venerdì, Luglio 18, 2025
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Video tutorial: Come usare lo stucco nel modellismo.

Ecco un nuovissimo video tutorial firmato Modeling Time. Le avventure del nostro amico Valerio (alias Starfighter84) proseguono con un altro semplice e basilare video per mostrare a tutti come poter stuccare una fessura presente in un modello.Non mi resta che augurarvi buona visione.

 

Questa volta non ho avuto tempo di fare la colonna sonora così ringrazio l’autore.

Musica: “Riptide Kevin MacLeod (incompetech.com) Licensed under Creative Commons “Attribution 3.0” http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/”

Alla prossima

Simmons & Starfighter84

Kit Review- Fairchild A-10 A “Jaws” Italeri + Cockpit Set Aires in scala 1/48.

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A-10 A Jaws Italeri 1/48, immagine presa da www.italeri.com e inserita al solo scopo di discussione

Quando ho visto il postino dirigersi verso di me con un enorme scatolone, ho subito pensato che mi fossero state recapitate tutte le multe per eccesso di velocità che ho sempre temuto di aver preso in moto! così in tutta fretta ho tolto la carta dell’imballaggio, ma fortunatamente è venuta alla luce solo  la teatrale box art della scatola Italeri che avevo ordinato pochi giorni prima. Ecco, già la scatola colpisce per grandezza e soprattutto mi ha fatto piacere constatare che non si apre  da un lato ma da sopra, cosa che adoro.  Le scatole di montaggio che si aprono da un lato non mi piacciono proprio…ma sono di una ditta che ultimamente sta facendo miracoli…non cambiamo discorso però, stavamo parlando dello stupendo kittone di casa Italeri. Con questo già mi sono tradito ed ho espresso la mia entusiastica opinione personale su questo modello ed ancora dobbiamo aprire questo benedetto scatolone!! Togliendo il coperchio troviamo delle ottime stampate in grigio chiaro, finemente incise, forse con pannellature un pò troppo marcate,  ma secondo me non guasta..il tutto rivettato sia in positivo, ma solo dove serve, sia in un bel negativo.

Insieme alle stampate della fusoliera troviamo un cockpit piuttosto scadente, anzi diciamo proprio inaccettabile, ma per questo Italeri sopperisce con il proprio set di dettaglio. La zona motori, ben rivettata ed incisa, con le proprie cofanature da lasciar aperte a patto che si vogliano autocostruire i propulsori o metterci quelli del set di dettaglio della casa.

Questo è uno scatto di uno dei vani avionica che la casa produttrice di questo kit ci regala ed in questa foto si può ammirare il bel dettaglio superficiale del “Jaws” con le sue belle pannellature ed i suoi bei rivetti annegati nella plastica. Io quel vano avionica lo riempirei di cavetti in filo di rame, questi lavori mi son sempre piaciuti!

Come prima cosa vi troverete a montare quest’abitacolo, ma non sarete molto d’aiuto al vostro pilota in 1/48 facendolo sedere su quell’Aces II scomposto in tre parti. Ma soprattutto, non mettetelo in difficoltà quando si troverà a dover lanciare bombe trovando sulle consolles laterali solo delle misere decal, al posto dei ben più realistici bottoni e levette! presumo sarà anche molto triste quando salirà a bordo del vostro A-10 ready to combat e vedrà quella  bruttissima palpebra del cruscotto. Sarà così triste che quando leggerà i dati sugli strumenti di fronte a lui da quelle decal gli verrà voglia di tirare le leve di espulsione..che poi non sono belle nemmeno quelle! Non deludetelo, fate come me, tagliate via quella palpebra e buttate questi pezzi pee regalargli il set Aires  (numero 4353) per il superdettaglio del vostro Warthog…

La vasca è ben dimensionata, posizionandola a secco e sembra caderci bene senza tanto sforzo. Le pareti sono molto più belle delle originali, la palpebra è un sogno ma dovrete dettagliarla con le fotoincisioni della lastrina Aires contenuta nel set; Stessi discorso per il bellissimo seggiolino. Beh c’è tutto per non far sentire in imbarazzo il vostro pilotino quando sarà chiamato in missione o quando parcheggerete il vostro modello in vetrina o sul tavolo di una mostra.

Che dire! Se fossi 48 volte più piccolo e dovessi salire dentro un A10, vorrei proprio sedermi qui dentro!

E questa è la  lastrina in fotoincisione by Aires e quella in acetato per il cruscotto. Qui ci sono tutti i dettagli delle cinture, pedali e vari oggettini per abbellire il vostro Facocero.

..e così dopo che avete chiuso le semifusoliere vi troverete a montare le ali con gli aerofreni che possono essere lasciati aperti o chiusi. Guardando le foto del velivolo reale, a terra  essi sono sempre chiusi ma in rete si vedono molte realizzazioni di “modelers” di un certo calibro che li hanno aperti. Una piccola licenza in questo caso ce la possiamo permettere anche noi. Il Warthog secondo me ha degli aerofreni molto coreografici, secondi in classifica solo a quelli del Douglas SBD Dauntless…dimenticavo, il dettaglio superficiale è molto bello e curato anche qui…

Questo è l’esempio di una stampata dove si può trovare la rivettatura in negativo accompagnata da quella in positivo…sicuramente i rivetti in positivo se ne andranno alla prima passata di carta abrasiva essendo posizionati vicino ad una giuntura…

Semplice ma ben fatta la lastrina dei trasparenti, il canopy in particolar modo presenta il trasparente pulito e in attesa solo di un bagnetto nella future, mentre i frames sono stati stampati più grezzi per far aderire meglio la vernice. Il parabrezza presenta una rivettatura molto curata, non presente in gran parte dei kit orientali molto più costosi e blasonati.

In questa stampate potete trovare tutto quello che riguarda i piani di coda, le derive, le gambe di forza dei carrelli, vano ruota anteriore, serbatoio ventrale, un paio di pod, il doppio rack per i sidewinder, che però credo che vada leggermente corretto, ma se non lo fate non se ne accorgerà nessuno…

Tutto è ben stampato e non necessiterebbe di ritocchi, ma se si vuole, il vano ruota anteriore può ricevere i classici fili di rame per simulare cavi e condutture idrauliche e così le gambe dei carrelli. Viste le notevoli dimensioni delle superfici alari c’era da aspettarsi le derive scomposte in due pezzi ciascuna…anche se ormai ho visto piani di coda ed altre appendici alari in un solo blocco di dimensioni molto più consistenti.  Qualche minuto di lavoro in più e nient’altro.

Quello che impressiona dell’A-10 è la capacità di portare una gran quantità di armamenti sotto alle sue lunghe e dritte ali e proprio queste due stampate speculari ci permettono di realizzare bombe e missili con i loro piloni. Sono presenti anche le parti che andranno a riempire il vuoto nei cofani motore, non sono il massimo, ma come ripeto Italeri ha previsto un set di dettaglio nel quale troviamo anche le parti per migliorare i propulsori di questo meraviglioso velivolo. Io giocherò un po’ con l’aerografo per mascherare le imprecisioni delle palette, altrimenti anche questo modello sarà sul mio banco di lavoro per un anno…visti i precedenti! Le ruote dei carrelli principali sono scomposte in due parti, ma niente di strano o di inusuale, la qualità è buona ed abbiamo anche un corretto effetto peso.

Siete così bravi da non dover seguire le istruzioni? E’ un vero peccato perchè Italeri per il suo Warthog ha previsto un bel libricino, anzi le dimensioni sono generose proprio come tutto il kit e soprattutto molto chiare ed esplicative…a prova di novizio!

Quello che veramente merita la lode è il foglio delle decal. Stampato dalla Cartograph, leader nel settore, è a livello se non migliore di un foglio di decal aftermarket.  Prevede ben quattro esemplari e soprattutto non vi darà problemi di silvering essendo un foglio di gran classe. Se non avete voglia di esemplari particolari o special color, questo foglio “originale” può benissimo essere utilizzato per il vostro modello.

Due degli esemplari di “facocero” previsti dal box sono questi che potete ammirare qui sopra. Il primo volava nel 1975 con il 57th Tactical Training Wing ed il secondo, quello che più mi attira tra i quattro è elegantemente vestito in mimetica Europe 1 e serviva gli Stati Uniti nel 104th TFS della Mariyland Air Guard. Di fianco all’immagine illustrata troverete i Federal Standards delle tinte che vi serviranno. Pratico e gradito. Impeccabile Italeri!!! Speriamo anche nel montaggio del Kit!!

La seconda pagina prevede due esemplari in varie tonalità di grigio, quella a sinistra è un velivolo di Davis Monthan datato 1978, mentre quello a destra mostra la classica livrea bigrigio dell’A10, quella più caratteristica dopo la bella Europe1. E’ prevista la possibilità di un quinto esemplare ma era in monogrigio con il solo pannello antiriflesso sul muso in nero, non l’ho neanche messa in foto perchè era assolutamente priva di attrattiva.

E questa è la mia scatola. Se ancora non ce l’avete acquistata correte dal vostro negoziante di fiducia! Certo un conto è montarlo un kit, un conto recensirlo, però qui ci sono tutte le carte in regola per tirar fuori un modello coi fiocchi! A presto e speriamo la prossima con un modello montato…Mauro “CoB” Balboni..

95 years of Shiny Two…- Tornado Gr.4 dal kit Italeri in scala 1/48.

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Eccomi qui ancora una volta tediarvi con i miei Tornado. Credo che ormai la mia «Tornadite» stia assumendo proporzioni allarmanti, è meglio che vada a farmi vedere, ma da uno bravo!

Group Build ModelingTime.com – Dassault Mirage 2000EAD United Arab Emirates Air Force – dal kit Eduard in scala 1/48.

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Foto 1

Lo ammetto: se non avessi partecipato al nostro Group Build dedicato ai velivoli Dassault, non mi sarei nemmeno mai sognato di riprodurre in scala un aereo francese.

Non so.. forse perché tra noi e i nostri cugini d’oltralpe non scorre buon sangue, oppure perché hanno disegnato il fumetto di Asterix e Obelix che prendono sempre a calci i Romani… o anche perché Zidane ha dato quella gran testata a Materazzi nella finale di Berlino (e qui ci sta bene un bel… CAMPIONI DEL MONDO!!! Ops… scusate l’Off Topic!). Per questi e molti altri motivi, non ho mai pensato di aggiungere un modello “made in France” alla mia collezione! E invece, eccomi qui a presentare la mia ultima fatica, un Mirage 2000C dell’Eduard in scala 1/48… ma, mi spiace deludervi, con le insegne e lo stupendo schema mimetico della United Arab Emirates Air Force.

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Il modello:

Questo kit (numero 1129) è stato un inaspettato, quanto gradito regalo della mia ragazza (che pubblicamente ringrazio): alla vista di quella scatola dalle generose dimensioni con scritte a caratteri cubitali “Limited Edition” ben impresse sui lati del cartone, i miei occhi si sono illuminati come quelli di un bambino! Il mio entusiasmo si è placato quasi subito riconoscendo che quello contenuto nella confezione, è il vetusto stampo dell’Heller messo in commercio quasi venti anni fa. Devo però riconoscere che la Eduard ha cercato comunque di fare le cose in grande, dotando il kit di molti aftermarket: tra questi possiamo trovare un bellissimo foglio decalcomanie con cui realizzare molti esemplari, delle comode Express Mask per mascherare le parti trasparenti, alcuni elementi in resina (tra cui il seggiolino e il serbatoio ventrale), e ben due fogli di fotoincisioni per il dettaglio dell’abitacolo e dell’esterno del modello.  Il fatto di acquistare un prodotto già completo di tutto l’occorrente, ci risparmia il lungo lavoro di reperimento di tutti i vari “accessori” con cui dettagliarlo, ma posso già anticiparvi che quest’affermazione non è del tutto vera … purtroppo.

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Infatti, per l’abitacolo la Eduard non ha fatto altro che utilizzare i componenti originali dell’Heller e completarli con alcune parti foto incise. Le consolle laterali si adattano abbastanza bene alla loro sede, al contrario , la strumentazione del cruscotto (fornita già pre colorata) è complicata da collocare anche per la sua forma molto particolare. Ci sono poi altri dettagli, come ad esempio l’HUD e delle piccole griglie d’aerazione da aggiungere alle spalle del seggiolino, che nel complesso non sono proprio all’altezza e lasciano una tremenda sensazione di “vuoto” a questa importante zona del modello.

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Per l’esterno, la ditta ceca fornisce solamente i compassi anti torsione delle gambe di forza dei carrelli, e un cervellotico sistema di petali con cui sostituire quelli già stampati sullo scarico del reattore: a conti fatti, riuscire ad incollare un oggetto piatto su di uno tondeggiante è un lavoro estenuante e che è in ogni caso poco preciso. Dopo alcune prove, notando che questi si accavallavano gli uni agli altri con un risultato visivo davvero pessimo, ho deciso di non proseguire oltre anche per salvaguardare l’indennità del mio sistema nervoso!

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Giunto a questo punto, l’unica vera alternativa è stata quella di rivolgersi ancora una volta al provvidenziale Google per la ricerca di un buon set di dettaglio in resina: girovagando in rete, ho trovato in un negozio on-line francese (e dove sennò?), due interessanti articoli prodotti da una ditta semi artigianale – la Renaissance Models.

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Il set Renaissance 48034:

Il set numero 48034 è quello dedicato al cockpit, e fornisce una stupenda vasca in resina veramente dettagliata e completa di tutta la dotazione avionica che è installata alle spalle del pilota. A corredo, si può trovare un bellissimo seggiolino MB F10 Q, la cloche, le pedaliere, e una grande lastra fotoincisa contenente varie minuzie. Una nota di merito va al foglio istruzioni che, oltre ad essere molto chiaro, riporta svariate e utili immagini dell’abitacolo reale a colori. Se pensate che in Internet, e persino nelle pubblicazioni, sono praticamente impossibili da rintracciare… bè, la Renaissance ci ha fatto davvero un gradito servizio. Tutte le parti in resina sono state sviluppate partendo dagli originali, quindi esse non pongono alcun problema per l’inserimento nei rispettivi alloggiamenti. Il cockpit hub è stato completato della strumentazione (anche in questo caso in foto incisione) e di altri piccoli dettagli quali i vari sistemi idraulici e meccanici per il sollevamento del canopy.

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Le parti Photo Etched sono di buona fattura, precise in forme e dimensioni, e si piegano con relativa facilità; sono poi rimasto piacevolmente impressionato dalla manetta del motore Snecma M-53 che è davvero una chicca! Il colore che ho scelto per gli interni è l’XF-54 Tamiya, un grigio molto scuro che ben si avvicina a quello vero: dopo averlo steso ad aerografo, ho eseguito un iniziale lavaggio con colori a olio diluiti con diluente Humbrol (un mix di cinquanta e cinquanta tra nero e bruno Van Dick) in modo da rendere una maggiore profondità al tutto. La mossa successiva è stata quella di far emergere le varie tubazioni e scatole degli apparati elettronici con un dry brush in grigio 36375, ripetuto più volte fino a ottenere il risultato voluto. Per ciò che riguarda le consolle laterali, ho dipinto i vari slot in Nato Black Tamiya e riprodotto i bottoncini sfruttando il foro lasciato dalla fotoincisione. In pratica, ho filtrato al loro interno per capillarità un po’ di grigio chiaro a olio molto allungato e, una volta asciutto, ho tirato via i residui e le sbavature presenti semplicemente con un panno di stoffa morbida. Altri piccoli pulsanti in rosso e giallo hanno dato quel tocco di colore in più che non guasta mai. Il seggiolino offre un livello di accuratezza davvero impressionate: le cinture e le fibbie sono perfettamente rappresentate, e i cuscini danno un senso di movimento davvero realistico. La sua struttura è in XF-54, le parti in stoffa in Green Dark Green Gunze H-64, il poggiatesta in Tyre Black Gunze H-77 e le cinture in Tan Gunze H-310. Anche in questo caso ho adottato il solito procedimento Washing/Dry-Brush sopra descritto.

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Il montaggio:

Senza dubbio il montaggio è la parte più impegnativa del kit. Le molteplici problematiche che affliggono questo vecchio stampo, mi hanno costretto a dure ore di lavoro ed anche a qualche momento di profondo sconforto!

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La prima operazione è stata quella di inserire l’abitacolo nel suo alloggiamento, e appesantire il muso con un po’ di piombini da pesca per evitare che il modello si sieda sulla coda una volta ultimato. Prima di iniziare, devo premettere che durante tutte le fasi di assemblaggio, saranno propedeutiche e doverose numerose prove a secco per verificare gli incastri. La fusoliera non crea difficoltà di sorta e l’uso dello stucco è marginale, ma dopo avere unito le due valve balza subito agli occhi che la piccola griglia scambiatrice di calore posta sulla gobba, è stampata in modo approssimativo e in posizione decentrata rispetto all’asse mediano. Per ovviare al problema, ho acquistato un nuovo set dell’Eduard (codice 48102) che fornisce in fotoincisione molte di queste griglie; per adattarla e inserirla all’interno della carlinga, ho forato la stessa prendendo come riferimento le linee della pannellatura, e nel “buco” ottenuto, ho incollato dei supporti ricavati da un pezzo di rod a sezione quadrata creando una base di appoggio. Prima di incollare il pezzo foto inciso, ho cercato di disporlo più a “raso” possibile per evitare successivi interventi di stuccatura troppo invasivi, e a tale scopo, ho sfruttato l’apertura dal basso della fusoliera (quello dove poi s’incastrerà il complesso alare) per eseguire le dovute correzioni. Solo dopo aver verificato che tutto era in ordine, ho colato un bel po’ di colla sul retro del suddetto pezzo per assicurarne una presa forte e resistente.

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Il tutto è stato poi raccordato con dell’Attack che, una volta indurito, è più liscio e meno evidente sotto la successiva mano di vernice. La deriva, scomposta in due semi valve, non preoccupa minimamente e può essere stuccata anche con del Milliput per evitare di rovinare il dettaglio di superficie con le immancabili carteggiature. Veniamo ora alla nota più dolente della fase di assemblaggio, ovvero l’unione delle ali. Esse sono scomposte in due semi ali superiori, un sol pezzo per la parte inferiore che comprende anche i pozzetti del carrello principale, e un elemento di forma trapezoidale (numerato 63 sul foglio istruzioni) che va chiudere il tutto sotto la pancia del velivolo. Soprattutto durante questa lavorazione le prove a secco si sono rivelate di fondamentale importanza , e infatti, dopo alcune verifiche è stato subito chiaro che lungo le giunzioni si formavano clamorose fessure larghe almeno due millimetri. Ho reputato impossibile sanarle con del semplice plasticard, quindi ho proceduto come segue: con del nastro adesivo incollato dalle estremità alari fino alla fusoliera, ho forzato un pochino il diedro cercando di riposizionarlo più in squadro possibile. A questo punto le fessure si sono ridotte notevolmente, potendo procedere con le operazioni d’incollaggio. Allo scopo, ho colato all’interno degli “spacchi” un’abbondante mano della Tamiya Tappo Verde sfruttandone la consistenza liquida per raggiungere anche i punti meno accesibili; in seguito ho steso più volte dell’Attack con l’ausilio di uno stuzzicadente, per dare maggiore robustezza a tutta la zona. Laddove è stato necessario, ho inserito dei listelli di plasticard posti per creare un piccolo spessore e chiudere tutti gli eventuali interstizi.

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Vi assicuro che non è una lavorazione facile da eseguire, ma con la dovuta calma e pazienza si riesce comunque a superare questo inconveniente. Le prese d’aria (verniciate all’interno in Gray FS36375) sono state una piacevole sorpresa, poiché queste si uniscono bene e rimangono pressoché in sagoma; basta solamente un po’ di stucco ed un uso accurato di carta abrasiva, e il gioco è fatto.

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Il set Renaissance n° 48029:

Come già anticipato qualche riga sopra, l’acquisto dell’ulteriore set Renaissance per l’esterno del nostro Mirage è davvero consigliato.  All’interno si possono trovare molti pezzi in resina, ma personalmente, ho utilizzato solo quelli di seguito riportati:

Scarico: già solo lo scarico vale l’acquisto di tutto l’aftermarket. I petali sono ben riprodotti ed egregiamente particolareggiati, come del resto anche l’interno dello stadio finale e del post buciatore con tutti i flabelli e i vari sistemi idraulici. L’unico neo risiede nell’eccesiva circonferenza che lo rende più largo rispetto alla fusoliera. A questo inconveniente ho preferito non porre rimedio poichè, carteggiando per diminuirne la dimensione, avrei sicuramente deturpato gran parte del bellissimo dettaglio. Per agevolare le operazioni di verniciatura poi, ho preferito tralasciare l’inserimento dell’exhaust solo a modello ultimato: a tale scopo, ho allargato con una fresetta e un trapanino elettrico, il piccolo anello di plastica che chiude parzialmente il terminale di coda.

Air Scoop: sul dorso della fusoliera, in prossimità della deriva, è presente un vistoso air scoop che caratterizza le versioni monoposto del Mirage 2000. Quello stampato dall’Heller ha una forma totalmente errata, ed è stato prontamente sostituito con la copia in resina. L’unico intervento sarà quello di limarne la base ed abbassarlo di almeno un millimetro, perchè troppo alto e non molto in scala.

Pod RWR Thomson-CSF “Serval”: alle estremità alari dei Mirage 2000, sono installati due pod per l’apparecchiatura Radar Warnig Thomson-CSF nominata “Serval”. Quelli in plastica del kit non sono un granché, tozzi e poco affusolati. Anche in questo caso ho preferito sostituirli con quelli prelevati dal set Renaissance, molto più belli e con alcune linee di pannellatura già stampate. Dopo aver tagliato via gli originali, ho eseguito dei fori in cui inserire all’interno un tondino di ottone da usare come perno di riscontro.

Chaff & Flare Dispenser Matra “Spiral”: il sistema “Spiral” è stato implementato su buona parte dei Mirage dell’Armee de l’Air a partire al 1987, e tutti gli esemplari forniti alla UAE Air Force ne sono muniti. Si tratta di due contenitori di “esche” elettroniche montati sugli estradossi alari in prossimità dei bordi d’uscita. Ovviamente il kit Eduard ne è sprovvisto, giocoforza si dovranno utilizzare quelli in resina. Il loro assemblaggio però presenta qualche difficoltà a causa del loro sovradimensionamento: l’unico rimedio sarà di incollarli direttamente nella loro sede cercando di allinearli con la massima precisione. In seguito, con una carta vetrata di grana abbastanza spessa, si limeranno gli scalini raccordando il tutto alla fusoliera. Ovviamente una buona dose di stucco e una lucidata approfondita con pasta abrasiva elimineranno i graffi e rifiniranno il lavoro.

Carrelli e pneumatici: gli pneumatici forniti dalla ditta ceca sono sbagliati nella forma del cerchione, e quindi andranno prontamente cambiati. Quelli in resina sono ottimi, e stampati già con lo scenico effetto peso; addirittura, in aggiunta è data anche una versione con il pneumatico realizzato in vera gomma in pieno stile Hasegawa (solo per le ruote del carrello principale). Ulteriori importanti dettagli, quali compassi anti torsione e sistema elettro-meccanico dei fari di atterraggio, sono inseriti per la gamba di forza del carrello anteriore.

Foto 16

Foto 15

Per completezza d’informazione, riporto le parti presenti nel set che ho preferito tralasciare:

  • Sonda Rifornimento In Volo (RIV): scartata perché troppo grande e non stampata correttamente.
  • Flap e attuatori idraulici: nel set sono presenti anche i flap già separati e pronti per essere installati in posizione “down”, e completi dei relativi attuatori idraulici. Dopo una prima analisi, li ho scartati perché giudicati “scomodi” da montare e un po’ approssimativi nelle forme.
  • “Sabre” Jamming System: questo pod da disturbo elettronico montato nella parte terminale alla base della deriva è finemente riprodotto… peccato che anch’esso soffra dei soliti problemi di sovradimensionamento delle parti.
  • Prese d’aria estradosso alare: sempre sull’estradosso, a metà dell’ala, sono presenti due piccole prese d’aria. Quelle del set sono state escluse perché troppo grandi.
  • Portello per la presa di corrente a terra: in prossimità dello scarico esiste un portellino in cui è ubicato il connettore elettrico per l’alimentazione a terra del velivolo. La Renaissance offre la possibilità di riprodurlo aperto, ma non avendo foto reali a disposizione, ho sorvolato.

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Con il montaggio del modello in sostanza ultimato, ho rivolto le mie attenzioni alla palpebra in resina e al pannello strumenti principale. Già precedente eliminata quella originale in plastica, per inserire il componente “new tool” bastano pochi colpi di lima ben assestati e la solita buona dose di pazienza; l’unica accortezza è di annegare il pezzo in modo da far combaciare la parte bassa del cruscotto con le consolle, e permettere la successiva corretta adesione del parabrezza. C’è da dire che anche qui, la renaissance ha fatto davvero un ottimo lavoro, ricreando perfino i vani dell’avionica che sul velivolo reale sono poi protetti da alcune griglie metalliche (allegate in fotoincisione).

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I vetrini sono di buona fattura, ma presentano uno spessore della plastica un pochino troppo accentuato; proprio per questo difetto il windshield tocca contro la palpebra incastrandosi a fatica nel proprio alloggiamento, e mi ha quindi costretto ad assottigliarne i bordi interni con una limetta da unghie. In seguito l’ho rifinito con varie passate di carta abrasiva fine, di Tamiya Rubbing Compound (gradazione Coarse, Fine e Finish), e un bel bagnetto nella mitica cera Future per ripristinarne la giusta trasparenza e brillantezza. Stesso trattamento è stato riservato anche al canopy.

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I due cannoni da 30 mm DEFA 554 sono auto costruiti partendo da due porzioni di ago ipodermico (quello delle comuni siringhe), cui ho aggiunto due tondini di rod da 1 mm per simulare quelle due piccole bugne fuse attorno alle rispettive canne (presumo sia un qualche sistema di silenziamento).

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I pozzetti del carrello principale sono stati dettagliati con l’aggiunta di un paio di longheroni di rinforzo (in plastirod a sezione piatta da 0,5 mm) e di alcune tubazioni del sistema idraulico. Nell’alloggiamento del carrello anteriore, al contrario, non ho eseguito alcun intervento poiché il portellone (che a terra è sempre chiuso) ne occlude tutta la visibilità a modello ultimato. Sempre in accordo con la documentazione, ho aggiunto sulle gambe di forza molte condotte del sistema frenante e qualche cavo elettrico per i fari di atterraggio.  Tutte queste zone sono verniciate in Alluminio, da me riprodotto con la bomboletta Tamiya TS-17 spruzzata però ad aerografo.

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Per finire, il tubo di Pitot originale è di pessima fattura e in più ha una forma totalmente errata. Per ricostruirlo, basterà prendere una sezione di un ago sottile e inserirlo all’interno di un foro praticato nel radome; il tutto sarà poi uniformato mediante uso di colla ciao acrilica e stucco.

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Verniciatura:

Quando è giunto il tanto atteso momento della verniciatura, ho tirato un profondo sospiro di sollievo sapendo che oramai il peggio era passato!

I primi 36 Mirage 2000C acquisiti dagli Emirati Arabi Uniti furono denominati EAD, dove la lettera “E” stava a significare “Exportation” (Esportazione), e i suffissi “AD” identificavano lo standard avionico del velivolo (AD8).  In definitiva questa versione era del tutto paragonabile alla 2000-5 dell’Armee de l’Air francese, ma ne differiva per la capacità di utilizzo dei missili AIM-9 Sidewinder di produzione statunitense, e per qualche diversità nella suite avionica.

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Per dovere di cronaca, oltre ai monoposto, l’aviazione di Abu Dhabi ordinò anche otto Mirage2000 RAD (unico operatore a utilizzare la variante da ricognizione) e ulteriori sei Mirage 2000 DAD, ovvero i biposto da addestramento. Aggiungo che, dal 18 novembre 1998, la UAE firmò un contratto per l’up-grade di 32 macchine (poi ridotte a 30) allo standard 2000-9 (AD92) da eseguire direttamente in loco; le consegne sono terminate nel 2004 e, a oggi, i Mirage aggiornati sono totalmente operativi, con piene capacità aria-terra, e adottano la nuova mimetica a due toni di grigio chiaro a bassa visibilità.

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L’esemplare da me riprodotto è uno dei primi caccia AD8 messi in linea dalla UAEAF, verniciato quindi con il bellissimo schema (a mio avviso molto più interessante del nuovo lo-viz) in pieno stile desertico. Per rappresentare i colori in modo più fedele possibile ho eseguito molte ricerche, partendo inizialmente dall’ancora utile “Manuale delle colorazioni nel plastimodellismo aereo” di A-Falconi – Delta Editrice, dalle foto degli aerei veri e dall’ottimo sito Internet http://users.skynet.be/exotic.planes/.

Foto 22

In definitiva, i colori usati dalla UAEAF sono molto simili a quelli francesi:

  • Grey FS36622 per le superfici inferiori.
  • Sand FS33531 per le macchie chiare delle superfici superiori.
  • Un mix di 70% di Rough Sand FS30219 più 30% di Dark Earth FS30279 per le macchie più scure. Il Federal  Standard Ufficiale per questo colore è il 30219, ma ho reputato opportuno stemperare il tono troppo rossiccio del pigmento scurendolo appunto con il 30279.

Foto 23

Attenzione all’andamento del camouflage perché non è uguale a quello dei Mirage d’oltralpe! Come prima operazione ho dipinto il Gray 36622 della pancia, senza applicare nessun primer che potesse ostruire in parte le incisioni dei pannelli. Poi ho girato il modello, e aerografato il sabbia chiaro 33531; a questo punto, ho modellato dei salsicciotti di UHU Pata-fix che ho poi fatto aderire alla superficie disegnando le varie curve delle macchie scure: con questo metodo si ottengono delle sfumature perfettamente “morbide” e in scala, con bordi molto precisi e nitidi. Per terminare, il radome è stato verniciato in Flat Black, mentre il cono di scarico in Titanium della linea Metallizer ALCLAD.

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Weathering: sull’invecchiamento sono rimasto indeciso per qualche giorno. Guardando gli esemplari veri, si può notare come questi siano tutto sommato molto puliti e spesso siano riverniciati di fresco. Era però mia ferma intenzione quella di donare un aspetto più vissuto al modello, se non altro per realizzare una finitura che gli donasse maggiore “profondità”. Diciamo che fino all’ultimo momento non ho avuto le idee ben chiare… ho solo iniziato, e aggiustato il tiro man mano che il weathering prendeva forma!

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Per prima cosa ho steso su tutto il kit tre abbondanti mani di Clear Gloss Gunze (non la Future che a volte reagisce con i colori della linea giapponese, crepandoli come quando si spacca la terra arida), per sigillare i colori sottostanti. Successivamente ho eseguito un lavaggio selettivo molto diluito in Bruno Van Dyck su tutte le pannellature, poiché questo colorante a olio ha una gradazione che si avvicina molto ai toni terrosi del mio Mirage. La mossa successiva è stata quella di ripassare e schiarire il centro dei panelli (ho usato il 33531 allungato con qualche goccia di bianco e diluito con proporzioni di dieci parti di alcool a 1) in modo molto casuale, per ricreare quell’effetto “cottura” dovuto all’impietosa azione del sole e della sabbia.

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Decalcomanie: per le decalcomanie, l’unica ditta cui rivolgersi è la Carpena Decal. La ditta di Marsiglia produce e commercializza il foglio numero 4828 da cui poter trarre le pochissime insegne applicate sui Mirage di Abu Dhabi. Purtroppo la loro qualità non è di certo eccelsa, e in alcuni casi i colori sono sbiaditi e fuori registro. Inoltre, le decal hanno la fastidiosa tendenza a lacerarsi una volta immerse in acqua… quindi, massima attenzione durante tutta la fase di posa. In compenso, sono molto sottili e reagiscono molto bene ai liquidi ammorbidenti. Per gli stencil e le walk-way invece, ho usato quelli forniti dalla Eduard – di fattura sicuramente superiore e molto più realistici. Un’altra mano di trasparente lucido ha livellato le decalcomanie uniformandole al resto della verniciatura. Sopra di esse, ho ripassato una leggerissima mano ancor più diluita di Sabbia ad aerografo , per la loro desaturazione.

Foto 31

Coclusione: ed è finalmente giunto il momento degli ultimi interventi. Gli unici carichi esterni che ho installato sono i tre serbatoi supplementari, essendo questa una delle configurazioni maggiormente usate, ma in talune immagini si possono vedere anche due missili aria-aria R.555 Magic trasportati sotto i piloni più esterni. Sul muso, sulla presa d’aria sinistra e sotto la deriva dallo stesso lato, ho montato varie sondine anemometriche e indicatori di assetto prelevati dal foglio fotoinciso Renaissance. Sulla gobba, invece, ho disposto una piccola luce di navigazione rossa proveniente dall’ottimo set della CMK numero 010. Il canopy è stato completato aggiungendo due piccole maniglie e il classico specchietto retrovisore, e dopo averlo incollato in posizione rigorosamente aperta, ha finalmente dato il tocco finale al modello.

Foto 28

In conclusione, l’Eduard (o ex Heller… come preferite!) è sicuramente un kit ostico e poco consigliato agli appassionati meno esperti. Ha bisogno di particolare attenzione nel montaggio, e di molte migliorie per essere almeno presentabile. Ricordo però che esso è oramai fuori catalogo da qualche tempo, ma su E-Bay è ancora facilmente reperibile, anche se a prezzi notevolmente esagerati rispetto alla sua qualità (in definitiva mi sento di consigliare di più l’acquisto dell’Italeri).

Foto 29

Ripeto ancora una volta che i prodotti in resina della Renaissance sono molto consigliati, anzi direi quasi indispensabili! A tal proposito, potete trovare informazioni sul loro sito ufficiale www.renaissance-model.com, oppure acquistarli direttamente presso www.kits-discount.com .

Foto 32

Spero che l’articolo sia di vostro gradimento. Buon modellismo a tutti! Valerio “Starfighter84” D’Amadio.

Tabella corrispondenza colori:

Colore

Federal Standard 595b

Gunze

Humbrol

Life Color

Light Grey

36622

H311

28

UA021

Dark Earth

30279

H72

29

UA089

Rough Sand

30219

H346

118

UA015

Sand

33531

H313

121

UA020

Foto del montaggio (clicca sull’anteprima per ingrandire):

Mirage 2000 - Eduard Mirage 2000 - Eduard Mirage 2000 - Eduard Mirage 2000 - Eduard Mirage 2000 - Eduard Mirage 2000 - Eduard Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Mirage 2000 Mirage 2000 Mirage 2000 Mirage 2000 Mirage 2000 Mirage 2000 Mirage 2000 Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard DSCN0347 Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard DSC_4423 DSC_4425 DSC_4427 DSC_4431 DSC_4429 DSC_4432 DSC_4434 DSC_4436Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard Mirage 2000 Eduard

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Kit Review – CMK Conversion Set – F-16I Block52+ “Sufa” in scala 1/48.

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Per chi come me volesse realizzare un f-16I “Sufa” (in ebraico ‘’tempesta’’) partendo dall’ormai raro kit 1:48 hasegawa f-16B\D,la Czech Master Resin offre un kit di conversione a mio avviso interessantissimo, alternativa assai valida e più economica al kit della Isracast.

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Good Bye Saddam – T-72 M1 Irak Panzerdivision “Saladin” dal kit Revell in scala 1/72.

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Il Kit:
La Revell mi lascia sempre meravigliato, dalla bellezza dei suoi ultimi stampi, sia che essi sono aerei o carri.
Il modello, si monta senza nessuna preoccupazione, i pezzi s’incastrano perfettamente e la quantità di dettaglio è ottima.
Ho utilizzato lo stucco unicamente per le taniche di carburante che sono separate in 2 gusci. Il libretto delle istruzioni è nitido chiaro e scomposto in maniera logica.

Group Build Modelingtime.com – Tornado Gr.1 R.A.F. 17 Squadron dal kit Revell in scala 1/72.

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Con questo inauguro una – si spera lunga- serie di articoli dedicati al Tornado in tutte le sue varianti e colorazioni. In realtà sarebbe il terzo, dato che due già sono stati pubblicati su queste colonne, ma purtroppo quei modelli per vicissitudini varie non esistono più.

The MIG Killer – F-4 J “Phantom” dal kit ESCI in scala 1/48.

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Forse qualcuno mi prenderà per matto, ma posso dire che alcune scatole di montaggio sono come il buon vino: più invecchiano e più diventano pregiate! Detto da me che sono un perfetto astemio, potrebbe sembrare un’affermazione un po’ azzardata, ma il modello che vi sto presentando rispecchia a pieno questo principio.

Un Russo in Corea- MiG-15 Bis “Fagot” dal kit Tamiya in scala 1/48.

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Storia:

La genesi del Fagot (nome in codice NATO del MiG-15) ha inizio…nell’Inghilterra dell’immediato secondo dopoguerra, allorché il partito laburista vince le elezioni politiche e sale al governo, sconfiggendo niente meno che Winston Churchill, colui che aveva salvato la nazione dalle mire espansionistiche di Adolf Hitler e delle Germania nazista.

“So others may live” – A-1J Skyraider dal kit Tamiya in scala 1/48.

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Questo è il motto dei reparti di soccorso delle forze armate americane. In battaglia, quando qualcuno si trova in difficoltà, è stato abbattuto ma è ancora vivo, entrano in gioco loro…