Ciao Andrea,
appena puoi posta una foto così capiamo meglio di che tipo di fotoincisioni si tratta.
In ogni caso, a livello molto generale, le fotoincisioni sono solitamente ottenute per elettroerosione da sottili piastre di ottone. Per realizzarle, in pratica, si usa la medesima tecnologia dei circuiti stampati.
Dato lo spessore veramente esiguo si possono ottenere particolari davvero sottili che restituiscono una sensazione di essere in scala maggiore rispetto a quanto possibile fare con il polistirene stampato. La contropartita è che la riproduzione di oggetti dotati di elevata tridimensionalità è davvero problematica anche se ci sono casi in cui questo aspetto è decisamente secondario come ad esempio nelle tubature delle gambe del carrello principale dell'
F-16 di Aurelio.
Dato che il materiale è diverso dal polistirene le tecniche che solitamente usi dovranno essere adattate alle esigenze del caso e ne userai di nuove.
Per cominciare bisogna capire se il materiale utilizzato è sufficientemente malleabile perché talvolta alcuni fogli di fotoincisioni si presentano estremamente rigidi, soprattutto quelle più datate che venivano realizzate in acciaio col risultato di essere ancor più sottili e più rigide alle lavorazioni. Per restituire una buona lavorabilità ai fogli
ostili solitamente è sufficiente scaldarle. Per maggiori dettagli leggi
qui.
Per separare i pezzi dal telaio basta porre il foglio su una superficie piana e dura, io uso una mattonella ma va bene anche uno specchio o simili. Il taglio si esegue agevolmente con una lama curva di tagliabalsa facendola ruotare in prossimità dell'attaccatura. In caso di fotoincisioni ribelli può essere necessario ripetere l'operazione. Considera infine che, data la tencità del materiale, le lame si rovineranno molto più in fretta rispetto al polistirene.
Una alternativa che trovo valida è l'uso di in paio di forbicine dritte ben affilate facendo però attenzione ad evitare che pezzo o telaio satino via ad operazione avvenuta.
L'argomento è cruciale: poiché le parti realizzate in fotoincisione sono solitamente di dimensioni assai ridotte, basti pensare agli interni di un abitacolo in scala 1/72, possono scappare via ad alta velocità durante il taglio diventando pericolose (si lavora
almeno con gli occhiali in questi casi) e potendosi perdere il metodo più banale per evitare che ciò accada è tagliarle mentre sono ancora all'interno della bustina di plastica trasparente che le contiene. Quando la bustina è inutilizzabile, perché piena di tagli, si può usare un nastro adesivo a bassa adesività come ad esempio lo
Scotch® Magic™ di 3M per evitare il
salto del pezzo.
Per rifinire eventuali parti del telaio che sono rimaste sporgenti sono molto utili le limette per unghie (che costano meno di quelle vendute specificamente per scopi modellistici) perché la parte abrasiva è già disposta su un supporto piano. Le alternative puoi realizzarle autonomamente assicurando ad esempio la carta abrasiva ad una superficie piatta (
esempio).
Di solito le fotoincisioni si incollano tra loro e sul polistirene con collanti cianoacrilici (
massima attenzione durante l'uso perché incollano la pelle in pochi secondi, quindi i
guanti diventano
preziosi alleati). Io prediligo quelli liquidi perché è possibile fare in modo che creino uno spessore praticamente inesistente ma nulla vieta di usare quelli in gel o altre colle potenti come le epossidiche bicomponente. Le normali colle per polistirene sono inefficaci perché i solventi che le compongono sciolgono la plastica ma lasciano inalterato il metallo mentre le viniliche realizzano incollaggi estremamente deboli.
Oggi sono reperibili anche fotoincisioni autoadesive, che personalmente non ho mai usato, ma ho letto che molti modellisti preferiscono comunque rinforzare l'incollaggio o addirittura rimuovono la colla per usare la propria. Siamo nel campo delle scelte individuali.
Le fotoincisioni possono anche essere saldate a stagno ma questa tecnica è riservata da modellisti esperti a pezzi e scale di generose dimensioni. Comporta notevoli difficoltà di realizzazione e pericoli legati all'uso del saldatore. Un esempio su MT è il
Maultier di Edo che è in scala 1/35.
Sovente capita di dover piegare i pezzi. Sono disponibili degli attrezzi destinati allo scopo. I più noti, come quelli che vedi
qui, sono anche costosi (di solito più son grandi più costano) ma in commercio si trovano anche delle alternative economiche come, ad esempio, quelle prodotte dalla
RB Productions (mi viene in mente anche un prodotto di
Airwaves e sicuramente ne troverai altri in vendita) che non ho mai usato oppure si possono utilizzare delle semplici pinzette piatte da elettronica (la Tamiya ad esempio vende uno strumento che, alla fine, è una sorta di pinzetta).
Le pieghe, se il prodotto è di qualità o recente, sono segnalate da leggere incisioni nella fotoincisione che agevolano il movimento. Per piegare i pezzi è meglio evitare le mani perché i pezzi più ribelli e acuminati possono decidere di piantarsi nelle carni del modellista imprudente. Una lastrina piana, rigida e sottile come una lametta da barba (in realtà ha un bordo inspessito per agevolarne l'uso) viene di solito fornita insieme agli strumenti più costosi cui ho fatto cenno ma è possibile utilizzare ciò che abbiamo a disposizione e la fantasia suggerisce.
Per maneggiare i pezzi, soprattutto se l'adesivo è già stato applicato, sono raccomandate le pinzette.
Le fotoincisioni vanno pulite prima dell'uso? Si può fare ed il metodo più sfruttato è l'uso di alcool.
I colori aderiscono bene sulle superfici? Sulle piccole parti in genere si. Ci sono dei
primer dedicati allo scopo anche se può eventualmente bastare una leggera passata con una carta abrasiva di grana finissima (da 2.000 in su) posta su un supporto piano, su tutto il foglio per far prima ed evitare i problemi legati alle ridotte dimensioni dei pezzi singoli, che aumentando la rugosità superficiale migliora l'adesione dei pigmenti.
Credo che come
overview generale ci sia praticamente tutto.
Buon lavoro.
microciccio