martedì, Ottobre 8, 2024

Jester is Dead! A-4E Skyhawk “Top Gun” dal kit Eduard (Hasegawa) in Scala 1/48.

Correva l’anno 1986 e nelle sale cinematografiche usciva un film destinato a rimanere nella storia e a segnare intere generazioni di appassionati: Top Gun!

La pellicola era ambientato in California, a Miramar, nell’allora sede Fighter Weapons School. Questo reparto nacque il 3 marzo del 1969 per addestrare i piloti della U.S. Navy al combattimento aereo avanzato e manovrato, visti gli scarsi risultati ottenuti durante la guerra del Vietnam.

I primi aerei utilizzati come addestratori furono gli F-5 e gli A-4 che impersonavano il ruolo di “Aggressor” nemici contro gli F-4 Phantom. Negli anni la Top Gun aggiunse alle proprie linee volo tutti i principali caccia in uso, a partire dai mitici F-14 Tomcat e per finire ai più recenti F-16 ed F-18.

Nel 1996 la base di Miramar fu trasferita al Corpo dei Marines e la FWS fu incorporata nel Naval Strike and Warfare Center (NSAWC, nel gergo “NSOC”) di Fallon, in Nevada.

Il modello:

Il Work In Progress lo trovate QUI!

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte www.scalemates.com

Passando in rassegna gli scaffali del mio negozio di fiducia mi è saltata subito all’occhio la scatola “Vietnam Scooter” della Eduard… aprendola ho trovato le belle stampate Hasegawa ed altri accessori cui farò cenno nel corso dell’articolo. Per farla breve me ne sono innamorato e l’ho subito comprata pensando di farne un’esemplare Aggressor!

Fatto l’acquisto non restava che scegliere il soggetto da riprodurre in scala; peregrinando sul web mi sono imbattuto nel foglio della Vagabond Decals (codice 48002) dove, tra le tante proposte, era presente anche l’A-4 E pilotato da “Jester” e “Viper” nel cult movie di Tony Scott… bellissimo!!

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte www.modelflying.co.uk

A quel punto è scattata la molla e “googolando” qua e là ho trovato molte immagini dell’aeroplano reale (che, per fortuna, negli anni è stato ovviamente molto fotografato) per documentarmi e controllare eventuali caratteristiche peculiari.  Ho notato che il velivolo dopo le riprese del film è stato ritoccato svariate volte nella mimetica e in vari stencil; inoltre il numero individuale “55”, che all’epoca delle riprese era chiaramente di colore nero, negli anni è stato poi riverniciato anche in blu e in rosso.

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte www.modelflying.co.uk

In ogni caso sin da subito l’idea è stata quella di costruire il modello esattamente come si può vedere l’aereo nelle scene e, all’epoca, il mio esemplare era ovviamente ben tenuto e molto poco invecchiato. Il margine di lavoro sul weathering e sporcature varie si è abbastanza ridotto… fa niente, certi lavori preferisco lasciarli a chi si occupa di carri!

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte rickmorganbooks.com

Il kit, come detto, ha delle stampate molto belle e precise prodotte da Hasegawa; la Eduard lo ha solo completato con un foglio di fotoincisioni, maschere pretagliate per i trasparenti, sedile Brassin in resina e un bellissimo decal sheet curato dalla Furball Aero Design che permette di scegliere tra cinque diversi A-4 operativi in Vietnam (personalmente l’ho accantonato).

Immagine inserita a scopo di discussione – fonte www.airliners.net

Costruzione:

Il cockpit è molto buono e non ho ritenuto necessario sostituirlo con uno in resina anche perché disponevo dei pannelli strumenti fotoincisi e sarebbe stato un peccato non utilizzarli.

Ho quindi incollato i primi pezzi verniciandoli, poi, con una base in nero opaco Gunze per la tecnica del “Black Basing”. A seguire ho steso delle velature leggere con del grigio Gunze H-306 lasciando più scura la parte in basso per dare maggiore profondità alla vasca. Ho anche ripassato la trama del tessuto che riveste l’interno dell’abitacolo con del nero Panel Liner Tamiya per accentuarne il bel dettaglio e, dopo aver incollato le fotoincisioni fornite nel kit, ho spruzzato l’opaco della Alclad per sigillare definitivamente tutta la zona. Per lumeggiare e aumentare il volume dei pezzi ho applicato la polvere grigia del Tamiya Weathering Master E gli spigoli di tutte le parti dipinte in nero. Una goccia di trasparente lucido negli strumenti ha completato il lavoro.

Il seggiolino Escapac della Brassin è ben fatto ed è scomposto in due parti. Basta verniciarlo in nero (la struttura) e in Olive Drab Vallejo (cuscino della seduta e schienale), aggiungere le decalcomanie e le cinture photoetched pre colorate Eduard. Le cinghie e la maniglia di espulsione hanno un dettaglio finissimo, inarrivabile rifacendolo a mano! Anche in questo caso la lumeggiatura aiuterà l’osservatore a notarne i tanti particolari.

Il condotto delle prese d’aria e il primo stadio della turbina sono in bianco opaco Tamiya. Benché la ventola rimarrà ben poco visibile, merita di esser evidenziata in alluminio e ripassata ancora una volta col Panel Liner. Il cono di scarico si colora in metallo brunito Alclad.

A questo punto si possono chiudere le fusoliere prestando attenzione ad aprire i forellini necessari indicati nelle istruzioni. Prima, però, ricordatevi di appesantire il muso con buoni 30 grammi di piombini da pesca… si corre il serio rischio di ritrovare il modello “seduto” sulla coda dopo aver montato i carrelli.

Le ali sono composte da un pezzo unico sotto e dalle due semi ali che andranno incollate superiormente.  I supporti degli slat sono già stampati col resto e non vanno assolutamente tolti, anzi! Prestate molta attenzione durante le varie fasi perché sono molto esposti e terribilmente fragili. Ricordate anche che a terra l’aeroplano aveva sempre queste superfici aerodinamiche estese poiché esse erano a molla e comandate dal flusso dell’aria, non da sistemi elettrici o idraulici. Le ali per esser montate alla fusoliera necessitano solo di qualche prova a secco e qualche piccolo ritocco alla zona in prossimità dei flap (che deve essere assottigliata), ma a parte questi piccoli interventi essa combacia precisamente e senza usare una goccia di stucco!

L’unica nota dolente del kit è l’errore commesso nella sede degli slat stessi, dove gli stampisti giapponesi hanno lasciato un gradino che deve essere eliminato (l’alloggiamento, infatti, è raccordato perfettamente al rivestimento superiore delle ali).

Immagine inserita a scopo di discussione – Fonte 4.bp.blogspot.com

Niente di insormontabile, con una strisciolina di plasticard ho alzato la parte interessata per poi levigarla fino a lasciare il tutto liscio e continuo.

Ho incollato gli aerofreni in posizione chiusa (come normalmente sono al parcheggio) e chiuso i due airscoop ai lati della fusoliera che non sono pertinenti con la mia versione (ho usato il Green Putty della Squadron). Successivamente mi sono dedicato ai bordi d’attacco delle prese d’aria: i loro incastri non sono molto accurati e ho dovuto eseguire le solite e fondamentali prove a secco per adattarli al meglio. In questo modo ho potuto verniciarli preventivamente con il colore della mimetica, per poi incollarli e non toccarli più fino alla fine dei lavori. Mi sono anche risparmiato una tediosa mascheratura del bianco interno dato che esso cade giusto nel punto di attacco dei pezzi sopracitati!
Ricordatevi, inoltre, di eliminari le due piastre di rinforzo di forma vagamente romboidale ai lati degli intake: queste non erano installate sull’esemplare specifico.

Verniciatura:

Il primo colore a finire sul mio Skyhawk è stato il più chiaro, il sabbia. La tinta suggerita dalla Vagabond, e dalle mie ricerche in rete, è l’FS 20400 che ho trovato nella gamma a smalto della Testor.

Non mi ha mai convinto del tutto ma l’ho spruzzato ugualmente; prima, però, ho eseguito la tecnica del pre-shading utilizzando il Gunze H-310 su tutte le pannellature. Lo stesso colore l’ho steso con velature molto leggere allo scopo di smorzare l’effetto rosato del Testor e renderlo più “sabbioso”. Non contento ho corretto ulteriormente il tono passando il Radome Tan Gunze H-318 molto diluito. A seguire ho applicato il verde Gunze H-330 e il marrone Gunze H-310, entrambi su un pre-shading in nero opaco.

Per le linee della camo, realizzate utilizzando i soliti salsicciotti di Patafix, bisogna prestare molta attenzione perché molte decal sono di colore a contrasto ed è facile realizzare dei bordi che non riprendono lo stesso andamento. In caso di errore di si vedrà un anti estetico disallineamento in particolare sugli stencil di pericolo posti intorno agli intake. Per evitare problemi ho studiato bene le foto delle istruzioni cercando di avvicinarmi il più possibile con dei punti di riferimento!

A questo punto ho lucidato il modello con il Tamiya X-22 preparandolo per le successive fasi.

I carrelli e i loro vani sono molto belli e basta aggiungere solo le tubazioni dei freni con un filo sottile di rame. Ho verniciato la base con del grigio medio per poi aggiungere il bianco finale con strati leggeri in modo da lasciare la parte più profonda più scura (un po’ come il Black Basing cui ho fatto cenno qualche riga sopra); in tal modo non servono i lavaggi perché i sottosquadri e recessi sono già ben evidenziati!

Le parti cromate le ho fatte col True Metal della AK.

I portelli hanno i bordi in rosso che ho riprodotto per primi mascherandoli con del nastro Tamiya.

 

Decal e lavaggi:

Le decal stampate da Cartograf sono stupende! peccato abbiano il codice “55” solo in blu e rosso tralasciando completamente le cifre in nero. Fortunatamente nella mia scatola delle decalcomanie avanzate ne ho recuperate di simili e del colore giusto, che ho rimpiazzato.

Per i lavaggi sono solito utilizzare le tempere; in questo caso specifico ho creato delle tinte tono su tono, quindi un grigio sul bianco delle gambe del carrello, un nero di seppia nel verde, un seppia naturale nel marrone e lo stesso ma schiarito con del bianco nel sabbia. Mi trovo molto con questi colori all’acqua perché se ben diluiti scorrono nelle pannellature senza sbavare ed eventuali eccessi si tolgono con un panno o un Cotton Fioc inumidito. Per creare colature d’olio e sporcature nei flap ho diluito meno i pigmenti e, dopo averli applicati, ho aspettato qualche secondo affinché si asciugassero. Successivamente li ho “tirati” con un pennello piatto inumidito…se non piace si toglie tutto in due secondi senza lasciare residui!

Una volta finito ho opacizzato il modello con il già citato trasparente opaco Alclad.

Il pitot in coda lo ho sostituito con uno spillo, ben più sottile e in scala rispetto al pezzo in plastica. Dopo un ultimo controllo ho montato tutti i pezzi, sedile, carrelli, portelli, scarico e tettuccio, completando il mio Jester’s Skyhawk!

Conclusioni:

L’A-4 è un aereo splendido e le versioni da poter scegliere sono tantissime, ci si potrebbe riempire una vetrinetta già solo con queste!

Un modello ben fatto, semplice, rilassante da cui si può ottenere un ottimo risultato. Mi sento veramente di consigliarlo. Ora in vetrina fa la sua figura e ogni volta che lo guardo torno indietro di vent’anni ricordando la prima volta che ho visto il film, da ragazzino. Liberando la mente per pochi secondi mi lascio trasportare dalle emozioni di allora, rimaste inalterate. In fondo il modellismo è anche questo!

Jester è morto, Yahoooooo!!

Buon modellismo a tutti!

Fabio “Jolly Blue” Barazza.

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1 Comment

  1. Eh bè, lo Skyhawk è lo Skyhawk, non dovrebbe mai mancare nella dispensa di un modellista: bellissimo modello, spero di poterlo ammirare anche dal vivo.

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