Ancora una volta, con grande piacere ed entusiasmo, vi mostro il mio ultimo modello dell’aviazione del “Sol Levante” atterrato da pochissimo sul forum di Modeling Time! Si tratta del Ki.61 “Hien” dal kit Hasegawa in scala 1/48.
Lo Hien è uno di quei velivoli che mi hanno sempre affascinato, sia per le caratteristiche tecniche, sia per le sue forme molto intriganti e molto simili al nostro caro Macchi 202 (non a caso gli americani gli affibbiarono il nomignolo “Tony”, traduzione di Antonio, per la somiglianza con il caccia italico). La scatola che ho usato è arcinota anche perché, oramai, gira nei negozi e sui nostri scaffali già da qualche tempo. Da pochi mesi questo vetusto stampo è stato rimpiazzato dal nuovo Tamiya (cui trovate un ampio articolo QUI!) che è lo stato dell’arte nel settore del modellismo statico; senza dubbio il nuovo prodotto è anni luce avanti, ma avendo acquistato il mio Hasegawa a prezzo competitivo mi sembrava un peccato non utilizzarlo e lasciarlo in un angolo a prendere polvere.
Ovviamente molteplici sono stati gli interventi che ho eseguito sul modello, ma questo lo vedremo insieme nelle prossime righe!
Soggetto ed after market:
Il soggetto che ho voluto rappresentare, senza dubbio, è più unico che raro e pochissime sono le immagini che lo ritraggono. Questo Ki.61 apparteneva al 68° Sentai, 2° Chutai, operante sicuramente in Nuova Guinea durante il 1943. Il velivolo era caratterizzato da una grande freccia blu dipinta in coda che lo rendeva molto riconoscibile.
L’unico accessorio che mi sono concesso sono state le mascherine pre-tagliate della Montex (codice 48119), alle altre carenze ho rimediato con della sana e divertente autocostruzione.
Montaggio:
Come avevo scritto precedentemente la scatola Hasegawa inizia ad accusare il peso dei propri anni, ma nonostante tutto si monta agevolmente e senza troppi patemi d’animo. Certo, essa lascia ampi margini di miglioramento da parte del modellista che la affronta, ma con un po’ di Plasticard e filo di rame si riesce a tirare fuori un risultato più che dignitoso.
Come di consueto ho iniziato dal cockpit basandomi sulle poche foto, in bianco e nero, che avevo sotto mano:
Il canopy da scatola è stampato in un sol pezzo, soluzione che non mi ha convinto sin dall’inizio. Per questo ho deciso di tagliarlo utilizzando un praticissimo seghetto Trumpeter che, con pazienza e attenzione, riesce a sezionare lo stirene in maniera molto precisa. I pezzi sono stati assottigliati e sistemati con carte abrasive di grana via via più sottile, e poi bagnati nella Future per ripristinarne la trasparenza.
Terminata la fase di arricchimento del cockpit, è giunto il momento di verniciarlo. Il colore che più si avvicinava al marrone Kawasaki è il Gunze H-79 (steso su una base nera per eseguire la tecnica del “black basing” e enfatizzare i sottosquadri). Dopo aver steso le prime mani di colore di base ho schiarito con del bianco l’H-79 e l’ho applicato lungo le centine ed i rinforzi vari per dare maggiore volume a tutta l’abitacolo. Ovviamente non bisogna tralasciare le cinture di sicurezza, che sono state ricostruite con nastro Tamiya e le fibbie con carta d’alluminio.
Successivamente ho steso il solito lucido Gunze H30 per preparare il tutto ai lavaggi (ho scelto il Bruno Van Dyck ad olio allo scopo). Per finire, ho opacizzato tutta zona grazie al Flat Clear Gunze H-20.
Il pannello strumenti, in nero opaco, ha ricevuto le opportune cure! Dopo aver steso il Nato Black Tamiya ho effettuato un dry-brush con varie tonalità di grigio Vallejo per evidenziare spigoli e strumenti (con altre tonalità ho verniciato i vari pulsanti). I vari strumenti sono stati pitturati a pennello mediante colori Lifecolor e, ancora una volta, Vallejo; una goccia di Future all’interno di ogni veglia ha simulato i vetrini.
Ho anche sistemato la presa d’aria del motore, un potente Kawasaki Ha-40 a 12 cilindri da ben 1100 cavalli. Ho eliminato la terrificante paratia interiore di plastica con un cutter e ho assottigliato il bordo d’attacco per riportare gli spessori in scala. A seguire, con dei listelli di Evergreen hi ricreato i flabelli che parzializzavano l’afflusso di aria.
Adesso è arrivato il momento del montaggio vero e proprio! Le due semi fusoliere si uniscono egregiamente e le fessure sono ridotte al minimo. Per stuccarle ho scelto la colla ciano acrilica che, una volta carteggiata e lucidata, assume la stessa consistenza della plastica. Solo il parabrezza richiede un po’ d’accortezza ma bastano alcune prove a secco e qualche limata per pareggiare il dislivello.
Anche le ali combaciano abbastanza bene, cosa che non si può affermare quando esse vengono unite alla fusoliera. Lo spessore del bordo di attacco di quest’ultima è eccessivo e crea uno scalino abbastanza vistoso rispetto al bordo d’attacco dell’ala. Per eliminare i dislivelli è necessario asportare gradualmente la plastica in eccesso eseguendo, contemporaneamente, moltissime prove a secco.
Una volta sistemati gli errori di allineamento basterà incollare i pezzi con una spennellata di tappo verde; se avete fatto un buon lavoro basterà solo carteggiare superficialmente per eliminare gli aloni di collante, a tutto vantaggio delle fini pannellature rappresentate in quei punti.
Ho eliminato i rimandi dei trim prestampati e li ho sostituiti con degli altri in filo di rame e rod di Plasticard sagomato.
Ho asportato, tramite un taglierino affilatissimo, le due mitragliatrici Ho-103 da 12.7 proposte da scatola, sia sul muso sia sulle ali. Le stesse sono state rimpiazzate da rod di ottone di opportuno diametro e, soprattutto, di spessore più realistico.
Mi raccomando, ponete attenzione anche al faro di atterraggio sull’ala sinistra perché esso rimane fuori sagoma e deve essere limato e stuccato con colla ciano-acrilica. Infine, ho aggiunto sulle gambe dei carrelli i cavi dei freni.
Colorazione:
La prima fase ha riguardato l’XF-19 Tamiya, diluito con la Nitro e steso su tutto il modello per verificare la presenza di imperfezioni nel montaggio.
Le superfici del velivolo reale sono in alluminio che ho realizzato tramite l’uso della tinta Alcald II “White Aluminium”. Questo colore non necessita di un fondo nero lucido per poter aggrappare correttamente, ma è molto importante che la vernice su cui si posa sia liscia, compatta e quanto più pulita possibile.
Dopo aver fatto asciugare il modello per un paio di giorni ho verniciato le Hinomaru sfruttando le maschere del citato set Montex: dapprima ho steso una base bianca su cui ho applicato un pre-shading con Tamiya Red-Brown. Il rosso dell’insegna è il Tamiya XF-7. Le superfici di governo mobili quali alettoni ed elevoni sono in Tamiya XF-76 per simulare il primer con cui erano verniciate e protette le superfici telate sui velivoli giapponesi.
I grattacapi arrivano nel momento in cui si realizza la sovra mimetica verde a “vermicelli”, tutti a mano libera. Allo scopo ho utilizzato il Tamiya XF-70 ben diluito con nitro (oltre l’80%). Molte sono state le prove che ho fatto su una cavia per trovare il giusto rapporto tra pressione diluizione, e per evitare sgradevoli effetti di over spray.
Ricorrendo alle solite mascherine pre-tagliate ho verniciato i fregi del reparto sulla deriva. Vi raccomandando di stendere prima una mano di bianco acrilico (preferibilmente diluito con nitro) sia per riprodurre la bordatura, sia per limitare al massimo gli strati di blu ed evitare fastidiosi spessori delle vernici. Posizionarle per bene è stata davvero una bella sfida viste le dimensioni, ma il risultato finale ripaga ogni singolo sforzo. Il colore che ho utilizzato per le frecce e la banda in fusoliera è un mix Tamiya che ho studiato e che mi ha subito convinto:
- 4 parti di X-14 + 2 parti di XF-8 + 1 parti XF-2.
Quasi come da manuale ho verniciato le zone in giallo (Tamiya XF-3) ed il pannello antiriflesso in Nato Black Tamiya con un leggero post-shading.
Divertente è stato invecchiare il modello nelle zone più sottoposte a calpestio ed usura. Mi sono soffermato particolarmente sul raccordo ali fusoliera dove ho riprodotto qualche piccola scrostatura con una penna gel color argento picchiettata sulle superfici. Ho usato anche delle polveri Vallejo date con un pennellino e tramite una piccola spugnetta.
Terminata la verniciatura ho applicato sul modello due o tre mani di trasparente lucido Gunze allo scopo di prepararlo ai washing (ancora una volta il Bruno Van Dyck ad olio scurito con del nero).
Il weathering dei due serbatoi sub-alari mi ha davvero divertito! Inizialmente li ho verniciati in bianco su cui, poi, ho eseguito un pre-shading con del marrone e del giallo (sempre Tamiya). Poi grazie all’uso di pigmenti, colori Lifecolor e soprattutto colori ad olio, ho potuto terminarli simulando perdite di carburante e usura.
Per la finitura finale del mio Tony ho optato per questa miscela:
- 8 parti di Flat + 2 parti di Clear.
Le pale dell’elica sono in Gunze H-79. Anch’esse sono state sottoposte al weathering riprodotto con del dry-brush in khaki e beige.
Dopo aver aggiunto il cavo dell’antenna a filo (ho scelto il rigging wire della Uschi Van Der Rosten) e il pitot, il mio modello è finalmente pronto per la vetrina!
Ringrazio ancora la community Modeling Time, di cui ci faccio fieramente parte, per i consigli avuti durante il WORK IN PROGRESS ed invito tutti coloro mi stanno
leggendo di iscriversi nel nostro forum! Da noi il modellismo è solamente l’inizio! Vi aspetto!
Vi ringrazio per l’attenzione e non mi resta che augurarvi buon modellismo!
Roberto “Rob_zone” Boscia.