lunedì, Dicembre 2, 2024

The Whale – EKA-3B Skywarrior dal kit Trumpeter in Scala 1/48.

Se parliamo di aviazione imbarcata l’A-3 Skywarrior e uno degli aerei che più colpisce l’immaginario per la sua sagoma imponente in movimento sui ponti delle prime CVN dell’US Navy.

Era da quando avevo terminato il mio Vigilante (sempre della Trumpeter) che mi frullava in testa di realizzare questo particolare velivolo. Come da mia abitudine ho iniziato a studiare tutta la documentazione disponibile, a dire il vero non molto ampia, soprattutto per i dettagli interni.

Purtroppo la prima cosa che si può notare è che il kit ha degli errori macroscopici in diverse zone, il più importante dei quali riguarda la stiva poiché nella scatola viene erroneamente inserita la consolle del navigatore, non presente nelle versioni EA ed EKA. Di fatto il vano rimaneva identico a quello delle varianti da bombardamento, con l’inserimento del gruppo con il condotto per la sonda di rifornimento.

Gli altri quattro punti dolenti sono i motori, che pur essendo ben realizzati e addirittura predisposti per realizzarli aperti, sono sovradimensionati ed errati nel posizionamento; il muso troppo inclinato verso il basso e dalle forme un po’ generose, l’abitacolo con il cruscotto e il poggiatesta del sedile del pilota sbagliati, e il radome di contenimento dell’imbuto per il rifornimento con la curvatura troppo accentuata.

Il problema della stiva l’ho risolto ordinando, con un costo basso, al servizio clienti della Trumpeter la stampata che si trova nella scatola del bombardiere (n°02872) … ci vuole solo qualche settimana di pazienza in attesa dell’arrivo delle spare part. Per dettagliare al meglio tutta la zona ho acquistato anche le fotoincisioni del set Big Eduard (codice 49151) che danno un grosso contributo, anche se non è proprio semplice assemblarle e necessitano di diverse prove a secco prima dell’incollaggio. La griglia superiore del vano bombe (presente nell’Interior Set) deve essere messa più in basso rispetto a quanto indicato sul foglio istruzioni e per farlo è necessario tagliare i montanti della stiva per permetterne il giusto posizionamento.  

Tutto il lavoro è comunque piuttosto laborioso e porta via parecchio tempo; prima di chiudere le due semi fusoliere è opportuno testare il fitting dei pezzi e montare alcuni componenti (quali le wheel bay carrelli principali e anteriore, abitacolo con vano di collegamento alla stiva) prima, per rendere il tutto più stabile. Nonostante questo il montaggio non sarà comunque agevole e richiederà una buona dose di attenzione.

I vani carrelli principali e quello anteriore sono ben fatti ma, ovviamente, un po’ spogli. Anche qui le fotoincisioni Eduard (codice 49762 se acquistate a parte) danno loro un notevole realismo, ma l’aggiunta di fili di piombo e di piccoli dettagli in Plasticard li rendono ulteriormente accattivanti.

Altro capitolo riguarda l’abitacolo. Quello del kit è fondamentalmente inesatto per un EKA-3B e per modificarlo ho dovuto trovare i giusti riferimenti faticando un po’ perché, come detto, le foto relative a questa particolare variante non sono di facile reperimento.

Pur nascendo come bombardiere pesante imbarcato, nella sua evoluzione lo Skywarrior ha fatto da piattaforma per innumerevoli versioni operative che hanno comportato altrettante modifiche e aggiunte agli equipaggiamenti utilizzati. Alla fine, tra varie immagini trovate in rete e su alcuni libri, e il fondamentale aiuto del gruppo d’interesse su Facebook “Modeling the Douglas A-3 Skywarrior” (una delle poche cose buone di questo social) sono riuscito a confermare la possibilità di utilizzo del set Eduard, a patto di modificare le parti non corrette.

Al sedile del pilota va tagliato il poggiatesta originale in plastica per sostituirlo con uno a forma di “fungo”, inserito nella struttura dello schienale del navigatore/rifornitore, le foto vi daranno la giusta idea di quello che vi ho descritto. Una volta terminati tutti i pezzi da assemblare nella fusoliera e iniziato il calvario per chiuderle. Alla fine, non senza qualche improperio, sono riuscito nell’impresa… continuo a ringraziare l’inventore della colla ciano acrilica, la uso come stucco da anni, e non mi ha mai tradito!

Altro punto da correggere e il radome anteriore perché, come detto, quello del kit “cade” troppo verso il basso ed è leggermente sovradimensionato. Esiste un set di correzione dedicato della Steel Beach (codice SBA 48154) che avevo precedentemente ordinato ma che, purtroppo, non ho potuto utilizzare perché bloccato in chissà quale ufficio doganale causa pandemia da Covid-19. Così mi sono armato di lime e pazienza per modificarlo: per prima cosa ho riempito parte del muso con un mix di microsfere in plastica (per i più “social” il Magicdust di Colle21) e ciano, così da rendere il tutto più solido; da lì in poi ho lavorato per portare via lo spessore in eccesso e dare al cono anteriore le giuste proporzioni. Fatto questo ho abbassato la pare posteriore alta, facendo attenzione a cambiare l’inclinazione senza togliere troppo materiale. Alla fine il risultato è stato ben superiore alle aspettative.

Finite le parti principali relative alla fusoliera sono passato alle ali. Il montaggio non ha rivelato grossi problemi e l’unico intervento da me realizzato è stato rinforzare l’innesto delle semi ali fisse con dei tondini di acciaio, soprattutto se vuole realizzare il modello con tutte le superfici alari estese. L’unione tra i due tronconi non si può definire precisa, anzi si formano delle fessure importanti all’altezza delle cerniere (riempite con striscioline di Plasticard e stuccate con la solita ciano).

A questo punto mi sono dedicato ai motori che, come accennato, sono di buona fattura ma fondamentalmente sbagliati. Se non ci si accontenta di quelli da scatola, l’alternativa è utilizzare il set della Hypersonic (codice HMR 48021) che fornisce le gondole corrette e alcune parti per correggere i flap. Il colpo d’occhio iniziale e notevole, ma sinceramente lo sconsiglio a chi non ha una buona esperienza di resine.

La finezza degli spessori, la poca chiarezza nelle istruzioni e, soprattutto, la difficoltà di allineare correttamente gli iper sostentatori per la quasi totale assenza di perni di riscontro lo rendono ostico anche per il modellista più esperto. La nota positiva, invece, riguarda i piloni che si incastrano con una precisione quasi disarmante e permettono un fissaggio stabile e preciso.

Le altre correzioni riguardano lo scarico rapido del carburante, che va modificato nella sua parte terminale, e la carenatura che contiene il cestello per il rifornimento in volo.

Quest’ultima ha un profilo con una gobba troppo accentuata e per sistemarla bisogna eliminare parecchio materiale. In questo caso ho riempito di stucco epossidico l’interno del pezzo, poi ho iniziato a carteggiare e sagomare nuovamente le forme fino a che non ho asportato la plastica in eccesso facendo affiorare lo stucco all’interno.

Preparato il tutto e colorato, ho inserito il complesso nel buddy pod e, con del Milliput, ho ricostruito l’anello esterno del basket simulando poi le pieghe con la punta della lama di un bisturi (questo lavoro è necessario dato che, non si sa per quale motivo, gli stampisti cinesi lo hanno riprodotto come se stesse effettuando un rifornimento in volo, quindi completamente dispiegato).

Un altro elemento su cui intervenire è il telaio dove il tubo della sonda veniva recuperato e avvolto perché quello in plastica è sbagliato e, soprattutto, sovradimensionato. Dai pezzi del kit ho salvato solamente la bobina a cui ho dovuto asportare un paio di spire, alle estremità, per permettergli di alloggiarsi correttamente nei nuovi spazi.  In questo modo si può a sua volta montare, centrando il tutto, anche il condotto di alimentazione che parte dalla parete superiore della stiva. Naturalmente, anche questo è stato a sua volta modificato nelle dimensioni.

I portelloni della stiva sono stati completati con le fotoincisioni, mentre la “canoa” centrale è stata riempita con lo stucco epossidico, dato che era completamente vuota. Inoltre, ho ricostruito i braccetti di apertura e chiusura posteriori perché assenti nel kit.

I carrelli meritano un discorso a parte: sono ben riprodotti nei meccanismi del cinematismo, ma lo stelo dell’ammortizzatore su quelli principali è stato completamente omesso. Questo comporta anche un problema di altezza del modello che, ovviamente, è troppo basso facendo toccare terra ai portelloni. Così ho provveduto a ricostruire lo stelo con un tubicino di rame fissato con dei perni sulle parti in plastica originali; l’aggiunta dei tubicini e dei compassi anti-torsione in fotoincisione fanno il resto.

Altra modifica, un po’ più delicata, riguarda i braccetti degli aerofreni laterali. Non si capisce bene per quale motivo, sono stati stampati in posizione retratta… peccato che le superfici mobili sia comunque possibile montarle aperte… misteri dei tecnici cinesi!  Per correggerli vanno tagliati, estesi e incollati con molta cura, allineandoli all’air brache.

Anche sul tettuccio ho dovuto apportare qualche miglioria. Pur essendo corretto nella disposizione dei frame, ha le dimensioni in altezza maggiori dell’originale. Ho preferito sostituirlo direttamente con quello prodotto dalla Hypersonc (codice HMR 48020-2), corretto e anche più dettagliato, con la possibilità di realizzare il portello superiore aperto. Il set è ottimo ma, come detto sopra, da sconsigliare a chi non ha una sufficiente esperienza con i set in resina.

L’aggiunta delle luci di navigazione e posizione, anche queste presenti nel kit solo sulla parte inferiore delle ali e su quella dorsale (ma totalmente assenti sul resto), renderanno il lavoro completo.

La colorazione è nel solito schema a due colori caratteristico del periodo precedente al TPS (Tactical Paint Scheme) con tutte le superfici latero superiori in Light Gull Gray F.S. 16440 (tranne le superfici di governo) e quelle inferiori, parti mobili comprese, in White F.S. 17875. Vari passaggi di colori più o meno schiarito, insieme ad un robusto lavaggio ad olio, hanno dato un aspetto più vissuto al mio Skywarrior.

Come molti sanno, non apprezzo le realizzazioni con invecchiamento spinto e poco realistico, bensì prediligo modelli quanto più fedeli possibile al loro equivalente reale, del quale ho sempre una foto di riferimento su cui lavorare. Può non piacere, ma stiamo riproducendo un oggetto che ha vissuto una sua vita operativa in un periodo dove la manutenzione era sicuramente maggiore e si vedevano pochi aerei molto usurati. Con il TPS, il discorso cambia, ma questa è un’altra storia…

Un capitolo a parte meritano le decal. Girando su Internet ho trovato il foglio Caracal Models CD48137 che tra le cinque scelte incluse fornisce anche un EKA-3B del VAQ-133 WIZARDS con il suo caratteristico tridente sul muso e stilizzato sulla deriva. L’esemplare era operativo sulla CV-63 Kitty Hawk durante la crociera che va dal 6 Novembre del 1970 al Luglio del 1971. La cosa che più mi preoccupava era riuscire a posizionare il fregio sul lato sinistro del muso, dato che esso era applicato in corrispondenza della sonda di rifornimento. Dopo qualche valutazione, ho deciso di fotocopiare l’insegna varie volte facendo dei tagli per trovare il giusto posizionamento e, una volta sicuro, ho riportato le prove fatte direttamente sulla decal asportandone una piccola porzione. Ho proceduto al posizionamento di quest’ultima, dopo averla immersa in un piattino con acqua distillata, e con molta pazienza e con i debiti scongiuri, il tutto e andato a buon fine. Vari passaggi di ammorbidente Micro set della Microscale hanno fatto aderire la decal in maniera ottimale. Lo stesso procedimento e stato utilizzato anche sul pezzo tagliato in precedenza e applicato sul tubo, che ovviamente ha una forma circolare. Piccoli ritocchi a pennello hanno completato l’opera su parte della sonda.

Devo ammettere che questo aftermarket non ha soddisfatto le aspettative: alcuni codici e il tridente sulla coda li ho dovuto realizzare tramite mascheratura e aerografo perché il film si è aggrinzito in maniera anomala durante il trasferimento. Inoltre questo risulta un po’ spesso (ma stranamente solo su alcuni stencil e sulla scritta “NAVY”).

Dimenticavo, anche le zone di camminamento (Walkway) sulla parte superiore della fusoliera e delle ali, sono state dipinte.

Senza dubbio un soggetto poco noto e poco visto, soprattutto a livello modellistico. Mi ha impegnato per parecchi mesi anche a causa delle tante particolarità di una versione quasi sconosciuta ma molto affascinante. Gli interventi sono stati molti, spero di essere riuscito a renderli chiari agli occhi di voi lettori. Buon modellismo a tutti!


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Fulvio BenKit Modelling Benotti.

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