GB Nose/Tail Art 25 - Jacopo - FM-2 "Baldy" 1/48 Eduard
Inviato: 9 novembre 2025, 22:36
Salve a tutti!
Questo soggetto ne ha viste veramente troppe tra incidenti con le decal e simili, comunque è sempre stato per me un Must soprattutto per la storia che c'è dietro a questo particolare soggetto
Il soggetto da me scelto, Baldy era un FM-2 pilotato da Ralph Earle Elliott Jr. del VC-27
Partiamo subito con le sostanziali differenze tra un F4F-4 e un FM-2 ( o come veniva chiamato dai piloti Fine Modification-2)
Iniziamo con la differenza più significativa, che ha dato all'FM-2 il soprannome di "Wilder Wildcat" (Wildcat più selvaggio/aggressivo):
L'F4F-4: Utilizzava il motore Pratt & Whitney R-1830 Twin Wasp da 1.200 hp mentre l' FM-2 Montava un motore più potente e più leggero, il Wright R-1820-56 Cyclone da 1.350 hp (il quale non necessitava più dei radiatori alari che vennero chiusi).
Questo aumento di potenza, unito a una riduzione del peso complessivo, conferì all'FM-2 una nettamente superiore velocità di salita e un'accelerazione migliore, cruciali per operare dalle piste corte delle portaerei di scorta.
L'aumento della potenza del motore Wright R-1820 generò una coppia (o torque) maggiore durante il decollo e le manovre. Per compensare questo effetto fu dotato di una deriva verticale e di un piano di coda più alti e grandi rispetto all'F4F-4. Questa modifica aumentò la stabilità direzionale del velivolo.
Per ridurre il peso e migliorare le prestazioni in volo e in decollo, fu fatto un compromesso sull'armamento.
L'armamento fu ridotto a quattro mitragliatrici Browning M2 calibro .50 (due per ala). La riduzione permise di aumentare la riserva di munizioni ( questo perchè nel F4F-4 le 2 armi extra "pescavano" dalla stessa riversa di munizioni) per ogni arma e ridusse il peso complessivo. Oltre a questo venne equipaggiato con 4 placche di rinforzo che permettevano l'utilizzo di sei razzi e/o venne reso di serie l'aggancio per bombe nei piloni subalari esterni.
Infine, le due versioni differivano per chi le costruiva e per il loro ruolo strategico l'F4F-4 era Prodotto da Grumman. È stata la principale versione del Wildcat a operare dalle grandi portaerei di linea (come quelle a Midway) prima di essere sostituito dal più avanzato F6F Hellcat. Mentre l'FM-2 era prodotto dalla Eastern Aircraft Division di General Motors (la "M" nella designazione indica General Motors). Fu specificamente ottimizzato per l'uso sulle portaerei di scorta (CVE), come quelle di Taffy 3, dove la pista era più corta e la velocità di salita era prioritaria.
In sintesi, l'FM-2 fu l'ultima e migliore evoluzione del Wildcat per l'uso su portaerei di scorta: aveva meno armi, ma era più potente, più leggero e più agile, rendendolo un caccia eccezionalmente efficace per la difesa delle flotte e il supporto ravvicinato.
Queste sue caratteristiche vennero messe alla prova nella battaglia di Samar.
La Battaglia di Samar, combattuta il 25 ottobre 1944, è un episodio leggendario del Pacifico. La protagonista fu la piccola Task Unit 77.4.3, nota come "Taffy 3", una forza di portaerei di scorta e cacciatorpediniere che si trovò inaspettatamente faccia a faccia con la possente Forza Centrale giapponese dell'Ammiraglio Kurita con a capo la Yamato.
Mentre Taffy 3 forniva supporto aereo ravvicinato agli sbarchi di Leyte, la TF 38 si trovava molto più a Nord, al largo di Capo Engaño (Luzon settentrionale).
La Forza Settentrionale giapponese, comandata dall'Ammiraglio Ozawa, era stata deliberatamente inviata a Nord per agire da esca, un'operazione disperata ma geniale. Questa forza, composta da portaerei in gran parte sprovviste di aerei, aveva il solo scopo di attirare lontano le portaerei di Halsey, lasciando sguarnito il vitale Stretto di San Bernardino.
Halsey, noto per il suo temperamento aggressivo e il desiderio di distruggere le portaerei nemiche, abboccò all'amo. Avvistando la Forza Settentrionale il 24 ottobre ed essendo convinto di aver neutralizzato la Forza Centrale di Kurita il giorno precedente, Halsey portò l'intera e massiccia Task Force 38 a Nord. Lasciò così sguarnito il passaggio cruciale, non credendo che la flotta di Kurita (che includeva la corazzata Yamato) avesse il coraggio di attraversare lo stretto per attaccare.
In questo vuoto strategico, Kurita riuscì a passare indisturbato nella notte, sbucando all'alba del 25 ottobre direttamente sul percorso di Taffy 3, l'ultimo e sottile scudo tra le corazzate giapponesi e le truppe da sbarco americane nel Golfo di Leyte.
Taffy 3, comandata dal Contrammiraglio Clifton Sprague, non era destinata al combattimento navale. Le sue sei portaerei di scorta (chiamate familiarmente "Jeep carriers"), tra cui la USS Gambier Bay, erano lente e scarsamente corazzate. Il loro unico supporto era costituito da sette vascelli di scorta (cacciatorpediniere e cacciatorpediniere di scorta).
Contro di loro si pararono quattro corazzate (tra cui la Yamato), sei incrociatori pesanti e una scorta di cacciatorpediniere.
La squadra aerea imbarcata sulla portaerei di scorta USS Savo Island (CVE-78) era il Composite Squadron 27 (VC-27), soprannominato i "Saints" (i Santi). Quando lo scontro divenne inevitabile, i "Saints" e le altre squadriglie di Taffy 3 divennero l'unica arma d'attacco disponibile.
I piloti, guidati dal Comandante Edward J. Huxtable, si lanciarono con i loro aerei, principalmente i caccia Grumman FM-2 Wildcat e gli aerosiluranti Grumman TBM Avenger. Senza il tempo di armarsi con bombe anti-nave, gli equipaggi furono costretti a caricare e sganciare cariche di profondità (ordigni anti-sottomarino, inutili contro le corazzature) sulle navi nemiche.
L'obiettivo non era distruggere le corazzate, ma confonderle e distrarre il tiro. I "Saints" volarono a pelo d'acqua, effettuando finte di attacco e mitragliamenti continui. Questa audacia aerea, unita alle disperate cariche suicida dei cacciatorpediniere (USS Johnston, USS Hoel, USS Samuel B. Roberts), diede all'Ammiraglio Kurita l'impressione che la sua flotta fosse sotto l'attacco incessante di una Task Force massiccia.
Nonostante l'eroismo, la USS Gambier Bay (CVE-73) fu l'unica portaerei di scorta ad essere affondata direttamente dal fuoco navale nemico durante l'intera guerra. Tuttavia, il coraggio combinato dei "Saints" e delle navi di scorta ingannò Kurita. L'Ammiraglio giapponese, temendo un massiccio attacco aereo da parte di una flotta americana che credeva molto più vicina, invertì la rotta e si ritirò, salvando di fatto le forze da sbarco a Leyte.
Un esempio della tempra dei piloti che componevano i "Saints" è il Tenente Comandante Ralph Earle Elliott Jr., che volava con il VC-27 imbarcato sulla portaerei di scorta USS Savo Island (CVE-78), parte del gruppo adiacente (Taffy 2), i cui aerei si unirono rapidamente alla battaglia per difendere Taffy 3.
Elliott era un asso decorato, accreditato di aver abbattuto nove aerei e mezzo nemici ( tutti con l'FM-2 diventando il primo ed unico asso del Wildercat).
Elliott fu premiato con la Distinguished Flying Cross (con due stelle d'oro) per la sua capacità di intercettare e abbattere più aerei nemici. In una delle sue azioni più audaci, Elliott guidò la sua divisione in un contrattacco contro un grande gruppo di bombardieri che assalivano la flotta nel Golfo di Leyte, distruggendo diversi velivoli ostili.
Le gesta di Elliott e dei "Saints" illustrano lo spirito di quei piloti: equipaggiati con aerei modesti, ma guidati da un coraggio e un'aggressività che non solo contrastarono le forze aeree nemiche, ma giocarono un ruolo cruciale nel salvare le navi amiche dal cannoneggiamento delle corazzate giapponesi.
Passiamo ora al Kit
Iniziamo con il Wip
È il mio primo Eduard del nuovo tipo, il montaggio è stato abbastanza facile ma devo dire che mi aspettavo di più soprattutto per la calotta che non può esser fatta apribile ma devi scegliere tra chiusa ed aperta, altra mancanza è la possibilità di fare le ali ripiegate e il problema restano i rivetti.
Di corretto c'è tutto dalle dimensioni alle caratteristiche uniche.
Per il cavo è l'ultimo che faccio così, parlando con Mattia passo al filo Ushi e speriamo di non avere problemi di spessore.
Per le decal sono un misto tra quelle del kit, Furball e Microscale.
Per il colore ho usato il MRP-14
Di aftermarket che consiglio assolutamente le ruote ( il Wildercat e il Marlett IV avevano diverse opzioni per il ruotino di coda e sono tutte perfettamente coperte dallo stesso set) e il motore
Ma ora passiamo alle foto!
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD by Jacopo Ferrari, su Flickr
Spero che vi piaccia alla prossima!
Questo soggetto ne ha viste veramente troppe tra incidenti con le decal e simili, comunque è sempre stato per me un Must soprattutto per la storia che c'è dietro a questo particolare soggetto
Il soggetto da me scelto, Baldy era un FM-2 pilotato da Ralph Earle Elliott Jr. del VC-27
Partiamo subito con le sostanziali differenze tra un F4F-4 e un FM-2 ( o come veniva chiamato dai piloti Fine Modification-2)
Iniziamo con la differenza più significativa, che ha dato all'FM-2 il soprannome di "Wilder Wildcat" (Wildcat più selvaggio/aggressivo):
L'F4F-4: Utilizzava il motore Pratt & Whitney R-1830 Twin Wasp da 1.200 hp mentre l' FM-2 Montava un motore più potente e più leggero, il Wright R-1820-56 Cyclone da 1.350 hp (il quale non necessitava più dei radiatori alari che vennero chiusi).
Questo aumento di potenza, unito a una riduzione del peso complessivo, conferì all'FM-2 una nettamente superiore velocità di salita e un'accelerazione migliore, cruciali per operare dalle piste corte delle portaerei di scorta.
L'aumento della potenza del motore Wright R-1820 generò una coppia (o torque) maggiore durante il decollo e le manovre. Per compensare questo effetto fu dotato di una deriva verticale e di un piano di coda più alti e grandi rispetto all'F4F-4. Questa modifica aumentò la stabilità direzionale del velivolo.
Per ridurre il peso e migliorare le prestazioni in volo e in decollo, fu fatto un compromesso sull'armamento.
L'armamento fu ridotto a quattro mitragliatrici Browning M2 calibro .50 (due per ala). La riduzione permise di aumentare la riserva di munizioni ( questo perchè nel F4F-4 le 2 armi extra "pescavano" dalla stessa riversa di munizioni) per ogni arma e ridusse il peso complessivo. Oltre a questo venne equipaggiato con 4 placche di rinforzo che permettevano l'utilizzo di sei razzi e/o venne reso di serie l'aggancio per bombe nei piloni subalari esterni.
Infine, le due versioni differivano per chi le costruiva e per il loro ruolo strategico l'F4F-4 era Prodotto da Grumman. È stata la principale versione del Wildcat a operare dalle grandi portaerei di linea (come quelle a Midway) prima di essere sostituito dal più avanzato F6F Hellcat. Mentre l'FM-2 era prodotto dalla Eastern Aircraft Division di General Motors (la "M" nella designazione indica General Motors). Fu specificamente ottimizzato per l'uso sulle portaerei di scorta (CVE), come quelle di Taffy 3, dove la pista era più corta e la velocità di salita era prioritaria.
In sintesi, l'FM-2 fu l'ultima e migliore evoluzione del Wildcat per l'uso su portaerei di scorta: aveva meno armi, ma era più potente, più leggero e più agile, rendendolo un caccia eccezionalmente efficace per la difesa delle flotte e il supporto ravvicinato.
Queste sue caratteristiche vennero messe alla prova nella battaglia di Samar.
La Battaglia di Samar, combattuta il 25 ottobre 1944, è un episodio leggendario del Pacifico. La protagonista fu la piccola Task Unit 77.4.3, nota come "Taffy 3", una forza di portaerei di scorta e cacciatorpediniere che si trovò inaspettatamente faccia a faccia con la possente Forza Centrale giapponese dell'Ammiraglio Kurita con a capo la Yamato.
Mentre Taffy 3 forniva supporto aereo ravvicinato agli sbarchi di Leyte, la TF 38 si trovava molto più a Nord, al largo di Capo Engaño (Luzon settentrionale).
La Forza Settentrionale giapponese, comandata dall'Ammiraglio Ozawa, era stata deliberatamente inviata a Nord per agire da esca, un'operazione disperata ma geniale. Questa forza, composta da portaerei in gran parte sprovviste di aerei, aveva il solo scopo di attirare lontano le portaerei di Halsey, lasciando sguarnito il vitale Stretto di San Bernardino.
Halsey, noto per il suo temperamento aggressivo e il desiderio di distruggere le portaerei nemiche, abboccò all'amo. Avvistando la Forza Settentrionale il 24 ottobre ed essendo convinto di aver neutralizzato la Forza Centrale di Kurita il giorno precedente, Halsey portò l'intera e massiccia Task Force 38 a Nord. Lasciò così sguarnito il passaggio cruciale, non credendo che la flotta di Kurita (che includeva la corazzata Yamato) avesse il coraggio di attraversare lo stretto per attaccare.
In questo vuoto strategico, Kurita riuscì a passare indisturbato nella notte, sbucando all'alba del 25 ottobre direttamente sul percorso di Taffy 3, l'ultimo e sottile scudo tra le corazzate giapponesi e le truppe da sbarco americane nel Golfo di Leyte.
Taffy 3, comandata dal Contrammiraglio Clifton Sprague, non era destinata al combattimento navale. Le sue sei portaerei di scorta (chiamate familiarmente "Jeep carriers"), tra cui la USS Gambier Bay, erano lente e scarsamente corazzate. Il loro unico supporto era costituito da sette vascelli di scorta (cacciatorpediniere e cacciatorpediniere di scorta).
Contro di loro si pararono quattro corazzate (tra cui la Yamato), sei incrociatori pesanti e una scorta di cacciatorpediniere.
La squadra aerea imbarcata sulla portaerei di scorta USS Savo Island (CVE-78) era il Composite Squadron 27 (VC-27), soprannominato i "Saints" (i Santi). Quando lo scontro divenne inevitabile, i "Saints" e le altre squadriglie di Taffy 3 divennero l'unica arma d'attacco disponibile.
I piloti, guidati dal Comandante Edward J. Huxtable, si lanciarono con i loro aerei, principalmente i caccia Grumman FM-2 Wildcat e gli aerosiluranti Grumman TBM Avenger. Senza il tempo di armarsi con bombe anti-nave, gli equipaggi furono costretti a caricare e sganciare cariche di profondità (ordigni anti-sottomarino, inutili contro le corazzature) sulle navi nemiche.
L'obiettivo non era distruggere le corazzate, ma confonderle e distrarre il tiro. I "Saints" volarono a pelo d'acqua, effettuando finte di attacco e mitragliamenti continui. Questa audacia aerea, unita alle disperate cariche suicida dei cacciatorpediniere (USS Johnston, USS Hoel, USS Samuel B. Roberts), diede all'Ammiraglio Kurita l'impressione che la sua flotta fosse sotto l'attacco incessante di una Task Force massiccia.
Nonostante l'eroismo, la USS Gambier Bay (CVE-73) fu l'unica portaerei di scorta ad essere affondata direttamente dal fuoco navale nemico durante l'intera guerra. Tuttavia, il coraggio combinato dei "Saints" e delle navi di scorta ingannò Kurita. L'Ammiraglio giapponese, temendo un massiccio attacco aereo da parte di una flotta americana che credeva molto più vicina, invertì la rotta e si ritirò, salvando di fatto le forze da sbarco a Leyte.
Un esempio della tempra dei piloti che componevano i "Saints" è il Tenente Comandante Ralph Earle Elliott Jr., che volava con il VC-27 imbarcato sulla portaerei di scorta USS Savo Island (CVE-78), parte del gruppo adiacente (Taffy 2), i cui aerei si unirono rapidamente alla battaglia per difendere Taffy 3.
Elliott era un asso decorato, accreditato di aver abbattuto nove aerei e mezzo nemici ( tutti con l'FM-2 diventando il primo ed unico asso del Wildercat).
Elliott fu premiato con la Distinguished Flying Cross (con due stelle d'oro) per la sua capacità di intercettare e abbattere più aerei nemici. In una delle sue azioni più audaci, Elliott guidò la sua divisione in un contrattacco contro un grande gruppo di bombardieri che assalivano la flotta nel Golfo di Leyte, distruggendo diversi velivoli ostili.
Le gesta di Elliott e dei "Saints" illustrano lo spirito di quei piloti: equipaggiati con aerei modesti, ma guidati da un coraggio e un'aggressività che non solo contrastarono le forze aeree nemiche, ma giocarono un ruolo cruciale nel salvare le navi amiche dal cannoneggiamento delle corazzate giapponesi.
Passiamo ora al Kit
Iniziamo con il Wip
È il mio primo Eduard del nuovo tipo, il montaggio è stato abbastanza facile ma devo dire che mi aspettavo di più soprattutto per la calotta che non può esser fatta apribile ma devi scegliere tra chiusa ed aperta, altra mancanza è la possibilità di fare le ali ripiegate e il problema restano i rivetti.
Di corretto c'è tutto dalle dimensioni alle caratteristiche uniche.
Per il cavo è l'ultimo che faccio così, parlando con Mattia passo al filo Ushi e speriamo di non avere problemi di spessore.
Per le decal sono un misto tra quelle del kit, Furball e Microscale.
Per il colore ho usato il MRP-14
Di aftermarket che consiglio assolutamente le ruote ( il Wildercat e il Marlett IV avevano diverse opzioni per il ruotino di coda e sono tutte perfettamente coperte dallo stesso set) e il motore
Ma ora passiamo alle foto!
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD
FM-2 1/48 EDUARD by Jacopo Ferrari, su FlickrSpero che vi piaccia alla prossima!