editrice, ho trovato un’immagine in cui si vede un esemplare del 36° Stormo munito di due GBU-16 agganciate ai tralicci ventrali. La mia scelta è ovviamente caduta su questa configurazione, decidendo però di omettere i Sidewinder per non appesantire troppo la bellissima linea del nostro caccia bombardiere. Erroneamente, ho preferito non incollare subito i piloni sub alari per lavorare più tranquillamente, ma col senno di poi posso dire che disporli correttamente (e soprattutto perpendicolari) a verniciatura ultimata è davvero rischioso, oltre che scomodo. A questo punto il mio Tornado è pronto per ricevere la mimetica, ma una lucidata generale con pasta abrasiva e un lavaggio approfondito con acqua e sapone hanno preparato opportunamente il fondo.

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Ed eccoci quindi alla fase che tutti i modellisti attendono con più smania: la verniciatura. Non nascondo che, da quando l’AMI si è uniformata allo standard bassa visibilità, sono diventato un fan accanito di questi schemi.. soprattutto perché mi permettono di sbizzarrirmi non poco con il weathering. Durante le mie ricerche in rete poi (la maggior parte compiute sul sito airlners.net), mi sono imbattuto in foto di esemplari con verniciature talmente logore e rovinate da esaltare tutti i miei pensieri e le mie “voglie modellistiche”! prima di procedere con il colore di base, ho dipinto in nero opaco i dielettrici delle antenne presenti su tutto il velivolo, più ovviamente il radome. I pozzetti dei carrelli e degli aerofreni (compresi i relativi portelloni) sono stati pitturati nel classico bianco opaco.  Ecco quindi come ho affrontato le successive fasi: sono partito dal Grey FS36270 della Gunze, che rappresenta il colore più somigliante al 36280 di ordinanza. L’ho quindi steso su tutto il modello, miscelandolo però con un buon 60% di bianco per schiarirlo e dare quell’effetto “cotto” che assume con l’invecchiamento (in pratica dovreste ottenere un bianco molto sporco). Al primo impatto potrà sembrarvi troppo chiaro, ma se avete un po’ di pazienza e continuate nella lettura capirete il perché della mia scelta.

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Documentazione sott’occhio, ho notato che molti pannelli che sono aperti ed ispezionati più frequentemente, vengono spesso ridipinti – o sostituiti con dei nuovi – presentando una tinta fresca e più scura rispetto al resto. Per la cronaca, gli elementi più soggetti a questa pratica sono le prese d’aria, la pinnetta di raccordo posta alla base della deriva, gli sportelli dei vani avionica ai lati della fusoliera e il canopy. Ho quindi ricaricato l’aerografo con il 36270 “puro” stendendolo su tutti i rivestimenti menzionati, più qualche altro che potesse dare maggiore tridimensionalità al mio lavoro… seguendo però un certo criterio logico per non esagerare. A questo punto, con il colore di base non protetto da alcun trasparente, ho eseguito un lavaggio esteso con il Bruno Van Dyck diluito con acquaragia e ripetuto il procedimento più volte per evidenziare correttamente le pannellature e l’interno dei bellissimi vani in resina dell’Aires. Tecnicamente con questa procedura ho creato un “filtro”, cioè un oscuramento del colore su tutte le superfici allo scopo di elevare il contrasto per il successivo post – shading. Questo, infatti, è stato effettuato utilizzando 36270 ancor più desaturato ed estremamente diluito (quasi quanto la consistenza dell’acqua), per essere poi spruzzato a bassissima pressione solo all’interno dei pannelli per schiarirne il centro. Varie applicazioni susseguenti, ottenute con mano leggera e sfuggente, mi hanno permesso di regalare alla mia copia in scala un buon “volume”.

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Per ciò che riguarda il terminale di scarico e le piastre delle volate dei cannoni, ho utilizzato come fondo l’ottimo alluminio 11 dell’Humbrol cui ho aggiunto delle leggere velature in nero e in grigio (utilizzate un pigmento acrilico, altrimenti rischiate di sciogliere lo smalto di base) per simulare quelle zone più soggette alle alte temperature d’esercizio. L’unica raccomandazione, anche in questo caso, è di lavorare con coloro molti allungati e di non mascherare il metallo con nastri aggressivi che ne intaccano l’uniformità – usate piuttosto un post-it!  Ha seguito dry brush sempre in alluminio, sui petali degli scarichi e all’interno dei reattori. I caratteristici fumi dovuti agli inversori di spinta, li ho ottenuti spruzzando sulla deriva un mix di nero e grigio chiaro in strati successivi. Prima però, ho mascherato la placca in titanio sistemata dietro lo scarico della turbina dell’APU (Auxiliary Power Unit), poiché questa zona è spesso investita da un getto continuo d’aria che impedisce alle particelle combuste di “aggrapparsi” con facilità. Ad ogni modo ho poi uniformato questa’area con una leggera passata di nero opaco.  La verniciatura si è terminata con l’aggiunta delle luci di posizione delle prese d’aria, e dei sensori dell’antenna ECM dell’impennaggio dipinti in Radome Tan Gunze H-318 (o Humbrol 148).

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Veniamo ora alle decalcomanie che, purtroppo, mi hanno creato più di qualche problema. Nel mio magazzino fogli avevo da qualche tempo l’articolo 72571 della Tauromodel che, oltre a fornire le insegne per esemplari in livrea Standard NATO e Operazione Locusta, ha al suo interno vari stemmi e codici a bassa visibilità. All’inizio della mia avventura ero fermamente convinto di voler riprodurre un aereo in carico al 36° Stormo di Gioia del Colle, ma quando ho analizzato più da vicino il prodotto della Tauro, mi sono reso conto che il fregio di reparto era totalmente errato. Per dovere di cronaca riporto che il corpo dell’aquila ha dei particolari in giallo e l’anello che la racchiude è in bianco, quando invece dovrebbe essere tutto in nero. La mia unica via d’uscita era dirottare la mia scelta su un Tornado del 50° Stormo (immediatamente scartata), o su di uno del 6° Stormo di Ghedi – quello dei famosi Diavoli Rossi. Permaneva in me più di qualche perplessità riguardante i numeri di carrozzella: quelli forniti infatti, presentano i bordi molto tratteggiati e, giustamente, il colore di riempimento assente. Dopo varie congetture e consultazioni di materiale fotografico (in particolare il volume “il 154° Gruppo Volo Diavoli Rossi” di P. Mazzardi ed E.Eusebi – Edizioni Rivista Aeronautica ed alcune mie diapositive), ho assodato che effettivamente i numeri portati dai Tornado sono suddivisi in tratti, ma che comunque quelli stampati dalla Tauro sono del tipo utilizzato durante il primo periodo dopo il passaggio al nuovo schema Lo-Viz;  Con le successive riverniciature effettuate nei propri reparti di appartenenza, lo stile di detti codici veniva modificato perdendo gran parte della tratteggiatura.  Cosa fare? Sinceramente, colto da un attacco di panico e sconforto, ho preferito lasciare tutto così com’era… in fondo non avevo altre alternative che  potessero risolvere l’inconveniente in poco tempo. Le imprecazioni non sono però finite lì, e infatti andando a posizionare le coccarde ho scoperto che il disco verde è sovradimensionato, ed “oscura” quasi del tutto la porzione bianca (tra l’altro posso dire che tutti i fogli più recenti della ditta torinese soffrono di questo grave difetto). Poco male, nonostante l’ennesima arrabbiatura, ho rimediato sottraendo i tricolori da altri aftermarket che avevo in precedenza acquistato. Lamentele a parte, le decal sono sottili e dall’alto potere adesivo; se preparate bene il fondo con tre o quattro mani di trasparente lucido e utilizzate correttamente i liquidi Microscale eviterete di certo l’anti estetico silvering. Ricca anche la dotazione di stencil, anche se io ho preferito usarne solo alcuni e tralasciare la maggior parte delle walk – way. Ho collocato solamente quelle delle prese d’aria poiché sono le uniche che si vedono più spesso nelle foto e, in effetti, è una delle zone maggiormente calpestate sia dai navigatori (che s’infilano nella loro postazione), che dagli specialisti (che aiutano i WSO ad allacciare le cinture e a iniziare le procedure). Prima di sigillare le decalcomanie con il trasparente opaco, ho “spento” e uniformato le stesse spruzzandoci sopra la tinta di base.

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Per completare il mio lavoro, ho dovuto creare una piccola antenna a cono da disporre ventralmente (ricavata sagomando un tondino di rod diametro 1,4 mm.), aggiungere la luce di posizione rossa sul dorso tratta dal set della CMK n°011, incollare le due antennine a lama del sistema IFF (Identification Friend or Foe) davanti al parabrezza, inserire le gambe di forza dei carrelli (ricordatevi che quella anteriore è ruotata di qualche grado verso il muso), e aggiungere gli specchietti retrovisori foto incisi della True Detail. Che altro dire? Bè… buon modellismo a tutti!

Seguite il nostro Group Build Tornado sul forum!

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Tabella corrispondenza colori:

Colore

Federal Standard

Gunze

Tamiya

Humbrol

Model Master

Grey

36270

H-306

XF-20

Hu.126

1721

Dark C. Grey

36320

H-307

Hu.128

1741

Radome Tan

33613

H-318

Hu.148

1709

Foto del montaggio:

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Tornado Walkaround:

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Materiali per scolpire.

Questo articolo è basato sul post di  Andrea “AND” Nicolucci amministratore del portale modellistico  triplozero riguardo i materiali per scolpire.
il link di riferimento è questo GUIDA

TIPI DI STUCCO

Esistono due tipi di stucco:

Bicomponenti
Sono quegli stucchi costituiti da due parti che vanno mescolate affinchè il materiale possa essere modellato al meglio e possa seccare.
Vantaggi:

  1. questi materiali non vanno cotti.
  2. possono essere utilizzati per modificare miniature in resina o plastica (per favore, non mettete una miniatura di plastica o resina in forno).
  3. resistono bene al calore quindi possono essere utilizzati anche contemporaneamente ai termosensibili.
  4. sono tutti miscelabili tra loro (questo garantisce il vantaggio non indifferente di poter unire le qualità di 2 o più stucchi, ad esempio green stuff e Milliput miscelati tra loro danno uno stucco elastico come la green stuff e carteggiabile come il Milliput).

Svantaggi:

  1. Il tempo di lavorazione dipende dalla velocità della reazione chimica che porta all’indurimento del materiale, pertanto si deve lavorare sempre con piccole quantità e abbastanza in fretta (in genere il limite è di 2-3 ore)
  2. miscelando due stucchi si moltiplicano anche gli svantaggi (quindi tratta di trovare un compromesso, e questo si ottiene solo provando e riprovando).

Termosensibili
Sono i materiali che per solidificare hanno bisogno di essere cotti a temperature in genere variabili tra 100°-130°
Vantaggi:

  1. concedono un tempo di lavorazione teoricamente infinito (fin tanto che lo stucco non viene cotto lo si può modellare a piacimento).

Svantaggi:

  1. non possono essere utilizzati per modificare pezzi in resina o plastica
  2. richiedono la cottura

STUCCHI BICOMPONENTI

GREEN STUFF

La Green Stuff(GS) è un materiale molto morbido e appiccicoso

Tempo di lavorazione: circa due ore

Vantaggi: aderisce senza problemi a qualsiasi supporto; consente di mescolare le due componenti in percentuali diverse per rendere il composto più duro o più morbido

Svantaggi: è difficilmente carteggiabile anche una volta asciutta

Reperibilità: molto buona, si trova quasi in ogni negozio di modellismo e nei negozi che distribuiscono prodotti Games Workshop (anche online).

Indicazioni e consigli: lavorarla sempre con strumenti inumiditi con acqua, alcool o olio (qualcuno consiglia la saliva).

MILLIPUT

Ne esistono cinque versioni:

– Milliput Terracotta (il più grossolano)
– Milliput Yellow-Grey
– Milliput Silver-Grey
– Milliput Black
– Milliput Superfine White (il più fino)

Tempo di lavorazione: usandolo puro è di circa 1,5-2 ore, se mescolato ad altri materiali indurisce prima.

Vantaggi: è un materiale utilizzabile in moltissime situazioni.

Svantaggi: alcune versioni sono troppo granulose.

Reperibilità: buona, si trova in ogni negozio di modellismo ben fornito, ma lo si trova anche online.

BROWN STUFF

È molto simile al Green Stuff, ma ancora più morbida e meno appiccicosa di quest’ultima.

Tempo di lavorazione: meno di un’ora

Vantaggi: è facilmente lisciabile; è carteggiabile.

Svantaggi: tempo di lavorazione breve.

Reperibilità: praticamente introvabile, ma reperibile online.

Indicazioni e consigli: ottima per modellare armi ed armature.

MAGIC SCULP

Tempo di lavorazione: un paio d’ore.

Vantaggi: è facilmente lisciabile.

Svantaggi: è fragile quando secca; se non si mescolano bene le due componenti possono sorgere problemi quando secca.

Reperibilità: rara. Lo si può comprare comunque online.

Indicazioni e consigli: è indicato per superfici ampie; sconsigliato per piccoli particolari a causa della sua fragilità, ma è consigliabile mescolarla con un po’ di GS per superare questo problema.

TAMIYA PUTTY

Il tamiya putty è uno stucco epossidico poco diffuso a causa della scarsa reperibilità e l’alto costo.

Si tratta di un materiale molto morbido e piuttosto rigido.

Tempo di lavorazione: fino a tre ore.

Vantaggi: è facilmente lisciabile; è carteggiabile una volta asciutto.

Svantaggi: non è adatto a scolpire dettagli a causa della morbidezza e del colore chiaro.

Reperibilità: poco diffuso. Si trova solo in negozi di modellismo abbastanza ben forniti e a un prezzo piuttosto elevato.

Indicazioni e consigli: ideale per scolpire muscolature.

PROCREATE

Si tratta di uno stucco con un rapporto utilità/prezzo decisamente sfavorevole.

Vantaggi: si modella facilmente; ha un colore adatto ai dettagli.

Svantaggi: rimane morbido anche quando si asciuga.

Reperibilità: introvabile. Si può trovare comunque online.

STUCCHI TERMOSENSIBILI

FIMO

Ne esistono due versioni: Classic e Soft.

Soft

Vantaggi: morbido e facile da utilizzare

Svantaggi: può dare qualche difficoltà nei particolari a causa della sua morbidezza.

Classic

Vantaggi: dopo averlo modellato e lasciato a riposo, recupera la sua rigidità e consente lavorazioni successive.

Svantaggi: va manipolato a lungo per ammorbidirlo a causa della sua rigidità.

Tutte e due le versioni hanno il pregio di poter essere carteggiate una volta cotte, ma uno svantaggio di entrambe le versioni è quello di non aderire bene alle superfici metalliche.
Reperibilità: il Soft si trova nei negozi di belle arti, in cartoleria, nei bricocenter, mentre il Classic si trova solo in alcuni negozi di belle arti.

CERNIT

Questo stucco è forse la via di mezzo tra il FIMO Classic ed il Soft

I vantaggi e gli svantaggi sono quelli del Fimo.
Reperibilità: Lo si può trovare in alcuni negozi di belle arti.

SUPER SCULPEY

Ha una consistenza abbastanza morbida se manipolato bene prima dell’utilizzo;

Vantaggi: è un materiale altamente lisciabile.

Reperibilità: scarsa.

Indicazioni e consigli: trova la sua migliore applicazione per lavori in grande.

SUPER SCULPEY FIRM

Stessa azienda del Super Sculpey, ma con caratteristiche molto diverse.

Vantaggi: E’ un materiale molto lisciabile e rigido anche se non messo a riposo; utilizzabile anche per particolari.

Svantaggi: ha difficoltà ad aderire a superfici sottostanti.E’ molto lisciabile ed è molto rigido anche quando non è stato lasciato a riposo, il che lo rende lavorabile anche con una lama ben affilata. Reperibilità: molto scarsa. Conviene acquistarlo online.

Indicazioni e consigli: conviene ammorbidire bene il materiale con acqua per avere una maggiore aderenza; lo si può mescolare con Super Sculpey o con Fimo Soft per renderlo più aderente.

“Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana…” – INCOM Corporation T- 65 “XWING FIGHTER” – dal kit Fine Molds in scala 1/48.

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PREMESSA:

E’ sempre successo in tutte le epoche che oggetti nati dalla fervida immaginazione dei loro creatori siano diventati col tempo parte integrante della nostra cultura, vere e proprie “icone” cariche di simbolismo, riconoscibili alla maggior parte di noi quasi fossero oggetti realmente costruiti. L’universo di Star Wars, creato da George Lucas, con tutti i suoi personaggi, la lotta tra il bene ed il male, la tecnologia dell’Impero contro la spiritualità della “Forza” e, soprattutto, i vari mezzi che costellano la serie, è diventato nel tempo una vera e propria saga dal sapore epico che, “raccontata” negli anni sfruttando le migliori tecnologie cinematografiche a disposizione dei vari registi, rimarrà sicuramente una pietra miliare, al pari di composizioni poetiche del passato, della nostra cultura.

Ed è dunque proprio la riproduzione di uno di questi mezzi che mi ha spinto a lasciare stare per un po’ i velivoli reali, la documentazione, i Federal Standard per dedicarmi invece al puro sfogo della fantasia, permettendomi così di applicare ove possibile tutte le tecniche modellistiche che più mi piacciono, del mio piccolo bagaglio di conoscenze.

IL MODELLO:

Il soggetto di questa mia ultima “fatica” modellistica è il caccia da superiorità spaziale Incom Corporation T-65, soprannominato “Xwing fighter” per la caratteristica posizione che le ali di questo mezzo assumono in combattimento utilizzato dalle Forze Ribelli. La possibilità di avere finalmente un kit allo stato dell’arte ce la offre la giapponese (e chi sennò?) Fine Molds che lo ha addirittura in catalogo nelle due scale aeroplanare principali in 48 e 72. Io ho scelto quello in 1/48. La scatola all’inizio mi ha lasciato un po’ perplesso viste le dimensioni contenute ma quando l’ho aperta, ebbene, si tirano fuori, quasi come dal cappello a cilindro di un mago, un sacco stampate che sembrano non finire più. Oltre al modello è fornito anche un ottimo piedistallo utilissimo per chi volesse rappresentare il modello in “volo”. La cosa incredibile è che questo kit si può montare ad incastro il che però non vuol dire assolutamente grossolanità, anzi, i pezzi combaciano perfettamente con un simpatico “clack” senza bisogno di colla (ma io ce l’ho messa comunque più per deformazione che per necessità). Forse però, a mio modo di vedere, questa soluzione poteva anche essere evitata in quanto non ci troviamo di fronte ad un cosiddetto “easy kit” per bambini quanto, invece, ad un prodotto molto sofisticato composto da numerosi pezzi. Le pannellature sono in negativo finissimo “alla giapponese”. Altra finezza della scatola la possibilità di scelta tra decals classiche o stickers adesivi.

IL MONTAGGIO:

Per cominciare un piccolo consiglio: seguite bene le istruzioni! Può sembrare una cosa inutile da ricordare ma sono sicuro che a volte molti modellisti (io in primis), anche bravi, vanno “in automatico” vista la standardizzazione nella scomposizione dei kit. L’ Xwing però per la sua particolare configurazione si pone, come difficoltà di montaggio e verniciatura, a metà strada tra la costruzione di un jet e quella di un biplano, obbligandoci perciò a seguire alcune modalità riscontrabili nell’assemblaggio e nella colorazione di tali categorie di velivoli.

Si comincia montando le ali e gli iper-motori. In particolare questi ultimi sono posti bene in vista all’interno delle 4 ali. Possiamo rendere il tutto un po’ più “complicato” aggiungendo strutture e tubature come più ci detta la fantasia, dopodichè possiamo colorare l’interno delle ventole, con le loro piastre separatrici, ed unire le cappotte e gli scarichi-motore (le cui forme mi ricordano tanto un certo molto terrestre G.E. J-79). Fatto questo possiamo unire ai lati delle ali la parte posteriore dei 4 cannoni laser. Cosa importante già da questa fase dovremo decidere in che configurazione vogliamo rappresentare il nostro modello e cioè in volo, sul piedistallo con le ali dispiegate, oppure, coi carrelli estratti e ali chiuse in configurazione “a terra”, perché a seconda della scelta dovremo montare cappotte motori differenti e carrelli. Io personalmente ho optato per la configurazione in “volo”.

Se scegliamo la configurazione “in volo” e proviamo ad unire le due ali, mediante il perno centrale che ne consente la rotazione, vedremo che alcune zone interne rimarranno difficilmente raggiungibili in fase di verniciatura. Sarà allora necessario completare la verniciatura e l’invecchiamento delle stesse prima di unirle al resto della fusoliera. Già che c’ero ho dipinto mediante mascherine le insegne rosse di rango sulle ali superiori soluzione molto più realistica delle decals. Si può passare all’abitacolo che è molto semplificato, ma anche qui possiamo dare sfogo a tutta la nostra inventiva e, perché no, dare un occhiata alle immagini del film (YouTube ed il Web in genere sono una miniera) per farci un’ idea degli interni la cui colorazione è sicuramente in un grigio molto scuro; dietro al sedile ho aggiunto due “tubi” fatti con corde per chitarra (consiglio valido in generale: il MI basso, LA, RE e il SOL, per chitarra acustica, sono ottimi per simulare tubi corrugati…. Le corde fini SI e MI cantino, sono ottime per simulare antenne e/o pitot. Se volete potete andare in un negozio di strumenti musicali e chiedere “una muta per chitarra acustica 0,10”….vi daranno il set di 6 corde per una decina di Euro. E già che ci siete potete anche imparare i primi accordi se già non suonate!). Una colorazione attenta dell’avionica, drybrush e qualche pulsante colorato fanno il resto, mentre per i quadranti ho usato la decals fornita. Avendo deciso di rappresentare il caccia in volo dovremo per forza inserire anche il pilota ribelle fornito nella scatola (non proprio bellissimo a dire il vero). La tuta sarà di colore arancione (tipo quella Hi-viz dei piloti USAF) con casco bianco e visiera in arancione, stivaloni e guanti neri, corpetto bianco e attrezzature di sopravvivenza color argento. La scatola fornisce le insegne per decorare il casco di volo. Completato il cockpit lo si può inserire all’interno semifusoliera. Si arriva così alla fase di assemblaggio completo del modello che verrà effettuato inserendo il gruppo ali/motori sulla fusoliera inferiore dopodichè si unirà la fusoliera superiore e si bloccherà il tutto ad incastro e mediante le viti fornite. Purtroppo qui si scopre qualche magagna perché le giunzioni non sono perfette e le successive stuccature e lisciature risultano quasi impossibili da fare causa l’impossibilità di raggiungere le zone. Cosa fare? Io ho cercato di spalmare lo stucco nel modo più “liscio” possibile o infilando nelle zone interessare listelli di plasticard, dopodichè ho dissimulato il tutto con un pesante invecchiamento. Finita questa fase possiamo passare alla colorazione (ma non prima di fare, non visti dalla famiglia, come dei ragazzetti, qualche “voletto” con tanto di sibilo vocale motore/armi col modello in mano…urlando: ”Rosso 3, sono pronto!”.. cari colleghi modellisti… ma quant’è bello montato ‘sto Xwing!!!).

COLORAZIONE:

Come ho già detto nella parte relativa al montaggio, le ali del modello devono essere colorate ed invecchiate preventivamente a causa della successiva difficoltà che si riscontrerebbe nel farlo successivamente. Io per la colorazione, tenendo conto del fatto che l’invecchiamento (fatto di preshading, postshading, gessetti e olii) sarebbe stato pesante ho scelto di usare come colore base del mezzo il bianco e non il grigio Us Navy, FS26440, come consigliato dalle istruzioni, per evitare che il modello poi diventasse troppo scuro.

Quindi dopo aver dato il bianco opaco ho fatto un preshading molto grossolano in nero. Successivamente col bianco diluito ho smorzato il tutto lasciando trasparire in modo evidente gli effetti d’ombra artificiale. Adesso prima di darci sotto con gli invecchiamenti dobbiamo fare qualche considerazione. La genialità di Lucas e dei suoi tecnici nella creazione dei mondi di Star Wars è stata quella di mostrarci tecnologie avanzatissime a cui fanno da contrappunto ambientazioni e costumi quasi medievali. Per questo principio penso che questo mezzo debba rendere l’idea di trovarci di fronte a qualcosa di modernissimo ma, comunque, vecchio nonchè tenuto in pessime condizioni di manutenzione. Dobbiamo quindi pensare al nostro Xwing come un mezzo operante in condizioni difficili ove il ricorso da parte dei tecnici alla cannibalizzazione è pratica tutt’altro che infrequente e non si ha il tempo di pensare allo stato della finitura e pulizia esteriore dei mezzi . Tenuto conto di quanto sopra ho provveduto a mascherare alcuni pannelli e verniciarli di grigio chiaro per differenziarli dagli altri e anche le caratteristiche bande rosse in fusoliera sono spezzate in più punti sempre per dare l’idea di pannelli sostituiti “al volo” senza essere riverniciati. Per i motori esterni una volta verniciati di bianco opaco sono stati coperti con polveri di gesso di svariate tonalità (nero, marrone, grigio e celeste). Con questa tecnica ho anche ripassato interstizi e sottosquadri per creare ombre nette (come nello spazio). Una lucidata con la cera Future per il successivo lavaggio ad olio nero nelle pennellature.

Fatto questo una bella passata di opaco per fissare il tutto e possiamo anche urlare “.. Red 3…standing by!!”.

DECALS ED INSEGNE:

Il kit offre la scelta tra l’uso di decals classiche e stickers autoadesive entrambi di ottima fattura. Devo confessare che ho usato solo 3 decals (quelle del casco e quelle per l’unità droide) in tutto preferendo dipingere il resto mediante mascheratura, soluzione molto più realistica. Per il resto entrambi i fogli forniscono tutto il necessario per il nostro astrocaccia. Sono fornite le insegne per riprodurre il caccia di Luke Skywalker (Rosso 5) ma variando il numero delle barrette rosse poste sotto le insegne potremo riprodurre qualsiasi pilota ribelle impegnato nella Battaglia di Yavin contro la Morte Nera. In questo caso ho inteso riprodurre il caccia del pilota Biggs Darklighter (Red 3) amico di infanzia di Skywalker. Questo personaggio nel film “A new hope”, alias “Star Wars” del 1977, lo si vede in poche scene durante la battaglia di Yavin. Biggs è infatti l’ultimo pilota ribelle a cadere sotto i colpi del TIE di Darth Fener immolandosi letteralmente per coprire Luke e permettergli di guadagnare secondi preziosi, prima dell’arrivo di Han Solo, nella sua corsa verso il bersaglio da colpire. In realtà tra le tante scene tagliate del film originale c’erano in pratica tutte quelle relative all’amicizia tra Luke e Biggs sul pianeta Tatooine, nelle quali Biggs manifesta la sua volontà di unirsi alla ribellione esortando Luke a fare lo stesso.

CONCLUSIONE:

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Fin da piccolo ho avuto il desiderio di poter riprodurre questo mezzo particolare. L’unico kit disponibile fino all’anno scorso era il vecchio kit della AMT-Ertl e su Ebay e me ne sono sfuggiti non pochi in varie aste. Alla fine però vista la disponibilità di questo Kit Fine Molds anche sul mercato italiano ho deciso di regalarmelo e poter finalmente dare sfogo a questo desiderio. Vi confesso che spesso durante il montaggio del modello mi tornavano alla mente ricordi di quando da bambino, “tanto tempo fa, in una città lontana lontana”, sedevo tutto eccitato in una poltrona troppo grande di un cinema aspettando con trepidazione l’inizio del film.

Le luci si sono spente e sulle prime note della colonna sonora è cominciato un sogno….

Massimo De Luca

Indirizzo email:blumax68@alice.it

Il modello è stato premiato con un argento nella categoria “astronavi” al NKGC Contest 2008 di Lucca.

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